Crisi ipertensiva: cause, sintomi, pericoli. Cosa fare?

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Introduzione

Una “crisi ipertensiva” è una condizione caratterizzata da un brusco rialzo della pressione arteriosa che può instaurarsi ex novo, cioè improvvisamente, oppure complicare un’ipertensione arteriosa (pressione alta) persistente e pregressa, come si verifica nella maggior parte dei pazienti.

Questo marcato innalzamento pressorio non deve mai essere sottovalutato, specialmente nel caso in cui la pressione sistolica massima sia uguale o maggiore a 180 mmHg e/o quella diastolica superi i 120 mmHg, in quanto potrebbero venire danneggiati i vasi sanguigni, con conseguente incremento del rischio d’infarto cardiaco o eventuali danni d’organo.

In base all’entità del rialzo pressorio e alle sue conseguenze è possibile suddividere le crisi ipertensive in due grandi gruppi:

  • emergenze, ossia un evento improvviso ed imprevisto, la cui gravità espone il paziente ad un rischio fatale (in questo ultimo caso la pressione può raggiungere valori uguali o maggiori a 220140 mmHg),
  • urgenze, condizioni di sofferenza ma che non espone ad un rischio immediato.

La differenza tra emergenza e urgenza è di grande rilevanza nella scelta dell’approccio terapeutico, che quindi varia a seconda dei singoli casi; un monitoraggio costante della pressione arteriosa e la corretta assunzione dei farmaci, in associazione ad una dieta sana e ad uno stile di vita equilibrato, possono tuttavia ridurre notevolmente l’insorgenza delle crisi ipertensive.

Una crisi ipertensiva è caratterizzata da valori superiori a 180/120.

iStock.com/Ralf Liebhold

Cause

Buona parte delle crisi ipertensive si osservano in pazienti che presentano una storia già nota di ipertensione (essenziale o senza causa apparente, ma anche secondaria ad altre malattie, principalmente vascolari o renali).

Tra le cause di crisi ipertensiva, vanno ricordate anche:

  • uso occasionale o abituale di droghe (anfetamine, cocaina, LSD, ecstasy),
  • ingestione di cibi contenenti tiramina (formaggi stagionati, vino rosso),
  • assunzione di alcuni farmaci impiegati nel caso di ansia o depressione (antidepressivi triciclici associati ad inibitori delle monoaminoossidasi),
  • autosospensione o riduzione di farmaci utilizzati dal paziente e prescritti per curare un’ipertensione già diagnosticata,
  • tumori del surrene (quali l’adenoma surrenalico o il feocromocitoma) non ancora diagnosticati,
  • sindrome di Cushing (come conseguenza dell’aumento dei livelli di cortisolo),
  • glomerulonefriti (malattie infiammatorie dei reni),
  • vasculiti,
  • porpora trombotica trombocitopenica,
  • stenosi delle arterie renali,
  • intossicazione da piombo.

Urgenze ed emergenze

Indipendentemente dalla causa, è possibile distinguere, nell’ambito delle crisi ipertensive, le urgenze dalle emergenze:

  • Nel caso di un’urgenza la pressione arteriosa può essere molto elevata (per esempio la pressione diastolica maggiore di 120130 mmHg) senza tuttavia presentare segni di danno d’organo. Questo tipo di evenienza si verifica frequentemente in pazienti molto ansiosi o che dormono poco e non necessita, generalmente, di un intervento medico immediato per la riduzione dei valori di pressione arteriosa, nonostante sia auspicabile un costante monitoraggio del paziente.
  • Nel caso delle emergenze i valori pressori sono maggiori o uguali a 220140 mmHg ed è molto più probabile l’istaurarsi di un danno d’organo acuto e progressivo (specialmente a carico di cuore, reni e cervello) che richiede un intervento immediato, mediante la somministrazione di farmaci che consentano la risoluzione immediata della crisi ipertensiva.

Sintomi

I sintomi che caratterizzano una crisi ipertensiva sono molteplici e possono variare, specialmente in relazione alle caratteristiche di urgenza/emergenza (e quindi ai valori pressori).

Nel caso la crisi ipertensiva abbia carattere di urgenza (almeno uno dei due valori superiore a 180/120 mmHg) potrebbero essere presenti:

  • mal di testa di intensità variabile,
  • vertigini,
  • dispnea (fame d’aria, fiato corto),
  • cardiopalmo (palpitazioni),
  • ansia,
  • angoscia,
  • arrossamento cutaneo,
  • oliguria (diminuzione della produzione di urine).

Le emergenze ipertensive (valori superiori a 220/140 mmHg) sono un’evenienza più rara ed interessano principalmente pazienti ipertesi che non seguono un’adeguata terapia, oppure possono essere la prima manifestazione di un feocromocitoma (tumore delle cellule cromaffini del surrene secernenti catecolamine) non ancora diagnosticato.

Nel caso di una crisi ipertensiva con carattere di emergenza possono insorgere complicazioni molto gravi (talvolta letali) come:

La gestione del paziente in questi casi è più complessa ed è necessario ridurre i valori di pressione arteriosa nel più breve tempo possibile.

Diagnosi

La diagnosi di una crisi ipertensiva è posta attraverso l’anamnesi e l’esame obiettivo del paziente; è necessario inoltre controllare:

  • valori pressori (per escludere immediatamente che si tratti di un’emergenza),
  • esami ematici (elettroliti, markers di danno renale e di danno cardiaco),
  • sedimento urinario,
  • ECG (tracciato elettrocardiografico),
  • TC encefalo (in pazienti con sintomi o segni neurologici).

Mediante l’esecuzione di questi approfondimenti diagnostici il medico può stabilire la strategia terapeutica più appropriata, tenendo conto principalmente della natura della crisi ipertensiva e della possibilità che abbia comportato un danno d’organo, comprendente, ad esempio:

  • encefalopatia ipertensiva,
  • preeclampsia ed eclampsia,
  • insufficienza ventricolare sinistra con edema polmonare,
  • dissezione aortica acuta,
  • insufficienza renale.

Cosa fare?

Secondo l’American Heart Association:

  • Se la pressione del sangue è 180/120 o superiore, attendere circa cinque minuti e riprovare. Se la seconda lettura è altrettanto elevata e non si verificano altri sintomi associati di danni agli organi bersaglio come dolore toracico, mancanza di respiro, mal di schiena, intorpidimento/debolezza, alterazioni della vista o difficoltà a parlare, si tratta di un’urgenza ipertensiva, che richiede di contattare immediatamente il medico per un aggiustamento dei farmaci in uso o una prima prescrizione; raramente richiede il ricovero in ospedale.
  • Se la lettura della pressione sanguigna è 180/120 o superiore e si verificano altri sintomi associati di danno agli organi bersaglio come dolore toracico, mancanza di respiro, mal di schiena, intorpidimento/debolezza, alterazioni della vista o difficoltà a parlare si tratta di emergenza ipertensiva, che richiede di rivolgersi immediatamente ad un Pronto Soccorso (chiamando il numero unico delle emergenze e non mettendosi alla guida).

Il trattamento, nel caso di un’urgenza, prevede l’attuazione di un regime di vigile attesa (possono non essere somministrati farmaci e si monitora il paziente attraverso controlli seriati della pressione arteriosa). E’ assolutamente da evitare una gestione autonoma da parte del paziente che preveda modifiche della terapia anti-ipertensiva in atto (ad esempio variazioni nell’orario di assunzione o nella dose dei farmaci presi abitualmente).

Nel caso di un’emergenza è invece previsto un intervento terapeutico volto a ridurre la pressione arteriosa media dal 20 al 25% in 1-2 ore; il raggiungimento di questo obiettivo prevede:

  • ricovero in unità di terapia intensiva;
  • utilizzo di farmaci endovena a breve durata d’azione (nitrati, fenoldopam, nicardipina, labetalolo). I farmaci orali non sono consigliati perché l’inizio della loro azione è variabile e la loro titolazione più difficoltosa.

Prevenzione

Non è sempre possibile prevenire l’insorgenza di una crisi ipertensiva, ma è fondamentale, per ridurre la possibilità che si verifichi,

Qualora si verifichino anomale variazioni della pressione arteriosa è bene non sottovalutare alcun sintomo e consultare al più presto un medico, affinché possa consigliare qual è la strategia terapeutica da adottare in base al singolo caso in esame.

Fonti e bibliografia

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