Introduzione
Anoressia è un termine che indica il rifiuto del cibo per un qualsiasi motivo (inappetenza); in molti casi, soprattutto nel parlato comune, viene usato come sinonimo di anoressia nervosa, una condizione caratterizzata da una patologica ed ingiustificata paura di ingrassare: il soggetto che ne soffre pensa continuamente al cibo ma limita le quantità di alimenti assunti, anche quando in realtà è già troppo magro.
In molti pazienti l’anoressia nervosa non è un problema limitato al controllo del cibo in sé, ma è un modo di usare gli alimenti o il digiuno prolungato per ottenere un maggior controllo sulla propria esistenza e per alleviare le tensioni, la rabbia o l’ansia.
La maggior parte delle persone che ne soffrono sono di sesso femminile, anche se la condizione può affliggere anche gli uomini.
Chi soffre di anoressia:
- limita in modo drastico ed eccessivo la quantità di cibo consumato,
- è eccessivamente magro in rapporto alla propria altezza,
- oppone resistenza quando gli viene consigliato di recuperare un peso normale,
- ha una forte paura di ingrassare,
- pensa di essere grasso, anche quando in realtà è molto magro,
- acquisisce un’immagine del proprio corpo distorta, con l’autostima fortemente influenzata dalla percezione del peso corporeo e della forma.
Cause
L’anoressia colpisce soprattutto le ragazze e le donne (si stima infatti che una percentuale variabile dall’85 per cento al 95 per cento degli anoressici sia donna), ma di fatto può interessare anche i ragazzi e gli uomini.
La causa dell’anoressia non è unica, spesso si tratta di una combinazione di fattori sia psicologici che organici; è importante però capire che i disturbi alimentari sono vere e proprie patologie e come tali sono curabili.
Tra i fattori in grado di influenzare l’anoressia ricordiamo:
- Cultura. Nei Paesi sviluppati le donne sono costantemente indirizzate verso uno specifico ideale di bellezza. Vedere ovunque immagini di donne perfette e magre rende difficile accettare ed amare il proprio corpo così com’è. Anche gli uomini avvertono una pressione sempre maggiore verso un’ideale di perfezione fisica.
- Famiglia. Se vostra madre o vostra figlia sono o sono state anoressiche, correte un maggior rischio di diventarlo a vostra volta. I genitori che fanno molta attenzione all’aspetto fisico, sono perennemente a dieta o criticano il corpo dei figli aumentano le probabilità che il proprio figlio soffra di anoressia.
- Traumi o fonti di stress. Gli eventi traumatici, come uno stupro, o le fonti di stress, come l’inizio di un nuovo lavoro, possono innescare l’anoressia.
- Personalità. Chi soffre di anoressia probabilmente non si piace, odia il proprio aspetto fisico o prova una profonda disperazione esistenziale. Spesso si impone obiettivi molto difficili da raggiungere e cerca di essere sempre e comunque perfetto.
- Fattori biologici. Il patrimonio genetico, gli ormoni e i neurotrasmettitori probabilmente sono fattori che possono influire sulla comparsa dell’anoressia.
Sintomi
Chi è anoressico è molto magro, ma può ricorrere anche a metodi estremi per perdere ulteriore peso, come ad esempio:
- costringersi a vomitare,
- assumere lassativi o diuretici,
- assumere farmaci dimagranti,
- rifiutarsi di mangiare o mangiare pochissimo,
- fare troppo esercizio fisico, anche quando all’aperto il tempo è brutto, quando si è malati o stanchi,
- pesare ossessivamente ciò che mangia e fare costantemente il conto delle calorie,
- assumere alcuni alimenti in quantità minime e insufficienti,
- spostare il cibo nel piatto anziché mangiare.
Chi soffre di anoressia può avere un’immagine del proprio corpo distorta, che si manifesta con
- un’inamovibile convinzione di essere grassi,
- l’indossare solo vestiti molto larghi,
- la necessità di pesarsi diverse volte al giorno,
- la paura di ingrassare.
L’anoressia può anche causare comportamenti insoliti:
- si può iniziare a parlare continuamente del proprio peso corporeo e del cibo,
- rifiutarsi di mangiare in presenza di altre persone,
- soffrire di sbalzi d’umore,
- essere tristi o rifiutarsi di uscire con gli amici.
Chi soffre di anoressia può soffrire anche di altri problemi fisici e psichiatrici, ad esempio:
- depressione,
- ansia,
- comportamenti ossessivi (alcune caratteristiche sono sovrapponibili a tratti specifici del disturbo ossessivo-compulsivo),
- abuso di sostanze,
- problemi cardiaci e/o cerebrali,
- problemi di sviluppo fisico.
Pericoli
L’organismo di un paziente anoressico non riesce a ricavare abbastanza energia dagli alimenti, quindi il suo funzionamento rallenta e può andare incontro a numerose complicazioni:
- Cervello e sistema nervoso:
- problemi cognitivi,
- paura di ingrassare,
- tristezza,
- sbalzi d’umore,
- irritabilità,
- problemi di memoria,
- svenimenti,
- alterazioni della chimica cerebrale.
- Capelli (si assottigliano e diventano fragili).
- Cuore:
- Sangue (anemia e altri problemi).
- Muscoli, articolazioni e ossa:
- debolezza muscolare,
- gonfiori articolari,
- riduzione della massa ossea,
- fratture,
- osteoporosi.
- Reni:
- Fluidi corporei (carenza di potassio, magnesio e sodio).
- Intestino:
- Ormoni:
- interruzione del ciclo mestruale.
- problemi di crescita,
- difficoltà a concepire.
- Se incinte,
- maggior rischio di aborto spontaneo,
- parto cesareo,
- basso peso alla nascita del feto,
- depressione post-partum.
- Pelle:
- facilità di formazione di lividi,
- pelle secca,
- sviluppo di una fine peluria su tutto il corpo,
- sensibilità al freddo,
- pelle giallastra,
- unghie fragili.
Gravidanza
Chi è stata anoressica in passato può avere un figlio?
Dipende.
- Se la paziente è in fase di anoressia attiva, cioè è malata, il ciclo mestruale salta e di solito non avviene l’ovulazione, quindi la gravidanza è un’eventualità piuttosto remota.
- Chi invece è guarita dall’anoressia e ha riguadagnato un peso normale può ragionevolmente pensare di poter rimanere incinta.
Se non riuscite a concepire, consultate il vostro medico.
L’anoressia durante la gravidanza può far male al bambino?
Sì, le gestanti anoressiche corrono un maggior rischio di perdere il bambino.
Se riescono a portare a termine la gravidanza corrono un rischio maggiore di parto prematuro, di parto cesareo, di mettere al mondo un figlio con basso peso alla nascita e di depressione postpartum.
Cura e terapia
Si può guarire dall’anoressia?
Sì, i pazienti anoressici possono guarire grazie all’aiuto di un’équipe formata da medici, nutrizionisti e psicologi.
I medici:
- Aiutano il paziente a recuperare un peso normale,
- Curano i problemi psicologici connessi all’anoressia,
- Aiutano il paziente a superare i comportamenti o i pensieri in grado di provocare il disturbo alimentare.
Con questi tre passaggi è possibile prevenire le ricadute, il paziente riesce cioè a star bene sempre e a non riammalarsi dopo un periodo in cui sembrava guarito.
Diverse ricerche suggeriscono che determinati farmaci (come gli antidepressivi, gli antipsicotici o gli stabilizzatori dell’umore) in alcuni casi potrebbero essere utili per i pazienti anoressici. Si pensa che questi farmaci siano in grado di alleviare i sintomi legati all’ansia e all’umore che spesso accompagnano l’anoressia.
Altre ricerche recenti, invece, suggeriscono che gli antidepressivi sarebbero inutili nella prevenzione delle ricadute.
In conclusione nessun farmaco si è dimostrato in grado di funzionare al cento per cento nell’importante e delicata fase di recupero del peso normale, quindi non è chiaro se e come i farmaci possano aiutare i pazienti a sentirsi meglio. Le ricerche, comunque, sono tuttora in corso.
Alcune forme di psicoterapia sono in grado di risolvere o alleviare le cause psicologiche dell’anoressia: la psicoterapia è anche detta “terapia della parola”, usa diverse forme di comunicazione e mira a modificare i comportamenti o il pensiero del paziente. Questo tipo di terapia può essere utile per curare i disturbi alimentari nei pazienti giovani che non hanno sofferto di anoressia per un lungo periodo.
Il counseling individuale può essere utile per alcuni pazienti. Se il paziente è molto giovane il counseling può coinvolgere tutta la famiglia. La terapia, inoltre, può comprendere i gruppi di aiuto, in cui i pazienti e le loro famiglie si incontrano e condividono le loro esperienze.
Alcuni ricercatori sottolineano che assumere i farmaci e contemporaneamente ricorrere alla psicoterapia specializzata per l’anoressia è più utile rispetto alla psicoterapia da sola: il funzionamento o il mancato funzionamento della terapia, però, dipende dal paziente e dalla sua situazione e sfortunatamente non esiste un unico tipo di psicoterapia che si dimostri efficace per tutti gli adulti anoressici.
Terapia domiciliare
Con la terapia domiciliare il paziente deve essere visitato dai membri dell’équipe medica, in molti casi deve recarsi in ambulatorio periodicamente, ma continua a vivere a casa propria.
Alcuni pazienti possono aver bisogno di un’”ospedalizzazione parziale”, cioè si devono recare in ospedale durante il giorno ma alla sera ritornano a casa a dormire.
Infine, in altri casi, il paziente deve essere ricoverato in ospedale per seguire la terapia. Dopo le dimissioni continua a ricevere l’aiuto dell’équipe medica e diventa un paziente domiciliare.
Aiutare un famigliare
Se qualcuno che conoscete presenta i sintomi dell’anoressia, potreste essere in grado di aiutarlo o di aiutarla.
- Cercate un momento e un posto tranquilli per parlare a tu per tu con il vostro amico.
- Esprimetegli le vostre preoccupazioni, siate onesti e dite chiaramente che siete preoccupati perché non mangia abbastanza o perché fa troppo esercizio fisico. Dite che siete in pensiero e che avete il sospetto che questi comportamenti potrebbero essere sintomi di un problema per cui occorre rivolgersi al medico.
- Chiedete al vostro amico di parlare con un medico o con uno psicologo esperto di disturbi alimentari. Offritevi di dargli una mano a trovare il medico o lo psicologo, di fissare l’appuntamento e di accompagnarlo/a dal medico.
- Evitate i conflitti. Se il vostro amico non vuole ammettere di avere un problema, non forzatelo. Ditegli che siete disposti ad ascoltarlo se e quando vorrà parlarne.
- Non fatelo vergognare e non incolpatelo. Non ditegli: “È facile: basta mangiare.”, ma piuttosto: “Sono preoccupato perché non vuoi mangiare pranzo o cena” oppure “Sentirti vomitare mi fa paura.”
- Non proponete soluzioni semplici. Non dite “Smettila, e tutto si risolverà.”
- Rassicurate il vostro amico che voi continuerete ad essere al suo fianco, in ogni caso.
Fonti e bibliografia
Le domande più frequenti
Anoressia e anoressia nervosa sono la stessa cosa?
Come inizia l'anoressia?
Quali sono i segnali di un possibile disturbo dell'alimentazione?
Cosa fare se si sospetta di avere un disturbo alimentare?
Autore
Dr. Roberto Gindro
DivulgatoreLaurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.