Introduzione
In Italia la somministrazione dei vaccini, sia per bambini che per gli adulti, è regolata dagli accordi Stato-Regioni, secondo il titolo V della Costituzione, in materia di tutela della salute; in pratica significa che esiste cooperazione tra Stato e Regioni nello stabilire le strategie vaccinali: il Piano Nazionale Vaccini e tutte le documentazioni relative alle singole vaccinazioni devono essere approvate dalla Conferenza Stato-Regioni in base anche all’accordo sui Livelli Essenziali di Assistenza.
I vaccini, prima di essere introdotti nel sistema sanitario nazionale, subiscono una validazione in base alle caratteristiche di sicurezza ed efficacia. I vaccini obbligatori sono tali per legge ed in passato questo approccio ha contribuito a garantire il diritto alla salute e alla prevenzione: in Italia dal 1982 non esiste più alcun caso di poliomielite e nessun caso di difterite dal 1991.
Ad oggi i vaccini obbligatori in Italia sono 10 e mirati alla protezione da:
- epatite B,
- tetano,
- poliomielite,
- difterite,
- pertosse,
- meningite, attraverso:
- anti Haemophilus influenzae tipo B,
- morbillo,
- rosolia,
- parotite,
- varicella.
Dalla loro scoperta i vaccini rappresentano per la Sanità pubblica uno strumento di prevenzione di massa: se oggi non esistono più alcune malattie (per esempio il vaiolo) è anche grazie alla diffusione delle vaccinazioni che, interrompendo la catena epidemiologica anche grazie all’immunità di gregge, hanno interrotto la proliferazione dei virus ad oggi debellati.
Da parte sua l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) aggiorna periodicamente le raccomandazioni per le vaccinazioni ed i loro tempi di somministrazione e/o di richiamo; queste elaborazioni costituiscono solo delle guide per i responsabili nazionali dei piani di vaccinazione che vanno adattate alle esigenze e alla realtà locale.
Cosa sono i vaccini?
Il termine vaccino deriva dalle condizioni in cui è avvenuta la scoperta ad opera del medico inglese Edward Jenner, uno scienziato responsabile di un esperimento coraggioso, quasi folle: prese del pus proveniente da un’infezione di vaiolo bovino (da cui vaccino), una variante meno aggressiva rispetto al vaiolo umano, e lo inoculò in un bambino di 8 anni (a quel tempo molto probabilmente erano in molti a voler “prestare” il proprio figlio in cambio di moneta sonante) per poi infettarlo sei settimane più tardi col virus umano.
Il bambino risultò immune al vaiolo umano.
Il principio su cui si basano tutti i vaccini è quello secondo il quale introducendo nell’organismo una piccola quantità di sostanze infettive inattivate od indebolite, cioè rese meno pericolose e potenti, si stimola l’attivazione del sistema immunitario e la conseguente produzione di anticorpi specifici (gammaglobuline). Una volta che il sistema immunitario è stato attivato contro un preciso agente patogeno, diventa in grado di memorizzare la propria risposta di difesa e quindi di proteggere l’organismo in modo immediato nell’eventualità di un altro attacco da parte dello stesso virus, anche a distanza di lungo tempo. La durata varia a seconda del vaccino, per cui in alcuni casi sono pianificati richiami in tempi diversi.
La risposta immunitaria provocata dal vaccino è la stessa di quella indotta dal virus inalterato, senza però dare seguito agli effetti collaterali della malattia vera e propria.
Approfondimento: MedBunker
Tipi di vaccino
I vaccini possono essere preparati in modi diversi, vediamo i principali.
- Alcuni vaccini sono costituiti da batteri e virus morti, ma ancora in grado di provocare una risposta immunitaria.
- Altri invece, contengono agenti patogeni ancora vivi ma attenuati, cioè modificati in modo per limitarne l’aggressività, come avviene per il vaccino Sabin contro la poliomielite.
- In altri casi ancora i vaccini vengono preparati utilizzando materiale tossico prodotto dagli stessi batteri, come succede per i vaccini contro il tetano e la difterite.
- Alcuni vaccini vengono preparati utilizzando il rivestimento cellulare esterno dei batteri, è il caso dei vaccini per l’Haemophilus influenzae B e per lo pneumococco.
- I vaccini per l’epatite B e per la pertosse vengono invece preparati a partire da proteine sintetiche che simulano le componenti dei rispettivi virus.
Spesso alla matrice principale del vaccino possono venire aggiunti dei coadiuvanti, che di solito sono batteri secondari, la cui presenza stimola ancora di più la risposta immunitaria; sono presenti perché essenziali nei vaccini per il tetano, per la difterite e per l’epatite B.
I vaccini possono essere anche combinati, è il caso proprio delle prime vaccinazioni pediatriche in cui si parla di vaccino esavalente o trivalente ecc., cioè vaccini in cui sono presenti diversi virus e batteri contemporaneamente.
Il liquido di diluizione può essere costituito da
- acqua distillata sterile,
- una soluzione salina,
- una soluzione costituita da sostanze che rappresentano il terreno biologico di coltura dei virus, come proteine del siero, antigeni di colture cellulari o antigeni dell’uovo e così via.
Altre sostanze contenute nei vaccini in piccola quantità sono i conservanti e gli stabilizzanti, che sono le sostanze che più spesso causano delle reazioni di ipersensibilità e che sono per questo al centro di molte polemiche. Fra queste, l’albumina, la gelatina ed il thiomersal, conservante a base di mercurio, che non è pericoloso come si vorrebbe fare credere (Approfondimento Thimerosal).
Effetti collaterali
I vaccini, come qualsiasi farmaco, possono causare effetti collaterali; i più comuni e meno pericolosi sono quelli che si presentano nell’arco di poche ore dalla somministrazione:
- qualche linea di febbre,
- dolore e gonfiore nel punto dell’iniezione,
- malessere generale,
- torpore.
La maggior parte di questi effetti collaterali sono di minima entità e destinati a durare un paio di giorni al massimo.
Esistono poi delle reazioni avverse che si possono manifestare da poco dopo l’iniezione fino a distanza di giorni.
- Le prime sono reazioni di tipo allergico, cioè imputabili ad anticorpi IgE che attaccano componenti del vaccino; queste reazioni possono manifestarsi come orticaria, angioedema, e più raramente come congestione nasale, vomito, diarrea, tosse, spasmi respiratori e dolore addominale. Una reazione che può avvenire nel breve tempo è l’anafilassi, tanto rara quanto pericolosa, che porta ad una sintomatologia cardiorespiratoria e neurologica dal quadro clinico particolarmente grave.
- Le reazioni invece che si manifestano dopo molte ore o giorni sono legate alla formazione di complessi immuni e che provocano rash cutanei, eruzione maculopapulare, …
L’incidenza di reazioni allergiche è statisticamente molto bassa, si parla di 1 caso su cinquantamila per il vaccino DTP (difterite, tetano e polio) ed 1 caso su cinquecentomila/un milione per tutti gli altri vaccini.
Da un punto di vista generale quando si decide di somministrare un vaccino è perché il rischio di effetti collaterali gravi è inferiore a quello di andare incontro a complicazioni dovute alla malattia.
Si noti invece che i vaccini non sovraccaricano il sistema immunitario; anche quando un paziente riceve diverse vaccinazioni in uno stesso giorno, gli antigenti presenti rappresentano solo una minima percentuale di quelli che s’incontrano fisiologicamente ogni giorno, ma la differenza è che i vaccini forniscono al bambino gli anticorpi di cui hanno bisogno per combattere malattie pericolose e soprattutto prevenibili.
Controindicazioni
Esistono controindicazioni temporanee che riguardano lo stato di salute del bambino in quel preciso momento: ad esempio le vaccinazioni sono sconsigliate in caso di malattie acute con febbre alta, in caso di terapia in corso con farmaci che vanno ad agire sul sistema immunitario o con corticosteroidi ad alte dosi. Inoltre la vaccinazione con vaccini in vivo, come la MPR, non deve essere effettuata se nel mese precedente è già stato introdotto un altro vaccino dalle stesse caratteristiche.
Esistono poi le cosiddette false controindicazioni che riguardano presunte allergie già presenti nel bambino, come l’allergia all’uovo, alle carni, ad alcuni farmaci (esclusi i componenti del vaccino). L’allergia all’uovo di per sé non rappresenta una controindicazione per la vaccinazione MPR (morbillo, parotite, rosolia) le cui reazioni avverse sono di norma imputabili alla gelatina presente e non all’uovo. Al contrario un’allergia conclamata all’uovo può costituire un ostacolo per la vaccinazione anti-influenzale, in cui vengono usati terreni di coltura proteici derivanti dall’uovo, anche se in realtà questo aspetto viene valutato caso per caso in base alle reazioni avute.
Altre false controindicazioni sono la dermatite atopica, la familiarità alle allergie, le convulsioni febbrili pregresse, il diabete mellito, la fibrosi cistica, le malattie neurologiche stabilizzate, la malnutrizione, la terapia antibiotica in corso, la reazione febbrile o di malessere alla vaccinazione precedente, …
Esistono poi le controindicazioni vere e proprie in cui la somministrazione del vaccino arrecherebbe più danno che beneficio:
- malattie neurologiche evolutive; ad esempio la vaccinazione contro la pertosse deve essere rimandata finché non si sia stabilizzata la malattia. L’insorgenza di un’encefalopatia dopo la prima dose ne sconsiglia automaticamente una seconda somministrazione;
- in caso in cui il bambino abbia manifestato gravi reazioni allergiche, come l’anafilassi, dopo la prima dose. Se la reazione non è imputabile chiaramente al vaccino allora le successive somministrazioni dovranno essere eseguite sotto stretto controllo medico;
- allergia conclamata ad antibiotici contenuti in alcuni vaccini come la streptomicina;
- in caso di immunodeficienza primaria.
Le domande più frequenti
Cos'è un vaccino?
Come funziona un vaccino?
È possibile somministrare più vaccini nello stesso giorno?
Quanto durano gli effetti collaterali dopo una vaccinazione?
È normale avere febbre alta dopo un vaccino?
Autore
Dr. Roberto Gindro
DivulgatoreLaurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.