Metatarsalgia al piede: sintomi, rimedi e cura

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Introduzione

Anatomicamente il piede ha una struttura ossea formata da:

  • Retropiede: è costituito dal calcagno (in gergo “tallone”) e dall’astragalo
  • Mesopiede: costituito dall’osso cuboide, dal navicolare e dai tre cuneiformi
  • Avampiede: è costituito dalle ossa del metatarso e dalle cinque falangi (dita del piede)

La metatarsalgia è una condizione dolorosa di tipo infiammatorio a carico del piede, precisamente a livello dell’avampiede e delle ossa del metatarso.

Anatomia semplificata delle ossa del piede

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Le ossa del tarso sono sette e si collegano per mezzo di diverse articolazioni con il calcagno posteriormente e con le ossa metatarsali anteriormente.

Le ossa del metatarso sono cinque e si dispongono parallelamente tra di loro, articolandosi posteriormente alle ossa del tarso e anteriormente alle cinque falangi (alluce e le restanti quattro dita). Lo spazio interosseo è colmato da tendini, muscoli e tessuto connettivo-adiposo.

Tale condizione dolorosa colpisce più frequentemente i soggetti di età adulto-anziana (più rara nei bambini), soprattutto di sesso femminile. È una condizione abbastanza comune che può limitare i movimenti e addirittura impedire la corsa o la semplice deambulazione.

Il dolore di questa condizione compare in caso di sovraccarico funzionale e meccanico a livello delle ossa del metatarso, e vengono colpiti soprattutto il secondo e il terzo metatarso

Le principali cause o fattori di rischio che possono portare alla comparsa di metatarsalgia sono:

Il quadro clinico della metatarsalgia prevede un dolore al piede che

  • può essere acuto o sordo, con sensazione di bruciore,
  • peggiora con la corsa o la semplice deambulazione,
  • trova sollievo durante il riposo o sollevando e tenendo sospeso l’arto affetto.

Ad accompagnare il dolore possono comparire altri sintomi associati, quali:

Sensazione di avere dei sassolini nelle scarpe

  • Presenza di parestesie (sensazione di formicolio e intorpidimento del piede)
  • Callosità alla pianta del piede
  • Borsite
  • Assottigliamento della cute e comparsa di ulcerazioni (nei casi più gravi)
  • Formazione di dita a martello o di dita accavallate
  • Riduzione delle attività lavorative e delle performance sportive
  • Comparsa di dolore anche a livello di caviglia, ginocchio, anca, colonna vertebrale come complicanza della scorretta deambulazione e del cattivo appoggio del piede al terreno a scopo antalgico (ovvero nel tentativo di alleviare la sintomatologia dolorosa).

La diagnosi di metatarsalgia richiede un’attenta anamnesi del paziente ed un accurato esame obiettivo, coadiuvato da alcuni esami strumentali, come ecografia e radiografia del piede; in casi selezionati può risultare necessario l’esecuzione di indagini radiologiche di secondo livello come una risonanza magnetica, particolarmente indicata nello studio dei tessuti molli.

Una volta accertata la diagnosi e stabilita la causa responsabile della metatarsalgia, è possibile intraprendere il trattamento più idoneo, che prevede la scelta tra due diversi approcci:

  • Terapia conservativa: riposo funzionale del piede affetto, crioterapia con applicazione di ghiaccio o una borsa d’acqua fredda, ortesi e plantari particolari, …
  • Terapia chirurgica: intervento mini-invasivo con tecnica percutanea

Cause

Per la metatarsalgia non è quasi mai presente un’unica causa eziologica, è invece più spesso il risultato di una serie di concause che si presentano in un soggetto con diversi fattori di rischio.

Tra le più importanti ricordiamo:

  • Attività fisica molto intensa, come quella agonistica tipica di sportivi che praticano tanta corsa e con allenamenti quotidiani, come nel caso di atletica leggera (marcia, maratona, salto in alto, salto in lungo, corsa, ecc.), calcio, basket, tennis, pallavolo, baseball, rugby, ecc.
  • Neuroma di Morton: si tratta di una neuropatia che colpisce le terminazioni nervose dei nervi interdigitali disposti tra le ossa del metatarso.
  • Fratture da stress: si presentano dopo continue sollecitazioni e micro-traumi ripetuti soprattutto a livello del piede; per evitare il dolore il soggetto inizierà ad avere un appoggio antalgico ed una deambulazione scorretta che si ripercuote sulle altre strutture sane del piede, come nel nostro caso sulle ossa del metatarso.
  • Infiammazione del tendine d’Achille: provoca metatarsalgia con lo stesso meccanismo ezio-patogenetico delle fratture da stress.
  • Sindrome del tunnel tarsale: corrispettiva della più conosciuta e frequente sindrome del tunnel carpale.
  • Malattie sistemiche: si tratta soprattutto malattie reumatiche che provocano infiammazione a livello delle ossa e delle articolazioni del corpo. Come causa di metatarsalgia si possono ritrovare l’artrite reumatoide, il lupus eritematoso sistemico, l’artrite psoriasica o la gotta (aumento dei livelli ematici di acido urico).
  • Artrite settica localizzata al piede: quadro infettivo e infiammatorio delle articolazioni del piede.
  • Malattia di Freiberg: anche detta “osteocondrosi del metatarso” è caratterizzata da un quadro di necrosi che colpisce più frequentemente il secondo metatarso.
  • Pregressi interventi chirurgici a carico del piede
  • Tumori a livello delle strutture osteo-articolari del piede

Fattori di rischio

I fattori di rischio che si associano alla comparsa di metatarsalgia sono:

  • Età avanzata: mediante un fisiologico invecchiamento dei tessuti e delle ossa.
  • Sesso femminile: le donne sono essenzialmente più suscettibili a soffrire di alluce valgo e spesso indossano scarpe con tacchi alti e punta stretta che provocano sollecitazioni meccaniche eccessive sull’avampiede.
  • Sovrappeso ed obesità: con il loro carico eccessivo sul piede ma anche su caviglia, ginocchia e colonna vertebrale, provocano uno stress meccanico-funzionale che a lungo andare si ripercuote su tutte le strutture osteo-articolari del busto e dell’arto inferiore.
  • Deformità anatomiche del piede, come ad esempio il piede equino o il piede cavo, le dita ad artiglio o una anomala lunghezza dei raggi ossei del metatarso.
  • Pratica sportiva a livello agonistico.
  • Calzature poco ergonomiche e scomode su terreno sconnesso e duro.

Sintomi

Il sintomo più caratteristico della metatarsalgia è la presenza di dolore marcato a livello dell’avampiede, cioè sulla superficie anteriore del piede; tale dolore presenta alcuni specifiche peculiarità:

  • Può essere sordo e continuom oppure acuto e lancinante per pochi minuti dopo un’insorgenza improvvisa
  • Sensazione di bruciore
  • Sensazione di avere dei sassolini nelle scarpe
  • Peggioramento del dolore con la corsa o la semplice deambulazione
  • Sollievo della sintomatologia durante il riposo o sollevando e tenendo sospeso l’arto affetto

Accanto al dolore possono comparire altri sintomi associati quali:

  • Presenza di parestesie (sensazione di formicolio e intorpidimento del piede)
  • Sviluppo di callosità alla pianta del piede in proiezioni dei punti di maggior sovraccarico funzionale del metatarso
  • Borsite in corrispondenza dei metatarsi sovraccaricati
  • Assottigliamento della cute e comparsa di ulcerazioni (nei casi più gravi)
  • Formazione di dita a martello
  • Mal posizionamento delle dita del piede che sia accavallano e si sovrappongono
  • Riduzione delle capacità lavorative e delle performance sportive per la comparsa improvvisa di dolore
  • Debolezza muscolare
  • Comparsa di dolore anche a livello di caviglia, ginocchio, anca, colonna vertebrale. Il tutto è dovuto alla scorretta deambulazione e all’alterato appoggio del piede a terra, nel tentativo di assumere una posizione antalgica (ovvero che faccia regredire il dolore).

Quando rivolgersi al medico

Quando tali sintomi non dovessero regredire con il riposo ed un’eventuale terapia antidolorifica è opportuno rivolgersi ad un podologo o ad un medico, tipicamente un Ortopedico specializzato nella cura delle patologie del piede.

Diagnosi

Il percorso diagnostico si avvale di anamnesi ed esame obiettivo, coadiuvato dall’esecuzione di alcuni esami strumentali.

Con l’anamnesi il medico ricostruisce, per mezzo di una sorta di intervista, la storia clinica recente e passata del paziente cercando di evidenziare:

  • Familiarità per patologie o problematiche al piede
  • Presenza di patologia sistemica coinvolgente ossa ed articolazioni come l’artrite reumatoide, il lupus eritematoso sistemico o la gotta
  • Deformità anatomiche come il piede equino, il piede cavo o l’alluce valgo
  • Se si pratica un’attività sportiva agonistica
  • Episodi di traumi al piede (da incidenti stradali, fratture, …)
  • Pregressi interventi chirurgici sul piede o su altro sistema osteo-articolare che possa aver provocato uno stress meccanico eccessivo sul piede

L’esame obiettivo specialistico, quello che in genere viene impropriamente descritto come visita vera e propria, permette di repertare i sintomi e i segni clinici caratteristici della metatarsalgia. Viene indagata soprattutto la sintomatologia dolorosa con tutte le sue caratteristiche (quando compare, cosa la scatena, da cosa viene alleviata, se è acuto o cronica, continua o intermittente,…).

Il sospetto diagnostico di metatarsalgia dovrà essere confermato da alcuni esami strumentali come:

  • Radiografia del piede sia in posizione eretta che sotto carico (ovvero con piede poggiato a terra).
  • Ecografia del piede.
  • TC, utile per lo studio delle componenti ossee e quindi di eventuali focolai di calcificazione patologici o di microfratture.
  • Risonanza magnetica, utile nello studio delle alterazioni dei tessuti molli, delle cartilagini articolari e dei legamenti del piede.
  • Esami ematochimici per indagare la presenza sistemica di malattie infiammatorie reumatologiche.

Cura

Nella maggior parte dei casi la metatarsalgia risponde bene ad un trattamento conservativo, mentre il trattamento chirurgico è riservato solo ai casi particolarmente gravi insensibili alla terapia analgesica (dopo un iniziale trattamento conservativo per almeno 6 mesi).

La terapia conservativa è basata su:

  • Riposo funzionale del piede affetto tenendolo sollevato da terra durante la giornata.
  • Dieta sana ed equilibrata, volta a prevenire/trattare il sovrappeso e l’obesità
  • Praticare sport ed attività fisica che non richiedono un importante stress meccanico al piede, come il nuoto.
  • Crioterapia mediante borsa di acqua fredda od impacchi di ghiaccio da posizionare sulla superficie anteriore del piede, soprattutto nei momenti di maggior acuzie del dolore. Tale terapia può essere praticata anche 4 o 5 volte al giorno per almeno 20 minuti.
  • Utilizzo di calzature adeguate e comode evitando le scarpe coi tacchi alti e con punta molto stretta. Altrettanto utile possono risultare le solette in gel o gomma che riducono l’impatto del piede al terreno e riducendone le sollecitazioni meccaniche.
  • Utilizzo di ortesi e di plantari specialistici per la cura di patologie anatomiche del piede. Vanno prescritte da un ortopedico specializzato nella patologia del piede.
  • Pedicure per la cura delle callosità plantari che spesso risultano essere alquanto dolorose.
  • Trattamento eziologico di malattie sistemiche che hanno dato problematiche al piede come l’artrite reumatoide, il lupus eritematoso sistemico o la gotta.

Dal punto di vista sintomatico è possibile utilizzare farmaci antinfiammatori come i FANS e nei casi più gravi i cortisonici. Possono essere assunti per os (somministrazione orale), sotto forma di pomate o gel, per via intramuscolo o endovena. I principali FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei) di utilizzo comune sono:

Il trattamento preventivo e non farmacologico si basa invece su:

  • riposo assoluto nelle fasi di acuzie della patologia
  • massoterapia (serie di massaggi praticati da specialisti accreditati come fisioterapisti o medici fisiatri)
  • idrokinesiterapia (camminare in acqua)
  • attività sportive particolari come il nuoto
  • TENS, magneto-terapia e altre terapie similari che, svolte da professionisti abilitati, che migliorano notevolmente la sintomatologia dolorosa con buoni risultati a lungo termine.

Nelle situazioni più gravi, ad esempio in presenza di alterazioni anatomiche irrimediabili, e senza regressione del dolore, il trattamento conservativo non sortisce più alcun effetto, motivo per cui si rende necessario l’intervento chirurgico risolutivo, con il fine di ripristinare l’asse corretto delle dita del piede.

È stata da poco introdotta una tecnica chirurgica mini-invasiva che prevede un accesso percutaneo; in anestesia locale si eseguono dei piccoli forellini che fungono da mini-accessi per alcuni strumenti chirurgici, come le micro-frese; l’obiettivo consiste nel rimodellare le strutture ossee e praticare diversi tipi di osteotomie sotto la visione di un fluoroscopio in tempo reale.
A fine intervento si esegue un bendaggio contenitivo particolare che non viene rimosso prima di alcune settimane. A seguire il paziente dovrà indossare una scarpa post-operatoria particolare per altri 30 giorni.

Questo tipo di intervento presenta diversi vantaggi rispetto all’intervento classico, tra cui:

  • Durata inferiore ai 40 minuti nella maggior parte dei casi
  • Assenza di marcato dolore
  • Mancato utilizzo di mezzi di sintesi come viti o chiodi
  • Possibilità di deambulazione immediata

I tempi di recupero dall’intervento variano da individuo a individuo, ma in genere a distanza di alcuni mesi il piede ha raggiunto la completa guarigione e con una funzionalità biomeccanica definitiva.

Fonti e bibliografia

  • Manuale di ortopedia e traumatologia di AA.VV. Ed. Elsevier
  • Metatarsalgia
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