Torsione di punta: definizione, cause, sintomi, pericoli e cura

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Cos’è la torsione di punta?

La “torsione di punta” è un’anomalia del ritmo cardiaco che si presenta frequentemente nei pazienti affetti da uno specifico disturbo dell’attività elettrica del cuore, noto come “intervallo QT lungo”.

Questo fenomeno è rilevabile in prima istanza attraverso un esame elettrocardiografico (mediante il quale la corrente elettrica generata dal cuore durante la sua contrazione viene rappresentata graficamente sotto forma di onde stampate su carta millimetrata). L’intervallo QT è il tempo che intercorre tra due eventi elettrocardiografici: l’inizio dell’onda Q e la fine dell’onda T.

Tracciato elettrocardiografico della torsione di punta

Shutterstock/asia11m

Qualsiasi patologia in grado di determinare un prolungamento dell’intervallo QT comporta un aumentato rischio di tradursi in una tachicardia ventricolare a torsione di punta che, se non riconosciuta e trattata in maniera tempestiva, può avere conseguenze fatali.

Nella tachicardia ventricolare a torsione di punta, infatti, il ritmo del cuore che origina nelle camere inferiori (i ventricoli) si trasmette con una frequenza cardiaca accelerata: il cuore inizia cioè a battere troppo velocemente.

In molti pazienti il fenomeno termina spontaneamente, ma nei casi più gravi questo ritmo può trasformarsi in una fibrillazione ventricolare, ovvero una serie di contrazioni rapide, ma soprattutto scoordinate e inefficaci dei ventricoli, durante il quale il cuore non pompa sangue ed è in arresto cardiaco.

Cause

La tachicardia ventricolare di tipo torsione di punta può essere determinata da diverse cause:

  • Anomalie genetiche: alcuni soggetti presentano dalla nascita una “Sindrome del QT lungo”; in particolar modo, sono due le varianti genetiche principali, la sindrome di Romano-Ward e la sindrome di Jervell e Lange-Nielsen.
  • Alterazioni elettrolitiche: in particolar modo, bassi livelli di potassio nel sangue possono favorire un allungamento dell’intervallo QT con aumentato rischio di torsione di punta, ma anche riduzione dei valori di magnesio e di calcio.
  • Farmaci: alcuni farmaci, come farmaci antiaritmici, antidepressivi triciclici, fenotiazine, alcuni antivirali e antifugini, possono determinare un allungamento dell’intervallo QT.

Costituiscono inoltre un fattore predisponente:

  • Età avanzata;
  • Sesso femminile;
  • Ipotiroidismo (riduzione della funzionalità tiroidea);
  • Sanguinamenti;
  • Ictus;
  • Disturbi alimentari;
  • Malattie cardiache strutturali come
    • la miocardite (infiammazione del muscolo cardiaco),
    • l’ipertrofia ventricolare (in cui una camera del cuore, il ventricolo, presenta uno spessore maggiore del normale),
    • l’ischemia cardiaca (patologia nella quale le coronarie, i vasi che irrorano il cuore, risultano ostruite e incapaci di garantire un normale apporto di ossigeno).

Sintomi

Circa la metà dei pazienti con torsione di punta risulta asintomatico. I sintomi più frequentemente riportati, quando presenti, sono:

  • Vertigini;
  • Palpitazioni (sensazione di percepire il proprio battito cardiaco);
  • Debolezza;
  • Sensazione di stordimento e/o fastidio toracico;
  • Pressione bassa;
  • Sincope, ossia l’improvvisa perdita di coscienza, dovuta al fatto che la frequenza cardiaca di base, che è di circa 200-250 battiti al minuto, non è in grado di garantire un’efficace perfusione cerebrale.

Diagnosi

La diagnosi della torsione di punta è generalmente basata sul riscontro delle caratteristiche alterazioni all’esame elettrocardiografico a 12 derivazioni.

Un’ECG che mostra una torsione di punta presenta alcune caratteristiche particolari:

  • Alcuni cicli di tachicardia (da 5 a 20 battiti) con complessi QRS larghi e una frequenza cardiaca di circa 200-250 battiti per minuto, con intervalli R-R irregolari;
  • Allungamento del tratto QT (superiore ai 60 secondi);
  • Onde T slargate;
  • Complessi QRS vari per morfologia ed ampiezza;
  • Intervalli R- R di ampiezza variabile (frequenza generalmente compresa tra 140 e 180 battiti al minuto).

Cura

Nella gestione della torsione di punta risulta fondamentale, in prima istanza, andare ad agire sui cosiddetti “fattori modificabili” e dunque (ad esempio)

  • interrompere eventuali farmaci il cui utilizzo sia associato ad un allungamento del QT,
  • correggere il valore degli elettroliti del sangue (principalmente magnesio, potassio e calcio).

Il trattamento, quando attuabile, si prefigge due scopi principali:

  1. Ripristino del normale battito cardiaco;
  2. Prevenzione di ulteriori episodi di tachicardia ventricolare.

Nell’immediato, i pazienti che presentano sintomi (come palpitazioni, astenia, pressione bassa) o coloro nei quali gli episodi di tachicardia ventricolare si siano protratti per più di 30 secondi, dovrebbero essere trattati, anche in assenza di sintomatologia, mediante cardioversione immediata (da effettuarsi “meccanicamente “mediante scarica elettrica o attraverso l’utilizzo di farmaci volti a riportare il cuore ad un normale ritmo di contrazione).

I farmaci di più ampio utilizzo, in tal senso, sono:

  • amiodarone,
  • lidocaina
  • procainamide.

Il trattamento più appropriato sarà valutato in base alle caratteristiche del singolo paziente tenendo in considerazione fattori di rischio ed eventuali patologie concomitanti.

A lungo termine l’obiettivo della terapia è quello di prevenire la possibilità di una morte improvvisa agendo, specialmente nei pazienti che oltre ad un episodio di tachicardia ventricolare presentino altre patologie cardiache strutturali, mediante l’impianto di un defibrillatore-cardioversore impiantabile (ICD), un piccolo dispositivo che eroga una scarica nei casi in cui vengano rilevate anomalie nel ritmo del cuore, ripristinando il ritmo cardiaco di base.

In alcuni casi, qualora necessario, è possibile agire mediante ablazione, andando cioè ad erogare, mediante l’inserimento di cateteri guida, impulsi laser oppure onde radio che rimuovono le piccole aree anomale presenti a livello dei ventricoli che possono essere responsabili della generazione di impulsi aritmici anomali.

Fonti e bibliografia

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