Sindrome dell’intestino gocciolante: mito o realtà?

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Introduzione

Il nostro tratto intestinale è la più grande barriera che ci separa dall’ambiente esterno in termini di superficie: più di ciò che tocchiamo o respiriamo, è quello che mangiamo a rappresentare la più importante forma di esposizione al resto del mondo.

Normalmente tutto il nostro tratto gastrointestinale è impermeabile a ciò che contiene, consentendo al nostro corpo di raccogliere e scegliere ciò che può entrare o quanto debba uscire uscire (processo di assorbimento), ma ci sono situazioni in grado di alterare questa capacità.

Su queste basi è nata l’ipotesi dell’esistenza di un disturbo gastrointestinale (Leaky Gut Syndrome, tradotto come sindrome dell’intestino gocciolante) attualmente oggetto di un vivace dibattito, è quindi importante fare il punto basandoci sulla letteratura scientifica disponibile.

Leaky Gut Syndrome

Ipotesi alla base della teoria della Sindrome dell’intestino gocciolante (Shutterstock/VectorMine)

Richiami di anatomia e fisiologia

È possibile immaginare la parete intestinale come un grosso filtro in cui cellule ed enzimi specializzati agiscono come inflessibili vigili in grado di decidere cosa possa essere assorbito e cosa no (ad esempio, rispettivamente, i carboidrati ed i batteri).

In alcuni soggetti la struttura fisica dell’intestino viene compromessa, fino al punto da interferire con il processo di assorbimento delle sostanze, come se le maglie di questo filtro si allentassero, permettendo così l’assorbimento nel sangue di molecole indesiderate (permeabilità intestinale).

È ad esempio dimostrata una maggiore permeabilità intestinale in specifiche categorie di pazienti:

Ci sono inoltre prove emergenti per cui la dieta occidentale, ormai povera di fibre e ricca di zuccheri e grassi saturi, potrebbe innescare questo processo, come lo stress.

È però importante notare che la permeabilità intestinale è una manifestazione di questi insulti, non la ragione prima dei disturbi e soprattutto non la causa dell’insorgenza di altre malattie.

La teoria della sindrome dell’intestino gocciolante

Secondo i fautori dell’esistenza della leaky gut syndrome, un’aumentata permeabilità delle pareti intestinali potrebbe aprire le porte del circolo sanguigno a cibo indigerito, tossine e microrganismi patogeni, in grado poi di causare malattie sistemiche (ovvero coinvolgenti l’intero organismo) come conseguenza della reazione immunitaria, come ad esempio

Alcuni studi mostrano un’effettiva associazione nello stesso paziente di aumentata permeabilità intestinale e malattie autoimmuni (lupus, diabete di tipo 1, sclerosi multipla), sindrome da stanchezza cronica, fibromialgia, artrite, allergie, asma, acne, obesità e persino malattie mentali, ma non esistono ad oggi studi clinici sull’uomo che mostrino né tanto meno dimostrino un rapporto di causa-effetto (correlazione non significa causalità) e questa è una differenza sostanziale.

Cosa fare?

Ad oggi in letteratura non esistono prove della reale esistenza di una sindrome dell’intestino gocciolante ed il rischio più grande è quindi associare disturbi e sintomi concreti ad una condizione che, almeno ad oggi, non sembra esistere nei termini in cui viene descritta, con l’elevato rischio di ritardare il riconoscimento delle effettive cause dei sintomi lamentati, oltre che delle necessarie terapie.

Il sollievo eventualmente prodotto dalle cure consigliate non può in alcun modo essere prova dell’esistenza della condizione, perché mai dimostrata attraverso studi clinici rigorosi che possano escludere le probabili spiegazioni dei benefici:

  • effetto placebo,
  • un miglioramento del proprio stile di vita che consente una riduzione dei reali processi patologici, se presenti (ad esempio eliminando i carboidrati raffinati molti individui si trovano a rinunciare più in generale al junk-food, con un miglioramento generale dello stile di vita che tende a far sentire meglio la maggior parte delle persone).

Molti professionisti che credono nell’esistenza della leaky gut syndrome affermano che la mancanza di studi adeguati non significa che non esista, e questo è vero in linea di principio, ma allo stesso tempo diagnosticare e curare una malattia per la quale non di dispone di prove può essere pericoloso per il paziente.

Altro punto importante è che la maggior parte della comunità scientifica non mette in dubbio il possibile fenomeno dell’aumento della permeabilità intestinale (ben documentato ad esempio in caso di celiachia e, seppure in minor misura, anche da uno stile di vita ed un’alimentazione non corretta), ma quello che non viene accettato è il collegamento diretto con (tutte) le malattie croniche troppo affrettatamente tirate in ballo, che potrebbe invece rappresentare l’opportunità di costruire un fiorente mercato di test, esami e rimedi (integratori ed altri) privi di un solido razionale scientifico.

Altro punto che non viene messo in dubbio è la necessità per l’intera popolazione di adottare una dieta sana, ricca di alimenti vegetali e povera di derivati animali, che

  • stimoli la selezione di un microbiota (flora batterica) intestinale in grado di esercitare direttamente il ruolo di prima linea difensiva,
  • riduca l’infiammazione delle pareti intestinali, migliorandone la capacità di filtro e favorendo l’assorbimento di molecole dal grande potenziale, come gli acidi grassi a corta catena prodotti da una flora batterica sana,
  • migliori la salute dell’individuo nel suo complesso (riducendo l’infiammazione cronica il sistema immunitario è posto nelle migliori condizioni possibili per operare).

Questo peraltro non significa eliminare a priori intere categorie di alimenti, necessità indispensabile esclusivamente in pochi casi selezionati (primo fra tutti il glutine per i soli pazienti celiaci).

Ovviamente l’attuale posizione di tutte le principali società medico-scientifiche internazionali, che non riconoscono la Leaky Gut Syndrome, non è una scelta dogmatica o basata su pregiudizi, ma esclusivamente il riflesso dei dati ad oggi disponibili. Qualora si dimostrasse l’esistenza di un legame ad oggi ignoto l’intera comunità scientifica sarebbe pronta a recepire la scoperta, modificando di conseguenza approcci e protocolli terapeutici.

 

Fonti e bibliografia

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