Iridociclite: cause, sintomi, pericoli e cura

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Introduzione

L’iridociclite è una patologia infiammatoria a carico di specifiche strutture oculari, in particolare dell’iride e del corpo ciliare. Nella maggioranza dei casi la causa è ignota ed interessa più comunemente i soggetti in giovane età.

L’iridociclite è la più frequente tra le uveiti e tra le sue cause si riconoscono:

Clinicamente l’iridociclite si manifesta con sintomi quali:

  • occhi arrossati e bruciore,
  • fotofobia, ovvero ipersensibilità alla luce,
  • dolore oculare e lacrimazione abbondante,
  • visione offuscata.

Per la diagnosi ci si avvale di anamnesi ed esame obiettivo, coadiuvati da esami del sangue ed esami strumentali. Il riconoscimento e la cura dell’iridociclite richiede l’esperienza di un medico specializzato in oftalmologia (oculista).

L’iridociclite è una patologia importante che richiede un trattamento immediato, per evitare lo sviluppo di complicanze che, se molto gravi, possono danneggiare seriamente le strutture oculari fino a provocare cecità.

Il trattamento è di tipo eziologico, mirato cioè alla rimozione della causa sottostante. In linea generale per ridurre i segni dell’infiammazione e minimizzare il rischio di complicanze gravi si fa uso di farmaci corticosteroidei e farmaci midriatici (che dilatano la pupilla).

Richiami di anatomia

Volendo accennare all’anatomia dell’occhio, possiamo pensarlo come composto essenzialmente da 3 strati:

  • sclera e cornea, che rappresentano la tonaca esterna,
  • uvea, che rappresenta la tonaca media vascolare, cioè quella contenente i vasi sanguigni necessari al sostentamento di tutte le strutture oculari,
  • retina, rappresenta la tonaca profonda anche detta nervosa.

L’uvea si distingue in 3 parti:

  • iride,
  • corpo ciliare,
  • coroide.
Anatomia semplificata dell'occhio per lo studio dell'iridociclite

iStock.com/andegro4ka

Sulla base dell’anatomia dell’occhio l’iridociclite quindi corrisponde all’uveite anteriore, ovvero all’infiammazione della cosiddetta camera anteriore oculare (di cui fanno parte appunto l’iride e il corpo ciliare).

L’iride forma la parte anteriore della tonaca vascolare dell’occhio e separa la cornea anteriore dal cristallino presente posteriormente. L’iride è la struttura responsabile del colore degli occhi, dovuto alla presenza di pigmenti di vario tipo nel suo strato profondo.

All’interno dell’iride è presente la pupilla, un vero e proprio “foro” che permette l’ingresso della luce nell’occhio e che può raggiungere così la retina posteriormente.

La funzione dell’iride è quella di regolare la quantità di luce che deve raggiungere la retina in base alle condizioni di luminosità ambientale.

  • In piena luce la pupilla si restringe (miosi) grazie alla contrazione del muscolo costrittore della pupilla.
  • Viceversa, in condizione di debole luminosità la pupilla si dilata (midriasi) grazie al muscolo dilatatore della pupilla, permettendo ad una maggior quantità di luce di raggiungere la retina.

Il corpo ciliare è una struttura verosimilmente circolare, che contrae rapporti con il cristallino e assolve alla funzione dell’accomodazione. Con questo termine si intende la capacità dell’occhio umano di mettere a fuoco gli oggetti a diversa distanza: il corpo ciliare contraendosi o rilasciandosi modifica la curvatura del cristallino permettendo ad un oggetto di essere messo a fuoco in pochi istanti.

Cause e classificazione

L’infiammazione dell’iride e del corpo ciliare può avere un decorso clinico:

  • acuto, quando insorge improvvisamente e ha una durata limitata,
  • cronico, quando l’iridociclite persiste e recidiva per almeno 3 mesi.

Inoltre potrà essere:

  • unilaterale, se colpisce un solo occhio,
  • bilaterale, meno frequentemente.

Le principali cause di un’iridociclite sono:

Sintomi

I sintomi che caratterizzano l’iridociclite sono:

  • occhi arrossati, per iperemia congiuntivale infiammatoria,
  • dolore oculare, mono o bilaterale a seconda dell’estensione del processo,
  • fotofobia, ovvero un’ipersensibilità alla luce che diviene molto fastidiosa, a volte provoca dolore,
  • lacrimazione abbondante,
  • bruciore,
  • disturbi della visione, come riduzione dell’acuità visiva o visione offuscata,
  • miosi persistente, ovvero pupilla che rimane contratta,
  • opacità corneali,
  • blefarospasmo, contrazione tonica e spastica delle palpebre.

Complicazioni

L’iridociclite può portare a rare ma gravi complicanze, soprattutto quando si ha un’evoluzione verso una forma di pan-uveite:

  • glaucoma (aumento della pressione intraoculare, che danneggiando la retina può portare nel tempo alla cecità),
  • distacco di retina,
  • infiammazione di cornea, sclera e altre strutture oculari per estensione del processo infiammatorio,
  • cataratta secondaria (opacità del cristallino).

Diagnosi

La diagnosi dell’iridociclite parte da anamnesi ed esame obiettivo:

  • L’anamnesi consiste nella formulazione da parte del medico di una serie di domande che vanno ad indagare e ricostruire l’intera storia clinica del paziente. In questo caso è fondamentale ricavare informazioni sull’eventuale presenza di
    • malattie autoimmuni,
    • allergie,
    • diabete
    • o precedente trauma oculare.
  • L’esame obiettivo permette il riconoscimento di tutti i sintomi riferiti dal paziente ed i segni clinici oggettivi. In questa fase è importante effettuare una diagnosi differenziale con altre patologie simili all’iridociclite, come

A tal fine il medico può eseguire esami di laboratorio con analisi del sangue o alcuni esami strumentali oculistici come:

  • lampada a fessura,
  • tonometro,
  • oftalmoscopia, dopo dilatazione della pupilla.

Queste procedure permettono spesso al medico di riscontrare alcuni segni clinici caratteristici dell’iridociclite, come:

  • blefarospasmo,
  • fenomeno di Tyndall (presenza di cellule flottanti nell’umor acqueo),
  • precipitati cheratici detti “a grasso di montone” (tipici dell’uveite anteriore da sarcoidosi),
  • ipopion, presenza di livello sulla camera anteriore e umor acqueo torbido,
  • noduli a livello dell’iride o della pupilla,
  • sinechie anteriori o posteriori tra l’iride e la cornea e tra l’iride e il cristallino (situazioni a rischio per la formazione di cataratta o glaucoma),
  • ipotonia oculare, riduzione della pressione intraoculare.

Raramente può risultare utile una biopsia oculare, in cui viene prelevato un piccolo campione di cellule a livello dell’uvea, che viene successivamente analizzato al microscopio da un patologo.

È importante sospettare un’iridociclite e un’uveite anteriore in ogni paziente che presenti

  • dolore oculare,
  • arrossamento,
  • fotofobia
  • e iniziale riduzione della vista.

Cura

Il trattamento dell’iridociclite ha tre obiettivi primari:

  1. Alleviare il dolore e il fastidio che riducono notevolmente la qualità di vita.
  2. Rimuovere la causa sottostante per giungere ad una guarigione definitiva.
  3. Evitare e trattare le eventuali complicanze prima che diventino gravi ed irreversibili.

Dal punto di vista generale il trattamento farmacologico prevede l’utilizzo di farmaci

  • cortisonici (ad uso topico, o sistemico in casi gravi)
  • e midriatici (che dilatano la pupilla), che permettono di ridurre il dolore e gli altri segni infiammatori.

Può risultare utile il bendaggio oculare nella fase più acuta della malattia.

In base alla causa scatenante possono essere associati:

  • antibiotici,
  • antivirali,
  • antifungini,
  • farmaci immunosoppressori, se la causa è una malattia autoimmune.

In generale la prognosi è buona per l’iridociclite non complicata, soprattutto quando ha una base infettiva risolvibile. Maggiori problematiche sorgono nell’iridociclite complicata, come quella associata a malattie autoimmuni, che hanno la tendenza a cronicizzare e necessitano quindi di trattamenti prolungati.

Fonti e bibliografia

  • Kanski – Oftalmologia clinica. Brad Bowling, C. Azzolini, S. Donati (a cura di). Ed. EDRA
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