Uveite dell’occhio: sintomi, cause, pericoli e cura

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Cos’è l’uveite?

Uveite è un termine generico che descrive un gruppo di malattie infiammatorie causa di gonfiore, infiammazione e danni ai tessuti oculari; il termine trae origine dal fatto che queste condizioni spesso colpiscono una parte dell’occhio chiamata uvea, anche se l’uveite non si limita a questa struttura, colpendo spesso anche cornea, sclera, retina, nervo ottico e vitreo.

Le principali cause sono:

  • trauma oculare,
  • agenti infettivi, soprattutto virus e batteri,
  • malattie sistemiche, soprattutto di tipo autoimmune.

I sintomi più caratteristici dell’uveite sono:

Per la diagnosi di uveite sono fondamentali l’anamnesi e l’esame obiettivo, coadiuvati in alcuni casi da specifici esami di laboratorio ed esami strumentali.

L’uveite rappresenta una patologia piuttosto seria che richiede un immediato intervento medico: si possono infatti sviluppare gravi complicanze in grado di danneggiare le strutture oculari fino a causare cecità permanente.

Il trattamento è di tipo eziologico, mirato cioè alla rimozione della causa sottostante. In linea generale per ridurre i segni dell’infiammazione e minimizzare il rischio di complicanze gravi si fa uso di farmaci corticosteroidei e farmaci midriatici (che dilatano la pupilla).

Referto con la scritta "Diagnosi: uveite"

iStock.com/Shidlovski

Cause

L’occhio è composto da 3 strati:

  • sclera e cornea, che rappresentano la tonaca esterna,
  • uvea, che rappresenta la tonaca media vascolare, cioè quella contenente i vasi sanguigni necessari al sostentamento di tutte le strutture oculari,
  • retina, rappresenta la tonaca profonda anche detta nervosa.
Immagine con descritta l'anatomia dell'occhio umano

Anatomia dell’occhio umano (Di derivative work: B3t (talk) – Schematic_diagram_of_the_human_eye_en.svg, Pubblico dominio, Collegamento)

Per uveite s’intende l’infiammazione della tonaca media vascolare dell’occhio, anche se spesso si utilizza lo stesso termine anche quando il processo infiammatorio coinvolge strutture esterne all’uvea, come la cornea, la retina o la sclera (che vengono spesso interessate in quanto contigue).

In base all’origine della causa scatenante, l’uveite può essere classificata come:

  • esogena, se la causa consiste in fattori esterni all’organismo, come un trauma o un’infezione;
  • endogena, quando le cause sono da cercare in un tumore o una malattia sistemica autoimmune.

Quando tuttavia non sia possibile individuare una causa scatenante si parla genericamente di uveite idiopatica.

Per quanto riguarda le cause esogene, tra le principali ricordiamo:

Le cause endogene di uveite sono rappresentate da diverse malattie sistemiche, la maggior parte delle quali di tipo autoimmunitario, con formazione di autoanticorpi che vanno a colpire le normali strutture dell’organismo, in questo caso quelle oculari. Troviamo l’uveite associata soprattutto a:

A seconda della struttura colpita possiamo invece classificare la condizione come:

  • Uveite anteriore (o iridociclite), che si verifica nella parte anteriore dell’occhio. È la forma più comune ed interessa prevalentemente giovani e soggetti di mezza età. Molti casi si verificano in persone sane e possono interessare solo un occhio, ma talvolta si manifestano associati a malattie reumatologiche, cutanee, gastrointestinali, polmonari e infettive.
  • Uveite intermedia, che colpisce tipicamente giovani adulti; è stata collegata a diversi disturbi, tra cui la sarcoidosi e la sclerosi multipla.
  • Uveite posteriore (o coroidite), la forma meno comune; si verifica principalmente nella parte posteriore dell’occhio, coinvolgendo spesso sia la retina che la coroide.
  • Panuveite, condizione caratterizzata dall’infiammazione di tutte e tre le parti dell’occhio. La malattia di Behçet è una delle forme più note di panuveite, che può avere conseguenze permanenti fino alla cecità.

Sintomi

Di norma i sintomi dell’uveite compaiono rapidamente, sin dall’esordio della patologia, ci sono tuttavia casi in cui i sintomi clinici rimangono subdoli e il sospetto di uveite nasce solo tardivamente, con forte rischio di sviluppare complicanze.

I principali sintomi sono:

  • fotofobia, ovvero un’ipersensibilità alla luce che diviene molto fastidiosa, a volte addirittura causa di dolore,
  • visione offuscata e annebbiata,
  • occhi arrossati,
  • lacrimazione abbondante,
  • dolore,
  • bruciore,
  • miodesopsie, percezione di macchie scure nel campo visivo (descritte anche come “mosche volanti”) per presenza di corpi mobili all’interno del corpo vitreo,
  • scotomi, piccole di aree di cecità parziale, che si presentano soprattutto nelle uveiti posteriori.

L’infiammazione può colpire solo uno od entrambi gli occhi e, a seconda della forma, manifestarsi con sintomi differenti:

  • u. acuta anteriore:
    • dolore agli occhi,
    • visione offuscata,
    • sensibilità alla luce, restringimento della pupilla,
    • rossore;
  • uveite intermedia:
    • visione offuscata,
    • miodesopsia;
  • u. posteriore può causare perdita della vista.

Complicazioni

Le uveiti possono portare allo sviluppo di complicanze piuttosto serie, vista la difficoltà nel debellarle completamente, ed è elevato il rischio di cronicizzazione.

Le principali complicazioni possibili sono:

  • glaucoma (condizione caratterizzata da un aumento della pressione intraoculare, che danneggiando la retina può portare nel tempo alla cecità),
  • distacco di retina,
  • infiammazione di cornea, sclera e altre strutture oculari per estensione del processo infiammatorio,
  • cataratta secondaria (opacità del cristallino),
  • cecità.

Quando rivolgersi al medico

Si sospetta un’uveite in ogni paziente che presenti

  • dolore oculare,
  • arrossamento,
  • fotofobia,
  • corpi mobili vitreali,
  • riduzione della vista.

In presenza di uno o più di questi sintomi è quindi opportuno rivolgersi immediatamente al proprio medico o al proprio oculista.

Diagnosi

La diagnosi della condizione inizia attraverso l’esecuzione di un’attenta anamnesi e di un approfondito esame obiettivo.

  • L’anamnesi consiste nella formulazione da parte del medico di una serie di domande che vanno ad indagare e ricostruire l’intera storia clinica del paziente.
  • L’esame obiettivo permette il riconoscimento di tutti i sintomi riferiti dal paziente ed i segni clinici oggettivi.

A questo punto viene posto il sospetto diagnostico di uveite ed in questa fase è importante condurre una diagnosi differenziale con altre patologie il cui quadro clinico risulta simile a quello dell’uveite, come ad esempio la congiuntivite, la retinite pigmentosa o una grave cheratite.

A tal fine il medico oculista può richiedere esami di laboratorio con analisi del sangue o alcuni esami strumentali oculistici come:

  • lampada a fessura,
  • tonometro,
  • oftalmoscopia, dopo dilatazione della pupilla.

Raramente può risultare utile una biopsia oculare, in cui viene prelevato un piccolo campione di cellule a livello dell’uvea, che viene poi analizzato al microscopio da un patologo.

Cura

Il trattamento dell’uveite deve perseguire 3 importanti obiettivi:

  • Alleviare la sintomatologia dolorosa e piuttosto fastidiosa per il paziente, che riduce notevolmente la qualità di vita.
  • Rimuovere la causa sottostane per giungere ad una guarigione definitiva.
  • Evitare e trattare le eventuali complicanze prima che diventino gravi ed irreversibili.

Dal punto di vista generale il trattamento farmacologico prevede l’utilizzo di farmaci cortisonici (ad uso topico, o sistemico in casi gravi) e di farmaci midriatici (che dilatano la pupilla), che permettono di ridurre notevolmente il dolore e gli altri sintomi dell’infiammazione.

Dal punto di vista eziologico, in base alla causa scatenante vengono utilizzati:

  • antibiotici,
  • antivirali,
  • antifungini,
  • farmaci immunosoppressori, se l’uveite è secondaria ad una patologia autoimmunitaria.

In generale la prognosi è buona per le forme di uveite anteriore e per le forme infettive.
Più ostiche da debellare sono le uveiti posteriori e quelle associate a malattie autoimmuni, che mostrano la tendenza a cronicizzare e che necessitano quindi di trattamenti prolungati.

Fonti e bibliografia

  • Kanski – Oftalmologia clinica. Brad Bowling, C. Azzolini, S. Donati (a cura di). Ed. EDRA
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