Curcuma più efficace degli antinfiammatori?

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Introduzione

La curcuma, con il suo vibrante colore giallo e la millenaria storia di utilizzo nella medicina tradizionale indiana, si trova oggi al centro di una crescente attenzione da parte della comunità scientifica e del mondo del benessere.

In questo articolo esploreremo gli straordinari benefici per la salute legati alla curcuma, dalle sue proprietà antinfiammatorie ai potenziali effetti sul metabolismo; scopriremo anche come aggiungere questa super spezia alla tua dieta quotidiana e come sfruttare al massimo il suo potenziale curativo, potenziale che è ben noto anche a chi si occupa di economia, tanto che si prevede una vera e propria esplosione del mercato nei prossimi anni, che potrebbe raddoppiare da qui al 2030.

Ecco, questo mi preoccupa già di più, perché quando ci sono i soldi di mezzo… c’è poi una revisione della letteratura scientifica del 2017 che descrive così il suo principio attivo più studiato:

La curcumina è un composto instabile, reattivo, non biodisponibile e […] non ha dimostrato benefici in nessuno studio clinico rigoroso.

E poi attenzione… perché c’è una categoria di persone che non dovrebbe assumere integratori di base di curcuma…

Bicchiere contenente Golden-Milk, bevanda tradizionale a base di curcuma

Golden-Milk, bevanda tradizionale a base di curcuma (Shutterstock/Daria Arnautova)

 

Cos’è la curcuma?

Anche chiamata zafferano delle Indie per evidenti ragioni di somiglianza cromatica, la curcuma è una pianta erbacea largamente impiegata come spezia nella cucina indiana e asiatica in genere; appartiene alla stessa famiglia dello zenzero ed è nota soprattutto per essere è uno degli ingredienti del curry indiano, una miscela di spezie pestate nel mortaio e usate per cucinare piatti di vario genere.

Esistono infinite variazioni nell’esatta composizione del curry, che variano sia per la scelta delle spezie che per le quantità relative, ma tra gli ingredienti più rappresentativi a fianco della curcuma spicca senza dubbio il pepe nero.

Un caso? Improbabile.

Il gusto del curry è un’armonia complessa di piccantezza, dolcezza, freschezza e profondità; è un piccolo assaggio di Asia ad ogni boccone, una vera e propria esplosione di sapori. Il primo impatto è spesso un’esplosione pungente che risveglia le papille gustative, ma subito dopo emerge un ricco mosaico di avvolgenti e inebrianti sapori, anche se il vero colpo di scena arriva con il finale, con un cremoso e vellutato latte di cocco in grado di addolcire il piccante e dare così vita a un delicato ed effimero equilibrio tra le spezie.

Ti ricordi quando un istante fa ti ho descritto la curcumina come non biodisponibile, ovvero non assorbita dal nostro intestino?

Ebbene, la curcumina è una molecola lipofila, ovvero in grado di sciogliersi in sostanze grasse (come i lipidi del cocco), ma è soprattutto la contemporanea presenza di pepe nero, grazie alla piperina contenuta, che ne aumenta l’assorbimento giusto un filino… 2000% in più.

Ecco un straordinario esempio di come le tradizioni millenarie si rivelino spesso una manifestazione sorprendentemente calcolata, sottolineando in maniera talmente evidente la loro natura, che persino un osservatore cinicamente scettico e freddo come il sottoscritto non può fare altro che alzare le braccia di fronte all’eleganza dell’abbinamento.

OK, diciamo che siamo riusciti a farla assorbire e andare in circolo, ma ora cosa ce ne facciamo?

Benefici e proprietà

Dati epidemiologici suggeriscono che alcuni tumori estremamente comuni nel mondo occidentale siano meno diffusi nelle regioni dove la curcuma viene abbondantemente consumata nella dieta, anche se ovviamente le possibili spiegazioni alternative sono numerose, anche perché ad oggi le prove di una reale efficacia antitumorale derivano soprattutto da modelli semplificati, ad esempio in provetta. Detto questo ci sono lavori interessanti che dimostrano come la curcumina moduli simultaneamente più vie di segnalazione cellulare, mitigando o prevenendo così molti diversi tipi di cancro, tra cui il mieloma multiplo e i tumori del colon-retto, del pancreas, della mammella, della prostata, del polmone, della testa e del collo.

Ad oggi molto più solide e interessanti sono invece le prove a sostegno di una buona efficacia per il sollievo dai sintomi di varie forme di artrite, condizione che affigge le articolazioni con dolori che possono diventare anche invalidanti.

Diverse review, tra cui alcune molto recenti, giungono alla conclusione che livelli di infiammazione e sintomi possono trovare beneficio dall’assunzione di curcuma o curcumina (addirittura paragonandole per efficacia ai tradizionali antinfiammatori), ma quasi invariabilmente sottolineando la necessità di studi più ampi non solo per la conferma definitiva, ma anche per chiarire aspetti come dose, durata della somministrazione e  tipo di formulazione che consentano di ottimizzarne gli effetti.

Ci sono infine interessanti ipotesi su un possibile ruolo delle curcuma nella modulazione del metabolismo dei grassi e degli zuccheri, elementi chiave alla base dello sviluppo di obesità e sindrome metabolica, e altre aree di ricerca si concentrano su morbo di Crohn, depressione, diabete e sindrome dell’intestino irritabile.

È sicura?

Solo perché qualcosa è naturale, non significa necessariamente che non sia tossico. La stricnina è naturale; il cianuro è naturale. Piombo, mercurio, plutonio sono tutti elementi che non potrebbero essere più naturali di così. E la curcuma è solo una pianta… le piante non possono essere pericolose.

Già… ditelo a Socrate…

Nel considerare la validità del concetto secondo cui la medicina naturale sia un approccio più sicuro rispetto alla farmacologia, dobbiamo ricordare a noi stessi che una terapia che eserciti un effetto biologico è, per definizione, un farmaco, e come tale può avere una tossicità. [E soprattutto] non si può presumere che sostanze derivate dalla dieta siano innocue se vengono somministrate come formulazioni farmaceutiche a dosi che probabilmente superano quelle normalmente introdotte come cibo.
Fonte: NutritionFacts

È ad esempio interessante notare di come nello scorso decennio ci siano stati casi di gravi epatiti in Italia a seguito dell’assunzione di Curcuma, tanto da spingere il Ministero della Salute ad attivarsi per chiarire la situazione; premesso che è stato concluso che le reazioni fossero “verosimilmente da ricondurre a particolari condizioni di suscettibilità individuale, di alterazioni preesistenti, anche latenti, della funzione epato-biliare o anche alla concomitante assunzione di farmaci”, è interessante a mio avviso cosa concludono gli esperti interpellati:

Dall’esame dei dati della letteratura scientifica e dalle informazioni fornite dagli altri Stati membri, sono emerse segnalazioni di casi di epatiti acute ad impronta colestatica correlati all’uso di estratti di curcuma anche in altri Paesi.

Pertanto, alla luce di tali conclusioni, si è deciso di adottare una specifica avvertenza per l’etichettatura degli integratori in questione, volta a sconsigliarne l’uso a soggetti con alterazioni della funzione epato-biliare o con calcolosi delle vie biliari e, in caso di concomitante assunzione di farmaci, ad invitare comunque a sentire il parere del medico.

Per la curcuma in polvere, considerando la storia e le dimensioni del consumo come alimento, non sono emersi elementi per particolari raccomandazioni.

In soldoni: la spezia continuate a consumarla tranquillamente, mentre gli integratori, seppure siano ragionevolmente sicuri da poter essere ancora venduti senza ricetta medica, sono oggi controindicati nel caso di disturbi del fegato.

Per onestà intellettuale ti consiglio comunque cautela anche con la spezia, magari limitandone le dosi, se avessi problemi epatici e in particolare predisposizione a coliche biliari dovute allo sviluppo di calcoli alla cistifellea.

Integratori o spezia?

Wikipedia descrive così la farmacocinetica della curcumina, ovvero del singolo principio attivo:

L’assorbimento orale è modesto e la biodisponibilità fugace; il suo metabolismo è rapido con bassi livelli ematici e tissutali e un’estensiva escrezione.

Un modo sofisticato per dire una cosa molto semplice, quel poco che riusciamo a far assorbire, viene eliminato molto velocemente…

La curcuma è consumata come cibo da migliaia di anni nel continente asiatico, ma se ne estraiamo uno o pochi principi attivi e iniziamo a somministrarli tal quali, non è detto che gli effetti siano gli stessi, nel bene e nel male.

I produttori di integratori naturali spesso cadono nella stessa trappola riduzionista delle aziende farmaceutiche, più o meno consapevolmente: si dà per scontato che la pianta debba i suoi effetti a un unico principio attivo, lo si isola e lo si trasforma in compressa.

La curcumina è descritta come “IL” principio attivo della curcuma, ma è il principio attivo o semplicemente un principio attivo?

Sono pochi gli studi che abbiano confrontato il potenziale della curcuma con quello della curcumina, ma alcuni suggeriscono che la spezia possa funzionare meglio della singola molecola.

Parafrasando il Dr. Greger, in uno studio condotto da ricercatori dell’Anderson Cancer Center in Texas si rileva come la curcumina prenda a calci le cellule di varie forme di tumore, tra cui il cancro al seno, ma la curcuma, intesa come intero alimento, è in grado di sferrare calci ancora più violenti ed efficaci.

Esistono alcuni studi molto eleganti che valutano gli effetti biologici della curcuma privata della curcumina, rilevando ancora benefici residui.

Detto questo, se volessi fare un tentativo con gli integratori non ci sono particolari controindicazioni, ti consiglio semplicemente una chiacchierata con il tuo medico per verificare con lei/lui che non ci siano ragioni di preoccupazione per fegato e vie biliari; l’assunzione può essere piuttosto interessante ad esempio in caso di dolori da artrosi, condizione che può vantare evidenze a supporto abbastanza intriganti, ad esempio nel caso del dolore alle ginocchia.

Ma quello che continuerò a fare io, invece, è consumarla periodicamente nella dieta, alternandola ad altre spezie nell’ottica di perseguire quelli che considero due pilastri fondamentali di ogni dieta, varietà e rotazione, attingendo anche alle opportunità e ai lati positivi della globalizzazione.

L’abbinamento con il latte di cocco è uno dei più comuni nella preparazione dei curry, ma ricordati di non esagerare o di provare alternative perché quelli del cocco, pur essendo vegetali, non sono purtroppo grassi di grande qualità.

Sempre più diffuso e conosciuto è poi il golden-milk (latte dorato), una bevanda tradizionale originaria dell’India preparata mescolando latte (spesso latte di cocco, ma ci sono ricette con latti vegetali o anche latte vaccino) con curcuma in polvere e altre spezie come il pepe nero, lo zenzero e la cannella (ci sono anche miscele già pronte). Il nome “Golden Milk” deriva ovviamente dal caratteristico colore dorato che assume grazie alla curcuma.

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