Introduzione
Un enzima è una proteina che agisce accelerando la velocità (catalisi) di una o più reazioni biologiche che avvengono nell’organismo; le amilasi sono enzimi che catalizzano la scissione di lunghe catene di zuccheri (amido) per ottenerne frammenti più semplici e corti, pronti per essere assorbiti a livello intestinale. Rappresentano quindi un passaggio fondamentale nella digestione dei carboidrati.
Nell’organismo umano le amilasi sono prodotte principalmente a livello del pancreas e agiscono nella prima parte del piccolo intestino (duodeno) mediando la degradazione dell’amido contenuto negli alimenti (principalmente pasta, pane, patate, riso); questi enzimi, insieme alle amilasi salivari, intervengono nelle diverse fasi del processo digestivo (fase orale e fase intestinale).
Le amilasi sono infatti presenti anche nella saliva dell’uomo e di altri mammiferi, dove inizia il processo chimico di digestione; gli alimenti che contengono grandi quantità di amido ma poco zucchero, come ad esempio riso e patate, possono acquisire un sapore leggermente dolce se vengono masticati abbastanza a lungo, perché l’amilasi degrada parte del loro amido in zucchero già in bocca
Quantità più piccole di amilasi sono infine prodotte anche da altri organi come fegato, polmoni e intestino.
Perché si misura
Il dosaggio delle amilasi è richiesto soprattutto nell’ambito della valutazione della funzionalità pancreatica; in condizioni di normalità, infatti, la concentrazione di questo enzima nel sangue e nelle urine è minima, mentre tende ad aumentare in caso di danni a carico dell’organo, come in presenza di processi infiammatori (pancreatiti acute o croniche) o in caso di ostruzione del dotto pancreatico da parte di formazioni tumorali o calcoli biliari; il blocco del canale determina una maggiore escrezione di amilasi in circolo, con conseguente aumento delle concentrazioni ematiche e urinarie dell’enzima (questo perché le amilasi circolanti sono eliminate principalmente attraverso le urine).
La misurazione dei valori di amilasi può essere richiesta anche per monitorare l’efficacia delle terapie in corso.
Valori normali
- Amilasi totali (frazione pancreatica e salivare): 1-225 U.I./L
- Amilasi pancreatica: 17-115 U.I./L
- Amilasi salivare: 17-135 U.I/L
- Amilasi nelle urine: 25-1.500 U.I./24 ore
(I valori considerati normali variano da laboratorio a laboratorio, per cui è buona norma controllare comunque l’intervallo di riferimento riportato sul referto delle proprie analisi).
Quando viene prescritto l’esame?
Il dosaggio delle amilasi viene effettuato, sotto prescrizione medica, qualora il paziente presenti disturbi riconducibili a patologie a carico del pancreas, come:
- Severi dolori addominali (talvolta irradiati alla schiena o più intensi dopo i pasti);
- Febbre;
- Inappetenza;
- Gonfiore addominale;
- Recente perdita di peso senza causa apparente;
- Nausea e vomito;
- Produzione di feci grasse, untuose e maleodoranti (steatorrea);
- Meteorismo;
- Ittero (colorazione giallastra della pelle, delle sclere e delle mucose, riconducibile ad un innalzamento dei valori di bilirubina nel sangue).
Inoltre l’esame può essere richiesto, congiuntamente alla determinazione della clearance della creatinina, qualora si voglia indagare la funzionalità renale, in presenza di epatiti croniche o nel post-operatorio di interventi di asportazione di calcoli biliari.
Amilasi alte
Le concentrazioni di amilasi tendono ad aumentare principalmente in corso di:
- Pancreatiti: durante la pancreatite acuta i valori di amilasi nel sangue aumentano fino a 6-14 volte rispetto ai limiti di normalità in un lasso temporale di circa 12 ore, mantenendosi elevati per qualche giorno, mentre la concentrazione urinaria di amilasi è alta fino a 10 giorni successivi; l’aumento della concentrazione si accompagna al rialzo contemporaneo dei valori di un altro enzima prodotto dal pancreas, la lipasi.
In corso di pancreatite cronica (malattia associata frequentemente ad abuso di alcol, traumi, ostruzioni del dotto pancreatico o patologie genetiche come la fibrosi cistica), i valori di amilasi nel sangue aumentano in misura inferiore rispetto alla pancreatite acuta e tendono a diminuire nelle fasi avanzate di malattia, in quanto la funzionalità dell’organo risulta fortemente compromessa. Lo stato infiammatorio causa infine morte del tessuto pancreatico dovuta alla digestione cellulare da degli enzimi (amilasi e lipasi) prodotti dall’organo stesso. - Tumori di pancreas, ovaie o polmoni: possono determinare stenosi del dotto pancreatico;
- Macroamilasemia: patologia benigna caratterizzata dalla presenza in circolo di proteine a cui l’amilasi si lega, formando un complesso che non è in grado di oltrepassare il filtro renale, per cui si accumula nel sangue;
- Infezioni o ostruzioni delle ghiandole salivari: poiché una quota di amilasi è prodotta anche dalle ghiandole salivari, infiammazioni delle parotidi (parotite, anche nota come “orecchioni”) possono determinare un aumento delle concentrazioni di amilasi.
- Insufficienza renale: in questo caso l’aumento dell’amilasi ematica si accompagna ad una concentrazione di amilasi nelle urine normale o bassa, ciò perché il rene non riesce ad eliminare l’enzima attraverso le urine;
- Ostruzione del dotto pancreatico: condizione tipicamente causata dalla presenza di calcoli biliari o per abuso di alcol;
- Colecistite: infiammazione della colecisti dovuta generalmente alla presenza di un calcolo biliare che ostruisce il dotto cistico;
- Ulcere perforate: quando l’ulcera riesce a perforare la parete di stomaco e duodeno può verificarsi un aumento della concentrazione ematica di amilasi;
- Gastroenterite virale: una comune influenza intestinale può determinare un aumento transitorio della concentrazione di amilasi;
- Gravidanza ectopica: gravidanza in cui l’ovulo fecondato si impianta in una sede differente rispetto all’utero;
- Fibrosi cistica: patologia genetica che colpisce le ghiandole esocrine che producono muco e sudore, determinando danni a carico di molteplici organi (principalmente polmoni, pancreas, fegato, intestino, seni paranasali e apparato riproduttivo).
Valori bassi
Ridotti valori di amilasi sono riscontrabili in corso di:
- Insufficienza pancreatica: in caso di danno permanente a carico delle cellule del pancreas la concentrazione ematica e urinaria delle amilasi tende a diminuire;
- Cirrosi epatica: malattia cronica e degenerativa del fegato che causa un danno irreversibile a carico della struttura dell’organo;
- Insufficienza renale: in questo caso i valori di amilasi nelle urine tenderanno a diminuire drasticamente;
- Tossiemia gravidica (anche nota come “preeclampsia “ o “gestosi”): si manifesta principalmente dopo la ventesima settimana di gestazione con aumento della pressione arteriosa, aumento delle proteine nell’urina e comparsa di edemi su varie parti del corpo.
Come si effettua l’esame?
Il dosaggio delle amilasi è effettuato attraverso un prelievo di sangue venoso (solitamente da una vena del braccio) per valutare la concentrazione ematica dell’enzima (o amilasemia) o mediante la raccolta di un campione di urine, qualora si voglia determinare la concentrazione urinaria dell’enzima (o amilasuria).
Preparazione richiesta
Per effettuare il dosaggio ematico delle amilasi è necessario astenersi dall’assunzione di alcolici nelle 24 ore che precedono il prelievo e osservare un periodo di digiuno di almeno 8 ore, durante le quali è possibile assumere moderati quantitativi di acqua.
La raccolta di urine per la valutazione dell’amilasuria deve avvenire in un contenitore sterile monouso adottando la tecnica del “mitto intermedio”, che prevede lo scarto del primo e dell’ultimo getto di urina.
Fattori che influenzano l’esame
Alcuni farmaci come i comuni antinfiammatori, pillola anticoncezionale, cortisone, possono alterare il risultato dell’esame, per cui è sempre buona norma rivolgersi al medico per sapere quando effettuare il prelievo e se è necessario adottare modificazioni delle terapie in corso.
A cura della Dott.ssa Chiara Russo, medico chirurgo
Fonti e bibliografia
Autore
Dr.ssa Chiara Russo
Medico ChirurgoIscritta all'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Latina n. 4203
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