Introduzione
Il bruciore anale è un sintomo che si accompagna spesso ad altri tipi di disturbi, come ad esempio
- dolore,
- irritazione,
- fastidio
- o prurito.
Le patologie o le condizioni in grado di causare questo disturbo sono molteplici e le possibili forme di presentazione rispecchiano questa varietà; può infatti
- manifestarai in maniera continua o intermittente,
- essere legato all’evacuazione o meno,
- avere diversi gradi di intensità e caratteristiche peculiari.
Le condizioni responsabili possono tuttavia essere raggruppate in poche categorie principali:
- patologie del distretto ano-rettale o del tratto gastro-intestinale (come ragadi, emorroidi, malattie infiammatorie croniche intestinali come il morbo di Crohn),
- dermatiti,
- malattie infettive come l’ossiuriasi o la candidosi,
- alterazioni dell’alvo come stipsi o diarrea.
Trattandosi di un sintomo, per poterlo risolvere è necessario andare alla ricerca della causa ed impostare un trattamento mirato; in molti casi il sintomo è espressione di un disturbo leggero, ma si raccomanda di segnalarlo al medico in caso di persistenza e/o se accompagnato da:
- dolore severo,
- sanguinamento rettale.
Cause
Tra le principali cause responsabili di generare bruciore anale ricordiamo:
- emorroidi,
- ragadi,
- dermatiti perianali,
- ascessi,
- fistole,
- malattie sessualmente trasmissibili,
- ossiuriasi,
- proctite,
- candidosi,
- malattie infiammatorie croniche intestinali,
- stitichezza,
- tumore anale.
Le ragadi e le emorroidi sono forse le forme patologiche più frequenti che possono interessare il distretto anale e manifestarsi con sintomi che comprendono il bruciore.
- Le emorroidi sono dei vasi sanguigni che decorrono all’interno della parete del canale anale e possono in alcuni casi andare incontro ad un prolasso a cui può seguire lo sviluppo di fenomeni infiammatori o trombotici.
- Le ragadi anali sono invece delle fissurazioni, taglietti sottili ma profondi, dei tessuti nella zona perianale; danno origine a dolore che si verifica soprattutto durante la defecazione a causa dell’irritazione provocata dal passaggio delle feci e può seguire una sensazione di fastidio e bruciore locale. Si associano a perdite ematiche di colore rosso vivo di piccola entità che possono essere ritrovate nella carta igienica. L’origine delle ragadi resta spesso sconosciuta ma è noto che il loro permanere sia imputabile ad un amento del tono dello sfintere anale che provoca un’ischemia relativa della zona la quale ostacola la normale riparazione della ferita.
La stitichezza può essere responsabile dell’insorgenza di bruciore e fastidio a livello anale, soprattutto a causa dell’irritazione meccanica causata dall’espulsione di feci troppo dure e scarsamente idratate. Inoltre, l’utilizzo di alcuni rimedi che spesso vengono usati per risolvere questo problema, come la somministrazione di supposte o l’esecuzione di clisteri evacuativi, può andare ad aumentare l’irritazione e quindi il disturbo.
Anche la presenza frequente di diarrea o feci troppo liquide, d’altra parte, può portare a sviluppare bruciore anale; questo si verifica sempre a causa dell’effetto irritativo locale che è dato dal passaggio di feci che presentano un’alterazione nella loro consistenza e composizione.
Una dermatite può interessare la zona perianale e la piega glutea; è una condizione favorita dalle particolarità della zona, che si presta ad avere una cute più umida e maggiormente soggetta ad irritazione. Può essere esacerbata da una scarsa igiene locale e da un eccesso di sudorazione; per questi motivi appare essere più frequente durante i mesi estivi.
La candidosi è una patologia causata da funghi della genere Candida, lo stesso responsabile dell’insorgenza della candidosi vaginale della donna e del mughetto a livello orofaringeo. L’interessamento della regione anale si verifica più spesso nelle donne che negli uomini ed è di solito conseguenza di un’infezione primaria a livello vaginale. Vista l’estensione della malattia è spesso necessario impostare una terapia antimicotica sistemica.
Le malattie infiammatorie croniche intestinali comprendono due forme patologiche, il morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa. Chi soffre di queste sindromi presenta delle alterazioni di natura infiammatoria a carico dell’intestino che si manifestano con episodi di riacutizzazione alternati a periodi di remissione clinica. I disturbi possono presentarsi anche a livello anale e perianale, in particolare nel caso del morbo di Crohn, in cui non sono infrequenti le formazioni di fistole a livello locale.
Tra le malattie infettive va ricordata l’ossiuriasi, un’infestazione causata da un verme, l’Enterobius vermicularis, diffuso in tutto il mondo e che rappresenta la causa principale di prurito e bruciore anale in età infantile. L’infezione può essere contratta attraverso il contatto con terreno o oggetti contaminati e, nel momento in cui il piccolo porta le mani alla bocca, il verme diventa in grado di infestare l’intestino. Una volta terminato il proprio ciclo vitale rilascia le uova a livello delle pliche muco-cutanee dell’ano e questo genera un’irritazione locale che porta il bimbo a grattarsi. Viene così permesso il mantenimento dell’infezione attraverso l’autoinfestazione ed è favorito l’eventuale contagio di altre persone. La diagnosi in questi casi può essere fatta mediante l’esame delle feci o tramite lo “scotch test”: al mattino, prima della defecazione, viene posta una striscia di cellophane adesivo trasparente nella zona perianale che verrà poi esaminata al microscopio per ricercare la presenza delle uova del parassita.
Fattori di rischio
Ogni patologia che causa bruciore e disturbi anali presenta i propri specifici fattori di rischio ma, in generale, è possibile identificare delle condizioni che aumentano la probabilità di sviluppare questo tipo di disturbi:
- stitichezza,
- feci troppo liquide o diarrea,
- incontinenza fecale,
- eccessiva sudorazione,
- uso di irritanti topici come saponi,
- alimentazione eccessivamente ricca di cibi piccanti.
Possibili sintomi d’accompagnamento
Generalmente il bruciore anale non si manifesta mai da solo, fa invece parte di un corteo di sintomi che possono comprendere:
- prurito,
- dolore,
- arrossamento,
- irritazione,
- lesioni da grattamento.
A seconda del tipo di patologia che ha causato l’insorgenza del bruciore saranno poi presenti altri segni e sintomi caratteristici.
Diagnosi
La diagnosi della malattia che ha provocato l’insorgenza del bruciore anale e dei disturbi correlati deve essere ricercata attraverso la presa in considerazione di un insieme di informazioni che derivano da:
- raccolta dei sintomi riportati dal paziente e descrizione dei disturbi correlati,
- stile di vita e abitudini fisiologiche, compresa la regolarità dell’alvo,
- altre patologie pregresse e in atto, farmaci assunti,
- esame obiettivo della regione anale e perianale,
- eventuale esplorazione rettale,
- eventuali altri esami diagnostici e di imaging.
Cura e rimedi
Il bruciore anale non è di per sé una malattia, bensì un sintomo, ed è quindi espressione di un altro disturbo sottostante; per la sua risoluzione è quindi necessario identificare e trattare la causa che ne sta alla base.
Esistono alcuni farmaci topici con azione anti-infiammatoria, anestetica o antibiotica che possono aiutare a lenire il bruciore e verranno consigliati a seconda del caso; risulta però importante non limitarsi ai soli rimedi sintomatici, ma procedere con un trattamento che vada a colpire la radice del problema.
Il tipo di terapia da adottare sarà necessariamente individualizzata e specifica; è quindi necessario rivolgersi al proprio medico, o ad uno specialista nei casi più complessi, al fine di identificare la strada migliore da percorrere e i rimedi terapeutici più adatti al singolo paziente.
In generale è sempre consigliato cercare di mantenere una buona regolarità intestinale, evitare il consumo eccessivo di cibi piccanti e prestare attenzione alla corretta igiene intima, evitando però l’utilizzo di detergenti troppo aggressivi ed irritanti.
Anche l’utilizzo di biancheria adeguata può aiutare a limitare i sintomi: è preferibile scegliere indumenti di cotone, che risultano essere maggiormente traspiranti rispetto alle fibre sintetiche, evitando vestiti troppo stretti che potrebbero andare ad irritare ulteriormente la zona.
Fonti e bibliografia
- Cainelli T, Giannetti A, Rebora A. Manuale di Dermatologia Medica e Chirurgica, IV edizione, McGraw-Hill, Milano, 2008.
- Moroni, Esposito, De Lalla. Malattie infettive, VII edizione, Masson, 2008.
Autore
Dr.ssa Giulia Grotto
Medico ChirurgoIscritta all'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Treviso n. 5639