Piede piatto in bambini e adulti: sintomi, plantare e intervento

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Introduzione

Un piede si dice piatto se l’arco plantare è piatto, cioè se tutta la pianta tocca terra quando si sta in posizione eretta.

In alcuni casi l’arco plantare non si sviluppa correttamente durante l’infanzia, in altri il piede può appiattirsi dopo un trauma o a causa dell’usura legata all’invecchiamento.

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Credit: https://it.wikipedia.org/wiki/Pianta_del_piede#/media/File:Piantapiede.png

La parte inferiore di un normale piede adulto mostra una sorta di curvatura verso l’alto, al centro, e questo è chiamato arco plantare. In realtà con un’analisi più attenta possiamo individuare tre archi, la cui funzione è quella di distribuire meglio il peso corporeo sulla piccola superficie di appoggio; gli archi aiutano inoltre a stare in piedi, in equilibrio, a camminare, correre e saltare conferendo grande elasticità e flessibilità al piede. Lo aiutano ad assorbire gli shock fisici durante l’appoggio e a produrre la forza di spinta e la regolazione dell’equilibrio durante il movimento.

Piede piatto

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I piedi piatti sono un disturbo molto diffuso e normalmente privo di complicazioni degne di nota; in alcuni pazienti possono tuttavia

  • generare una sensazione di dolore e di stanchezza al piede
  • contribuire allo sviluppo di problemi delle caviglie e delle ginocchia a causa dell’alterazione del corretto allineamento delle gambe.

La diagnosi è formulata clinicamente durante la visita ma, soprattutto al fine di escludere altre patologie o possibili complicazioni, possono venire prescritti esami di imaging.

Ad oggi si ritiene che, se il paziente non prova dolore, per il piede piatto non sia necessaria alcuna terapia; in presenza di sintomi l’approccio terapeutico prevede numerose possibili opzioni, dalla semplice gestione con automedicazione (ghiaccio, riposo, …) alla chirurgia, che tuttavia è riservata a un un novero estremamente limitato di casi.

Bambini

Quasi tutti i bambini presentano i piedi piatti in giovane età, almeno fino a 6-8 anni circa, per poi iniziare a formare una corretta volta plantare del piede raggiunta entro i 10-12 anni.

In questi casi non è quindi necessario alcun intervento, se non l’accortezza di acquistare scarpe di buona qualità, mentre non sono necessari plantari e supporti specifici (a meno di diverso parere specialistico). Fanno eccezione i bambini che lamentano fastidi o dolore, che vanno ovviamente sottoposti all’attenzione del medico.

Cause

Se è normale che bambini e neonati abbiano i piedi piatti, perché l’arco plantare non si è ancora sviluppato, in alcuni casi non si sviluppa affatto: il piede piatto in età adulta può quindi essere una normale variazione della forma del piede e spesso chi la manifesta non soffre di alcun disturbo.

L’arco plantare, tuttavia, può anche andare incontro ad un appiattimento con il passare del tempo: anni di usura possono indebolire il tendine che si trova all’interno della caviglia e che serve da supporto all’arco.

Ulteriori possibili cause sono:

  • infiammazione e danni del tendine tibiale,
  • allungamento del tendine tibiale, particolarmente comune nelle donne con più di 40 anni (forse a causa dell’uso dei tacchi),
  • danni alle ossa del piede o della caviglia,
  • malattie in grado di colpire articolazioni e tessuti, come l’artrite reumatoide,
  • malattie in grado di colpire i nervi e i muscoli (distrofia muscolare, morbo di Parkinson, …).

Fattori di rischio

Tra i fattori che fanno aumentare il rischio di sviluppare i piedi piatti ricordiamo:

  • obesità (l’eccesso di peso può causare il collasso del tendine),
  • traumi al piede o alla caviglia,
  • invecchiamento,
  • pressione alta (a causa di alterazioni del flusso sanguigno in grado di trasportare le sostante nutritive necessarie ai tendini),
  • diabete (a causa di una progressiva neuropatia),
  • gravidanza (per aumento di peso e azione ormonale),
  • eccesso di pratica della corsa negli anni.

Sintomi

La maggior parte dei pazienti affetti non lamenta alcun fastidio ma, quando presenti, i sintomi più comuni dei piedi piatti sono:

  • dolore, in particolare nella zona del tallone o dell’arco plantare  (ma il dolore può colpire qualsiasi punto del piede);
  • dolore e gonfiore alla caviglia;
  • difficoltà nell’indossare le scarpe
  • modestra sensazione di alterazione dell’equilibrio (soprattutto se viene colpito dal disturbo un unico piede).

Un’alterazione dell’appoggio del piede a terra può inoltre avere come conseguenza la comparsa di dolore a polpaccio, ginocchio, coscia, anca, finanche alla colonna vertebrale; può inoltre costituire un fattore di rischio per lo sviluppo di infiammazioni al tendine d’Achille.

Complicazioni

La complicazione più frequente è una modifica della camminata che, associata a una diversa distribuzione del peso sulla pianta del piede, può essere causa di dolore alle gambe e alla schiena, oltre che altre infiammazioni secondarie (per esempio la fascite plantare).

I pazienti che praticano attività sportiva sono poi più esposti ad infortuni per la perdita della capacità di assorbimento degli urti.

Quando chiamare il medico

I piedi piatti in genere non sono un problema da risolvere, molte persone con questa caratteristica non lamentano sintomi o fastidi e quindi il trattamento non è considerato necessario.

Se tuttavia la presenza dei piedi piatti è associata a

  • dolore a piedi, caviglie, gambe, ginocchia, fianchi o parte inferiore della schiena,
  • iperpronazione (mentre si cammina il piede continua a ruotare dopo l’impatto sul terreno invece di cominciare la fase di spinta),
  • disturbi e fastidi a ossa, muscoli o tessuti connettivi,
  • consumo anomalo ed eccessivamente rapido delle scarpe
  • peggioramento visivo di quanto il piede appaia piatto,
  • comparsa debolezza muscolare, alterazioni della sensibilità o rigidità

il trattamento può diventare utile o addirittura indispensabile.

Se un adulto o un bambino ha male al piede senza una spiegazione (trauma, sforzo, …), è necessario rivolgersi al medico per la formulazione di una diagnosi.

Diagnosi

Inizialmente può essere utile procedere ad un auto-esame, per iniziare a farsi un’idea della situazione; è sufficiente immergere i piedi in una bacinella d’acqua, per poi appoggiarli su una superficie dura e asciutta (cemento, carta sul pavimento, …). L’impronta lasciata dal piede permette di formulare una prima ipotesi, ma è bene ricordare che da sola non ha alcun significato clinico.

Impronta del piede piatto

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In caso di sintomi (dolore o altro) è opportuno rivolgersi allo specialista (ortopedico), che in primo luogo procederà osservando con attenzione il piede mentre il paziente è in posizione eretta e ne studierà la meccanica; potrebbe richiedere di valutare le scarpe, per capire come la camminata consumi la suola.

È possibile procedere allo studio dell’impronta che il piede lascia a terra per definire il tipo di piattismo (esame baropodometrico, ossia una versione più scientifica e precisa di quanto proposto in precedenza).

In caso di dolore severo e/o dubbi sulla diagnosi potrebbe essere necessario ricorrere a esami di imaging:

Cura e terapia

Se i piedi piatti non causano sintomi non è necessario seguire alcuna terapia, anche se è sicuramente utile perdere peso in caso di sovrappeso, anche in ottica di prevenzione.

In caso di dolore o altri sintomi le modalità di approccio sono varie e vengono proposte in base all’entità, alle cause del problema, alle esigenze del paziente, …

Nei casi più lievi potrebbe essere sufficiente indossare scarpe adatte (senza tacchi), in grado di sostenere adeguatamente il piede, evitando sandali e altre calzature simili; in molti casi è utile associare l’uso di plantari appositamente progettati per alleviare la pressione sull’arco del piede piatto. Utile camminare a piedi nudi (o con solo le calze) tutte le volte che è possibile.

Lo stretching può essere particolarmente utile soprattutto in caso di problema al tendine di Achille.

Dopo l’esercizio l’uso di ghiaccio e riposo in caso di dolore è in genere un rimedio particolarmente efficace per accorciare i tempi di recupero, mentre un fisioterapista o un posturologo possono aiutare a impostare una camminata corretta.

Specifici dispositivi ortopedici possono essere prescritti dallo specialista in determinate condizioni, soprattutto in caso di legamento infiammato.

Verrà consigliato di evitare sport come la pallacanestro e attività come la danza, che implicano impatti ripetuti sul pavimento, che possono peggiorare l’infiammazione presente.

Plantari: servono davvero?

Pressoché l’intera comunità scientifica è concorde sul fatto che in assenza di sintomi non sia necessario alcun intervento terapeutico; per quanto riguarda il ricorso a plantari di supporti, l’evidenza dell’efficacia è limitata, per questa ragione è consigliabile evitare il fai da te e rivolgersi invece a medici specialisti in grado di offrire consigli personalizzati sul singolo caso.

I plantari in ogni caso non sono in grado di risolvere un problema di piede piatto, ma possono essere utili a ridurne la sintomatologia associata.

Intervento chirurgico

Per correggere i piedi piatti non si ricorre alla chirurgia. L’intervento chirurgico può però essere eseguito per correggere un problema connesso a questo disturbo come l’usura o la rottura del tendine, o in presenza di problemi ossei.

Questi trattamenti sono presi in considerazione solo nei casi in cui il dolore o il danno al piede sia grave e non sussistano alternative praticabili per i sintomi o le complicazioni causate dai piedi piatti.

Fonti e bibliografia

Le domande più frequenti

Risposte a cura del Dr. Roberto Gindro

Quanto tempo serve per tornare a camminare regolarmente dopo un intervento per piedi piatti?

Il tempo di recupero dopo un intervento chirurgico per correggere i piedi piatti varia in base alla complessità della procedura e alle condizioni individuali. In genere, si prevedono 6-8 settimane di immobilizzazione iniziale con un gesso o un tutore, durante le quali si evitano carichi sul piede operato. Successivamente, si passa gradualmente alla riabilitazione, con esercizi per recuperare forza e mobilità, e si può iniziare a camminare con il supporto di stampelle. Il ritorno a camminare regolarmente e senza ausili può richiedere dai 3 ai 6 mesi.

È normale avere dolore dopo un intervento ai piedi piatti?

Sì, è normale avvertire dolore dopo un intervento ai piedi piatti, specialmente nelle prime settimane, in quanto si sta recuperando da una procedura chirurgica. Tuttavia, se il dolore persiste o aumenta in modo significativo, è fondamentale consultare l'ortopedico per escludere eventuali complicazioni.

È sempre necessario effettuare un intervento chirurgico per correggere i piedi piatti?

Non sempre è necessario un intervento chirurgico per i piedi piatti. La decisione di operarsi dipende da vari fattori, tra cui la gravità del problema, la presenza di sintomi dolorosi e l'efficacia delle terapie conservative. È fondamentale consultare un ortopedico per valutare la situazione e le opzioni terapeutiche disponibili.
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