Ipersonnia: cause, sintomi, pericoli e cura

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Introduzione

“Ipersonnia” è un termine ombrello che raggruppa numerosi disturbi del sonno accomunati da un’eccessiva sonnolenza durante il giorno, oppure da una durata del riposo notturno particolarmente prolungata.

Si tratta di condizioni profondamente differenti dalla semplice stanchezza dovuta alla carenza di sonno o a un riposo di cattiva qualità, perché è ad esempio caratterizzata dalla tendenza ad addormentarsi ripetutamente durante il giorno, spesso in momenti inappropriati come al lavoro o durante un pasto. Questi sonnellini peraltro non forniscono sollievo dai sintomi.

L’ipersonnia può manifestarsi da sola o essere causata da:

I sintomi possono arrivare a comprendere:

  • Difficoltà a svegliarsi
  • Pensiero rallentato
  • Difficoltà di memoria e di linguaggio
  • Ansia
  • Irritabilità
  • Allucinazioni.

La terapia viene valutata caso per caso, combinando farmaci, cambiamenti dello stile di vita (ridurre il consumo di caffeina e/o alcolici, evitare i turni notturni e le attività sociali che ritardano l’ora di andare a dormire, adozione di abitudini regolari, …).

Giovane assonnato alla guida di un'automobile

Shutterstock/Maxim Artemchuk

Cause

Le principali cause di ipersonnia comprendono:

Ipersonnia idiopatica

Qualora non sia possibile individuare una causa a monte, viene diagnosticata ipersonnia idiopatica, definita come condizione caratterizzata da

  • eccessiva sonnolenza diurna,
  • bisogno incontrollabile di dormire con lunghi sonnellini (non ristoratori)
  • e difficoltà a svegliarsi dal sonno nella maggior parte dei casi nonostante una quantità media o più lunga di sonno notturno per almeno tre mesi.

Per definizione le ragioni alla base dello sviluppo non sono chiare, ma tra i fattori associati allo sviluppo sono stati segnalati:

  • bruschi cambiamenti nelle abitudini sonno-veglia,
  • sforzi eccessivi,
  • anestesia generale,
  • infezioni virali,
  • lieve trauma cranico (che di per sé non giustificherebbe alcuna lesione nervosa).

Più recentemente è stato ipotizzato il coinvolgimento di una predisposizione genetica rara.

Sintomi

I pazienti affetti da ipersonnia lamentano principalmente l’eccessiva sonnolenza diurna, differente da una più comune stanchezza perché realmente debilitante; diventa difficile non solo rimanere attenti nel quotidiano, ma anche vigili, a causa del sonno che prende il sopravvento in condizioni inappropriate, anche involontariamente, tanto da interferire con la routine quotidiana.

Spesso l’ipersonnia causa anche vere e proprie difficoltà cognitive (la cosiddetta nebbia cerebrale).

Nel caso di pazienti affetti da ipersonnia idiopatica è inoltre emersa una possibile correlazione con lo sviluppo di sintomi depressivi e una riduzione della qualità di vita, ma questa condizione è caratterizzata anche da un’eccessiva durata

  • del riposo notturno (oltre 10 ore),
  • e della cosiddetta inerzia del sonno, quello stato fisiologico di compromissione delle prestazioni cognitive e senso-motorie che si presenta subito dopo il risveglio (nella fase di transizione dal sonno alla veglia). In altre parole riuscire a svegliarsi è reso estremamente più difficile e lungo.

I pazienti con narcolessia lamentano invece

  • un’eccessiva sonnolenza diurna cronica con o senza cataplessia (rispettivamente tipo I e tipo II); la cataplessia consiste nella perdita transitoria del tono muscolare in risposta a emozioni intense come una risata;
  • allucinazioni mentre si addormentano (allucinazioni ipnagogiche) o durante la veglia (allucinazioni ipnopompiche),
  • paralisi del sonno (incapacità di muoversi immediatamente dopo il risveglio).

Complicazioni

La maggior parte dei pazienti affetti da ipersonnia idiopatica rimane stabile e solo una minoranza (10%) va incontro ad un miglioramento spontaneo.

Più in generale la necessità di sonnellini diurni più lunghi di un’ora sono stati collegati a un tasso più elevato di ictus e sviluppo di pressione alta, ma soprattutto l’eccessiva sonnolenza diurna e i sintomi associati possono esporre il paziente (e chi gli sta accanto) a pericoli, come nel caso di possibili incidenti automobilistici.

Diagnosi

L’ipersonnia è una condizione completamente diversa dalla normale sensazione di stanchezza, anche se molto severa; il paziente che soffre di ipersonnia potrebbe:

  • concedersi regolari sonnellini durante il giorno eppure non sentirsi mai adeguatamente riposati al risveglio,
  • addormentarsi durante il giorno, mentre mangia o parla,
  • dormire eccessivamente a lungo la notte.

Durante la fase di anamnesi (raccolta di informazioni) è importante indagare anche sullo stile di vita del paziente e in particolare sull’abitudine all’uso e consumo di farmaci, alcol e sostanze d’abuso in genere, che potrebbero predisporre allo sviluppo di un’eccessiva sonnolenza diurna.

Lo specialista, in genere un neurologo specializzato in disturbi del sonno, potrebbe richiedere dopo la visita approfondimenti strumentali come la polisonnografia o esami di laboratorio per escludere/confermare altre possibili cause di sonnolenza.

Cura

Quando sia possibile individuare una causa specifica la terapia è ovviamente volta alla risoluzione di questa.

Stile di vita

Migliorare il proprio stile di vita potrebbe non essere sufficiente nel caso di ipersonnia, ma rappresenta comunque la base imprescindibile su cui poggiare qualsiasi terapia a prescindere dalla causa del disturbo. È consigliabile

  • andare a letto alla stessa ora ogni sera
  • evitare alcolici e caffeina
  • creare un ambiente tranquillo per dormire
  • se possibile, evitare farmaci che possono causare sonnolenza
  • evitare di lavorare fino a tarda notte.

Ipersonnia idiopatica

I trattamenti non farmacologici (aumento delle ore di sonno notturno, sonnellini diurni programmati e terapia comportamentale) in genere non si dimostrano efficace, per questo è tipicamente necessario ricorrere alla terapia farmacologica mirata alla promozione della vigilanza che prevede come farmaco di prima scelta il Modafinil; tra gli eventi avversi più frequentemente riportati figurano mal di testa e disturbi gastrointestinali.

Fonti e bibliografia

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