Commozione cerebrale: sintomi, pericoli, cura

Ultima modifica

Introduzione

La commozione cerebrale, meno comunemente indicata come concussione (dal latino concutere/concussus, “tremare, scuotere violentemente”), è una lesione cerebrale di origine traumatica, che può essere causata ad esempio da un urto, un colpo o un evento che costringe ad un rapido movimento prima in avanti e poi indietro del capo, tanto da avere ripercussioni biochimiche a livello cerebrale.

La commozione cerebrale è la più comune lesione cerebrale traumatica; si tratta quindi di una forma lieve di trauma cranico, che comporta tuttavia una temporanea perdita della funzione cerebrale, accompagnata da sintomi di natura fisica, cognitiva ed emotiva.

Seppure non sia in genere pericolosa per la vita (ha un tasso di mortalità pari quasi a zero), può comunque avere pericolose complicazioni.

Schema grafico della concussione

Shutterstock/Pepermpron

Meccanismi fisiopatologici

Sebbene il quadro complessivo non sia ancora stato del tutto chiarito, è dimostrato come il meccanismo fisiopatologico di una commozione cerebrale sia molto complesso; i sintomi acuti sono dovuti principalmente a disturbi funzionali piuttosto veri danni strutturali. L’accelerazione, la decelerazione o la rotazione della testa provocano un danno cellulare acuto, che induce modificazioni biochimiche: ad esempio il rilascio di elettroliti porta a un rilascio di neurotrasmettitori e conseguente disfunzione neurologica.

Sono state descritte anche alterazioni del metabolismo del glucosio capaci di ridurre il flusso sanguigno cerebrale, oltre a disfunzioni mitocondriali (i mitocondri sono le centrali energetiche cellulari).

Sintomi e segni

Il paziente colpito da commozione cerebrale potrebbe lamentare i seguenti sintomi:

Accanto a queste percezioni soggettive possono presentarsi segni obiettivi, è ad esempio possibile osservare che il paziente:

  • non è in grado di ricordare eventi precedenti o immediatamente successivi all’impatto/caduta.
  • sembra stordito
  • appare confuso, insicuro
  • si muove in modo goffo
  • risponde lentamente alle domande che gli vengono poste (tempi di reazione rallentati)
  • sviluppa disturbi del sonno
  • perde conoscenza (anche brevemente).
  • mostra cambiamenti di umore, comportamento o personalità.

Segni e sintomi generalmente si manifestano subito dopo l’infortunio, ma non è strano che alcuni di essi si sviluppino nel tempo, anche ore o addirittura giorni dopo; ad esempio nei primi minuti il soggetto potrebbe apparire semplicemente un po’ confuso e stordito, ma a distanza di qualche ora dimenticare l’accaduto. Per questa ragione è importante continuare a controllare eventuali segni di commozione cerebrale per alcuni giorni dopo l’infortunio.

Si può far dormire un bambino dopo un trauma?

Come spiegato dai medici delle cliniche Mayo:

In assenza di segni suggestivi di un trauma cranico grave, ad esempio il bambino rimane vigile, si muove e risponde normalmente, la lesione è probabilmente lieve e non richiede approfondimenti. In questo caso è possibile consentire al paziente di riposare.

Quando preoccuparsi

Viso con una pupilla più grande dell'altra

Di Radomil talk – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1348100

Qualsiasi sintomo/segno tra quelli elencati, o comunque suggestivi di commozione cerebrale, dovrebbe spingere ad una valutazione medica; si raccomanda di rivolgersi IMMEDIATAMENTE in Pronto Soccorso nel caso in cui si osservi:

  • una pupilla risulti più grande dell’altra
  • severa sonnolenza (letargia) o addirittura impossibilità di rimanere sveglio
  • un mal di testa che peggiora anziché migliorare
  • eloquio confuso (il paziente produce discorsi sconnessi o poco chiari)
  • disturbi della visione/udito
  • occhio nero, pur senza traumi diretti sul volto
  • fuoriuscita di liquido incolore da orecchie o naso
  • sanguinamento dalle orecchie o formazioni di lividi dietro le orecchie
  • debolezza, intorpidimento degli arti o diminuzione della coordinazione
  • vomito o nausea ripetuti
  • convulsioni
  • comportamento insolito, confusione, irrequietezza o agitazione
  • perdita di coscienza, anche breve.

Nel caso di bambini piccoli e neonati costituiscono ragioni sufficienti per rivolgersi in Pronto Soccorso anche un pianto inconsolabile e disinteresse verso il cibo/latte.

Cosa aspettarsi

La maggior parte dei pazienti che sviluppano una commozione cerebrale migliora entro un paio di settimane, anche se in alcuni casi i tempi si allungano, per un mese o più (sindrome post-concussiva).

Tra i fattori in grado allungare i tempi è necessario ricordare che figurano anche:

  • precedenti episodi di commozione cerebrale o altra lesione cerebrale,
  • disturbi neurologici o di salute mentale,
  • difficoltà di apprendimento
  • fattori di stress familiari e sociali.

Tra le possibili complicazioni figurano:

  • Cefalee post-traumatiche: il mal di testa potrebbe persistere per una settimana.
  • Vertigine post-traumatica: le vertigini, o più in generale un senso di instabilità, potrebbe persistere per giorni, settimane o mesi.
  • Sindrome da secondo impatto: raramente, venire esposti ad una seconda commozione cerebrale prima di un pieno recupero dalla precedente, potrebbe innescare un improvviso gonfiore cerebrale che può avere esito fatale, ecco perché è importante evitare qualsiasi attività a rischio in questa fase.

Traumi ripetuti possono aumentare il rischio in età avanzata di insorgenza di demenza, malattia di Parkinson e/o anche depressione (ben conosciuto a questo proposito è ad esempio il caso dei pugili professionisti).

Cosa fare

Al di là delle indicazioni più prettamente mediche, per favorire un pieno recupero da una commozione cerebrale si raccomanda adottare piccole modifiche temporanee anche nelle attività quotidiane, evitando ad esempio le situazioni in cui i sintomi sembrano peggiorare.

Nelle prime 24 ore è opportuno che il soggetto non venga mai lasciato solo.

Nei primi giorni è importante il riposo, anche dal punto di vista mentale, evitando qualsiasi attività fisica e/o intellettualmente impegnativa; può essere utile aumentare le ore di sonno, notturne ed eventualmente con piccoli riposini durante il giorno. Allo stesso tempo un riposo  assoluto, ad esempio restare sdraiati in una stanza buia evitando qualsiasi tipo di stimolo esterno, NON è raccomandabile; più in generale il consiglio è di evitare qualsiasi azione che sembri causare un peggioramento dei sintomi.

Con il miglioramento dei disturbi diventa possibile reintrodurre gradualmente attività più onerose, ma avendo cura di evitare situazioni che

  • espongano al rischio di nuovi incidenti,
  • causino una recrudescenza (ricomparsa) dei sintomi.

Relativamente al ricorso ai farmaci si raccomanda di fare riferimento al proprio medico, ma in genere si preferisce ricorrere al paracetamolo più che agli antinfiammatori tradizionali, per evitare qualsiasi azione in termini di fluidificazione del sangue.

È infine raccomandabile evitare il consumo di alcolici fino a completa guarigione.

Fonti e bibliografia

Articoli Correlati
Articoli in evidenza