Anemia sideroblastica: cause, sintomi e conseguenze

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Introduzione

Anemia è un termine che deriva dal greco e significa “senza sangue” e che da un punto di vista più strettamente medico indica una qualsiasi condizione in cui si verifichi una riduzione della quantità di emoglobina nel sangue (l’emoglobina contiene ferro ed è la molecola che consente ai globuli rossi di trasportare l’ossigeno).

L’anemia sideroblastica è una forma di anemia in cui si verifica un utilizzo difettoso del ferro durante il processo di produzione dei globuli rossi; cause e condizioni per cui questo si verifica sono numerose, ma tutte accomunate dalla presenza di sideroblasti ad anello nel midollo osseo:

  • i sideroblasti sono precursori dei globuli rossi contenenti granuli di ferro liberi anziché racchiusi nell’emoglobina (è una semplificazione, ma sufficiente a spiegare il concetto);
  • in particolare si definiscono ad anello quando il metallo si dispone in una caratteristica forma circolare attorno al nucleo della cellula.

Vale la pena notare che la presenza di sideroblasti di per sé non conduce necessariamente alla diagnosi di anemia sideroblastica, mentre è l’isolamento di sideroblasti ad anello a caratterizzare la malattia.

A differenza dell’anemia da carenza di ferro (anemia sideropenica), indotta da un esaurimento delle riserve del metallo, i pazienti affetti da anemia sideroblastica mostrano livelli di ferro normali o addirittura aumentati, ma sono incapaci di usarlo correttamente nella produzione dell’emoglobina.

L’anemia sideroblastica è il risultato di eritropoiesi anormale durante la produzione di eme e questo può avvenire a causa di difetti genetici (anemia ereditaria) o per condizioni insorte in seguito (anemia acquisita).

Cause

L’anemia sideroblastica è una malattia rara, di cui tuttavia non si conosce con esattezza la diffusione.

Anemia sideroblastica congenita

La forma ereditaria è una malattia genetica causata da mutazioni nei geni coinvolti nella sintesi dell’eme,la molecola interna all’emoglobina responsabile in ultimo del legame con l’ossigeno, oppure in altri delicati passaggi della produzione e maturazione dei globuli rossi.

Tra le meglio comprese figura l’anemia sideroblastica ereditaria (o anemia sideroblastica legata al sesso), una forma appartenente al gruppo delle porfirie; colpisce entrambi i sessi (deve il suo nome al fatto che è conseguenza di una mutazione genetica del cromosoma X, cromosoma sessuale ma presente in entrambi i sessi).

Esistono poi altre forme che coinvolgono mutazioni differenti, sia per posizione sul DNA che in termini di fase coinvolta nel processo di produzione dei globuli rossi.

Anemia sideroblastica acquisita

L’anemia sideroblastica acquisita può a sua volta essere distinta in

  • cause primarie, ovvero legate a disturbi che alterano direttamente la produzione di globuli rossi (tipicamente la sindrome mielodisplastica),
  • cause secondarie, quando conseguenza dell’abuso di alcool, dell’assunzione di farmaci (tra cui antibiotici, ormoni, agenti chelanti del rame e chemioterapia), esposizione a tossine (come il piombo), carenza di vitamina B6 o rame, sviluppo di malattie tumorali.

Alcune forme genetiche possono indurre ad un sovraccarico di ferro nell’organismo, che si concentra nel fegato dove causa gravi lesioni sul lungo periodo (al pari dell’emocromatosi).

Sintomi

I sintomi caratteristici dell’anemia sideroblastica sono in gran parte sovrapponibili a quelli di tutte le forme di anemia e conseguenza dell’inefficienza con cui l’ossigeno viene distribuito nell’organismo:

Complicazioni

La prognosi dell’anemia sideroblastica varia a seconda della causa sottostante:

  • Nell’anemia sideroblastica legata all’X è particolarmente importante un’attenta e costante gestione del paziente per prevenire gravi complicazioni; in questi casi la prognosi è buona, ma richiede periodici follow-up.
  • Nell’anemia sideroblastica acquisita secondaria, la prognosi è buona una volta che i farmaci o le tossine coinvolte vengano sospesi, mentre ovviamente più complicato è il caso di presenza di tumori.

I pazienti affetti da anemia sideroblastica congenita potrebbero sviluppare diabete.

Diagnosi

La diagnosi di certezza dell’anemia sideroblastica si ottiene con la scoperta di sideroblasti ad anello nel midollo osso, sede di produzione dei globuli rossi.

Sideroblasti ad anello nel midollo osseo

Sideroblasti ad anello nel midollo osseo (By Paulo Henrique Orlandi Mourao – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=9024399)

All’emocromo completo, l’esame che consente invece di evidenziare la presenza di una generica anemia e la successiva necessità di caratterizzarne la forma, risultano le seguenti anomalie:

  • volume corpuscolare medio (MCV, la dimensione media dei globuli rossi) basso (salvo alcuni pazienti che possono invece presentare un valore aumentato, segno rispettivamente di micro- e macrocitosi), in genere
    • L’anemia sideroblastica congenita è solitamente un’anemia ipocromica, microcitica.
    • L’anemia sideroblastica acquisita causa invece un’anemia macrocitica
  • emoglobina corpuscolare media (MCHC, una stima della quantità di emoglobina presente in ogni singolo globulo rosso) bassa,
  • larghezza di distribuzione dei globuli rossi (RDW, che stima quanto varia la dimensione in volume dei singoli globuli rossi) alta.

Successive analisi consentono in fine di determinare le cause dell’anemia.

Altri reperti caratteristici potrebbero comprendere:

Nel caso di forme congenite è eventualmente possibile ricorrere a test genetici per caratterizzare con certezza il difetto.

Cura

La gestione dell’anemia sideroblastica dipende dalla gravità, ma in genere il medicinale chiave è la piridossina (vitamina B6).

Per i pazienti con diagnosi di anemia sideroblastica legata all’X (la più comune forma genetica) è stato dimostrato che l’assunzione quotidiana di piridossina per via orale corregge parzialmente o addirittura completamente l’anemia. Per i pazienti che non dovessero rispondere a questa terapia potrebbe essere necessaria una trasfusione di sangue in caso di anemia grave, così da garantire una sufficiente presenza di globuli rossi sani; nel caso di necessità di trasfusioni croniche dev’essere valutata la situazione del ferro, che potrebbe mostrare la tendenza all’accumulo e per questo richiedere quindi una terapia chelante per evitare il sovraccarico di ferro (ad esempio con deferoxamina), od un più invasivo salasso. Si noti che il trattamento del sovraccarico di ferro è molto importante non solo per la prevenzione di complicazioni, ma anche perché si è dimostrata in questo modo una migliore risposta alla piridossina.

Nel caso di forme acquisite secondarie causate da farmaci o tossine note, è ovviamene necessario garantire la sospensione della terapia o evitare l’esposizione alla molecola; questo è sufficiente a garantire un completo recupero funzionale.

In caso di carenza di rame è altresì sufficiente reintegrarlo con l’alimentazione.

I casi acquisiti spesso rispondono ad alte dosi di eritropoietina, mentre in assenza di riscontro positivo si può ricorrere al luspatercept, medicinale che promuove la differenziazione dei precursori dei globuli rossi.

Fonti e bibliografia

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