Introduzione al molibdeno
Il molibdeno è un minerale essenziale che, pur essendo necessario in quantità minime, svolge funzioni cruciali nel nostro organismo.
Il suo nome deriva dal greco “molybdos” che significa “simile al piombo”, poiché in passato veniva spesso confuso con questo elemento. La sua importanza nutrizionale è stata riconosciuta solo nel 1953, quando i ricercatori scoprirono che si trattava di un componente fondamentale di diversi enzimi umani.
Nonostante sia richiesto in quantità estremamente piccole (nell’ordine dei microgrammi), il minerale è indispensabile per il corretto funzionamento di processi metabolici essenziali, in particolare quelli legati alla detossificazione e al metabolismo di alcuni aminoacidi.
La sua carenza, sebbene molto rara nella popolazione generale, può interferire con diverse funzioni fisiologiche.
A cosa serve il molibdeno?

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Il molibdeno agisce principalmente come cofattore enzimatico, ovvero come sostanza che permette ad alcuni enzimi di funzionare correttamente. Un cofattore è una molecola non proteica che si lega a un enzima e ne permette o potenzia l’attività biologica.
Ruoli biologici con evidenze consolidate
- Attivazione di enzimi chiave: Il molibdeno è essenziale per il funzionamento di almeno quattro enzimi nell’organismo umano: la solfito ossidasi, la xantina ossidasi, l’aldeide ossidasi e la mitocondrial amidoxime reducing component (mARC). Questi enzimi partecipano a reazioni di ossido-riduzione, cioè reazioni chimiche in cui avviene un trasferimento di elettroni.
- Metabolismo degli aminoacidi solforati: La solfito ossidasi, in particolare, converte i solfiti (composti potenzialmente tossici) in solfati (meno tossici e facilmente eliminabili). Questo processo è fondamentale per il metabolismo degli aminoacidi contenenti zolfo come la metionina e la cisteina.
- Metabolismo delle purine: La xantina ossidasi è coinvolta nel metabolismo delle purine (componenti del DNA e RNA), convertendo la xantina in acido urico, che viene poi eliminato attraverso l’urina.
- Detossificazione: Contribuisce all’eliminazione di alcune sostanze tossiche e farmaci dall’organismo attraverso l’azione dell’aldeide ossidasi.
Ruoli con evidenze emergenti
- Salute dentale: Alcune ricerche suggeriscono che il molibdeno possa contribuire alla prevenzione della carie dentale, ma le evidenze sono ancora preliminari.
- Metabolismo del ferro: Potrebbe avere un ruolo nel metabolismo del ferro, anche se i meccanismi non sono ancora completamente chiariti.
Ipotesi con evidenze limitate
- Prevenzione dell’anemia: È stato ipotizzato un legame tra il minerale e la prevenzione dell’anemia, ma le evidenze scientifiche sono ancora insufficienti.
- Effetti anticancerogeni: Alcune ricerche preliminari suggeriscono potenziali effetti protettivi contro certi tipi di cancro, ma si tratta di studi in fase iniziale, principalmente su modelli cellulari o animali.
In che alimenti si trova?
Il molibdeno è presente in diversi alimenti, sia di origine vegetale che animale, ma la sua concentrazione negli alimenti dipende fortemente dal contenuto di questo minerale nel suolo in cui crescono le piante.
Fonti alimentari
- Legumi: Fagioli, lenticchie, piselli e ceci sono tra le fonti più ricche di molibdeno.
- Cereali integrali: Grano, avena, orzo e riso integrale contengono quantità significative di questo minerale.
- Frutta a guscio: Noci, nocciole e mandorle sono buone fonti di molibdeno.
- Verdure a foglia verde: Spinaci, cavoli e altre verdure a foglia verde contengono discrete quantità di molibdeno.
- Fegato: Il fegato di manzo è particolarmente ricco di questo minerale.
Consigli pratici per l’assunzione
Per assicurarsi un adeguato apporto è consigliabile:
- Includere regolarmente legumi nella propria alimentazione, alternando tra diversi tipi (fagioli, lenticchie, ceci, …).
- Preferire cereali integrali rispetto a quelli raffinati, poiché la raffinazione riduce significativamente il contenuto di molibdeno.
- Consumare verdure a foglia verde diverse volte alla settimana.
- Variare la propria alimentazione, includendo alimenti di diversa origine, per garantire un apporto equilibrato di tutti i nutrienti, incluso il molibdeno.
La cottura non influisce significativamente sul contenuto di molibdeno negli alimenti.
Carenza
La carenza di molibdeno è estremamente rara negli esseri umani che seguono un’alimentazione variata, poiché il fabbisogno è molto basso e il minerale è ampiamente distribuito negli alimenti, tuttavia esistono alcune situazioni in cui il rischio di carenza può aumentare.
Popolazioni a rischio di carenza
- Persone con nutrizione parenterale totale: I pazienti che ricevono nutrizione per via endovenosa per periodi prolungati, se le soluzioni non sono adeguatamente supplementate.
- Residenti in aree con suoli poveri di molibdeno: In alcune regioni geografiche, il contenuto di minerale nel terreno è naturalmente basso, influenzando il contenuto del minerale negli alimenti locali.
- Persone con disturbi genetici rari: Esistono rare condizioni genetiche che influenzano il metabolismo del minerale, come la carenza di cofattore del molibdeno (MoCo), una malattia ereditaria estremamente rara.
Cause di carenza
- Diete estremamente restrittive o monotone protratte nel tempo.
- Malassorbimento intestinale dovuto a patologie gastrointestinali croniche.
- Interazioni con altri minerali assunti in eccesso (come il rame o il tungsteno) che possono interferire con l’assorbimento del molibdeno.
Sintomi e segni di carenza
I sintomi di carenza di molibdeno sono stati principalmente osservati in casi clinici rari o in studi sperimentali, e includono:
- Tachicardia (aumento della frequenza cardiaca)
- Tachipnea (respirazione accelerata)
- Nausea e vomito
- Irritabilità e alterazioni neurologiche
- Intolleranza agli aminoacidi contenenti zolfo
- Alterazioni del metabolismo delle purine con conseguente riduzione dell’acido urico nelle urine
Conseguenze a lungo termine
Una carenza prolungata di molibdeno, sebbene rarissima, potrebbe teoricamente portare a:
- Danni neurologici dovuti all’accumulo di solfiti tossici
- Alterazioni del metabolismo degli aminoacidi
- Compromissione della funzionalità degli enzimi dipendenti dal molibdeno, con conseguenti disturbi metabolici
Nella carenza congenita di cofattore del molibdeno, una condizione genetica rarissima, si osservano sintomi neurologici gravi come convulsioni intrattabili, disabilità intellettiva e anomalie cerebrali strutturali.
Eccesso e tossicità
La tossicità da molibdeno è estremamente rara negli esseri umani attraverso la sola alimentazione. L’organismo umano è generalmente in grado di regolare l’assorbimento e l’escrezione di questo minerale per mantenere livelli adeguati.
Al contrario, l’assunzione di dosi molto elevate attraverso integratori o esposizione professionale, può causare problemi.
Sintomi di tossicità
- Sintomi simil-gottosi: Livelli eccessivi di molibdeno possono aumentare la produzione di acido urico, causando sintomi simili a quelli della gotta, come dolore e infiammazione articolare.
- Anemia: L’eccesso può interferire con l’assorbimento del rame, portando potenzialmente a forme di anemia.
- Disturbi gastrointestinali: Diarrea, dolore addominale e nausea sono stati riportati in casi di sovradosaggio.
- Disfunzione renale: In casi estremi, l’eccesso di molibdeno può contribuire a problemi renali.
Adeguato apporto
L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha proposto un adeguato apporto per il molibdeno di 65 μg (microgrammi) al giorno per gli adulti.
Avvertenze sull’integrazione
L’integrazione di molibdeno non è generalmente necessaria per la popolazione generale, poiché una dieta equilibrata fornisce quantità adeguate di questo minerale. Gli integratori di molibdeno dovrebbero essere considerati solo in specifiche situazioni cliniche e sempre sotto supervisione medica.
- Non assumere integratori di molibdeno senza una reale necessità dimostrata da analisi cliniche.
- Prestare attenzione agli integratori multivitaminici e multiminerali, che potrebbero contenere molibdeno oltre ad altri nutrienti.
- Le persone con problemi renali dovrebbero consultare un medico prima di assumere qualsiasi integratore contenente il minerale.
- I pazienti con gotta o predisposizione a questa condizione dovrebbero essere particolarmente cauti con l’integrazione di molibdeno, poiché potrebbe influenzare i livelli di acido urico.
Interazioni
Il molibdeno può interagire con diversi nutrienti e farmaci, influenzando il loro assorbimento, metabolismo o efficacia. Queste interazioni sono importanti da considerare, soprattutto per chi assume integratori o segue terapie farmacologiche specifiche.
Interazioni con altri nutrienti
- Rame: Esiste un antagonismo tra molibdeno e rame. Un’assunzione elevata di molibdeno può ridurre l’assorbimento del rame e viceversa. Questo è particolarmente rilevante in ambito zootecnico, ma potrebbe avere implicazioni anche per la salute umana in caso di integrazione eccessiva.
- Zolfo: L’assunzione di elevate quantità di composti contenenti zolfo può aumentare il fabbisogno di molibdeno, poiché quest’ultimo è coinvolto nel metabolismo degli aminoacidi solforati.
- Tungsteno: Il tungsteno può competere con il molibdeno per l’assorbimento e l’utilizzo da parte degli enzimi, potenzialmente interferendo con le funzioni biologiche del molibdeno.
Interazioni con farmaci
- Farmaci antinfiammatori: Alcuni studi suggeriscono che il molibdeno potrebbe interagire con farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), potenzialmente influenzando il loro metabolismo.
- Farmaci per la gotta: Poiché il molibdeno può influenzare i livelli di acido urico attraverso l’attività della xantina ossidasi, potrebbe teoricamente interferire con farmaci utilizzati per trattare la gotta, come l’allopurinolo.
- Antibiotici: Alcuni antibiotici possono alterare l’assorbimento o il metabolismo del molibdeno, sebbene la rilevanza clinica di questa interazione sia generalmente limitata.
Esempi pratici di interazioni significative
Un esempio pratico di interazione rilevante è quello tra molibdeno e rame nei ruminanti. Nelle zone con terreni ricchi di molibdeno, il bestiame può sviluppare carenza di rame se non adeguatamente supplementato, una condizione nota come “molibdenosi”.
Negli esseri umani, un’analoga interazione potrebbe verificarsi in caso di assunzione di integratori di molibdeno ad alto dosaggio per periodi prolungati, potenzialmente compromettendo lo stato del rame.
Per le persone che assumono farmaci per la gotta come l’allopurinolo (che inibisce la xantina ossidasi), l’integrazione di molibdeno potrebbe teoricamente interferire con l’efficacia del trattamento, poiché il molibdeno è un componente essenziale della xantina ossidasi, l’enzima target del farmaco.