Ippocastano (aesculus hippocastanum): proprietà e controindicazioni

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Introduzione

L’ippocastano è un albero originario di alcune parti dell’Europa sudorientale. I suoi frutti contengono semi che ricordano in qualche modo le castagne, ma che tuttavia possiedono un sapore più spiccatamente amaro (vengono spesso indicate come “castagna matta”) e soprattutto contengono composti tossici. Viene anche indicato come castagno d’India, mentre il nome scientifico è Aesculus hippocastanum (il nome fa riferimento all’utilizzo dei frutti come alimento stimolante per i cavalli).

Castagna matta, semi dell'ippocastano

Shutterstock/New Africa

In Italia trova diffusione in tutte le regioni, soprattutto in quelle centro-settentrionali, dalla pianura fino a 1200 metri di altitudine; è presente sia in modo spontaneo che a fini di coltivazione. In alcune regioni è ancora tradizione portare in tasca una “castagna d’india” a prevenzione delle malattie da raffreddamento.

Storicamente l’estratto di semi di ippocastano è stato utilizzato per dolori articolari, disturbi alla vescica e gastrointestinali, febbre, crampi alle gambe e altre condizioni; ad oggi è trova invece applicazione soprattutto nel contrasto all’insufficienza venosa cronica (e per estensione nel trattamento delle emorroidi infiammate), in minor misura per la sindrome dell’intestino irritabile ed infertilità maschile.

Proprietà

Una revisione sistematica prodotta dalla Cochrane del 2012, che ha preso in esame gli esiti di 17 studi, ha concluso che effettivamente l’estratto di semi di ippocastano può migliorare i sintomi sgradevoli dell’insufficienza venosa cronica, in particolare in termini di

  • dolore,
  • gonfiore dell’arto (misurato in termini di volume).

Si ipotizza che possa dare sollievo anche agli disturbi collegati, come

  • prurito,
  • senso di tensione e/o affaticamento (sensazione di gambe pesanti)
  • varici,
  • ulcere.

Il principio attivo più importante responsabile dell’effetto vasotonico è l’escina, che è tuttavia un termine-ombrello utilizzato per raggruppare un insieme di saponine bio-attive in grado di promuovere la sintesi di ossido nitrico endoteliale (a livello dei vasi sanguigni); l’effetto nel complesso probabilmente beneficia anche della presenza di  quercetina e rutina e nell’insieme quello che si ottiene è una riduzione della la permeabilità capillare, a fronte di un aumento di resistenza ed elasticità.

In uno studio l’effetto è risultato addirittura paragonabile a quello ottenuto con l’utilizzo di calze a compressione graduata, anche se di norma sembra preferibile associare i due rimedi piuttosto che usarli in alternativa, ma la quantità di prove disponibili è purtroppo ancora limitata per poter trarre conclusioni definitive.

Sono disponibili in commercio anche formulazioni topiche (creme, gel, …) per l’applicazione cutanea; in molti casi è possibile conservarle in frigorifero per poter beneficiare anche dell’effetto di vasocostrizione conseguente al freddo, e si raccomanda di applicarle sempre con un massaggio che dalla periferia va verso il cuore (ovvero dal basso verso l’alto nel caso delle gambe).

L’EMA ne riconosce anche una potenziale efficacia nel trattamento di lividi ed ematomi.

La letteratura disponibile relativa al trattamento dell’infertilità maschile è ancora più ridotta; in particolare ne è stata studiata l’applicazione in caso di difficoltà da concepimento imputate alla presenza di varicocele (presumibilmente sulla base del fatto che si tratta di una condizione anch’essa relativa a difficoltà di circolazione venosa, proprio come l’insufficienza venosa degli arti inferiori), ma i risultati preliminari non consentono ad oggi valutazioni realistiche sull’efficacia. La stessa identica considerazione può infine essere condotta anche nel caso dell’assunzione volta al trattamento dei disturbi legati alla sindrome del colon irritabile.

Come si usa

Si raccomanda di fare riferimento alle indicazioni presenti sulla confezione del prodotto scelto, ma da un punto di vista generale le indicazioni fornite dall’EMA prevedono i seguenti approcci:

  • Per l’insufficienza venosa cronica il trattamento può essere necessario per almeno 4 settimane prima che i sintomi migliorino.
  • Per piccoli problemi circolatori, se i sintomi di fastidio e pesantezza alle gambe non migliorassero dopo 2 settimane è necessario consultare un medico o un medico specialista (ad esempio un angiologo).
  • Per il trattamento delle contusioni ci si aspetta invece un miglioramento entro 5 giorni.

Uso nei bambini

I medicinali a base di semi di ippocastano dovrebbero essere assunti dagli adulti, mentre è possibile valutare l’utilizzo di formulazioni semisolide (ad esempio creme) per il trattamento dei lividi durante l’adolescenza.

Controindicazioni ed effetti collaterali

I semi (castagne matte), in particolar modo quelli più giovani e freschi, possiedono principi attivi tossici (in forma di saponine, alcaloidi e glucosidi); sebbene non siano pericolosi se manipolati con le mani, causano malessere se mangiati (sono responsabili di periodici episodi di intossicazioni alimentari anche in Italia, quando vengono scambiate per castagne tradizionali) ed in alcuni casi anche sintomi gravi come tremori e mancanza di coordinazione. Per l’utilizzo in campo fitoterapico è quindi necessario affidarsi a produttori di comprovata esperienza che provvedano ad una corretta preparazione (che preveda ad esempio l’eliminazione dell’esculina presente, principio attivo diverso dall’escina).

Gli effetti collaterali legati all’assunzione dell’ippocastano in forma di integratore sono in genere lievi e comunque poco comuni, almeno per quanto riguarda l’utilizzo a breve termine; tra i più comuni si annoverano:

Quando applicata localmente può causare disturbi della cute e reazioni di ipersensibilità (dermatite, rash cutaneo, prurito, …) e non deve essere usata su cute lesa (ferite, abrasioni, …).

Rare le reazioni allergiche gravi.

A causa dell’assenza di prove di sicurezza, per il principio di cautela si preferisce evitarne l’uso/applicazione in gravidanza ed allattamento.

Interazioni con altri farmaci

L’escina è in grado di legarsi alle proteine plasmatiche, ragione per il quale è ipotizzabile che possa alterare il trasporto di alcuni farmaci; la presenza di cumarine antitrombotiche induce alla cautela nei pazienti in terapia anticoagulante.

Si raccomanda inoltre grande prudenza in soggetti affetti da insufficienza renale.

Fonti e bibliografia

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