Cos’è l’alfalfa?
L’alfalfa (Medicago sativa) è una pianta perenne appartenente alla famiglia delle leguminose (Fabaceae, proprio come i legumi più noti come lenticchie e fagioli), ampiamente conosciuta sia come foraggio per il bestiame che per i suoi potenziali benefici per la salute umana.
L’alfalfa è una pianta erbacea perenne con una struttura profonda di radici che può raggiungere fino a 4 metri di profondità. Questo sistema radicale consente alla pianta di accedere a nutrienti presenti a livelli più profondi nel suolo e di resistere a condizioni di siccità.
Coltivata da migliaia di anni, l’alfalfa è nota per il suo alto valore nutritivo e per le sue applicazioni nella medicina tradizionale, ma anche per l’ampio uso come integratore alimentare.
Perché l’erba medica si chiama così?
Anche nota come erba medica, deve questo nome tradizionale dal fatto che, storicamente, è stata ritenuta un’erba particolarmente benefica per la salute degli animali, in particolare per i cavalli e altri animali da allevamento.
In realtà etimologicamente l’espressione “erba medica” deriva dal latino medievale herba medica, che letteralmente significa “erba della Media”, riferendosi alla regione dell’antica Media, situata nell’area dell’attuale Iran.
Greci e i romani la utilizzavano soprattutto come foraggio per il bestiame, in particolare per i cavalli, poiché credevano che ne migliorasse salute e resistenza (probabilmente in virtù dell’apporto nutrizionale).
Che proprietà ha l’erba medica?
I germogli di alfalfa sono comunemente utilizzati anche nell’alimentazione umana. Ricchi di vitamine e minerali, possono essere consumati crudi in insalate o aggiunti ad altri piatti per godere di un elevato apporto di vitamina K e interessanti apporti di vitamina C, alcune vitamine del gruppo B, fosforo e zinco.
L’apporto proteico dei germogli è invece non particolarmente rilevante (4 g ogni 100 g a crudo).
L’erba medica, come altre leguminose, è inoltre una fonte di fitoestrogeni.
A cosa serve l’alfalfa?
L’uso principale dell’alfalfa è come foraggio per animali. Grazie al suo elevato contenuto di proteine e fibre è ideale per l’alimentazione di bovini, ovini, cavalli e altri animali domestici. Viene spesso somministrata sotto forma di fieno o pellets.
Nell’alimentazione umana entra in forma di germogli, mentre in fitoterapia gli integratori di alfalfa sono disponibili principalmente sotto forma di compresse, capsule o polvere, spesso utilizzate come integratore per
- promuovere il benessere generale,
- ridurre i valori di colesterolo,
- migliorare i sintomi della menopausa (grazie al contenuto di fitoestrogeni).
Salute del cuore
Alcuni studi preliminari suggeriscono che l’alfalfa potrebbe contribuire alla salute cardiovascolare, in particolare riducendo i livelli di colesterolo LDL (il cosiddetto “colesterolo cattivo”). Questo effetto potrebbe essere attribuito al contenuto di saponine, che riducono l’assorbimento del colesterolo a livello intestinale.
È tuttavia importante notare che, per ora, la maggior parte di queste evidenze proviene da studi su animali e ulteriori ricerche sugli esseri umani sono necessarie per confermare questi effetti.
Salute Ossea
Grazie al suo elevato contenuto di vitamina K, essenziale per la sintesi delle proteine coinvolte nella mineralizzazione delle ossa, l’alfalfa potrebbe giocare un ruolo nella prevenzione dell’osteoporosi, in particolare nelle donne in post-menopausa.
Rischi ed effetti collaterali
Nonostante i numerosi potenziali benefici, l’uso dell’alfalfa può presentare alcuni rischi, che possiamo distinguere in due diverse categorie.
Germogli a uso alimentare
I germogli di alfalfa, ampiamente utilizzati per il loro elevato valore nutritivo, rappresentano tuttavia un rischio significativo di contaminazione microbiologica, in particolare da batteri patogeni come Escherichia coli e Salmonella.
Questo rischio è dovuto principalmente alle condizioni di crescita dei germogli, che richiedono un ambiente caldo e umido, ideale non solo per la germinazione dei semi, ma anche per la proliferazione di batteri.
I semi di alfalfa possono essere contaminati da batteri durante la fase di coltivazione o raccolta e, poiché i germogli sono spesso consumati crudi o minimamente trattati, i patogeni presenti possono sopravvivere e causare malattie di origine alimentare.
Per ridurre il rischio, è fondamentale che i semi vengano coltivati in condizioni igieniche ottimali e che vengano seguite rigorose misure di sicurezza alimentare durante la produzione e la manipolazione. Alcuni metodi di prevenzione includono l’uso di semi trattati con metodi di disinfezione certificati e il lavaggio accurato dei germogli prima del consumo.
Nonostante questi accorgimenti, gli individui con un sistema immunitario compromesso, come gli anziani, i bambini piccoli o le donne in gravidanza, dovrebbero considerare l’evitare il consumo di germogli crudi per minimizzare il rischio di infezioni gravi.
Si raccomanda prudenza anche in caso di consumo prolungato e sistematico dei germogli di alfalfa; il consumo in porzioni abbondanti e ripetuto induce alcuni autori alla cautela, suggerendo la possibilità di sviluppare gli stessi effetti collaterali degli integratori.
Integratori
Gli integratori si alfalfa sono considerati ragionevolmente sicuri, ma come tutti i farmaci/integratori potrebbero causare effetti collaterali:
- Malattie autoimmuni: L’alfalfa contiene L-canavanina, un amminoacido non proteico che in alcuni studi è stato associato all’esacerbazione di malattie autoimmuni, come il lupus eritematoso sistemico. Le persone con malattie autoimmuni dovrebbero evitare il consumo di alfalfa o consultare un medico prima di utilizzarla.
- Interferenza con farmaci anticoagulanti: L’alfalfa è ricca di vitamina K, che può interferire con i farmaci anticoagulanti come il warfarin. Le persone che assumono questi farmaci devono fare attenzione a non consumare grandi quantità di alfalfa senza supervisione medica, poiché potrebbe ridurre l’efficacia del farmaco e aumentare il rischio di trombosi.
- Effetti estrogenici: Alcuni studi hanno suggerito che l’alfalfa potrebbe avere effetti simili agli estrogeni, il che potrebbe rappresentare un rischio per persone con una storia di tumori ormono-dipendenti, come il cancro al seno. Tuttavia, questo effetto non è stato ben documentato e necessita di ulteriori ricerche (ad esempio per la soia, che presenta sostanze simili, il rischio è stato smentito).
- Interazioni: Si raccomanda prudenza anche in caso di assunzione di:
- Pillola anticoncezionale
- Estrogeni
- Farmaci antidiabetici
- Immunosoppressori
- Farmaci fotosensibilizzanti
Autore
Dr. Roberto Gindro
DivulgatoreLaurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.