Cos’è l’acido urico
L’acido urico è una sostanza prodotta dal metabolismo delle purine, molecole che fanno parte della struttura base di molecole indispensabili alla vita, come come il DNA ed importanti coenzimi.
Non solo è quindi normale che nell’organismo ci siano purine all’interno delle cellule, ma siamo anche in grado di produrcele in caso di necessità; a fianco di queste ci sono poi le purine introdotte con la dieta e vederemo meglio tra poco le fonti che ne sono più ricche.
Le purine che derivano dal normale ricambio cellulare, nonché una parte di quelle introdotte con la dieta, vengono ovviamente riutilizzate, ma la gran parte di quelle alimentari vengono metabolizzate, trasformate in acido urico per essere eliminate, principalmente attraverso le urine ed in minor misura passando nel tratto gastrointestinale, dove viene degradato dai batteri presenti.
Vale la pena notare che negli ultimi anni è peraltro emerso un ruolo dell’acido urico come antiossidante, ma solo se a concentrazioni normali, quindi come si dice, non tutti i mali vengono per nuocere.
Analisi dell’uricemia: i valori normali
La concentrazione di acido urico nel sangue prende il nome di uricemia e si considerano valori normali quelli compresi tra
- 3.7-8.0 mg/dL negli uomini,
- tra 2.7-6.1 mg/dL nelle donne,
ma come sempre si osservano piccole variazioni negli intervalli di riferimento tra un laboratorio e l’altro.
Più importante è invece comprendere cosa accade quando i livelli sono troppo alti e per farlo è necessario introdurre il concetto di saturazione; immagina di prendere un bicchiere di acqua ed iniziare ad aggiungere sale:
- Aggiungi un cucchiaino di sale e giri fino a scioglierlo tutto.
- Poi ne aggiungi un secondo e giri fino a scioglierlo e ripeti ancora e ancora.
Arriverai ad un certo punto in cui non sarai più in grado di sciogliere ulteriore sale, per quanto tu possa sforzarti a girare: quello che hai di fronte è una soluzione satura di sale, ovvero contenente la massima quantità possibile di sale disciolto. Ogni ulteriore aggiunta andrebbe inevitabilmente a depositarsi sul fondo.
Il rischio di avere troppo acido urico nel sangue è proprio questo, vederlo precipitare in forma di piccoli cristalli, che sono all’origine del dolore tipico della gotta, una malattia caratterizzata proprio da valori troppo alti di acido urico nel sangue, ma anche in alcuni casi di calcoli renali, sempre per lo stesso principio. Interessante notare che questo fenomeno avviene solo nell’uomo e negli ominidi in genere, con poche altre eccezioni, in quanto animali privi della capacità di degradare ulteriormente l’acido urico.
Dal punto di vista della terminologia si parla di ipouricemia per valori al di sotto di quelli considerati normali, iperuricemia per valori superiori.
Quindi si sviluppano dolorosi cristalli quando i valori superano quelli di riferimento?
In realtà non proprio, esistono ancora aspetti poco chiari, legati all’osservazione di soggetti che pur con valori altissimi sono in realtà in perfetta forma, così come altri che con valori appena oltre la norma, o magari addirittura normali, lamentano attacchi acuti di gotta anche molto severi.
Per tutte queste ragioni il dibattito sui corretti valori normali è ancora aperto, anche perché di fatto nella popolazione sana si osserva un ampio ventaglio di concentrazioni, con continue variazioni nell’arco ad esempio della stessa giornata.
Uricemia alta: sintomi e cause
Quando presenti, i sintomi tipici della gotta consistono in dolori articolari molto intensi, che spesso compaiono improvvisamente di notte; in genere il primo episodio riguarda l’alluce (il ditone del piede), ma di fatto può interessare qualunque articolazione, come ad esempio caviglie, ginocchia, gomiti, polsi e anche dita. Si tratta di un dolore che spesso è più severo nelle prime 4-12 ore, per poi ridursi leggermente ma persistere comunque per giorni o settimane. L’articolazione appare gonfia ed arrossata, calda al tatto, spesso anche con difficoltà a muoverla.
Se questa è la conseguenza più nota e probabile, un eccesso di acido urico nel sangue può causare anche la formazione di dolorosi calcoli renali e addirittura insufficienza renale; poiché tuttavia nella maggior parte dei pazienti che mostrino valori alti la causa è una difficoltà da parte del rene di eliminare l’acido urico, siamo di fronte ad un rapporto in cui causa ed effetto potrebbero quindi non essere sempre così definiti.
Più in generale i fattori in grado di determinare un rallentamento nei processo di smaltimento dell’acido urico e/o un suo progressivo accumulo comprendono
- predisposizione genetica,
- sovrappeso,
- diabete ed altre malattie croniche come la sindrome metabolica,
- psoriasi ed ipotiroidismo,
- assunzione di farmaci diuretici,
- chemio e radioterapia, oltre ad alcune forme di tumore,
- ed ovviamente la dieta, ma probabilmente con un impatto che può essere meno rilevante di quanto si pensasse una volta.
È importante tuttavia ribadire che livelli elevati non significano necessariamente lo sviluppo di disturbi, ma solo un aumento del rischio; allo stesso tempo un valore elevato oggi, privo di sintomi, non consente di escluderne lo sviluppo domani, si tratta quindi di manifestazioni scarsamente prevedibili, perché influenzate anche da altri fattori come stile di vita e dieta, od innescate per cause ancora poco chiare da eventi come traumi ed interventi chirurgici.
Cosa (non) mangiare
Secondo alcuni autori le cause dietetiche rendono conto di circa un caso su 10 di gotta sintomatica, ovvero della manifestazione di sintomi; i principali responsabili sembrano essere
- alcolici, più il vino della birra,
- bevande dolci e più in generale fonti alimentari di fruttosio aggiunto, quindi frutta esclusa,
- carni
- e frutti di mare.
Tra gli alimenti più ricchi di purine, quindi potenzialmente responsabili della produzione di grandi quantità di acido urico, spiccano acciughe essiccate, gamberi, frattaglie e selvaggina. Mi fa piacere ricordare invece che gli alimenti vegetali ricchi di purine non hanno dimostrato di essere ugualmente responsabili di un aumento del rischio di attacchi di gotta, così come la quantità totale di proteine nella dieta.
L’attività fisica regolare, un peso corretto, latticini a basso contenuto di grassi e, in misura minore, anche il caffè e la vitamina C sembrano invece ridurre il rischio di gotta.
Mettendo assieme tutti questi fattori, senza dimenticare che le malattia cardiometaboliche rappresentano un importante fattore di rischio, non è difficile individuare la solita dieta mediterranea come modello ottimale non solo per prevenire, ma anche per chi dovesse già soffrire di uricemia alta, senza dimenticare l’importanza fondamentale di attività fisica e peso corporeo.
Consumare abbondanti quantità di frutta, verdura e cereali integrali, che forniscono carboidrati sani in forma complessa dovrebbe essere la base di ogni dieta sana; i legumi sono fonti proteiche perfettamente complementari ai cereali, con i derivati animali da ridurre ad un consumo occasionale. Da limitare, o meglio ancora evitare in caso di diagnosi, gli alcolici.
Riguardo al peso, come diciamo spesso, anche solo un piccolo miglioramento è sempre meglio di nessun miglioramento.
Per approfondire ti segnalo comunque l’articolo dedicato alla dieta per la gotta.
Uricemia bassa
Il riscontro di ipouricemia, ovvero valori troppo bassi, è un’eventualità decisamente più rara e spesso nemmeno preoccupante, ma che tuttavia può avere numerose cause, tra cui i più rilevanti sono
- carenza di zinco nella dieta
- effetto collaterale di alcuni farmaci.
Fonti e bibliografia
Autore
Dr. Roberto Gindro
laureato in Farmacia, PhD.Laurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.