I linfonodi, piccole strutture a forma di fagiolo distribuite lungo il sistema linfatico, hanno la funzione di filtrare la linfa e combattere le infezioni. Quando percepiscono la presenza di un’infezione o di altre minacce (come cellule tumorali), i linfonodi possono gonfiarsi e aumentare di volume, in un fenomeno noto come linfadenopatia. Questo segnale non è solo indice di un’attività immunitaria in corso, ma rappresenta anche un indicatore diagnostico di grande valore per i medici.
È esperienza comune che nella maggior parte dei casi si tratta di infezioni passeggere e di scarsa preoccupazione, ma è comunque possibile che nonostante questo i linfonodi possano restare gonfi a lungo termine o addirittura in modo permanente?
Perché i linfonodi si gonfiano?
I linfonodi possono ingrossarsi per molteplici ragioni, tra cui:
- Infezioni: La causa più comune di linfonodi ingrossati sono le infezioni, sia virali (dalle più banali come i raffreddori, a più serie come mononucleosi e HIV), sia batteriche (tonsilliti, faringiti) o fungine. In questi casi, il gonfiore tende a risolversi una volta debellata l’infezione.
- Malattie infiammatorie e autoimmuni: Patologie come l’artrite reumatoide e il lupus eritematoso sistemico possono causare un’infiammazione cronica dei linfonodi, che possono rimanere gonfi anche per lunghi periodi.
- Neoplasie: Linfomi, leucemie e metastasi di tumori solidi sono cause gravi di linfonodi ingrossati. In questi casi, il linfonodo può restare gonfio per un lungo periodo e non ridursi finché non viene trattata la malattia di base.
- Altre cause: I linfonodi possono ingrossarsi anche in risposta a farmaci, vaccini o per cause idiopatiche (cioè sconosciute).
Quanto dura il gonfiore dei linfonodi?
Nella maggior parte dei casi i linfonodi ingrossati tornano alle dimensioni normali dopo pochi giorni, settimane o mesi, a seconda della causa. Per esempio, in seguito a un’infezione virale comune, il gonfiore può durare dalle due alle quattro settimane.
In alcuni contesti clinici il gonfiore può tuttavia persistere molto più a lungo, o addirittura diventare permanente. Questo fenomeno può verificarsi principalmente per due motivi:
- Fibrosi e cicatrici linfonodali: Se l’infiammazione linfonodale è particolarmente intensa o prolungata, il tessuto del linfonodo può sviluppare fibrosi. Questo fenomeno avviene quando il tessuto linfoide viene sostituito da tessuto cicatriziale non funzionale. Un linfonodo fibrotico può rimanere ingrossato permanentemente, pur non rappresentando più un segno di attiva malattia.
- Calcificazione: È un processo in cui si accumulano depositi di calcio nei tessuti, spesso in risposta a danni o infiammazione cronica. Le calcificazioni possono avvenire in vari tessuti, inclusi i linfonodi, e talvolta si associano a tessuti fibrotici o cicatriziali. A livello linfonodale questo può avvenire per varie ragioni, ma generalmente si tratta di esiti di condizione cronica o a lungo termine che colpisce il linfonodo, come ad esempio:
- Infiammazione cronica: un’infiammazione di lunga durata o infezioni croniche possono portare a depositi di calcio nel tempo.
- Granulomi: si tratta di raccolte di cellule immunitarie. Alcune infezioni possono causare la calcificazione dei granulomi.
- Infezioni guarite: la calcificazione può verificarsi nei linfonodi guariti dopo un’infezione. Questo è il risultato del tentativo del corpo di riparare e chiudere il tessuto interessato.
- Tumori: alcuni tipi di tumori possono causare calcificazione.
- Invecchiamento: con l’avanzare dell’età, la calcificazione può verificarsi naturalmente nel tessuto, compresi i linfonodi.
- Infiltrazioni croniche o residui patologici: In caso di patologie linfoproliferative (come i linfomi) o di tumori che metastatizzano nei linfonodi, questi possono rimanere ingrossati a causa di infiltrazioni di cellule neoplastiche, che non scompaiono senza un trattamento specifico.
Quando preoccuparsi?
Sebbene la maggior parte dei linfonodi ingrossati siano benigni e transitori, ci sono alcuni segnali che richiedono un’attenzione particolare:
- Gonfiore che dura più di 4-6 settimane.
- Linfonodi duri, fissi e non dolorosi.
- Ingrandimento progressivo.
- Gonfiore accompagnato da sintomi sistemici come
In presenza di uno o più di questi segni, è necessario consultare un medico per una valutazione approfondita e, se indicato, eseguire esami diagnostici mirati.
Quali esami sono indicati?
Gli esami di approfondimento variano a seconda della sospetta causa. Tra quelli più comunemente prescritti:
- Esami ematici: Valutazione dell’emocromo, VES, proteina C reattiva (PCR) ed eventuali marcatori tumorali.
- Ecografia linfonodale: Permette di valutare la dimensione, la struttura e le caratteristiche del linfonodo.
- Biopsia linfonodale: Se un linfonodo resta ingrossato per più di 6 settimane o presenta caratteristiche sospette, è spesso necessario prelevarne un campione per l’analisi istologica, al fine di escludere patologie maligne.
- Tomografia computerizzata (TC) o risonanza magnetica (RM): Utili in casi complessi o quando si sospetta una patologia diffusa.
Quando il linfonodo ingrossato non rappresenta più un problema?
Ci sono casi in cui, anche se un linfonodo resta gonfio a lungo, non costituisce una minaccia. Questo avviene quando:
- Il linfonodo è fibrotico: Il tessuto cicatriziale non comporta rischi per la salute.
- Il linfonodo non presenta segni di crescita progressiva: Se rimane stabile per mesi o anni senza altre anomalie, può essere considerato un “residuo benigno”.
- Non sono presenti altri segni clinici rilevanti: In assenza di sintomi sistemici, febbre o dolore, un linfonodo gonfio può semplicemente far parte della storia clinica di un individuo.
La risposta è quindi affermativa, i linfonodi possono rimanere gonfi per lunghi periodi o addirittura in modo permanente, a seconda delle cause e delle caratteristiche del gonfiore.
Autore
Dr. Roberto Gindro
DivulgatoreLaurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.