Introduzione
Reflusso gastroesofageo è un termine medico che indica la risalita del contenuto dello stomaco nell’esofago, il canale che collega gola a stomaco.
Tanto negli adulti quanto nei bambini, qualche episodio quotidiano di reflusso è del tutto fisiologico (normale), ma quando eccessivamente frequente da provocare fastidi e/o così severo da coinvolgere anche la bocca può diventare un problema.
La maggior parte dei neonati sviluppa brevi episodi di rigurgito durante i quali si nota il latte fuoriuscire dalla bocca o addirittura dal naso, magari in conseguenza di un’eruttazione (ruttino), ma questo reflusso non complicato in genere
- non infastidisce il bambino,
- ha un basso rischio di complicanze a lungo termine
- e di solito non richiede trattamento.
Al contrario, in alcuni neonati il reflusso gastroesofageo provoca complicazioni, come un rallentato aumento di peso, episodi ricorrenti di polmonite e la comparsa di sangue nel rigurgio.
In questi casi sussistono le condizioni per diagnosticare una malattia da reflusso gastroesofageo (GERD) che richiede di essere attivamente curata.

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Cause
Un po’ di reflusso ed occasionali episodi di rigurgito sono evenienze molto comuni nei neonati: come ogni mamma ben sa il rigurgito può verificarsi una o più volte al giorno ed è più comune nei bambini di età inferiore ai 6 mesi (circa il 70-85% dei bambini sviluppa rigurgiti quotidianamente all’età di 2 mesi), mentre tende a sfumare e poi risolversi entro i 12-14 mesi.
Nei primi 6 mesi di vita i neonati trascorrono gran parte del loro tempo sdraiati, non hanno un esofago completamente sviluppato né uno sfintere esofageo funzionante (la valvola che separa esofago da stomaco). Consumano pasti liquidi e, anche per questo, abbondanti in termini di rapporto alle loro dimensioni rispetto al loro corpo dimensioni. Questi fattori rendono più probabile che il contenuto dello stomaco tenda a risalire nell’esofago.
Con la crescita l’esofago si allunga e l’angolo tra lo stomaco e l’esofago cambia, cambiamenti che tendono a ridurre naturalmente la frequenza degli episodi di reflusso.
Parlando invece di malattia da reflusso gastroesofageo, sebbene qualunque bambino possa svilupparla, è sicuramente più comune nei neonati prematuri, oltre che in piccoli pazienti affetti da condizioni di salute che riguardino
- stomaco ed esofago (ad esempio ernia iatale a atresia esofagea),
- sistema nervoso (ad esempio paralisi cerebrale)
- polmoni (ad esempio fibrosi cistica).
Sintomi
Nei neonati il reflusso gastroesofageo provoca comunemente rigurgiti, ovvero la comparsa del contenuto dello stomaco (tipicamente latte) fino in bocca, ma questo NON è di per sé indicativo di una patologia in corso, a meno di non essere particolarmente frequente.
Sintomi che meritano invece fin da subito maggior attenzione sono:
- frequenti episodi di vomito
- inarcamento della schiena e movimenti anomali di collo e mento (suggestivi di dolore)
- episodi di soffocamento e/o problemi di deglutizione
- irritabilità, in particolare quando si verifica in concomitanza al rigurgito
- perdita di appetito e rifiuto del cibo
- tosse
- inadeguato aumento di peso.
Quando rivolgersi al medico
Si raccomanda di rivolgersi al pediatra per qualsiasi dubbio, ma soprattutto in presenza di uno dei sintomi descritti poco sopra; aumenta l’urgenza nel caso di:
- pianto frequente e continuo ed elevata irritabilità (può essere difficile valutare la presenza e l’entità del dolore, ma in generale un neonato che sia facilmente consolabile o che possa essere distratto in genere non preoccupa)
- ritardo di crescita
- problemi respiratori
- difficoltà a deglutire
- segni di sanguinamento nel tratto digestivo, come
- vomito con sangue (o di colore scuro)
- sanguinamento rettale o feci con sangue
- segni di disidratazione, come pannolini asciutti e pianto senza lacrime
- vomito frequente e abbondante, eventualmente con tracce di bile (colore giallastro o verde).
Molti genitori temono che il reflusso sia la causa dell’irritabilità o della difficoltà a dormire del loro bambino, tuttavia è stato dimostrato che il reflusso in genere non causa dolore (confermato dal fatto che i farmaci per ridurre l’acidità di stomaco non migliorano l’irritabilità del piccolo paziente).
Irritabilità e difficoltà a dormire sono disturbi che possono essere correlati a una nutrita serie di condizioni.
I neonati che vomitano frequentemente, ma che
- si nutrono bene,
- aumentano di peso normalmente,
- non sono insolitamente irritabili
sono generalmente considerati affetti da reflusso “non complicato”, condizione che non richiede terapia (a meno di diverso parere medico).
Pericoli e complicazioni
La prognosi è ottima nella maggior parte dei casi, che vengono ormai riconosciuti e trattati come necessario; i neonati affetti da gravi forme di reflusso trascurate possono sviluppare complicazioni come:
- Esofagite, un’infiammazione dell’esofago. L’esofagite può causare ulcere nel rivestimento dell’esofago e sanguinamento. Un’esofagite cronica può aumentare la possibilità di sviluppare stenosi esofagea (un restringimento del canale) e l’esofago di Barrett.
- Crescita insufficiente: il malessere causato dalla condizione può rendere difficile un’adeguata alimentazione, che si trasforma di un ritardo di crescita o perdita di peso.
- Complicazioni extra-esofagee: alcuni bambini sviluppano sintomi e condizioni che vanno anche al di là dell’esofago, come ad esempio:
- laringite, responsabile anche di perdita della voce,
- respiro sibilante,
- episodi di polmonite.
Diagnosi
Nella maggior parte dei casi i pediatri diagnosticano il reflusso gastroesofageo (GER) e la malattia da reflusso gastroesofageo (GERD) su base clinica, ovvero valutando i sintomi e quanto descritto dai genitori (anamnesi).
Prima di prescrivere esami di approfondimento si tenta in genere un intervento mediante modifica dello stile di vita ed eventualmente la prescrizione id farmaci.
Nei casi dubbi, o in assenza di risposta alla terapia, è possibile ricorrere a:
- Gastroscopia, un esame invasivo in cui si introduce un endoscopio, un tubicino flessibile dotato di telecamera, per valutare visivamente il rivestimento del tratto gastrointestinale superiore (esofago, stomaco e duodeno)
- Monitoraggio del pH esofageo, esame in grado di rilevare il reflusso acido nell’esofago. Anche in questo caso è richiesta l’introduzione di un piccolo catetere attraverso il naso, che verrà poi guidato fin nell’esofago.
- Pasto baritato, che consiste in una sorta di radiografia per visualizzare la struttura del tratto gastrointestinale.
Cura
La maggior parte dei neonati e dei bambini con reflusso non complicato NON ha bisogno di terapia; i sintomi in genere migliorano spontaneamente attorno all’anno di vita.
Nei casi in cui sia necessario intervenire il primo approccio consiste nella modifica dello stile di vita:
- evitare di esporre il neonato al fumo passivo
- tenere il bambino in posizione eretta per 20 o 30 minuti dopo la poppata, per favorire una fisiologica eruttazione dopo i pasti, prima di coricare il neonato
- modificare la dieta del bambino (vedi dopo).
Tra i farmaci disponibili si ricorre in genere agli inibitori della pompa protonica (PPI) o agli anti-H2, anche se con il ritiro della ranitidina il ricorso a questa classe di farmaci è stato almeno in parte ridimensionato. Sono poi numerosi gli integratori in commercio con questa indicazione, in genere capaci di formare una sorta di velo al di sopra del contenuto dello stomaco per ridurne la probabilità di risalita (ad esempio a base di alginato di magnesio.
Il ricorso alla chirurgica è limitato a rari casi selezionati.
Dieta: cosa mangiare?
Si raccomanda di valutare con il pediatra qualsiasi modifica alla dieta.
A seconda dell’età e dei sintomi si consiglia di:
- evitare di eccedere con le quantità (qualora sia allattato con formula) e provare ad offrire poppate più piccole e più frequenti (nel caso di allattamento al seno proseguire con l’allattamento a richiesta);
- a partire dallo svezzamento è possibile provare ad addensare il cibo offerto, ad esempio mediante cereali (attenersi alle indicazioni mediche per evitare pasti sbilanciati)
- eliminare le proteine del latte vaccino (soprattutto qualora esiste il dubbio di allergia al latte, condizione con sintomi in parte sovrapponibili al reflusso), nel caso di allattamento al seno è la madre a dover evitare latte e latticini.
Fonti e bibliografia
Autore
Dr. Roberto Gindro
laureato in Farmacia, PhD.Laurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.