Introduzione
Le piodermiti sono infezioni cutanee causate da batteri piogeni, solitamente Gram positivi come stafilococchi e streptococchi, capaci di provocare reazioni infiammatorie con fuoriuscita di pus.
Si distinguono per il livello di profondità della cute in cui si verifica il processo infettivo e la loro gravità è variabile.
Le piodermiti che interessano l’epidermide (strato più superficiale della cute) sono
- l’impetigine,
- il patereccio
- e la follicolite;
quelle che interessano il derma (lo strato di cute subito sotto l’epidermide) sono
le piodermiti profonde (che interessano l’ipoderma) sono
- il flemmone
- e la fascite necrotizzante.
Verranno discusse nel seguente articolo l’impetigine, la follicolite ed il patereccio. Per l’erisipela e l’idrosadenite suppurativa si rimanda ai rispettivi articoli, così come le piodermiti profonde che meritano, infine, un trattamento a parte.
Causa e fattori di rischio
Le piodermiti sono causate da batteri (chiamati “cocchi” poiché hanno una forma sferica) Gram positivi:
- Staphylococcus aureus,
- Streptococcus pyogenes,
- Haemophilus influenzae.
In particolare S. aureus è un normale componente della flora intestinale umana e può essere isolato dal rinofaringe e dalla cute, specialmente nella regione perineale e nelle narici nasali, nel 30-50% dei soggetti.
Fattori favorenti lo sviluppo d’infezione sono
- gli interventi chirurgici,
- i traumi anche superficiali (ad esempio la depilazione a strappo o con il rasoio è un fattore favorente le follicoliti),
- il contatto con la terra o la sabbia del mare,
- il clima caldo-umido,
- la presenza di lesioni essudanti, in particolare l’eczema della dermatite atopica.
La contagiosità, specialmente per l’impetigine, è notevole, ma si manifesta soprattutto in famiglia, nelle comunità scolastiche ed in altre condizioni di promiscuità.
Sintomi
Impetigine
Si distinguono una forma bollosa, causata prevalentemente da stafilococchi, ed una non bollosa, causata da streptococchi ed altri germi.
La forma bollosa è caratterizzata da lesioni rilevate cutanee di dimensioni superiori a 0.5 cm di diametro a contenuto liquido limpido (bolle); la forma non bollosa, che rappresenta il 70% di tutte le impetigini, si caratterizza per delle piccole lesioni cutanee rilevate di dimensioni inferiori a 0.5 cm di diametro a contenuto liquido limpido (vescicole).
Sia le bolle che le vescicole sono circondate da un alone arrossato (eritematoso) ed alla loro rottura fa seguito un’essudazione (fuoriuscita di materiale purulento) che poi si indurisce formando delle croste giallastre.
Le aree corporee maggiormente colpite sono
- il volto, gli arti,
- il tronco,
- le zone attorno agli orifizi (cavo orale, narici, regione anale).
Nella forma bollosa possono essere interessati anche i palmi delle mani e le piante dei piedi, che sono invece risparmiati nella forma non bollosa. Inoltre le zone di cute infestate dall’acaro della scabbia o affette da dermatite atopica sono facilmente impetiginizzate.
Patereccio
Il patereccio è un’infezione stafilococcica della piega ungueale (unghia), solitamente secondaria a piccoli traumi locali.
La cute intorno all’unghia diventa eritematosa (arrossata), gonfia (edematosa) e dolente e dalla sacca di pus che si viene a formare può fuoriuscire materiale purulento.
Follicolite
La follicolite si manifesta con lesioni rilevate cutanee a contenuto liquido purulento (pustole), in assenza di vescicole-bolle, localizzate attorno allo sbocco di un follicolo pilifero e quindi centrate da un pelo.
Le aree cutanee interessate sono
- la barba,
- il cuoio capelluto,
- gli arti.
Nelle donne che praticano la depilazione a strappo o con il rasoio si possono verificare, di solito in estate, follicoliti estese a tutto l’arto inferiore.
Diagnosi
La diagnosi si basa sull’esame clinico.
L’impetigine deve essere distinta dalle malattie bollose autoimmuni, che tuttavia sono rare nell’infanzia, e dalle pustolosi amicrobiche come la psoriasi, condizioni in cui il liquido contenuto nelle bolle è limpido e sterile.
Prognosi e complicazioni
Una complicazione frequente delle piodermiti è la disseminazione dei germi attraverso le mani, con conseguente autoinoculazione di S. aureus in altre aree corporee.
Complicazioni temibili sono
- la sindrome da shock tossico da stafilococchi,
- la necrolisi epidermica stafilococcica
- e la sindrome shock tossico simile da streptococchi.
Si tratta di sindromi rare ma importanti, perché potenzialmente fatali, dovute alla liberazione di tossine batteriche che inducono manifestazioni di carattere generale (febbre elevata, vomito, diarrea, dolori muscolari e articolari), con danno a carico di organi interni (gli shock tossici) ed eruzioni cutanee con macule e papule eritematose e bolle.
La prognosi per le infezioni non complicate dall’interessamento degli organi interni è buona, specialmente se la diagnosi ed il trattamento sono tempestivi.
Le sindromi dovute alla liberazione di tossine batteriche hanno invece una prognosi peggiore con decorso rapido e talvolta fatale: l’exitus si verifica per la diffusione dell’infezione a tutto l’organismo – sepsi – e per i disturbi elettrolitici dovuti alla perdita di liquidi e sali minerali dalla cute, nel 30-40% dei casi.
Cura e rimedi
Nelle piodermiti superficiali è solitamente sufficiente un trattamento locale che preveda detersione e disinfezione delle lesioni con soluzioni antisettiche (ad esempio a base di clorexidina); gli antibiotici locali verranno prescritti per periodi di 7-10 giorni: acido fusidico, mupirocina, clindamicina ed eritromicina sono le principali molecole impiegate.
Una medicazione con garza, indumenti di cotone o panni sterili nelle forme estese è utile a isolare le lesioni. È da evitare invece qualsiasi medicazione che induca macerazione così come l’applicazione di cerotti direttamente sulla cute, gesti che favoriscono l’insorgenza di nuove lesioni.
La terapia antibiotica per via orale è necessaria quando le lesioni sono particolarmente diffuse, nei pazienti immunodepressi ed in caso di mancata o parziale risposta alla terapia topica. È ovviamente indispensabile e deve impostata quanto prima in caso di shock. Si utilizzano antibiotici
- della classe dei beta-lattamici come la penicillina,
- le cefalosporine di 1°, 2° e 3° generazione,
- i macrolidi,
- i fluorochinolonici,
- gli aminoglicosidi.
La terapia antibiotica per via sistemica ha il vantaggio di eradicare anche i possibili focolai infettivi extracutanei e di prevenire così le complicanze settiche a distanza.
Prevenzione
La prevenzione delle infezioni cutanee da S. aureus si può effettuare nei soggetti a rischio, ad esempio chi ha in programma un intervento chirurgico o il personale sanitario, mediante l’applicazione intranasale di gel o unguenti antibiotici a base di mupirocina: il farmaco consente di ottenere la bonifica dei portatori del germe per circa 3 mesi.
Fonti e bibliografia
- Cainelli T., Giannetti A., Rebora A. Manuale di dermatologia medica e chirurgica. McGraw-Hill 4° edizione.
- Saurat J, Grosshans E., Laugier P, Lachapelle J. Dermatologia e malattie sessualmente trasmesse. Edizione italiana a cura di Girolomoni G. e Giannetti A. Terza edizione 2006. Masson.
Autore
Dr.ssa Giulia Ciccarese
Medico Chirurgo, specialista in Dermatologia e VenereologiaIscritta all'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Lecce n. 7520, specialista in Dermatologia e Venereologia;