Medicazione di una ferita chirurgica: come si fa?

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Introduzione

Parlando di ferita chirurgica si fa riferimento alla soluzione di continuo creata intenzionalmente attraverso l’incisione della cute con strumento da taglio per garantire l’accesso al sito chirurgico durante un intervento.

Tale ferita viene successivamente chiusa tramite l’utilizzo di punti di sutura, graffette o colla chirurgica al termine dell’intervento.

Ferita chirurgica su una gamba

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Le strutture coinvolte possono essere cute e sottocute ma anche i tessuti molli più profondi, come i muscoli e gli organi viscerali. La localizzazione del sito di incisione e la modalità di accesso all’organo sono scelte dal chirurgo sulla base della patologia per la quale si sceglie di operare il paziente e sulla base delle caratteristiche del paziente stesso. La tipologia di ferita, la localizzazione e la sua estensione possono determinare la durata della guarigione, il grado di dolore, i rischi di complicanze e il tipo di cicatrice.

Il processo di guarigione

La guarigione di una ferita chirurgica si articola in un processo trifasico che il nostro organismo scatena ogniqualvolta si subisce una lesione. Le tre fasi del processo possono essere descritte come segue:

  1. Fase infiammatoria: nota anche come fase difensiva, è una reazione che il nostro organismo mette in atto subito dopo la lesione e dura circa 3-4 giorni. È caratterizzata da due processi in particolare, ovvero l’emostasi (che consiste nella cessazione del sanguinamento) e l’infiammazione. In questa fase la ferita si presenta arrossata, edematosa, spesso calda al tatto e presenta variabili quantità di essudato.
  2. Fase ricostruttiva: inizia dopo circa 4 giorni dalla lesione e ha una durata di 2-3 settimane. Questa fase è caratterizzata dalla rivascolarizzazione del tessuto e dalla deposizione di fibre di collagene. Al termine di questa fase, ha luogo il processo di contrazione della ferita, determinato dall’azione di cellule specializzate (miofibroblasti) che costituiscono dei ponti tra i lembi della ferita e si contraggono poi con lo scopo di richiuderla.
  3. Fase maturativa: è la fase finale del processo di guarigione ed ha inizio intorno al ventunesimo giorno. SI tratta di un processo particolarmente lungo che può durate mesi o anni ed è caratterizzato dal continuo rimodellamento del tessuto cicatriziale.

Il tessuto leso può guarire successivamente secondo tre modalità, determinate dal grado di perdita del tessuto.

  1. La guarigione può avvenire per prima intenzione quando i margini della ferita sono posti a stretto contatto tra loro e la perdita tissutale è limitata, tanto da richiedere fenomeni di proliferazione cellulare di entità modesta. Il risultato di questo processo di guarigione consiste nella formazione di una piccola cicatrice.
  2. Parliamo invece di guarigione per seconda intenzione quando la ferita è di ampie dimensioni e presenta margini distanti, separati da un’importante perdita di tessuto che necessita un intenso processo di proliferazione cellulare. Il risultato è, in questo caso, caratterizzato dalla comparsa di una cicatrice di notevoli dimensioni, spesso retratta.
  3. La guarigione per terza intenzione, nota anche come chiusura secondaria ritardata, è caratterizzata invece da un lungo processo di cicatrizzazione dovuto alla controindicazione alla sutura immediata della ferita; ciò avviene in caso di ferite scarsamente vascolarizzate o in caso di infezione.

Le ferite chirurgiche guariscono generalmente attraverso un processo di cicatrizzazione per prima intenzione, fatta eccezione per quei casi in cui insorgano complicanze infettive, necrotiche o di deiscenza.

Classificazione

Il Centers for Disease Control and Prevention classifica le ferite chirurgiche in quattro diverse tipologie sulla base del grado di contaminazione della ferita:

  1. Pulite, quando si tratta di ferite conseguenti a interventi chirurgici eseguiti su ferita non infetta, senza interessamento del tratto respiratorio, gastrointestinale o genito-urinario.
  2. Pulite – contaminate, quando l’intervento chirurgico interessa il tratto respiratorio, gastrointestinale o genitourinario, in condizioni controllate e senza contaminazione significativa della ferita.
  3. Contaminate, quando si tratta di interventi eseguiti su trauma recente e aperto. Si fa in questo caso riferimento a interventi che comportino il non rispetto dell’asepsi o spandimenti significativi di contenuto gastrointestinale o interventi che interessino un processo infiammatorio acuto non purulento (ad esempio, una gangrena secca).
  4. Sporche o infette, quando si tratta di interventi su traumi di vecchia data con ritenzione di tessuti e interventi che interessano processi infettivi acuti purulenti o in presenza di perforazione dei visceri. Durante questi interventi, i microorganismi che causano l’infezione postoperatoria sono presenti sul campo operatorio prima dell’intervento.

Quando sostituire la medicazione?

La procedura di medicazione di una ferita chirurgica necessita di particolare attenzione perché, trattandosi di una ferita profonda in via di guarigione, il rischio di infezione è particolarmente elevato. L’infezione del sito chirurgico è infatti una delle principali complicanze che possono determinare un prolungamento del periodo di cicatrizzazione. Proprio per questo motivo, nelle prime 48 ore post – operatorie la medicazione del sito chirurgico non dovrebbe essere sostituita. Al momento della dimissione, sarà il medico a dare indicazioni circa le tempistiche di revisione della medicazione sulla base della tipologia di incisione effettuata e sulla base del presidio utilizzato per la sutura dei lembi; i punti di sutura riassorbibili, ad esempio, non necessitano di rimozione meccanica ma vengono autonomamente riassorbiti dalla cute. In caso di presidi diversi per la sutura (punti non riassorbibili o graffette), ferite complesse o soggette a complicanze, il medico potrebbe dare indicazioni circa la necessità di recarsi presso un ambulatorio per la rivalutazione della ferita e la successiva medicazione.

Nel caso di ferite pulite – contaminate, contaminate, sporche o infette, la revisione della medicazione richiede necessariamente l’intervento di un professionista, il quale provvederà ad eseguire la medicazione della ferita con adeguati presidi e mantenendo una rigorosa asepsi.

La medicazione delle ferite pulite, invece, salvo complicanze impreviste e salvo diverse indicazioni mediche, deve essere sostituita, dopo la dimissione al domicilio, una volta ogni 7 giorni o prima se visibilmente sporca, bagnata o non adeguatamente adesa alla cute. Questa procedura, con le adeguate precauzioni, può essere eseguita a casa nel caso in cui non venga indicata dal chirurgo la necessità di revisionare la ferita a distanza, come avviene, ad esempio, nel caso di ferite suturate con punti riassorbibili.

Come si sostituisce la medicazione?

La procedura per la sostituzione di una medicazione a piatto di una ferita pulita prevede i seguenti passaggi:

  1. Lavare le mani con acqua e sapone per almeno 40 secondi. Questa azione riduce il rischio di contaminazione della ferita.
  2. Scollare i lembi della medicazione in sede e sollevarla delicatamente, prestando attenzione a non esercitare troppa forza se questa risultasse fortemente adesa ai lembi della ferita. Il rischio, in questo caso, consiste nell’asportare il tessuto di riparazione della ferita fino ad ora formatosi o punti di sutura.
  3. Osservare la ferita: se sono presenti arrossamenti, gonfiore o secrezioni abbondanti, contattare il medico.
  4. Lavare nuovamente le mani con acqua e sapone per 40 secondi. Questa azione permette di limitare la diffusione dei microorganismi presenti sulla porzione di medicazione considerata sporca alla ferita.
  5. Se sporca, detergere la ferita con garze sterili imbevute di soluzione fisiologica prestando attenzione a non toccare la porzione di garza che entra a contatto con la ferita (afferrare la garza per i due angoli opposti)
  6. Disinfettare la ferita con garze sterili imbevute di disinfettante per cute lesa (come iodopovidone 10% (Betadine®), clorexidina gluconato 0,05% o acqua ossigenata 3%). Detergere la ferita dall’alto verso il basso, iniziando dal centro e proseguendo con altri passaggi verticali verso l’esterno; utilizzare una nuova garza ad ogni passaggio. Nel caso di ferite puntiformi con un solo punto di sutura, come per gli interventi in laparoscopia, disinfettare con movimenti circolari dal centro verso l’esterno; utilizzare una nuova garza ad ogni passaggio circolare.
  7. Lasciar asciugare il disinfettante per almeno 5 secondi.
  8. Applicare la nuova medicazione prestando attenzione a non toccare mai la ferita con le mani e mantenendo la medicazione per i lembi, senza mai toccare la porzione centrale che entrerà a diretto contatto con la ferita.

Medicazioni avanzate

Non vi sono evidenze che l’utilizzo di medicazioni avanzate per medicare la ferita chirurgica riduca il rischio di infezione o favorisca la guarigione della ferita; l’Organizzazione Mondiale della Sanità, a tal proposito, suggerisce di non utilizzare alcun tipo di medicazione avanzata in sostituzione della medicazione standard a piatto nelle ferite chirurgiche chiuse per prima intenzione al fine di prevenire le infezioni del sito chirurgico.

È inoltre opportuno evitare medicazioni che prevedano l’uso di garze a diretto contatto con la ferita in quanto la loro successiva rimozione potrebbe causare dolore; inoltre, la garza così posizionata aderisce al tessuto di riparazione della ferita che viene, in questo modo, asportato durante la rimozione della medicazione prolungando così il processo di guarigione.

A cosa serve la medicazione della ferita?

La ferita chirurgica necessita di protezione con idonee medicazioni che devono essere posizionate al termine dell’intervento chirurgico in sala operatoria e devono essere lasciate in sede per le successive 48 ore, a meno che non si presentino visibilmente sporche di sangue, siero o altro materiale. I principali obiettivi della medicazione sono infatti quelli di

  • controllare il sanguinamento post-operatorio,
  • assorbire l’essudato se presente,
  • alleviare il dolore,
  • proteggere i nuovi tessuti in via di ricostituzione.

Fonti e bibliografia

  • A.Berman, S. Snyder, Nursing clinico, tecniche e procedure di Kozier, III edizione, 2019, EdiSES
  • L. Saiani, A. Brugnolli, Trattato di cure infermieristiche, 2010, Idelson – Gnocchi
  • L. White, G. Duncan, W. Baumle, Fondamenti di Infermieristica, infermieristica medico – chirurgica, materno – infantile e pediatrica, Vol. 2, II edizione, Edises, 2013
  • OMS, Global guidelines for the prevention of surgical site infection, 2016
  • Centers for Disease Control and Prevention, Guideline for the Prevention of Surgical Site Infection, 2017
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