Introduzione
La parete addominale anteriore è costituita dai muscoli retti addominali, separati dalla cosiddetta linea alba, un cordone fibroso che connette i due muscoli sulla linea immaginaria che separa in modo simmetrico la pancia (tra destra e sinistra). Questa fascia è molto resistente ma scarsamente elastica, e per questo soggetta a possibile sfibramento.
La diastasi dei retti, o più comunemente diastasi addominale, è una condizione caratterizzata dalla separazione anomala ed eccessiva tra i due muscoli retti dell’addome a livello della linea alba.

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Diastasi addominale in gravidanza e post-parto: le cause
La diastasi dei retti può essere
- congenita
- acquisita.
La diastasi congenita è la conseguenza di difetti dello sviluppo della parete addominale durante la gestazione; si osserva più frequentemente nei neonati prematuri, soprattutto di origine afro-americana, e nei bambini affetti da sindrome prune belly (malattia congenita rara).

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La diastasi acquisita è invece abbastanza comune nelle donne a seguito del parto, anche in considerazione del fatto che si tratta di una modifica anatomica quasi necessaria alla gravidanza, al fine di accogliere adeguatamente il progressivo ingrandimento dell’utero all’interno della cavità addominale; l’effetto esercitato dall’utero in crescita causa infatti un aumento della pressione addominale che allontana tra loro i muscoli addominali, allungandoli e indebolendoli.
Tra i fattori di rischio si annoverano gravidanze gemellari e ripetute gravidanze (a causa delle ripetute estensioni cui sono stati soggetti i muscoli).
Generalmente si osserva un pieno e spontaneo recupero entro 8 settimane dal parto.
Sono stati descritti anche casi legati alla semplice obesità.
Le cause della diastasi addominale nell’uomo
Nell’uomo la più importante causa di diastasi addominale è un severo aumento di peso (obesità), eventualmente favorito da fattori predisponenti associati come:
- lassità muscolare
- obesità associata a un’alta percentuale di grasso addominale
- dimagrimenti particolarmente rilevanti (ad esempio conseguenti a interventi di chirurgia bariatrica).
Sintomi

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Visivamente si presenta come una sorta di cresta infossata che corre sulla pancia (dall’alto verso il basso, ovvero dal termine dello sterno fino all’ombelico) e che si apprezza maggiormente in caso di contrazione muscolare dell’addome.
I sintomi più spesso lamentati dalle pazienti con diastasi dei retti post-parto comprendono :
- mal di schiena lombare,
- gonfiore addominale (soprattutto dopo i pasti),
- incontinenza urinaria,
- stitichezza,
- difficoltà digestive.
In genere l’ampiezza della diastasi è correlata alla gravità dei sintomi, ovvero una maggior separazione produce sintomi più severi e viceversa.
Neonati
Nei neonati la separazione si vede meglio quando il bambino cerca di stare seduto.
Pericoli
Nella maggior parte delle donne si osserva anche lo sviluppo di un’ernia ombelicale.
Si raccomanda a tal proposito di evitare:
- Il sollevamento di pesi elevati (in genere non è un problema tenere in braccio il neonato)
- il passaggio dalla posizione sdraiata a quella eretta facendo leva sugli addominali (meglio rotolare preventivamente sul fianco)
- qualsiasi esercizio fisico che causi tensione agli addominali.
Diagnosi
La diagnosi è nella maggioranza dei casi clinica, ovvero formulata a seguito della semplice osservazione visiva (e dell’anamnesi, da cui emergerà un parto recente).
Solo raramente, ad esempio in paziente obese, potrebbe essere necessario il ricorso a esami di imaging (o più spesso in caso di pianificazione dell’intervento chirurgico, per una precisa valutazione pre-operatoria); in questi casi è possibile ricorrere a ecografia o eventualmente TAC/Risonanza magnetica.
Risulta di grande importanza la diagnosi differenziale con vere ernie della parete addominale, condizioni che potrebbero essere associate a un elevato rischio di ostruzione intestinale, ischemia, incarcerazione e strangolamento.
Cura
La diastasi addominale legata alla gravidanza tende generalmente alla risoluzione spontanea entro 8 settimane dal parto.
È possibile controllare periodicamente l’entità della separazione attraverso questi semplici passi:
- Sdraiati sulla schiena, con le gambe piegate e i piedi appoggiati sul pavimento.
- Alza leggermente le spalle dal pavimento e guarda la pancia (questo permette di contrarre i muscoli addominali).
- Usando la punta delle dita cerca delicatamente i bordi dei muscoli, sia sopra che sotto all’ombelico e osserva quante dita puoi inserire nello spazio che si forma.
- Ripetendo regolarmente la procedura è possibile verificare che il divario stia effettivamente riducendosi.

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In caso di evidente diastasi a 2 mesi dal parto si raccomanda di segnalare la condizione al medico, che presumibilmente suggerirà specifici esercizi per favorire una completa guarigione; l’esecuzione regolare di attività di rinforzo del pavimento pelvico e dei muscoli addominali favorirà la guarigione.
Sebbene non esistano linee guida sul trattamento ottimale, la maggior parte delle fonti raccomanda una gestione conservativa incentrata su modifiche dello stile di vita, perdita di peso se necessario e fisioterapia.
Esercizi
(Si riporta a titolo di esempio una semplice routine suggerita dal sito dell’NHS inglese oltre che altri esempi a scopo di divulgativo, ma si raccomanda di fare espressamente riferimento al medico per la prescrizione di una routine personalizzata, anche in considerazione del fatto che i benefici non sono ad oggi stati dimostrati con certezza).
- Sdraiati su un fianco con le ginocchia leggermente piegate.
- Lascia che la pancia si rilassi.
- Inspira dolcemente.
- Mentre espiri, richiama delicatamente la parete addominale come se stessi indossando un corsetto, in modo osservare un restringimento della circonferenza in vita.
- Contemporaneamente contrai i muscoli del pavimento pelvico (come se volessi interrompere il flusso dell’urina).
- Mantieni la posizione contando fino a 10, respirando normalmente, quindi rilascia in modo graduale.
- Ripeti fino a 10 volte.
Intervento
In assenza di risoluzione spontanea potrebbe essere necessario ricorrere all’intervento chirurgico, che generalmente non ha obiettivi estetici, ma funzionali, è cioè necessario per la prevenzione di complicazioni oltre che il sollievo da sintomi invalidanti come il mal di schiena e l’incontinenza urinaria. La scelta viene quindi condotta non tanto sull’aspetto esteriore della condizione, quanto più sui sintomi lamentati e sul loro impatto nel quotidiano.
Tra le possibili complicazioni a seguito della riparazione chirurgica si annoverano:
- risultato estetico insoddisfacente,
- recupero non ottimale dei sintomi,
- recidiva (ricomparsa della condizione di diastasi addominale),
e le possibili complicanze tipiche di ogni intervento, come
- formazione di ematoma,
- infezione della ferita chirurgica,
- danno alle strutture circostanti,
- cicatrizzazione evidenze dall’incisione.
Le tecniche chirurgiche disponibili per il trattamento della diastasi dei retti possono essere distinte in:
- laparotomiche (a cielo aperto), ovvero mediante il classico tagli chirurgico addominale,
- minimamente invasive.
La più importante tecnica a cielo aperto è l’addominoplastica, che può effettivamente produrre anche un miglioramento estetico attraverso l’asportazione di un eventuale eccesso adiposo; è tuttavia gravata dalla possibilità di complicanze anche serie, tra cui anche il rischio di recidiva.
Tra tecniche minimamente invasive disponibili è possibile annoverare ad esempio
- riparazione endoscopica pre-aponeurotica (REPA)
- tecnica THT
- tecnica “Venetian blinds”,
che vengono valutate caso per caso in considerazione delle caratteristiche della paziente e dell’esperienza del chirurgo.
Neonati
Nei neonati la diastasi addominale scomparirà nel tempo; l’intervento chirurgico è riservato ai casi di sviluppo di ernia e relative complicazioni (incarcerazione).
Fonti e bibliografia
- NHS
- Diastasis Recti Rehabilitation – Heather Hall; Hamid Sanjaghsaz
- Wikipedia
Autore
Dr. Roberto Gindro
laureato in Farmacia, PhD.Laurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.