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Andropausa, il significato del termine
Menopausa è un termine utilizzato per indicare la fine dell’età fertile della donna, con l’interruzione definitiva del ciclo mestruale (deriva dal greco “μήν” mese, e “παῦσις” cessazione); nell’uomo non è possibile individuare un evento fisiologico che costituisca allo stesso modo uno spartiacque tra un prima ed un dopo, quindi parlando di andropausa si fa in genere riferimento ad una progressiva ma graduale riduzione dei livelli di testosterone circolanti, transizione che si verifica in un arco di decenni e che può eventualmente condurre all’ipogonadismo (insufficiente produzione di ormoni sessuali).
- Andropausa: progressivo abbassamento dei livelli di testosterone legato all’età
- Ipogonadismo: carenza di testosterone, a prescindere dall’età.
I due concetti sono quindi correlati, ma la presenza di uno non implica necessariamente anche l’altro; quando l’ipogonadismo è conseguente all’età si parla di ipogonadismo ad insorgenza tardiva.
A differenziare ulteriormente uomo e donna si aggiunga infine la considerazione che, se nella donna con la menopausa viene meno la fertilità perché si interrompe definitivamente la produzione di ovuli, un uomo potrebbe essere potenzialmente fertile per l’intero arco della vita, con una produzione di spermatozoi che presumibilmente andrà incontro ad una progressiva diminuzione, ma mai ad una fisiologica o tanto meno brusca interruzione. In questo senso una vera andropausa esiste solo in quegli uomini che abbiano perso la funzione testicolare, a causa di malattie o incidenti, o in quelli con carcinoma prostatico avanzato sottoposti a castrazione chirurgica o medica.
Sintomi
In caso di ipogonadismo ad insorgenza tardiva alcuni uomini manifestano depressione, perdita del desiderio sessuale, disfunzione erettile e altri sintomi sia fisici che emotivi a cavallo a partire indicativamente dai 50 anni; oltre a questi, che sono sicuramente i più noti ed evidenti, possono comparire anche
- una generica perdita di entusiasmo ed energia
- stanchezza inspiegabile
- sbalzi d’umore e irritabilità
- perdita di massa muscolare e peggioramento delle capacità fisiche
- aumento di peso inspiegabile e ridistribuzione del grasso, ad esempio con un aumento della pancia o nei casi più severi di ginecomastia (sviluppo del seno)
- difficoltà a dormire (insonnia) e/o aumento della stanchezza
- riduzione della capacità di concentrazione e memoria a breve termine
- osteoporosi e disturbi collegati, come tendenza alle fratture
- riduzione dei peli
- raramente anche vampate di calore.
Questi sintomi possono interferire con la qualità di vita, quando presenti è quindi importante indagarli per caratterizzarne con precisione l’origine e poter quindi intervenire concretamente per trovare sollievo.
Cause
Sebbene sia indiscutibile che i livelli di testosterone diminuiscano con l’età, il declino è in realtà costante e limitato a circa l’1% all’anno a partire dai 30-40 anni di età, ed è quindi improbabile che questo causi problemi di per sé, sia per la diminuzione molto modesta che per il protrarsi negli anni della riduzione.
Una reale carenza di testosterone, ovvero una quantità davvero insufficiente, può comunque manifestarsi in alcuni uomini ed essere responsabile dei sintomi descritti (il quadro clinico prende il nome di ipogonadismo ad esordio tardivo); in molti casi tuttavia i disturbi elencati non hanno nulla a che vedere con gli ormoni, ma sono al contrario l’inevitabile conseguenza di fattori di rischio legati allo stile di vita e ad aspetti più propriamente psicologici. Ad esempio, la disfunzione erettile, la perdita della libido e gli sbalzi d’umore possono essere il risultato di:
- stanchezza
- depressione
- ansia
sviluppati a prescindere dal testosterone, attraverso la maturazione di pensieri negativi conseguenza ad esempio di problemi sul lavoro o di relazione, divorzio, difficoltà economiche e preoccupazione per i genitori che invecchiano, ma anche della cosiddetta “crisi di mezza età”, frutto magari di un primo bilancio sulla propria vita.
Ci sono anche cause organiche che possono spiegare l’impotenza, come un diabete incipiente, un’aterosclerosi che inizia a dare segno di sé o le prime complicazioni di una pressione troppo alta.
E poi ci sono aspetti che vengono trascurati, derubricati, sottovalutati, come ad esempio
- la carenza di sonno, sia dal punto di vista della quantità che della qualità,
- una dieta inadeguata
- la sedentarietà,
- gli alcolici,
- il fumo.
È quindi molto importante comprendere e fare proprie tre considerazioni:
- la presenza di sintomi, per quanto suggestivi, non indica necessariamente una reale carenza di testosterone,
- al contrario uomini con una carenza accertata non sempre mostrano sintomi, o comunque non tutti quelli che ci si potrebbe aspettare;
- un’eventuale carenza di testosterone non è necessariamente solo frutto dell’età, ma potrebbe essere anche il risultato di fattori esterni, legati allo stile di vita o conseguenza di terapie farmacologiche od altre malattie a monte.
Ipogonadismo ad esordio tardivo
La rapidità fisiologica con cui calano i livelli di testosterone è variabile nei diversi individui ed è peggiorata, oltre che dall’età, anche da malattie croniche come il diabete di tipo 2, obesità, gravi stress emotivi e farmaci, mentre può essere rallentata e talvolta invertita da un corretto stile di vita; tra i diversi parametri sono l’obesità e la circonferenza in vita ad essere considerati tra i più affidabili predittori del rischio di carenza sintomatica di androgeni.
Seppure siano una minoranza, quindi, esistono casi in cui i sintomi potrebbero effettivamente essere legati ad una reale carenza di testosterone, la cui produzione da parte dei testicoli potrebbe essere diventata insufficiente. Si tratta di una condizione medica che prende il nome di ipogonadismo e, quando si sviluppa in età matura e almeno apparentemente senza altre cause, viene ad essere indicata come ipogonadismo ad esordio tardivo.
Vale la pena notare che si tratta come detto di una condizione medica, patologica, non un inevitabile effetto dell’invecchiamento, ecco perché ancora una volta non si può parlare di menopausa maschile.
Cosa fare?
Quando dovessero comparire uno o più dei sintomi sopra-descritti è molto importante rivolgersi con fiducia al medico o allo specialista, che nel caso in questione è rappresentato dall’andrologo o dall’endocrinologo. È importante perché alcuni disturbi, come anche la semplice difficoltà di erezione, potrebbero essere spia di sviluppo di malattia cardiometaboliche (colesterolo alto, ipertensione, diabete, …) per le quali una diagnosi precoce può davvero fare la differenza non solo sotto le coperte, ma anche nell’ottica di prevenzione di eventi cardiovascolare come infarti ed ictus. Vale la pena ribadire il concetto con altre parole: in caso di disfunzione erettile curare il sintomo, ad esempio con l’assunzione di farmaci sintomatici come Viagra, potrebbe significare nascondere la polvere sotto il tappeto, e questo alla lunga potrebbe avere conseguenze drammatiche. La stessa considerazione può ovviamente essere fatta per qualsiasi altro sintomo, ad esempio il fiatone dopo una sola rampa di scale potrebbe non essere dovuto a cause ormonali, ma ad un inizio di patologia cardiorespiratoria, che potrebbe essere dovuta al fumo, alla sedentarietà e/o alla dieta.
Quando i sintomi fossero oggettivi, ma non fosse possibile individuare cause organiche, la strada per risolvere è invece costituita da un miglioramento dello stile di vita che si basa su
- riposo adeguato per quantità e qualità
- dieta sana, varia, equilibrata, ricca di frutta, verdura e cereali integrali
- un’abbondante idratazione, ovvero bere a sufficienza: acqua, tè verde, bevande fermentate, karkadè…
- attività fisica quotidiana (a partire da una camminata a passo svelto, uso delle scale, … oltre alle attività sportive),
- mantenimento di una regolare attività sessuale, per innescare e sostenere attraverso un circolo virtuoso la produzione di testosterone.
La mente deve ricevere lo stesso grado di attenzioni che si riservano al fisico, quindi un contrasto attivo a sentimenti quali stress, ansia e depressione, eventualmente attraverso tecniche di meditazione, di rilassamento e di respirazione, ma senza paura anche tramite percorsi di terapia cognitivo comportamentale nei casi più importanti.
In presenza di
- evidenti sintomi tipici della carenza di testosterone,
- carenza accertata attraverso esami di laboratorio
lo specialista valuterà la possibilità di ricorrere all’assunzione dell’ormone in forma di medicinale.
Assunzione di testosterone
Per le donne è relativamente nota la possibilità di ricorrere alla terapia ormonale sostitutiva per contrastare la carenza di estrogeni, anche se poi il rapporto rischio-beneficio non è altrettanto scontato, è quindi naturale chiedersi se per l’uomo valga lo stesso ragionamento nei confronti della possibilità di integrare il testosterone.
La risposta è senza dubbio sì, si può valutare, ma solo e soltanto quando venga riscontrata un’effettiva carenza in presenza di sintomi e questa non possa essere affrontata semplicemente attraverso le modifiche allo stile di vita, che sono in molti casi sufficienti (come testimonia il Dr. Militello, andrologo, nel seguente video).
In casi patologici è quindi possibile valutare la somministrazione di testosterone (compresse, cerotti, gel, …), ma non si può prescindere da un’accurata ed approfondita analisi del rapporto rischio/beneficio della scelta (si veda l’articolo sul testosterone per approfondimenti, come suggerisce ad esempio la Endocrine Society americana.
In ultimo, la terapia con testosterone può sicuramente aiutare ad invertire gli effetti dell’ipogonadismo, ma non è altrettanto chiaro se la terapia possa produrre reale benefici per uomini oltre una certa età, con livelli ormonali in linea con le attese e per il resto perfettamente sani.
Fonti e bibliografia
Autore
Dr. Roberto Gindro
laureato in Farmacia, PhD.Laurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.