Vescica iperattiva: cause, sintomi, rimedi e cura

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Introduzione

La sindrome della vescica iperattiva è una condizione clinica nella quale il paziente presenta l’impellente esigenza di urinare un numero frequente di volte nel corso della giornata, tanto da alterare la propria qualità di vita.

Questa condizione non è provocata né da infezioni alle vie urinarie, né da alterazioni del sistema nervoso periferico. L’impellenza può insorgere durante le ore diurne, quelle notturne, o in entrambe le circostanze, e si può accompagnare alla perdita involontaria di urina.

Generalmente l’esecuzione delle prime linee di trattamento comporta per la maggior parte dei pazienti la remissione della patologia, o comunque un significativo miglioramento della qualità di vita.

I fattori che invece si associano ad una prognosi peggiore sono:

  • riduzione della mobilità, come l’allettamento,
  • una cattiva gestione dei livelli di glicemia in pazienti diabetici,
  • la presenza di dolore pelvico cronico.
Ricostruzione grafica dell'anatomia dell'apparato urinario

iStock.com/Nerthuz

Cause

La causa di questa condizione non è ancora del tutto chiara. Si presume che nella maggior parte dei casi la responsabilità dei sintomi sia dovuta ad un’iperattività del detrusore, il muscolo che avvolge quasi interamente la superficie della vescica.

Questo muscolo per la maggior parte del tempo risulta essere rilassato, permettendo alla vescica di riempirsi di urina, ma nel suo spessore sono contenuti dei recettori nervosi in grado di registrare la tensione che si genera sulle pareti dell’organo in fase di riempimento; giunti ad un certo volume di urina questi recettori sono responsabili dell’insorgenza del riflesso della minzione e la contrazione di tale muscolo favorisce la fase espulsiva dell’urina.

Una qualsiasi condizione di alterazione dell’attività del muscolo detrusore può quindi comportare l’attivazione del riflesso della minzione anche a volumi di riempimento vescicale molto bassi.

L’iperattività del detrusore nel caso della sindrome della vescica iperattiva, è idiopatica, ovvero di origine non nota; ciò distingue i casi in cui l’urgenza minzionale è data invece da un danno alle strutture nervose che innervano il detrusore e che vengono invece indicate con il termine di ‘vescica neurogena spastica’.

Condizioni che possono favorire l’insorgenza di una vescica iperattiva sono le ostruzioni allo sfintere uretrale, come nei casi di

Classificazione

Alcuni studiosi distinguono due tipi di sindrome:

  • Vescica iperattiva asciutta, nei casi in cui la continenza da parte del paziente sia mantenuta e indipendente dall’assistenza;
  • Vescica iperattiva bagnata, nei casi in cui sia presente l’incontinenza, condizione che aggrava la qualità di vita del paziente.

Fattori di rischio

I fattori di rischi più importanti per quanto riguarda l’insorgenza della sindrome sono:

  • obesità,
  • costipazione frequente e le alterazioni dell’alvo (alternanza di diarrea e stitichezza, come nel caso del colon irritabile),
  • consumo di caffeina/teina,
  • età avanzata,
  • insorgenza della menopausa e la carenza di estrogeni nella donna,
  • alterazioni delle funzioni cerebrali,
  • decadimento cognitivo,
  • precedenti interventi chirurgici uro-ginecologici,
  • assunzione di alcune classi di farmaci, come i diuretici,
  • fumo di sigaretta,
  • ritardato controllo della minzione nell’infanzia,
  • parti plurimi,
  • debolezza del pavimento pelvico.

Sintomi

I sintomi che caratterizzano la sindrome della vescica iperattiva sono:

  • urgenza minzionale: lo stimolo alla minzione sorge in modo improvviso e spesso impetuoso, difficilmente procrastinabile;
  • pollachiuria: un numero eccessivo di minzioni durante le ore diurne, superiore alle 8 volte al giorno;
  • nicturia: l’esigenza di mingere più di due volte a notte;
  • incontinenza urinaria da urgenza: nonostante si percepisca lo stimolo alla minzione, la continenza è difficile da mantenere per la forte impellenza e spesso si può perdere qualche goccia di urina.

Nei bambini si può osservare l’assunzione di una manovra di trattenimento: in posizione accovacciata con le gambe incrociate, simile ad una riverenza.

Diagnosi

La diagnosi è prevalentemente clinica e i diversi esami che solitamente si eseguono servono ad escludere la presenza di altre condizioni, come le infezioni del tratto urinario o la presenza di patologie neurologiche.

L’iter diagnostico prevede i seguenti passi:

  • Anamnesi:
    • natura e la durata dei sintomi minzionali,
    • eventuali precedenti interventi chirurgici uro-genitali,
    • presenza di comorbidità, per esempio il diabete, che possono aggravare il quadro,
    • mobilità residua del paziente,
    • stato mentale e grado di decadimento intellettivo,
    • presenza di disturbi nell’ambito della sessualità,
    • motilità intestinale e la presenza di disturbi dell’alvo,
    • impatto della sindrome sulla qualità di vita del paziente e sullo svolgere le attività quotidiane.
  • Esame obiettivo:
    • esame addominale dopo la minzione per valutare il grado dello svuotamento vescicale,
    • esame del perineo e la sensibilità residua,
    • esplorazione rettale nell’uomo per valutare la condizione della prostata e il tono dello sfintere,
    • esplorazione vaginale della donna per valutare il tono del pavimento pelvico e dello sfintere.
  • Compilazione da parte del paziente del diario minzionale, nel quale vengono annotate giornalmente il numero delle minzioni, il volume urinario, l’uso di dispositivi per la continenza ed eventuali episodi di incontinenza.
  • Ecografia per la valutazione del residuo vescicale post-minzionale: oltre a valutare se il volume di urina che rimane in vescica sia alterato permette di indagare l’anatomia della vescica ed eventuali anomalie come diverticoli o calcoli.

La presenza di anomalie durante l’esecuzione delle precedenti indagini e la resistenza alla terapia di prima linea dopo 8-12 settimane possono richiedere degli approfondimenti diagnostici da parte di specialisti.

Cura

La prima linea per il trattamento prevede:

  • cambiamento di alcuni stili di vita e l’assunzione di comportamenti più corretti, come ad esempio:
  • gestione dell’introito dei fluidi,
  • correzione della carenza di estrogeni nelle donne,
  • utilizzo di ausili per la continenza e assorbenti in caso di incontinenza da urgenza,
  • retraining vescicale: si tratta di sedute fisioterapiche mirate a rinforzare la muscolatura del pavimento pelvico (attraverso per esempio gli esercizi di Kegel), a potenziare il biofeedback vescicale e a gestire un corretto svuotamento vescicale durante ogni minzione
  • eventuale terapia farmacologica.

Alimentazione

È possibile individuare alcuni alimenti che, essendo in grado di irritare la vescica, sarebbe opportuno evitare:

  • bevande contenenti caffeina (te, bibite a base di cola, caffè, …)  e alcolici, che hanno effetto diuretico (cioè favoriscono l’escrezione di urina),
  • alcuni agrumi,
  • alimenti a base di pomodoro,
  • cioccolato,
  • cibi piccanti.

Più in generale acquisire l’abitudine di alimentarsi in modo più sano (abbondante frutta e verdura, cereali integrali, …) permette a diversi pazienti di apprezzare benefici anche sui sintomi della vescica iperattiva.

Farmaci

I medicina di prima scelta per il trattamento della vescica iperattiva sono i cosiddetti anticolinergici, di cui i più utilizzati sono l’ossibutinina (DItropan®) e la tolterodina (Detrusitol®). Il funzionamento dipende da un blocco parziale dei nervi responsabili della contrazione della vescica, che nei pazienti colpiti si contrae troppo e troppo spesso.

Un paziente tipico può urinare fino a 12 volte al giorno, la terapia farmacologica può ridurre sensibilmente questa frequenza, ridurre il senso di urgenza e gli episodi di incontinenza.

Gli effetti collaterali sono abbastanza comuni, ma in genere di lieve entità e quindi tollerabili; tra i più comuni ricordiamo

Disfunzioni cognitive, come perdita di memoria, confusione e deficit di attenzione, sono effetti collaterali comuni nella popolazione più anziana.

Un approccio comune prevede di iniziare con un ciclo di trattamento per sei settimane e valutare quindi gli eventuali benefici; in caso positivo è possibile continuare per circa sei mesi e poi provare a sospendere il farmaco per valutare la situazione.

Combinando questa terapia con un ciclo di sedute fisioterapiche si ottengono in genere risultati migliori e una più alta probabilità di mantenimento della presa di beneficio a seguito della sospensione dei medicinali.

Sono da preferire le formulazioni a rilascio immediato per i minori effetti collaterali che queste prescrizioni comportano; sono inoltre controindicati in pazienti con

  • glaucoma ad angolo chiuso,
  • storia di globo vescicale
  • o gastroparesi.

Altri approcci

Nel caso in cui l’assunzione di questi interventi non abbia efficacia si possono effettuare i seguenti trattamenti, che però sono riservati a pazienti selezionati:

  • stimolazione percutanea del nervo tibiale (PTNS), dove si utilizzano degli elettrodi cutanei per la stimolazione del nervo;
  • neuromodulazione sacrale (SNS) una tecnica chirurgica mini-invasiva che prevede l’impianto di un elettrodo a livello sacrale;
  • posizionamento di un catetere vescicale: vengono preferiti quelli ad intermittenza nel quale il paziente viene educato all’autogestione; i dispositivi a permanenza invece non sono raccomandati per l’alto rischio di infezioni.

Solo in rari casi con sintomi severi, refrattari alle terapie e presenza di complicanze, si può intervenire chirurgicamente. In questo caso le opzioni prevedono:

  • cistoplastica di ampliamento, dove si allarga il volume urinario tramite l’apposizione di un patch di origine intestinale,
  • derivazione urinaria, dove gli ureteri vengono abboccati o al canale intestinale o ad una stomia cutanea, bypassando la vescica.

Fonti e bibliografia

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Domande e risposte
  1. I sintomi possono essere peggiorati dall’emotività (il mio medico la definisce ansia e ne è convinto…)?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Assolutamente sì.