Introduzione
La vaginite atrofica è una condizione in cui i tessuti che rivestono l’interno della vagina diventano sottili, privi della fisiologica lubrificazione e per questo infiammati.
È una conseguenza comune della menopausa e, più in particolare, della diminuzione della quantità di estrogeni circolanti.
I sintomi della vaginite atrofica comprendono
- secchezza vaginale,
- prurito intimo,
- bruciore,
- dolore durante i rapporti sessuali,
- talvolta sintomi urinari come
La diagnosi è sostanzialmente clinica, ovvero condotta sulla base dell’osservazione dei soli sintomi e la cura, purtroppo, è prevalentemente sintomatica, ovvero mirata al sollievo dai sintomi.
Anche se spesso viene usato come sinonimo, il termine atrofia vaginale non è perfettamente sovrapponibile a quello di vaginite atrofica:
- atrofia vaginale indica la condizione di assottigliamento dei tessuti e perdita di una piena funzionalità (riduzione dell’elasticità e della capacità di secernere lubrificante),
- la vaginite atrofica è la condizione di infiammazione (vagin-ite) che ne deriva.
Nelle donne in cui si osservi un’importante presenza di sintomi urinari si può parlare più in generale di sindrome genitourinaria della menopausa.
Cause
Con l’avvento della menopausa la produzione normale di estrogeni, il più importante ormone femminile, subisce un’importante diminuzione; oltre a venire meno il regolare ciclo mestruale, anche i tessuti uro-genitali subiscono importanti cambiamenti, in quanto fortemente dipendenti dall’azione estrogenica.
Tra i cambiamenti più rilevanti quello che si osserva è una sostanziale modifica delle caratteristiche del tessuto vaginale (che ricopre internamente la vagina e che funge da barriera verso l’esterno); le caratteristiche di elasticità e lubrificazione che per decenni hanno favorito ad esempio il normale svolgersi dei rapporti sessuali e del parto vengono meno, lasciando il posto ad una mucosa più sottile e delicata, prona all’infiammazione in conseguenza anche di piccoli traumatismi, anche perché privata delle secrezioni vaginali di muco cervicale.
Questo processo prende il nome di atrofia vaginale (atrofia è un termine medico che suggerisce sempre non solo una diminuzione di volume e di peso del tessuto di cui si parla, ma anche una riduzione della sua efficienza e funzionalità) e predispone allo sviluppo di fastidiose infiammazioni (vaginite atrofica, ovvero infiammazione della vagina da atrofia dei tessuti).
Meno comunemente si osserva una riduzione della produzione di estrogeni in caso di:
- allattamento al seno,
- disfunzioni ipotalamiche (l’ipotalamo è una ghiandola che si trova vicino al cervello e che regola numerosi assi ormonali),
- farmaci (tra cui anche la pillola anticoncezionale),
- radioterapia/chemioterapia.
Si stima che dal 10% al 50% di tutte le donne in postmenopausa sviluppi una vaginite atrofica, numeri che potrebbero essere anche sottostimati in ragione della ritrosia da parte delle donne a rivolgersi al medico per questo genere di disturbi.
I fattori di rischio più rilevanti includono
- nessun parto vaginale (che provvede ad una dilatazione fisica forzata dei tessuti),
- fumo di sigaretta (a causa dell’effetto di vasocostrizione, che diminuisce le secrezioni ed esacerba i sintomi),
- ridotta o nessuna attività sessuale, che riduce l’afflusso sanguigno ai tessuti vaginali, che perdono così di elasticità..
Sintomi
I sintomi dell’atrofia vaginale compaiono generalmente con la menopausa e comprendono
- secchezza vulvovaginale,
- prurito,
- dispareunia (dolore durante i rapporti ed anche dopo, con infiammazione delle piccole labbra),
- secrezioni vaginali anomale,
- infezioni ricorrenti del tratto urinario (cistiti) e sintomi associati (bruciore, urgenza, incontinenza, …).
I sintomi potrebbero fare la loro comparsa in modo improvviso, o manifestarsi in modo più graduale (ad esempio già durante la fase della pre-menopausa).
Complicazioni
Oltre ai fastidi causati dai sintomi descritti, che possono peraltro indurre la comparsa di disagio psicologico, il microbiota vaginale (flora batterica vaginale) subisce profondi cambiamenti che producono una diminuzione di Lactobacillus spp. con conseguente crescita eccessiva di agenti patogeni (cutanei e rettali) e predisposizione allo sviluppo di cistiti ed infezioni vaginali.
Diagnosi
La diagnosi, condotta dal medico curante o dal ginecologo, è in genere prettamente clinica, basata cioè su:
- anamnesi (descrizione dei sintomi e dei fastidi avvertiti dalla paziente, in combinazione con una raccolta di informazioni legate ad esempio ai cambiamenti del ciclo mestruale),
- esame obiettivo, che comprende principalmente l’osservazione dei genitali esterni ed eventualmente una visita ginecologica più approfondita mediante l’utilizzo dello speculum e la valutazione del canale vaginale.
In caso di dubbi è possibile ricorrere alla valutazione dell’assetto ormonale (LH, FSH, prolattina, estradiolo, AMH, …), che può essere utile a conferma della sopraggiunta menopausa.
Rimedi e cura
Il trattamento della vaginite atrofica può beneficiare dell’applicazione locale (crema) di farmaci a base di estrogeni, che consentono un parziale recupero delle caratteristiche del tessuto vaginale proprie dell’età fertile; per minimizzare il rischio di effetti indesiderati si raccomanda di optare per la dose minima efficace, ovvero la più bassa possibile in grado di garantire un sufficiente sollievo (proprio in quest’ottica la somministrazione sistemica, ad esempio mediante cerotti transdermici o farmaci ad uso orale rappresenta una seconda scelta.
Le controindicazioni alla terapia con estrogeni comprendono
- precedenti o familiarità per tumori estrogeno-dipendenti, come alcune forme di carcinoma mammario e cancro dell’utero,
- presenza di fattori di rischio per tromboembolismo venoso,
- disturbi epatici (fegato),
- iperplasia endometriale,
- malattie cardiache,
- gravidanza,
- emicrania con aura,
- allergia agli estrogeni od ipersensibilità ad eccipienti presenti nel farmaco.
In alternativa a questo approccio, soprattutto nei casi meno gravi, è possibile trarre beneficio da rimedi sintomatici come ad esempio l’uso di idratanti e lubrificanti vaginali.
Qualora invece la donna non tragga sufficiente sollievo dalla terapia estrogenica, o questa sia controindicata, è possibile ricorrere all’assunzione di ospemifene (Senshio®), un farmaco ha come unica indicazione proprio il trattamento dei sintomi da moderati a severi dell’atrofia
vulvovaginale (la posologia prevede l’assunzione di una compressa al giorno); presenta purtroppo numerose controindicazioni che si sovrappongono a quelle della terapia estrogenica (trombofilia, precedenti di tumori estrogeno-dipendenti, …).
Esistono infine approcci farmacologici e non, meno comuni, che possono essere presi in esame in casi selezionati, come ad esempio dilatatori vaginali ed altri medicinali.
Fonti e bibliografia
- Atrophic Vaginitis – Shelley A. Flores; Carrie A. Hall.
- Diagnosis and Treatment of Atrophic Vaginitis, American Family Physician
Autore
Dr. Roberto Gindro
laureato in Farmacia, PhD.Laurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.