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Introduzione

La tiroide è una ghiandola a forma di farfalla che si trova nel collo, appena sopra la clavicola; la sua funzione è quella di produrre ormoni, sostanze in grado di regolare finemente numerose funzioni dell’organismo tra cui:

  • quanto velocemente si bruciano calorie,
  • quanto velocemente batte il cuore

e altre attività che, nell’insieme, costituiscono il metabolismo del corpo.

La tiroidite è un’infiammazione della tiroide e ne possiamo individuare diverse forme, come ad esempio:

  • acuta (molto rara e dovuta in genere a infezioni batteriche o parassitarie)
  • sub-acuta (in genere di origine virale),
  • cronica (di norma a causa autoimmune, ma non solo):
    • di Hashimoto,
    • silente sporadica,
    • silente post-partum,
    • fibrosa di Riedel,
    • da farmaci.

Le forme acuta e sub-acuta permettono in genere un completo recupero della funzionalità tiroidea.

La ghiandola può far male ed essere gonfia se la tiroidite è causata da un’infezione o da un trauma, diversamente dai casi in cui la causa è un disturbo autoimmune o farmaci.

Le donne giovani e di mezza età sono la fascia di popolazione più a rischio, tuttavia alcune forme colpiscono sia gli uomini sia le donne di qualsiasi età. In alcuni casi l’ipotiroidismo può iniziare anche a distanza di anni dalla comparsa della malattia, anche se la tiroidite è stata curata.

Non è possibile stilare un unico elenco di sintomi tipici della tiroidite, in quanto strettamente dipendenti dalla forma sviluppata e dalla relativa fase; da un punto di vista generale:

  • se la tiroidite provoca una lenta e progressiva distruzione delle cellule della tiroide (come nel caso della Hashimoto) ha come conseguenza una diminuzione dei livelli di ormoni tiroidei nel sangue; i pazienti presentano in questo caso i sintomi dell’ipotiroidismo:
    • affaticamento,
    • aumento di peso,
    • stitichezza,
    • pelle secca,
    • depressione
    • e scarsa tolleranza allo sforzo.
  • Se la tiroidite causa un danno rapido e violento, l’ormone tiroideo immagazzinato nella ghiandola viene liberato improvvisamente aumentando i livelli di ormone tiroideo nel sangue. Questi pazienti sperimenteranno i sintomi della tireotossicosi, che sono simili all’ipertiroidismo:
    • ansia,
    • insonnia,
    • palpitazioni (battito cardiaco accelerato),
    • affaticamento,
    • perdita di peso
    • e irritabilità.

La forma di tiroidite più comune è quella di Hashimoto, cui si rimanda per ulteriori approfondimenti.

Ricostruzione grafica della tiroide

iStock.com/ChrisChrisW

Cause

La causa dell’infiammazione della tiroide va in genere cercata in una qualche forma di attacco alla ghiandola, che causa infiammazione e danno cellulare; l’agente cambia a seconda dei casi e può essere rappresentato da:

  • anticorpi prodotti dal proprio organismo (malattie autoimmuni, in caso di disturbi del sistema immunitario),
  • microrganismi (virus, batteri e parassiti),
  • disturbi che causano la febbre,
  • alcuni farmaci, come l’amiodarone, l’alfa-interferone, l’interleuchina-2 o il litio.

Il caso più comune è la forma autoimmune, in cui si verifica una produzione anomala di auto-anticorpi, proteine che normalmente dovrebbero proteggerci da microrganismi esterni e che invece in alcuni casi e per motivi sconosciuti scambiano la tiroide per un bersaglio da attaccare.

In alcuni casi la causa della tiroidite rimane invece sconosciuta.

Fattori di rischio

  • La maggior parte delle forme di tiroidite sono da tre a cinque volte più diffuse nelle donne che negli uomini, probabilmente a causa di fattori ormonali.
  • Con l’aumentare dell’età aumenta il rischio di sviluppare la malattia; l’età media al momento della comparsa della malattia di norma è compresa tra i 30 e i 50 anni.
  • Questa malattia tende ad essere connotata geograficamente e ad essere stagionale, infatti tende a colpire soprattutto in estate e autunno.
  • È stata dimostrata una associazione significativa tra la tiroidite di Hashimoto e cause genetiche.
  • Una percentuale variabile dall’8% al 10% delle donne in gravidanza sviluppa una tiroidite autoimmune che ha le stesse caratteristiche della tiroidite di Hashimoto, ma che a differenza di essa andrà a risolversi completamente dopo il parto. Le gestanti positive al test degli anticorpi tiroidei nel primo trimestre hanno una percentuale di rischio variabile tra il 30 e il 50% di sviluppare la tiroidite dopo il parto.
  • L’assunzione di iodio sembra aumentare il rischio di sviluppo del problema in soggetti predisposti, per cause ancora sconosciute.
  • Radiazioni (per esempio si è rilevato un aumento dei casi a seguito di Chenobyl).
  • Infezioni.

Sintomi

Nel complesso i possibili sintomi sono numerosi e spesso poco specifici, rendendo il disturbo potenzialmente ostico da riconoscere. Intervengono inoltre numerose variabili che condizionano tipologia ed entità dei sintomi, quindi questa sezione è da interpretare come descrizione generale.

La forma acuta è spesso caratterizzata da una tumefazione del collo, con la cute che si presenta calda e arrossata; il paziente può sviluppare febbre e gonfiore dei linfonodi e solo raramente altri sintomi.

La maggior parte delle forme attraversa 3 fasi:

  1. la tiroide è iperattiva (ipertiroidismo),
  2. poi diventa meno attiva del normale (ipotiroidismo)
  3. e infine ritorna alla normalità a meno che non sia una forma cronica.

Quando la tiroide è infiammata spesso rilascia un eccesso di ormone tiroideo, causando i classici sintomi dell’ipertiroidismo:

Al termine di questa fase, esauritosi l’ormone in circolo, compaiono i sintomi tipici dell’ipotiroidismo (la tiroide rallenta e con lei anche tutte le funzioni dell’organismo):

Altri sintomi più rari osservati in alcune forme di tiroidite comprendono

In caso di danno cellulare più avanzato possono infine subentrare:

D’altra parte, se il danno alle cellule tiroidee è acuto, l’ormone tiroideo all’interno della ghiandola raggiunge il flusso sanguigno causando sintomi di tireotossicosi, molto simili a quelli di una tiroide iperattiva (ipertiroidismo):

In caso di tiroidite di Hashimoto frequente è la comparsa di gozzo (aumento del volume della tiroide, spesso visibile anche esternamente), fenomeno che avviene in modo graduale.

In alcuni casi la tiroidite, in particolare quella postpartum, può essere del tutto asintomatica.

Diagnosi

Molto spesso la diagnosi di tiroidite avviene attraverso la palpazione della ghiandola durante la visita medica.

Gli esami di laboratorio permettono ai medici di valutare se la VES (velocità di eritrosedimentazione) e la tireoglobulina sono alte e se ci sono problemi nella captazione dello iodio radioattivo.

Gli esami del sangue aiutano anche a capire

  • qual è la forma di tiroidite che colpisce il paziente,
  • quanto ormone tireostimolante viene prodotto dall’ipofisi
  • e quali anticorpi siano presenti nell’organismo.

In alcuni casi può essere necessaria una biopsia per capire meglio qual è la causa esatta del problema alla tiroide, un esame più invasivo che richiede il prelievo mediante ago di un piccolo campione di tessuto tiroideo.

Cura e terapia

Il trattamento dipende dalla forma di tiroidite del paziente.

Nel caso della Hashimoto il trattamento di elezione è la terapia sostitutiva con levotiroxina, per stimolare la tiroide; questo permette un rapido sollievo dagli eventuali sintomi e previene l’ulteriore ingrandimento della ghiandola.

Più in generale la tiroidite spesso è caratterizzata da tre fasi distinte:

  • prima la tiroide è iperattiva,
  • poi diventa ipoattiva
  • e poi ritorna alla normalità.

e quindi la terapia dipende anche dalla fase in cui si trova il disturbo; dal punto di vista farmacologico è possibile usare uno o più dei seguenti approcci:

  • Levotiroxina, per l’ipotiroidismo o per il gozzo molto pronunciato,
  • Antinfiammatori o cortisonici per contrastare l’infiammazione della ghiandola,
  • Betabloccanti per rallentare il battito cardiaco e l’eventuale tremore,
  • Antibiotici in caso di infezione.

Chirurgia e altri tipi di intervento

In rari casi, la rimozione parziale (tiroidectomia parziale) della tiroide può alleviare la pressione sulle altre strutture del collo.

Terapie complementari e alternative

Le terapie alternative possono essere utili insieme ai farmaci prescritti dal medico.

Non usate le terapie alternative come unica terapia per la tiroidite e ricordatevi di comunicare al medico tutte le terapie alternative che state seguendo o che pensate di poter seguire, perché alcuni integratori possono interferire con i farmaci tradizionali e alcuni approcci possono essere controproducenti se iniziati in una fase sbagliata del disturbo.

Alimentazione e integratori alimentari

Tra gli alimenti potenzialmente in grado di rallentare e diminuire l’attività della tiroide (gozzigeni) ricordiamo:

  • broccoli,
  • cavolo,
  • cavoletti di Bruxelles,
  • cavolfiore,
  • spinaci,
  • rape,
  • soia,
  • senape.

Questi alimenti possono aiutarvi se la tiroide è iperattiva (ipertiroidismo). Se è poco attiva, chiedete al medico se è meglio evitare questi alimenti. Con la cottura si attenuano, almeno in parte, gli effetti depressivi sulla tiroide. Fate attenzione perché chi soffre di tiroidite può passare dall’ipertiroidismo all’ipotiroidismo nel giro di pochissimo tempo.

Evitate gli alimenti raffinati, lo zucchero, i prodotti a base di latte, le farine, la caffeina e l’alcool.

Gli acidi grassi essenziali, che si trovano nell’olio di semi di lino, nell’olio di pesce e nell’olio di borragine sono antinfiammatori naturali. Possono far aumentare il rischio di sanguinamento, in particolare con la contemporanea assunzione di anticoagulanti come il warfarin (Coumadin), il clopidogrel (Plavix) o l’aspirina.

La bromelina, un enzima che si trova nella pianta dell’ananas, può far diminuire l’infiammazione. Spesso è combinato con la curcumina, che ne potenzia l’effetto. Sia la bromelina sia la curcumina possono far aumentare il rischio di sanguinamento, in particolare con la contemporanea assunzione di anticoagulanti.

La vitamina C, la vitamina A, le vitamine del gruppo B, come la B2 (riboflavina), la B3 (niacina) e la B6 (piridossina), il selenio e lo zinco sono necessari per una normale produzione di ormone tiroideo.

La vitamina D è importante per proteggersi dalla tiroidite. Alcune ricerche indicano che una carenza di vitamina D fa aumentare il rischio di soffrire di tiroidite. Parlatene con il vostro medico.

La L-carnitina può essere utile per curare l’ipertiroidismo causato dall’assunzione di ormone tiroideo per la cura del gozzo benigno. Quando si assume l’ormone tiroideo per il gozzo spesso il dosaggio dell’ormone risulta leggermente alto, e si ottiene un lieve ipertiroidismo. Una ricerca ha scoperto che tra le donne che assumono l’ormone tiroideo per il gozzo benigno, l’assunzione di L-carnitina fa diminuire i sintomi, come le palpitazioni e il nervosismo. I ricercatori ritengono che la L-carnitina possa impedire all’ormone tiroideo di raggiungere le cellule. La L-carnitina può far aumentare il rischio di sanguinamento, in particolare con la contemporanea assunzione di anticoagulanti.

Se assumete dei farmaci che contengono l’ormone tiroideo, chiedete al vostro medico se potete mangiare la soia. Alcune ricerche sembrerebbero indicare che la soia inibisce l’assorbimento dell’ormone tiroideo.

Anche il ferro può interferire con l’assorbimento dei farmaci contenenti l’ormone tiroideo.

Il selenio potrebbe essere utile per la prevenzione della tiroidite. Chiedete consiglio al vostro medico.

Fonti e bibliografia

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Domande e risposte
  1. Salve Dott.
    Ho ritirato le mie analisi e il risultato riporta:
    Anti tireoglobulina <0.12
    Anti tireoperossidasi <0.05 …come si leggono? Non ci sono riportati i valori di riferimento.

    1. Dr. Cracchiolo (Medico Chirurgo)

      Salve, è strano che non ci siano i valori di riferimento, sono necessari per interpretare le analisi…comunque sembra che siano nella norma. saluti

    2. Non so sono referti on line comunque grazie

    3. Ciao Anonimo, non sono medico ma mi capita di fare frequenti esami per qualche problema di tiroide; mi è capitato di vedere risultati simili e in genere, quando viene riportato il simbolo di “inferiore a” (<) significa che sono più bassi della sensibilità minima dello strumento, quindi tutto OK nel caso degli auto-anticorpi.

      Ti raccomando comunque di verificare con il tuo endocrinologo. Spero di esserti stato utile, ciao!

  2. Salve ho fatto gli esami del sangue e mi risulta che anti tireoperossidasi 181,42 valore normale fino a 5,61 anti tireoglobulina 62,78 valore riferimento 4,11 tsh 2,02 val riferimento 0,35 4,94 ft3 2,49 valori riferimento 1,71 3,71 ft4 0,95 valori riferimento 0,70 1,48 poi il pcr 8.9 valore riferimento 5.0 …il pcr alto può dipendere dai valori alti dela tiroide

    1. Dr.ssa Fabiani (Medico Chirurgo)

      Ha una tiroidite, niente di grave, la tiroide funziona comunque bene, deve fare una visita endocrinologica; il valore della PCR può essere dovuto a tante cause, non è così alto comunque.

    2. La tiroidite può dare febbre serale ?

    3. Dimenticavo di scrivere ho fatto anche gli esami delle urine e ce scritto numerosi leucociti e un discreto numero di batteri oltre il colore torpido

    4. Dr. Roberto Gindro

      Potrebbe esserci in corso una cistite; accusa fastidi mentre urina?

    5. Non in particolare ma di notte mi alzo spesso a fare pipi e verso sera mi viene la febbre

    6. Dr.ssa Fabiani (Medico Chirurgo)

      Confermo ipotesi cistite e/o infezione vie urinarie.

    7. Grazie dottoressa

  3. In gravidanza un TSH a 2.1 va bene?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Sembra ottimo (in genere si punta a valori sotto i 2.5 in gravidanza), ma ovviamente l’ultima parola spetta al suo ginecologo.

  4. TSH a 2.59, va bene?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Tendenzialmente sì, ma:
      1. Sarebbe sempre opportuno riportare i valori di riferimento.
      2. Il medico potrà darle una risposta più precisa valutando l’esito nel contesto del suo caso specifico.