Orticaria solare: cause, sintomi e rimedi

Ultima modifica

Introduzione

L’orticaria solare è un disturbo cronico di fotosensibilità acquisito:

  • Il nome orticaria deriva dall’osservazione che la reazione cutanea ricorda quella provocata dal contatto con le ortiche.
  • cronico: persistente per lungo tempo
  • fotosensibilità: in reazione all’esposizione solare (o a raggi UV in genere)
  • acquisito: legato a reazioni sopraggiunte dopo la nascita (in opposizione a congenito).

Consiste in episodi ricorrenti di orticaria, ovvero una reazione cutanea pruriginosa che intressa aree della pelle esposte alla luce solare; nonostante sia solitamente una condizione benigna, può diventare estremamente invalidante, limitando le attività quotidiane e alterando gravemente la qualità della vita dei pazienti anche da un punto di vista sociale.

Esempio di reazione orticarioide

Shutterstock/wisely

Cause

La reazione cutanea dell’orticaria solare è conseguenza dell’esposizione alla luce del sole, con differenze soggettive tra un paziente e l’altro in termini di spettro luminoso responsabile.

Si tratta tuttavia di una forma rara di orticaria (rende conto di meno dell’1% dei casi e di meno del 10% delle fotodermatosi, l’insieme delle reazioni cutanee al sole); la malattia di solito esordisce in età giovane-adulta (età mediana 35 anni), con possibili eccezioni in età più estreme.

La letteratura riporta una leggera predominanza del sesso femminile, ma soprattutto agisce da fattore di rischio una storia di atopia.

I meccanismi biochimici non sono ancora del tutto compresi; si tratta di una reazione di ipersensibilità che potrebbe essere IgE-mediata (le immunoglobuline E sono un particolare anticorpo coinvolto nei meccanismi di risposta allergica) in risposta all’esposizione al sole. Si ipotizza che la radiazione solare possa essere in grado di attivare una qualche sostanza propria dell’organismo trasformandolo in qualcosa di diverso, ma capace di innescare la risposta immunitaria.

A conferma di quest’ipotesi è l’osservazione che, occasionalmente, l’orticaria solare possa essere innescata anche da una sostanze esogene, come alcuni farmaci (atorvastatina, clorpromazina, tetraciclina, contraccettivi orali).

Sintomi

La tipica reazione dell’orticaria solare si manifesta già entro pochi minuti dall’esposizione alla luce solare, sulle zone esposte al sole e più in generale in distretti coperti da indumenti sottili e bianchi (incapaci di schermare completamente la radiazione solare).

Compaiono papule edematose (lesioni in rilievo, quindi percepibili al tatto, di diametro inferiore al centimetro), pomfi ed eritema (arrossamento), accompagnato da bruciore e prurito. I sintomi cutanei si risolvono nel 75% dei casi entro un’ora dall’interruzione dell’esposizione al sole, ma gravità e durata dei sintomi sono proporzionali all’intensità della luce.

Relativamente comuni anche sintomi sistemici come

soprattutto quando l’esposizione coinvolge ampie zone di pelle (in conseguenza del richiamo di liquidi a livello della cute), mentre molto raro è lo shock anafilattico (reazione potenzialmente fatale, a causa del coinvolgimento delle vie aeree e del crollo della pressione del sangue).

Mani e volto sono spesso risparmiati, oppure sviluppano reazioni di minore entità, tuttavia alcuni pazienti mostrano gonfiori attorno agli occhi (angioedema periorbitale).

Complicazioni

Seppure rari, sono stati descritti episodi di shock anafilattico, mentre più comuni sono ricadute sulla qualità di vita dei soggetti colpiti, che non potendo esporsi al sole si trovano gravemente limitati da un punto di vista sociale e professionale con possibili ricadute sul tono dell’umore.

Si tratta infatti di forme che nella maggior parte dei casi si rivelano essere croniche e la cui eventuale regressione premia solo una parte dei pazienti colpiti.

Diagnosi

La diagnosi di orticaria solare viene sospettata già in fase di anamnesi, ovvero durante la raccolta di informazioni da parte del medico dermatologo relativamente a caratteristiche e modalità di insorgenza delle lesioni.

La diagnosi differenziale si pone con la dermatite polimorfa solare (ma il viso è in genere risparmiato, inoltre i sintomi richiedono più tempo per la comparsa), il lupus eritematoso (le lesioni impiegano più tempo per risolversi), la fotosensibilità indotta da farmaci ed altre forme di reazione alla luce.

La diagnosi di orticaria solare è confermata da test luminosi (fototest) che utilizzano sorgenti di luce UVA, UVB e visibile e che consentono di caratterizzare non solo lo spettro di luce responsabile della reazione, ma anche l’entità dell’esposizione necessaria ad innescare una reazione, con utili ricadute sulla gestione nel quotidiano.

 

Il fotopatch test può essere utile per escludere la fotosensibilità indotta da farmaci o la dermatite da contatto fotografico.

Cura

Mentre la diagnosi si rivela relativamente semplice, la gestione dell’orticaria solare presenta invece sfide più complesse: l’aspetto cardine è rappresentato ovviamente dall’evitamento dell’esposizione alla luce solare, così come il ricorso cronico all’applicazione di protezione solare ed indumenti scuri, in grado di schermare più efficacemente i raggi solari.

I farmaci di prima linea sono ovviamente gli antistaminici (come in quasi tutte le forme di reazione allergica), tra cui ad esempio difenidramina, loratadina, fexofenadina e cetirizina (quest’ultima più efficace, ma spesso gravata da una certa sonnolenza).

Poiché le aree esposte cronicamente sembrano sviluppare una certa tolleranza, almeno in alcuni pazienti, sono stati tentati approcci di esposizione controllata a luce artificiale (od anche naturale, sebbene sia meno controllabile); esistono diversi approcci che nel complesso prendono il nome di desensibilizzazione.

Nei casi più gravi è possibile ricorrere a rimedi più invasivi come plasmaferesi (con l’idea di rimuovere la molecola responsabile della reazione), immunosoppressori ed anticorpi monoclonali.

Purtroppo invece cortisonici, antagonisti dei recettori dei leucotrieni, farmaci antimalarici, inibitori delle prostaglandine e beta-carotene non hanno mai mostrato una reale utilità nella gestione dell’orticaria solare.

Fonti e bibliografia

Articoli Correlati
Articoli in evidenza