Introduzione
Malattia del motoneurone (MND, Motor Neuron Disease) è un termine ombrello che racchiude un gruppo di disturbi neurologici progressivi che distruggono i motoneuroni, ovvero le cellule che controllano l’attività dei muscoli scheletrici necessari a compiere attività volontarie come camminare, respirare, parlare e deglutire.
Tra le forme più note ricordiamo ad esempio la sclerosi laterale amiotrofica, la paralisi bulbare progressiva, la sclerosi laterale primaria, l’atrofia muscolare progressiva, l’atrofia muscolare spinale, la malattia di Kennedy e la sindrome post-poliomielite.
Normalmente i segnali provenienti dalle cellule nervose del cervello (motoneuroni superiori) vengono trasmessi alle cellule nervose del tronco encefalico e del midollo spinale (motoneuroni inferiori) e da queste ai muscoli del corpo; sono quindi i motoneuroni superiori che dirigono i motoneuroni inferiori per produrre movimenti muscolari.
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- Quando i muscoli non ricevono più efficacemente i segnali trasmessi dai motoneuroni inferiori, iniziano a indebolirsi e a ridursi di dimensioni (atrofia), oltre a contrarsi spontaneamente (questi spasmi, definiti fascicolazioni, possono essere visti e sentiti sotto la superficie della pelle).
- Quando i motoneuroni inferiori non ricevono più i segnali dai motoneuroni superiori si manifesta rigidità muscolare (spasticità) e riflessi iperattivi, che rendono i movimenti volontari lenti e difficili.
Nel tempo i soggetti affetti da una malattia del motoneurone possono quindi perdere la capacità di camminare e controllare altri movimenti. Alcuni manifestano anche cambiamenti nel modo di pensare e nel comportamento, la malattia colpisce cioè in modo variabile e poco prevedibile: non tutti i sintomi colpiranno ogni paziente, ed in ogni caso questo non avverrà necessariamente in un ordine predefinito.
Ad oggi la malattia del motoneurone non ha cura e questo significa purtroppo che quasi sempre è legata ad una riduzione dell’aspettativa di vita; nonostante l’inevitabile progressione i sintomi possono comunque essere almeno in parte gestiti per aiutare a raggiungere in ogni momento la migliore qualità di vita possibile.
Cause
Alcune forme di malattia del motoneurone sono ereditarie, ma la maggior parte ha causa ignota e manifestazione sporadica, imprevedibile. Colpisce sia gli adulti che i bambini, ma in questo senso è possibile notare che:
- Nei bambini è tipicamente dovuta a specifiche mutazioni genetiche, come nell’atrofia muscolare spinale. I sintomi possono essere presenti alla nascita o comparire nella prima infanzia.
- Negli adulti è più probabile che la malattia si verifichi senza storia familiare, con sintomi che compaiono in genere dopo i 50 anni (sebbene l’insorgenza della malattia possa verificarsi a qualsiasi età).
Forme ereditarie
Quando la malattia del motoneurone è causata dal patrimonio genetico ereditato dai genitori, in genere il difetto è localizzabile su un solo gene (su un punto specifico del DNA); la trasmissione può tuttavia avvenire secondo diversi modelli:
- Autosomica dominante, quando è sufficiente ereditare solo una copia del gene difettoso da un unico genitore per essere a rischio di sviluppare la malattia. Esiste in questo caso una probabilità del 50% che un figlio di una persona affetta erediti il gene anormale e sviluppi la malattia.
- Autosomica recessiva, quando è necessario ereditare una copia del gene difettoso da entrambi i genitori. È probabile che questi genitori siano asintomatici (senza sintomi della malattia e quindi inconsapevoli).
- Ereditarietà X-linked, che si verifica quando la madre porta il gene difettoso su uno dei suoi cromosomi X (cromosoma sessuale) e trasmette il disturbo ai suoi figli:
- I maschi ereditano un cromosoma X dalla madre e un cromosoma Y dal padre, i figli maschi hanno quindi un rischio del 50% di ereditare il cromosoma X difettoso e di sviluppare la malattia.
- Le ragazze ereditano un cromosoma X da ciascun genitore. Le figlie hanno quindi una probabilità del 50% di ereditare il cromosoma X difettoso della madre e un cromosoma X sano dal padre, che normalmente le rende portatrici asintomatiche della mutazione (portatrice sana).
Sintomi e aspettativa di vita
La malattia del motoneurone causa una serie di sintomi che possono progredire a velocità variabile, nonché comparire in un ordine diverso per ogni paziente. È quindi importante comprendere che in realtà la suddivisione in diverse malattie è condotta soprattutto a scopo clinico, ma rappresentano nel complesso manifestazioni differenti della stessa patologia.
Questo concetto è ancora più chiaro se si pensa che in molti casi i sintomi sono sovrapponibili, complicando la diagnosi esatta, almeno nelle prime fasi (nel tempo, invece, i sintomi e la velocità con cui progrediscono tendono a chiarire il quadro).
Le informazioni che seguono sono tratte dal sito dell’associazione americana della malattia del motoneurone e comprendono dettagli sull’aspettativa di vita, ti invito quindi a saltare questo paragrafo se non ti sento pronto a leggerlo, anche perché l’aspettativa di vita può comunque variare in base alla severità con cui si sviluppa la condizione nel tempo.
Sclerosi laterale amiotrofica (SLA)
La sclerosi laterale amiotrofica è la forma più comune di MND e si manifesta con debolezza e deperimento degli arti, rigidità muscolare e crampi.
Alcuni pazienti notano che iniziano ad inciampare troppo spesso mentre camminano, oppure fanno cadere ripetutamente oggetti dalle mani, ma alcuni vengono colpiti anche a livello dei muscoli della bocca o della gola. A poco a poco quasi tutti i muscoli sotto controllo volontario vengono interessati, andando così progressivamente a perdere la capacità di muoversi, parlare, mangiare e persino respirare.
L’aspettativa di vita è di solito da due a cinque anni dall’inizio dei sintomi (la morte sopraggiunge in genere per insufficienza respiratoria), tuttavia circa il 10% dei pazienti sopravvive per 10 o più anni.
Paralisi bulbare progressiva
La PBP colpisce un numero minore di persone rispetto alla SLA e si manifesta principalmente sui muscoli del viso, della gola e della lingua. I primi sintomi possono includere biascicamento o difficoltà a deglutire.
La malattia attacca infatti i motoneuroni inferiori collegati al tronco cerebrale, che controlla i muscoli utilizzati per deglutire, parlare, masticare.
I sintomi peggiorano nel tempo e possono insorgere debolezza nella lingua e nei muscoli facciali, contrazioni involontarie e un riflesso del vomito ridotto. Possono anche comparire debolezza nelle braccia o nelle gambe, ma in forma meno evidente rispetto agli altri sintomi.
A causa delle difficoltà di deglutizione i pazienti corrono il rischio di soffocare, inalando cibo e saliva nei polmoni; possono anche manifestare cambiamenti emotivi, ad esempio ridendo o piangendo in momenti inappropriati (sindrome pseudobulbare).
L’aspettativa di vita è compresa tra sei mesi e tre anni dall’inizio dei sintomi.
Atrofia muscolare progressiva
La PMA colpisce solo una piccola percentuale di persone. I primi sintomi possono manifestarsi come debolezza o goffaggine delle mani.
L’aspettativa di vita è generalmente superiore a cinque anni.
Sclerosi laterale primaria
La sclerosi laterale primaria è una forma rara, che causa principalmente debolezza e rigidità che di solito iniziano negli arti inferiori, sebbene molte persone sperimentino ulteriori problemi con il linguaggio e vari altri sintomi.
Il disturbo si diffonde poi a busto, braccia, mani e, infine, ai muscoli utilizzati per deglutire, parlare e masticare.
Gambe e braccia diventano rigide, goffe, lente e deboli, rendendo difficile camminare o svolgere compiti che richiedono una buona coordinazione della mano. L’eloquio (modo di parlare) può diventare rallentato e confuso, possono comparire difficoltà di equilibrio che aumentano il rischio di cadute. Gli individui affetti possono anche sperimentare cambiamenti emotivi e spaventarsi facilmente.
In genere non è causa di una riduzione dell’aspettativa di vita, perché progredisce molto lentamente. Potrebbe essere necessario del tempo per confermare una diagnosi definitiva di sclerosi laterale primaria, perché condivide un inizio molto lento con la SLA.
Malattia di Kennedy
Sebbene non sia propriamente un tipo di malattia del motoneurone, la malattia di Kennedy ha sintomi simili. È una condizione rara, colpisce i motoneuroni e si manifesta con crescente debolezza e deperimento dei muscoli.
A differenza delle malattie del motoneurone è responsabile anche di cambiamenti ormonali. Nella maggior parte dei casi l’aspettativa di vita è più o meno conservata.
Diagnosi
Nella maggior parte dei casi non esistono esami specifici per la diagnosi definitiva di una malattia del motoneurone; a complicare la situazione è il fatto che i sintomi possono variare da individuo a individuo e, almeno nelle fasi iniziali, essere simili a quelli di altre malattie, rendendo particolarmente ostica la diagnosi.
A seguito dell’esame fisico, riveste un’importanza fondamentale l’esame neurologico, che valuta le capacità motorie e sensoriali, la funzione nervosa, l’udito e la parola, la vista, la coordinazione e l’equilibrio, lo stato mentale e i cambiamenti nell’umore o nel comportamento. A completamento di questa fase si ricorre tipicamente a due esami strumentali:
- L’elettromiografia (EMG) viene utilizzata per diagnosticare i disturbi dei motoneuroni inferiori, nonché i disturbi dei muscoli e dei nervi periferici. Durante l’esame un medico inserisce un sottile elettrodo ad ago, collegato a uno strumento di registrazione, in uno specifico muscolo per valutare l’attività elettrica durante il movimento e a riposo. L’attività elettrica nel muscolo è innescata dai motoneuroni inferiori, quindi se i motoneuroni sono danneggiati nel muscolo emergono segnali elettrici anormali. Il test di solito dura circa un’ora o più, a seconda del numero di muscoli e nervi da testare.
- Uno studio della conduzione nervosa viene solitamente eseguito in combinazione conl’elettromiografia. Gli studi sulla conduzione nervosa misurano la velocità e l’entità degli impulsi nervosi mediante piccoli elettrodi applicati sulla pelle. Un piccolo impulso elettrico viene applicato sulla pelle per stimolare il nervo che dirige uno specifico muscolo, mentre un secondo insieme di elettrodi trasmette la risposta rilevata a un registratore. Gli studi sulla conduzione nervosa aiutano a differenziare le malattie dei motoneuroni inferiori dalla neuropatia periferica e possono rilevare anomalie nei nervi sensoriali.
Ulteriori test per escludere altre malattie o per misurare il coinvolgimento muscolare possono includere:
- Esami di laboratorio su sangue, urina o altri fluidi possono escludere malattie muscolari e altri disturbi con sintomi simili alle malattie del motoneurone, ad esempio l’analisi del fluido che circonda il cervello e il midollo spinale (liquido cefalo-rachidiano) può rilevare infezioni o infiammazioni in grado di spiegare la rigidità muscolare. Possono essere prescritti esami del sangue per misurare i livelli di creatinchinasi, una proteina necessaria per le reazioni chimiche che producono l’energia per le contrazioni muscolari. Livelli elevati possono suggerire la presenza di malattie muscolari come la distrofia muscolare.
- La risonanza magnetica utilizza un potente campo magnetico per produrre immagini dettagliate di tessuti, organi, ossa, nervi e altre strutture corporee, permettendo l’individuazione di malattie come tumori al cervello e al midollo spinale, malattie degli occhi, infiammazioni, infezioni e irregolarità vascolari che possono portare a ictus. La risonanza magnetica può anche diagnosticare e monitorare disturbi infiammatori come la sclerosi multipla, oltre a valutare lesioni cerebrali dovute a traumi. Viene spesso utilizzata per escludere malattie che colpiscono la testa, il collo e il midollo spinale.
- La biopsia muscolare o nervosa è un esame più invasivo che prevede il prelievo in anestesia locale di un piccolo campione del muscolo o di nervo, per una successiva analisi al microscopio.
Cura
Ad oggi non esiste purtroppo una cura definitiva per la malattia del motoneurono, il trattamento è quindi volto a ridurre l’impatto dei sintomi sulla qualità di vita; in genere il paziente viene seguito da un team multidisciplinare in centri specializzati e beneficia di:
- terapia occupazionale, per recuperare o mantenere l’indipendenza nelle attività quotidiane,
- fisioterapia ed attività fisica per mantenere la forza e ridurre la rigidità,
- logopedia in caso di difficoltà nel linguaggio,
- supporto dietetico,
- farmaci specifici, tra cui
- riluzolo che può rallentare leggermente la progressione della condizione,
- medicinali per alleviare la rigidità muscolare e aiutare con problemi di salivazione,
- supporto emotivo per il paziente e i familiari.
Fonti e bibliografia
Autore
Dr. Roberto Gindro
laureato in Farmacia, PhD.Laurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.