Introduzione
L’acetone, insieme all’acido acetoacetico e l’acido beta-idrossibutirrico, è un composto chimico che fa parte del gruppo dei corpi chetonici. I corpi chetonici sono dei composti normalmente presenti nel sangue in piccole quantità e la loro concentrazione ematica viene definita chetonemia.
L’aumento della concentrazione di acetone e degli altri corpi chetonici nel sangue (acetonemia o chetonemia) viene chiamata chetosi e rende conto dell’insorgenza di una serie di segni e sintomi caratteristici come la presenza di
- alito fruttato,
- vomito
- e pallore.
In gergo comune, la chetosi può talora essere chiamata solamente con il termine acetone (o addirittura vermi in alcune zone d’Italia, pur non avendo alcun legame con la presenza di parassiti intestinali).
La chetosi si verifica in seguito a uno squilibrio alimentare, dovuto nello specifico ad una mancanza o a una riduzione dell’apporto di zuccheri nell’organismo. È un disturbo che si presenta più frequentemente nei neonati e nei bambini, in cui gli organi dove vengono immagazzinati gli zuccheri, e cioè il fegato e i muscoli, sono più piccoli e non ancora completamente sviluppati (e disponendo quindi di una capacità di deposito inferiore rispetto agli adulti).
L’età tipicamente più colpita è quella compresa tra i 10 mesi e i 5 anni.
Più che una vera e propria malattia, l’acetone viene considerato un malessere conseguente a uno squilibrio alimentare, causato dalla riduzione della glicemia. Poiché il bambino dispone di riserve limitate di zuccheri, l’acetone può insorgere anche inseguito a periodi di digiuno relativamente brevi, come ad esempio durante il riposo notturno. Solo in una parte molto piccola di casi può essere segno di una patologia più importante, come il diabete di tipo 1.
Quando compaiono i classici sintomi dell’acetone nel bambino non bisogna quindi allarmarsi particolarmente, in quanto è una condizione transitoria che può essere semplicemente trattata impostando al bambino una corretta dieta alimentare.
Corpi chetonici
La causa principale alla base della produzione di corpi chetonici è la presenza di ipoglicemia, ossia una ridotta quantità di zucchero circolante..
Di norma la risposta difensiva e fisiologica del nostro organismo a una diminuzione della concentrazione di glucosio nel sangue consiste nella riduzione della secrezione di insulina e un aumento del glucagone, adrenalina e altri ormoni contro-insulinici. Questo spostamento di ormoni avvia glicogenolisi e gluconeogenesi nel fegato, processi che permettono un aumento del glucosio nel sangue e a un consumo dei grassi depositati nel tessuto adiposo.
La combustione di lipidi, oltre a darci energia, porta anche alla formazione dei corpi chetonici.
Questi vengono prodotti in quanto il cervello utilizza come unico nutrimento il glucosio e i corpi chetoni sono gli unici composti che possono essere utilizzati dal cervello come combustibile alternativo quando il glucosio è scarso. Pur essendo un meccanismo di difesa del nostro organismo per nutrire il cervello in situazioni di crisi, la persistenza di alti livelli di corpi chetonici nell’organismo non è salutare e può determinare l’insorgenza di disturbi caratteristici.
Cause
Le cause che inducono l’aumento dell’acetone e degli altri corpi chetonici sono correlate ad una qualsiasi condizione che porti ad una riduzione della glicemia.
Le cause di ipoglicemia sono moltissime e tutte potenzialmente in grado di innescare e favorire la comparsa di un aumento dei corpi chetonici nel sangue; tra le più comuni relative a neonati e bambini ricordiamo:
- digiuno notturno,
- sforzi fisici intensi e prolungati,
- febbre,
- vomito (il vomito è sia una causa che un sintomo, in grado di dar vita a un circolo vizioso che alimenta la produzione di acetone),
- diarrea,
- gastroenteriti,
- dieta ricca di grassi e povera di zuccheri (per esempio eccessivamente ricca di merendine ed altro junk food),
- diabete mellito tipo 1 (in questo caso nel sangue sarà presente un’iperglicemia, dovuta a una riduzione della produzione di insulina, ma il glucosio non potrà entrare nelle cellule per produrre energia, quindi verranno comunque a prodursi i corpi chetonici),
- malattie che provocano malassorbimento, come intolleranze alimentari e celiachia.
Nel bambino, a differenza dell’adulto, il periodo di ipoglicemia necessario alla produzione di corpi chetonici è inferiore, dato il suo più delicato equilibrio metabolico.
Sintomi
I sintomi con cui si presenta più caratteristicamente l’acetone sono la presenza di un alito di odore fruttato e il vomito. Il motivo per cui compare il caratteristico alito fruttato è che l’acetone viene eliminato anche con il respiro, a differenza degli altri due corpi chetonici che vengono principalmente escreti nelle urine.
Altri sintomi con cui si può presentare l’acetone sono
- malessere generale e spossatezza,
- mal di testa,
- pallore,
- cute secca,
- lingua e mucose orali asciutte,
- sonnolenza,
- irritabilità,
- nausea,
- dolori addominali,
- inappetenza.
Pur essendo nella maggior parte dei casi benigna la chetosi, nei bambini con diabete di tipo 1 se non viene riconosciuta e trattata può portare a gravissimi conseguenze come la chetoacidosi diabetica, una condizione che può causare anche coma. È quindi sempre bene, in via precauzionale, rivolgersi al proprio pediatra di fiducia in quei casi in cui dovessero comparire segni tipici di chetosi, in quanto in rare occasioni potrebbero essere una prima spia di diabete di tipo 1.
Diagnosi
Riconoscere l’acetone è molto semplice: l’alito del bambino ha un odore caratteristico di frutta troppo matura. Associando questo sintomo ad una causa che ha potuto portare a ipoglicemia la diagnosi è pressoché già fatta. La comparsa di vomito o altri sintomi associati conferma l’ipotesi di acetone.
A parte questo, è comunque possibile eseguire un test delle urine direttamente a casa. Si possono acquistare in farmacia stick urinari con reagenti chimici in grado di valutare la presenza di elevate concentrazioni di corpi chetonici nelle urine (chetonuria).
Anche se l’acetone è una condizione benigna che si verifica comunemente nei bambini, si consiglia sempre e comunque di rivolgersi al proprio pediatra di fiducia nel caso in cui insorga, in particolar modo se dovesse essere il primo episodio o se vi dovessero essere degli episodi ricorrenti. In questo modo potranno essere escluse cause più gravi come sindromi da malassorbimento come la celiachia o il diabete di tipo 1.
Cura e rimedi
Nei casi più semplici di acetone basteranno dei piccoli accorgimenti nella dieta del bambino per risolvere il problema ed evitare che questo si ripresenti nuovamente in futuro. È consigliato
- ridurre l’apporto di grassi, come burro, formaggi, fritti, cioccolato, dolci industriali (merendine e simili) e insaccati,
- aumentare invece i carboidrati complessi come pane, pasta e riso (possibilmente integrali) e patate dolci.
Al manifestarsi del problema può essere utile anche somministrare al bambino piccole quantità di zuccheri semplici, come caramelle, succhi di frutta o altre bevande dolci.
Sono da evitare assolutamente digiuni prolungati. Un buon consiglio è far mangiare uno spuntino al bambino durante il pomeriggio, in particolare se ha giocato per diverse ore consumando molta energia. Categoricamente vietato è far saltare al bambino la colazione, scelta che talvolta viene fatta sottovalutando l’importanza di questo pasto, in quanto già proveniente dal digiuno notturno.
Quando vi sia la contemporanea presenza di vomito è opportuno aumentare l’apporto di liquidi del bambino, anche se in questo caso è comunque sempre meglio avvalersi dell’aiuto del pediatra per evitare casi di disidratazione che possono complicare questa semplice situazione. Qualora il vomito impedisca una corretta reidratazione del bambino può diventare necessario il ricorso al Pronto Soccorso, dove potrà essere somministrata per via endovenosa una soluzione fisiologica glucosata.
In genere, comunque, in breve tempo, a volte anche dopo poche ore, il bambino potrebbe già sentirsi meglio e recuperare completamente le forze.
È un problema che tenderà a presentarsi sempre meno frequentemente con la crescita del bambino, in quanto con lo sviluppo dell’organismo il fegato e i muscoli diverranno in grado di immagazzinare una quantità adeguata di zuccheri.
Fonti e bibliografia
- Rugarli C., Medicina interna sistematica 2000
- Harrison, Principi di medicina interna, 18ª ed., Milano, CEA Casa Editrice Ambrosiana, 2012
Autore
Dr. Alberto Carturan
Medico ChirurgoIscritto all'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Padova n. 11890.
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