Risonanza Magnetica Multiparametrica per la prostata

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Cos’è la risonanza magnetica multiparametrica?

La risonanza magnetica è un esame che consente di produrre dettagliate immagini di organi e altre strutture all’interno del nostro organismo; il dispositivo utilizzato produce un campo magnetico ed emette impulsi a radiofrequenza (onde radio) diretti verso il paziente, che vengono successivamente raccolti, analizzati e trasformati in immagini direttamente osservabili dal medico specialista.

Rispetto ad altre tecniche di imaging NON espone il paziente a radiazioni pericolose e fornisce immagini più chiare e dettagliate.

Più in particolare la risonanza magnetica multiparametrica è una tecnica avanzata che consente di valutare il movimento delle molecole d’acqua e il flusso sanguigno all’interno della prostata, consentendo al medico di distinguere tra tessuto prostatico normale e malato e se questo si sia eventualmente già diffuso (metastatizzato).

A cosa serve nel caso della prostata?

In campo urologico trova applicazione principalmente nella diagnosi del tumore alla prostata, soprattutto in termini di diagnosi differenziale con l’ipertrofia prostatica benigna. ma si presta ovviamente ad essere utilizzata anche per valutare altre condizioni come prostatiti e disturbi congeniti.

Negli ultimi anni sta progressivamente sostituendo la biopsia prostatica come primo esame di approfondimento dei casi dubbi (ad esempio PSA elevato, o in progressivo aumento, in presenza di altri fattori di rischio).

Nei pazienti affetti da tumore può aiutare a valutare l’eventuale presenza di metastasi (diffusione del tumore oltre alla sola ghiandola prostatica).

Quando viene prescritta

Viene in genere richiesta a giudizio dell’urologo in caso di sospetto di tumore alla prostata; secondo l’Istituto Europeo di Oncologia è utile in caso di:

  1. sospetto clinico di neoplasia,
  2. necessità di localizzare con certezza il tumore, per poter poi agire con una biopsia mirata,
  3. in caso di tumore, in preparazione all’intervento chirurgico per suggerire se sia possibile risparmiare i nervi che decorrono nelle vicinanze,
  4. come monitoraggio periodico di tumori a basso rischio (vigile attesa).

Può inoltre essere utile nel follow-up di pazienti operati.

Vantaggi

  • La risonanza magnetica è una tecnica di imaging non invasiva e indolore.
  • Non causa l’esposizione a radiazioni pericolose.
  • Le immagini prodotte sono più dettagliate rispetto a quelle di altri metodi di imaging.
  • Consente di distinguere tra tumori della prostata a basso rischio/crescita lenta e ad alto rischio/aggressivi, oltre a contribuire alla valutazione di eventuale diffusione oltre la prostata (metastasi).
  • Il mezzo di contrasto utilizzato (gadolinio) è associato ad un minor rischio di reazione allergica rispetto ai mezzi di contrasto a base di iodio utilizzati per radiografie e TAC.

Rischi e controindicazioni

  • In alcuni pazienti potrebbe successivamente essere necessario procedere comunque alla biopsia prostatica, ma con il vantaggio di poter prelevare campioni in modo più mirato.
  • L’esame potrebbe non essere praticabile in pazienti portatori di dispositivi medici impiantati e protesi.
  • In caso di insufficienza renale potrebbe non essere possibile procedere all’uso del mezzo di contrasto; la fibrosi sistemica nefrogenica è infatti una complicanza nota correlata all’iniezione di mezzo del contrasto con gadolinio. È tuttavia considerata eccezionalmente rara e limitata a pazienti con gravi malattie renali.
  • Esiste un rischio minimo di reazione allergica al mezzo di contrasto, ma tali reazioni sono generalmente lievi e facilmente controllabili dai farmaci.
  • La qualità delle immagini raccolte è direttamente correlata alla capacità del paziente di rimanere perfettamente immobile durante l’esame.
  • Gravi condizioni di obesità potrebbero non essere compatibili con i limiti di peso dei lettini del dispositivo.
  • Un battito cardiaco molto irregolare potrebbe influire sulla qualità delle immagini.
  • Potrebbe essere necessario attendere 6-8 settimane da un’eventuale biopsia prostatica per attendere che l’eventuale presenza di sangue venga riassorbita.
  • La risonanza magnetica è un esame relativamente costoso rispetto ad altre tecniche.
  • Sebbene l’esame possa fornire preziosi indicazioni sull’eventuale diffusione metastatica del tumore, questa valutazione è limitata alle sole strutture vicine (vescicole seminali, vescica, ossa del bacino, …). In caso di dubbi è comunque possibile ricorrere ad ulteriori esami (come la PET) per la ricerca di metastasi nel resto dell’organismo.
  • Una recente review Cochrane ha concluso che una preventiva risonanza magnetica, rispetto al ricorso sistematico alle biopsie, è preferibile per una corretta diagnosi perché riduce il numero di biopsie non necessarie la diagnosi di tumori non significativi. È tuttavia possibile che alcune forme di tumore aggressivo non vengano rilevate.

Preparazione

Non è in genere necessario il digiuno, ma si raccomanda di fare riferimento alle indicazioni ricevute e di attenersi comunque a pasti leggeri fin dal giorno precedente. Potrebbe venire richiesta l’esecuzione di un clistere di pulizia in caso di necessità di inserimento della bobina.

Al paziente viene in genere fatto indossare un camice da ospedale, privo di materiale metallico che potrebbe interferire con l’esame, generando artefatti.

È importante lasciare a casa gioielli e altri accessori metallici/elettronici, che non sono ammessi nella stanza dove avviene l’esame, in quanto capaci non solo di interferire con il campo magnetico dell’unità MRI, ma di diventare pericolosi per paziente e tecnici. Tra gli oggetti vietati vale la pena di ricordare ad esempio:

  • gioielli, orologi, carte di credito e apparecchi acustici,
  • spille, forcine, cerniere metalliche e oggetti metallici in genere
  • protesi dentali mobili
  • penne, coltellini tascabili e occhiali
  • piercing al corpo
  • telefoni cellulari e orologi elettronici.

Per lo stesso motivo è importante segnalare al medico anche l’eventuale presenza di dispositivi medici impiantati e oggetti estranei, per valutarne preventivamente la compatibilità con l’esame. È infine consigliabile segnalare anche la presenza di tatuaggi.

Vengono spesso forniti tappi auricolari per limitare il disagio causato dal forte rumore prodotto dalla macchina durante la scansione.

È sempre necessaria la bobina?

La bobina endorettale è stata introdotta per la risonanza magnetica della prostata nel 1989 e, sebbene gli studi iniziali suggerissero le potenzialità di una migliore raccolta delle immagini, la frequenza di utilizzo è in realtà progressivamente diminuita con gli avanzamenti tecnologici più recenti (sia hardware che software).

In considerazione del fastidio del paziente, soprattutto quando siano disponibili dispositivi di ultima generazione, è spesso possibile farne a meno.

Come avviene l’esame

Dispositivo per risonanza magnetica

Shutterstock/KaliAntye

La risonanza magnetica multiparametrica richiede spesso (ma non con tutti i dispositivi) il posizionamento di una piccola bobina endorettale (ha la forma di un palloncino ed è di lattice) all’interno del retto: si può immaginare come un sensore che, trovandosi così vicino alla prostata, consente di generare immagini più dettagliate. Nei pazienti allergici al lattice è possibile ricoprire la bobina con un materiale isolante. L’introduzione avviene con delicatezza, previa lubrificazione della stessa bobina.

L’esame viene tradizionalmente condotto con uno strumento di grandi dimensioni a forma cilindrica, circondato da un magnete di forma circolare; questo può diventare causa di difficoltà in pazienti affetti da claustrofobia, ma sono sempre più diffusi apparecchi aperti e di dimensioni inferiori (con tunnel corto e ampio, che consente un maggior passaggio di aria e luce).

Una volta fatto accomodare sul lettino, al paziente viene richiesto di richiesto di rimanere immobile per la raccolta delle immagini.

Quanto dura?

Indicativamente la risonanza magnetica multiparametrica ha una durata di circa 30 minuti.

Cosa si prova? Fa male?

L’esame è assolutamente indolore; alcuni pazienti lamentano un po’ di disagio nel dover rimanere fermi o, se affetti da claustrofobia, patiscono la sensazione di essere all’interno della macchina.

Il rumore generato dalla macchina può essere fastidioso.

L’inserimento della bobina endorettale può essere fastidioso, ma la sensazione è sostanzialmente paragonabile a quella avvertita durante un esame digito-rettale.

È del tutto normale che l’area del corpo sottoposta a imaging si scaldi leggermente; non è in genere causa di dolore, ma in caso di fastidio lo si può segnalare al radiologo mediante il citofono presente all’interno della macchina (è importante rimanere perfettamente fermi durante la registrazione delle immagini, che in genere dura da pochi secondi a pochi minuti alla volta).

E dopo l’esame?

Se non è stata praticata alcuna forma di sedazione (consigliabile solo in caso di ansia) non è necessario alcun periodo di recupero ed è possibile riprendere immediatamente le proprie attività.

Risultati

In genere l’esito viene espresso mediante scala PI-RADS sviluppata dall’International Prostate MRI Working Group; il sistema classifica le lesioni alla prostata in base alla probabilità che si tratti di tumore in 5 diverse categorie di rischio:

  • PI-RADS 1 – È altamente improbabile che sia presente un cancro clinicamente significativo.
  • PI-RADS 2 – È improbabile che sia presente un tumore clinicamente significativo.
  • PI-RADS 3 – La presenza di cancro clinicamente significativo è equivoca.
  • PI-RADS 4 – È probabile che sia presente un tumore clinicamente significativo.
  • PI-RADS 5 – È molto probabile che sia presente un cancro clinicamente significativo.

Fonti e bibliografia

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