Valori normali e pressione alta: cosa dicono le nuove linee guida?

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Sono appena state pubblicate le nuove linee guida europee per il trattamento della pressione alta.

La loro rilevanza risiede nel fatto che, come tutte le linee guida ufficiali, forniscono una sintesi aggiornata del consenso degli esperti su una tematica specifica, in questo caso la gestione e il trattamento efficace della pressione alta. Queste linee guida fungono quindi da riferimento per i medici nel trattamento della pressione elevata e dell’ipertensione, delineando elementi fondamentali quali:

  • I parametri che richiedono l’intervento terapeutico
  • I valori target da raggiungere durante il trattamento
  • I farmaci e le strategie da impiegare per conseguire gli obiettivi terapeutici

Perché è cambiato il titolo?

Il primo cambiamento, solo apparentemente banale, è nel titolo:

  • non più “Linee guida sulla gestione dell’ipertensione arteriosa”,
  • ma “Linee guida sulla gestione della pressione sanguigna elevata e dell’ipertensione”.

Questo cambio riflette la crescente consapevolezza che il rischio cardiovascolare legato alla pressione sanguigna non è una questione di bianco o nero, ma piuttosto un continuum: in altre parole non esiste un valore preciso oltre il quale si passa improvvisamente da una condizione di salute a una di malattia, ma il rischio aumenta gradualmente con l’innalzarsi della pressione sanguigna, anche a livelli considerati nella norma.

È importante notare che questo non significa necessariamente dover ricorrere a farmaci, ma piuttosto adottare un approccio più ampio e personalizzato alla gestione della salute cardiovascolare che potrebbe includere:

  1. Modifiche dello stile di vita: come una dieta equilibrata, regolare attività fisica, riduzione del consumo di sale e alcol, e cessazione del fumo.
  2. Monitoraggio regolare: controlli più frequenti della pressione sanguigna, anche per valori che in passato non avrebbero destato preoccupazione.
  3. Valutazione del rischio globale: considerare altri fattori di rischio cardiovascolare oltre alla pressione sanguigna, come l’età, il colesterolo, il diabete e la storia familiare.
  4. Interventi precoci non farmacologici: tecniche di gestione dello stress, programmi di perdita di peso, o terapie comportamentali.
  5. Farmaci solo se necessario: l’uso di medicinali può essere considerato in base al profilo di rischio individuale, ma non è automaticamente la prima opzione per tutti i livelli di pressione elevata.

Questo nuovo approccio mira quindi a una gestione più sfumata e preventiva della salute cardiovascolare, enfatizzando l’importanza di intervenire precocemente per ridurre il rischio, senza necessariamente ricorrere subito alla terapia farmacologica.

Quali sono i valori di pressione alta?

Sfigmomanometro che segna 140-90

Shutterstock/Me dia

La definizione di pressione alta rappresenta un argomento di dibattito, perché ad ogni aggiornamento delle linee guida emergono critiche riguardo a presunte strategie delle industrie farmaceutiche volte a incrementare il numero di individui classificati come malati per aumentare le vendite di farmaci.

Le nuove linee guida mantengono in realtà la definizione di ipertensione per valori pari o superiori a 140/90 mmHg, in linea con le precedenti raccomandazioni. Viene tuttavia introdotta una nuova categoria denominata elevata, che comprende valori tra 120-139 mmHg per la pressione sistolica e 70-89 mmHg per la diastolica.

Questa classificazione riflette l’obiettivo ideale di mantenere valori inferiori a 120/70 mmHg per una salute cardiovascolare ottimale.

Valori target

Le nuove linee guida hanno invece rivisto i valori obiettivo per i pazienti in terapia antipertensiva: quando si assumono farmaci si raccomanda ora di mirare a una pressione sistolica compresa tra 120 e 129 mmHg, a condizione che il paziente tolleri bene il trattamento.

Questo approccio riflette il principio secondo cui, una volta stabilita la necessità di una terapia farmacologica, è opportuno ottimizzarne l’efficacia. Sebbene anche una riduzione modesta della pressione arteriosa sia benefica, l’obiettivo ideale sarebbe raggiungere valori inferiori a 130 mmHg, sempre considerando la tollerabilità individuale del paziente (la tollerabilità si riferisce all’assenza di effetti collaterali significativi, come ad esempio episodi di ipotensione ortostatica).

Curare il paziente, non l’esame

Le Linee guida del 2024 presentano un’altra evoluzione significativa rispetto alle edizioni precedenti, focalizzandosi maggiormente sugli esiti cardiovascolari (ad esempio infarti e ictus), piuttosto che su parametri surrogati come la sola riduzione della pressione arteriosa. In altre parole

l’obiettivo primario della terapia non è la mera riduzione dei valori pressori, bensì la prevenzione di eventi cardiovascolari maggiori come infarti e ictus.

Questo implica che la gestione terapeutica possa variare in base al profilo di rischio individuale. Ad esempio, in un soggetto giovane, atletico e senza altri fattori di rischio, si potrebbe optare per una soglia di intervento leggermente più alta rispetto a un paziente con multipli fattori di rischio cardiovascolare, come obesità, diabete e storia familiare di cardiopatia ischemica.

Per una valutazione oggettiva e standardizzata del rischio cardiovascolare, si utilizza il sistema SCORE2. Questo strumento integra diversi parametri, tra cui età, sesso, valori pressori, livelli di colesterolo, abitudine al fumo e regione geografica di appartenenza, per fornire una stima accurata del rischio individuale.

Come si cura la pressione alta?

Le nuove linee guida enfatizzano infine (e nuovamente…) l’importanza cruciale delle modifiche allo stile di vita nella gestione dell’ipertensione. Queste modifiche, sebbene impegnative, possono avere un impatto significativo sui valori pressori, specialmente se implementate precocemente. Le raccomandazioni principali includono:

  1. Attività fisica:
    • Minimo 30 minuti al giorno di attività moderata o 75 minuti settimanali di attività vigorosa, distribuiti su almeno 3 giorni.
    • Integrazione di 2-3 sessioni settimanali di allenamento di forza.
    • Si noti l’importanza della regolarità quotidiana dell’esercizio rispetto a sessioni concentrate nel fine settimana.
  2. Stile di vita genericamente attivo:
    • Promuovere il movimento costante durante la giornata, oltre all’attività fisica strutturata, ad esempio facendo proprie abitudini come l’uso delle scale, camminare e svolgere compiti domestici.
  3. Gestione del peso:
    • Raggiungere e mantenere una circonferenza vita inferiore a 94 cm per gli uomini e 80 cm per le donne.
  4. Alimentazione:
    • Adottare diete bilanciate come la mediterranea o la DASH.
    • Ridurre drasticamente l’apporto di sale (una riduzione di 2,5 g/giorno è associata a circa il 20% di riduzione degli eventi cardiovascolari).
    • Aumentare il consumo di potassio e fibre attraverso alimenti vegetali.
  5. Consumo di alcol:
    • Limitare il consumo di alcol a occasioni rare, sfatando il mito dei benefici del consumo regolare di vino rosso.
  6. Cessazione del fumo

L’adozione improvvisa di queste modifiche può risultare psicologicamente impegnativa, tuttavia l’impatto potenziale sulla salute cardiovascolare è quasi sempre determinante, soprattutto in caso di diagnosi precoce. La sfida principale risiede quindi nella volontà e nella determinazione individuale nell’implementare e mantenere questi cambiamenti lifestyle.

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