Cos’è la manovra di Valsalva?
La manovra di Valsalva è una manovra manuale che si effettua compiendo un’espirazione dopo un’inspirazione profonda, tenendo chiusi bocca e naso. Più scientificamente possiamo dire che si tratta di una manovra caratterizzata da:
- un’inspirazione profonda seguita da
- un’espirazione forzata a glottide chiusa
- per circa 10 secondi.
Tale manovra era ben nota ai medici arabi già a partire dal 1100 d.C. ma solo diversi secoli dopo, intorno al XVI-XVII d.C., venne introdotta nella pratica clinica in Italia grazie allo studioso Antonio Maria Valsalva.
Valsalva era affascinato dallo studio dell’orecchio, per cui questa manovra inizialmente venne utilizzata per
- ispezionare meglio l’orecchio, ed in particolare la pervietà della tromba di Eustachio,
- a scopo terapeutico per espellere il pus in corso di otite grave o corpi estranei.
Ad oggi si sa che tale manovra è utile in molti campi medici e non, come ad esempio per rallentare i battiti del cuore in pazienti tachicardici o per calmare un singhiozzo particolarmente fastidioso; la manovra infatti aumenta notevolmente la pressione all’interno dei seni nasali e in particolare nella cavità toracica. L’elevata pressione toracica stimola tra l’altro il nervo vago e aumenta il tono vagale (clicca qui per approfondire), ma non solo, la manovra in realtà produce una serie complessa di eventi fisiologici che i medici hanno impiegato nel corso degli anni per diversi scopi.
Come si fa?
La manovra di Valsalva è una manovra semplice che però va eseguita nel modo corretto, per evitare spiacevoli situazioni come il sopraggiungere di una sincope (svenimento).
Schematicamente possiamo dire che si esegue nel modo seguente:
- inspira profondamente,
- tappa il naso con le dita e compi un’espirazione forzata a bocca chiusa,
- contrai i muscoli dell’addome: in tal modo si aumenta la pressione all’interno del petto e della pancia e si svuotano i visceri.
La contrazione dei muscoli addominali e dei muscoli respiratori trasforma l’addome in una vera e propria camera d’aria gonfiabile, racchiusa entro pareti resistenti e rigide.
Fasi fisiologiche della manovra
La manovra di Valsalva può schematicamente essere suddivisa in 4 fasi, ossia:
- tensione iniziale,
- tensione,
- rilasciamento,
- recupero.
Fisiologicamente la manovra di Valsalva determina effetti emodinamici (ossia alterazioni del comportamento del sangue in movimento nei vasi) concatenati nel nostro corpo, ossia:
- quando una persona espira forzatamente a glottide chiusa, si verifica un aumento della pressione all’interno della sua gabbia toracica e della pancia, nonché della pressione arteriosa sistolica a causa della compressione dell’aorta (fase I);
- il ritorno venoso del sangue al cuore è ostacolato con conseguente riduzione del volume di sangue pompato dal cuore in sistole (ossia durante la contrazione) e della pressione arteriosa sistolica per il permanere della pressione toracica positiva (fase II). Anche i battiti cardiaci diminuiscono.
- nelle fasi III e IV di rilasciamento e di recupero si verifica :
- il rilasciamento della pressione toracica con conseguente incremento del sangue ai vasi polmonari,
- il sangue venoso può rientrare nuovamente al cuore,
- l’aorta può ri-espandersi,
- la gittata cardiaca aumenta,
- la pressione arteriosa sistolica e la frequenza cardiaca ritornano ai valori normali.

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A cosa serve?
La manovra di Valsalva ha molteplici usi, clinici e non.
I cardiologi la insegnano ai pazienti che soffrono di tachicardia parossistica come tecnica praticabile in urgenza per ridurre la frequenza cardiaca in caso di crisi. A livello del collo, infatti, la manovra causa una stasi del sangue nei vasi sanguigni del collo che appariranno rigonfi, e ciò va a stimolare i recettori pressori (barocettori) situati sul seno carotideo con conseguente picco di attività vagale (attività del nervo vago). Questo causa:
- attivazione del sistema parasimpatico,
- abbassamento della frequenza cardiaca,
- abbassamento della pressione arteriosa.
In combinazione con l’elettrocardiogramma e l’ecocardiogramma la manovra può inoltre essere utilizzata per formulare diagnosi di anomalie del cuore, ad esempio di soffi cardiaci e nella valutazione dei pazienti con scompenso cardiaco.
I neurologi si possono avvalere della manovra di Valsalva come aiuto diagnostico nel caso di sospetto di neuropatie, alcune malformazioni congenite o dolori radicolari da lesioni dei nervi spinali accentuati dalla manovra.
Gli urologi usano la manovra di Valsalva insieme ai test urodinamici per la diagnosi di incontinenza urinaria da deficienza sfinterica intrinseca.
Gli odontoiatri la utilizzano nella presa dell’impronta, perché in grado di favorire l’abbassamento del palato molle.
La manovra, inoltre, si è visto che può ridurre la pressione alla schiena e dunque abbassare il rischio di erniazioni e/o altri traumi alla colonna vertebrale, ad esempio per chi pratica al livello agonistico sollevamento pesi: riduce fino al 50% la pressione a livello del disco intervertebrale T12-L1 e fino al 30% a livello del disco L5-S1.
L’equipaggio di volo conosce la manovra di Valsalva per l’utilità che può rivestire nelle fasi di atterraggio, quando l’aumento della pressione ambiente tende a tenere chiuse le trombe di Eustachio, impedendo la normalizzazione della pressione attraverso il timpano, con risultati dolorosi per le nostre orecchie (condizione simile a quanto si può verificare nelle immersioni subacquee).
Nelle acrobazie aeree l’uso della manovra di Valsalva serve per facilitare il ritorno venoso al cuore.
Manovra di Valsalva ed attività subacquea
La manovra di Valsalva è tra le tecniche più usate in caso di compensazione subacquea, ossia quando il sub si trova a fronteggiare repentine variazioni della pressione esterna, con la necessità di compensare la pressione dell’orecchio con la pressione ambientale.
In particolare stiamo parlando della porzione media dell’orecchio, dove è presente la tromba di Eustachio.
L’orecchio medio infatti non ha una capacità spontanea di compensazione, a differenza delle altre cavità del nostro corpo. Basti pensare ad esempio alla trachea, alla laringe, ai seni nasali e paranasali: nel caso di questi organi, qualora si verificano brusche variazioni della pressione esterna, è possibile assistere ad una compensazione spontanea attuata dai polmoni che, facendo entrare aria in queste cavità, evitano possibili danni da pressione.
Nel caso dell’orecchio medio questa compensazione spontanea non avviene, a causa della presenza al suo interno di un organo che fa da “ostacolo” all’aria in entrata di provenienza dai polmoni: cioè la tuba di Eustachio, ossia un condotto osseo-cartilagineo particolarmente stretto che mette in comunicazione l’orecchio medio con il rinofaringe.
È dunque necessario mettere in pratica alcune manovre, come la manovra di Valsalva, per favorire la compensazione dell’orecchio medio e permettergli di equiparare il valore di pressione ambientale esterna in particolari condizioni, come ad esempio la fase di discesa di un’immersione subacquea quando la pressione ambiente aumenta e le tube di Eustachio si chiudono.
I sub eseguono la manovra per forzare le tube di Eustachio ad aprirsi e consentire l’entrata di aria nell’orecchio medio. Può esser d’aiuto deglutire ripetutamente, per aprire le tube di Eustachio e consentire all’orecchio la compensazione.
Attuare una manovra compensatoria durante la discesa in acqua è particolarmente importante per proteggere la membrana timpanica da possibili danni, anche gravi.
La manovra non va praticata se non si è sicuri d’averla appresa nel modo corretto, per questo è necessario essere stati istruiti da persone qualificate, come sub esperti.
Curiosità
Si compie spontaneamente la manovra di Valsalva, quindi senza accorgersene, sia durante l’atto delle defecazione che nella fase precedente un colpo di tosse, così come quando si solleva un carico pesante.
Tutte condizioni in cui si “trattiene il fiato” spontaneamente.
Controindicazioni e rischi
La manovra di Valsalva non andrebbe compiuta se non si è certi di saperla eseguire nel modo corretto. Affidatevi sempre ad una persona esperta, come un medico o personale specializzato, per ricevere le giuste istruzioni.
È una tecnica faticosa, assolutamente controindicata nei casi di:
- bambini con tetralogia di Fallot (cardiopatia), in cui può aggravare i sintomi (cianosi, sincope, convulsioni e difficoltà respiratorie);
- nei pazienti con diagnosi di forame ovale pervio, una malformazione cardiaca congenita caratterizzata da un difetto di chiusura del setto interatriale. In questi casi può verificarsi un aumento pressorio nella parte destra del cuore a seguito di starnuti, colpi di tosse o contrazioni addominali con comparsa di sintomi cardiaci e complicanze (embolia).
Va in ogni caso praticata con cautela perché la fase di apnea che caratterizza la manovra può esser causa di possibile comparsa di
- vertigini,
- disorientamento,
- svenimento
in alcune persone predisposte (specie negli anziani).
Durante un allenamento generale in palestra la manovra di Valsalva non dovrebbe essere utilizzata come tecnica di respirazione per i rischi di innalzare la pressione arteriosa in maniera pericolosa.
Autore
Dr.ssa Tiziana Bruno
Medico ChirurgoIscritta all'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Trapani n. 3439