Introduzione
La torsione ovarica rappresenta un’emergenza medica che necessita di trattamento immediato per evitare la necrosi e quindi la perdita dell’ovaio; si tratta infatti di un avvolgimento parziale o totale del peduncolo ovarico, ovvero la struttura che collega l’utero all’ovaio ed attraverso cui passano i vasi sanguigni, con conseguente blocco del flusso ematico (ischemia) all’ovaio.
La torsione dell’ovaio si manifesta con un improvviso dolore pelvico, in genere avvertito da uno specifico lato e di forte intensità, che può essere accompagnato da nausea, vomito e malessere generale.
La diagnosi si effettua clinicamente e mediante esami strumentali, ma il trattamento dev’essere quanto più possibile immediato per preservare la fertilità della donna ed è esclusivamente di tipo chirurgico, operando una scelta tra due possibili approcci in base a fattori quali grado di ischemia dell’ovaio, età della paziente e stato di fertilità:
- detorsione ovarica (tentativo di svolgere il peduncolo),
- ovariectomia (asportazione dell’ovaia).
Cosa significa necrosi?
La necrosi consiste nella morte delle cellule colpite, che può essere limitata a piccoli gruppi od arrivare a coinvolgere porzioni di tessuto più importanti o addirittura interi organi; si tratta di morti traumatiche che, nel caso della torsione ovarica, avvengono per carenza di ossigeno (ischemia).
Se estesa viene quindi meno la funzionalità dell’organo.
Cause
La patologia interessa prevalentemente donne in età fertile di età compresa tra 20 e 39 anni, seppur occasionalmente possa presentarsi anche in età infantile (10-15% dei casi) o post menopausale (15% dei casi). Nella stragrande maggioranza dei casi è monolaterale (coinvolge un solo ovaio) e può coinvolgere, oltre l’ovaio, anche la tuba di Faloppio.
Nel complesso si tratta di una condizione relativamente rara.
Le cause alla base dello sviluppo di torsione ovarica non sono state del tutto chiarite, tuttavia sono stati individuati alcuni fattori di rischio che potrebbero predisporre allo sviluppo della condizione:
- Eccessiva lunghezza del legamento ovarico (rappresenta il principale fattore di rischio di torsione ovarica)
- Stato di gravidanza ( I trimestre)
- Terapia ormonale per stimolare l’ovulazione in pazienti con problemi di infertilità
- Sindrome dell’ovaio policistico (PCOS)
- Aumento di volume dell’ovaio (dimensioni superiore a 4 cm), che può essere secondario a tumori benigni, maligni o cisti
- Pregressa torsione ovarica
Sintomi
La torsione dell’ovaio si manifesta con:
- Intenso dolore pelvico ad insorgenza improvvisa, monolaterale (una torsione di entrambe le ovaie è rarissima) che dura un paio di ore. Tale manifestazione può essere preceduta per alcuni giorni da dolori crampiformi intermittenti causati dal continuo movimento di rotazione e contro rotazione dell’ovaio.
- Nausea e vomito
- Senso di malessere generalizzato
- Febbre (compare tardivamente una volta che l’ovaio abbia iniziato ad andare in necrosi)
Complicanze
Le possibili complicanze che possono instaurarsi in caso di intervento non tempestivo comprendono:
- Peritonite: infezione del peritoneo (la membrana sierosa che riveste i visceri e la cavità peritoneale)
- Emorragia per rottura dei vasi che decorrono nel peduncolo ovarico
- Ischemia e necrosi dell’ovaio
Quando rivolgersi al medico
In caso di dolore severo, tipicamente avvertito da un solo lato, accompagnato da nausea e senso di profondo malessere si raccomanda di rivolgersi al più vicino Pronto Soccorso.
Diagnosi
Lo specialista di riferimento per la torsione ovarica è il medico ginecologo che, una volta raccolta l’anamnesi della paziente, effettuerà un accurato esame obiettivo. Successivamente potrà richiedere una serie di esami di laboratorio e strumentali come:
- Emocromo completo di formula leucocitaria
- PCR (proteina C reattiva)
- Beta-HCG, ovvero test di gravidanza, qualora sussista il dubbio di gravidanza extrauterina
- Ecografia pelvica trans-vaginale
- Eco-doppler dei vasi ovarici: è l’esame diagnostico per eccellenza in quanto evidenzierà un blocco o una riduzione del flusso sanguigno ovarico
- TAC ed risonanza magnetica con mezzo di contrasto: sono esami di secondo livello che possono aiutare a confermare la diagnosi. Non sempre c’è tuttavia il tempo per effettuare questi esami e la loro esecuzione non deve andare a ritardare l’intervento chirurgico per evitare danni irreparabili all’ovaio
- Laparoscopia esplorativa: è un esame altamente invasivo riservato nei casi in cui con le altre metodiche non si sia riusciti a giungere ad una diagnosi precisa (ad esempio in caso di ischemia intermittente). Una volta effettuata la diagnosi contestualmente si può intervenire per correggere la torsione.
Diagnosi differenziale
Occorre porre diagnosi differenziale verso altre patologie potenziale causa di dolore pelvico sovrapponibile a quello da torsione ovarica, tra cui:
- Appendicite
- Malattia infiammatoria pelvica (PID)
- Diverticolite
- Gravidanza ectopica
- Ascesso tubulo ovarico
- Colica ureterale
- Endometriosi
Cura
Una volta effettuata diagnosi di torsione ovarica occorre intervenire in urgenza mediante trattamento chirurgico per cercare di salvare l’ovaio, che in caso contrario andrà in necrosi, conducendo ad una riduzione della fertilità della paziente per perdita dell’organo.
L’intervento chirurgico può essere eseguito con tre possibili accessi:
- Laparoscopico: è la tecnica meno invasiva di tutte, ma non sempre praticabile; si effettua praticando piccole incisioni nell’addome attraverso cui inserire una sonda a fibre ottiche (laparoscopio) ed ulteriori strumenti con cui si cerca di raddrizzare o rimuovere l’ovaio.
- Laparotomico (a cielo aperto): è una tecnica più invasiva della laparoscopica e viene eseguita nei casi in cui questa non si possa usare. Prevede incisioni addominali attraverso le quali si visualizza direttamente l’ovaio.
- Vaginale.
Esistono due alternativi approcci chirurgici:
- Intervento di detorsione ovarica: è il trattamento di elezione per donne in età fertile in assenza di necrosi ovarica; ripristinando la normale perfusione ovarica viene preservata la fertilità della donna, che rimane tuttavia esposta al rischio di recidive.
- Intervento di ovariectomia (rimozione dell’ovaio): è il trattamento da eseguire in tutti i casi in cui sia presente una necrosi ovarica o in pazienti non più fertili. In quest’ultimo caso si può considerare la possibilità di eseguire un intervento di salpingo ovariectomia bilaterale (rimozione di entrambe le ovaie e delle tube di Faloppio) così da evitare possibili future recidive.
Autore
Iscritta all'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Lecce n. 9165