Ipermobilità articolare: cause, sintomi e cura

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Introduzione

Ipermobilità articolare è un termine medico che indica la possibilità per alcune articolazioni di compiere movimenti con un range di mobilità molto maggiore rispetto al normale.

Non rappresenta di per sé una condizione patologica e quindi non richiede necessariamente un trattamento per essere risolta, tuttavia può essere causa di alcuni lievi disturbi come dolore o una sensazione di instabilità articolare con rischio di lussazione.

Esempio di ipermobilità articolare del pollice, innaturalmente curvato all'indietro

Shutterstock/22Images Studio

Quando associata ad altri sintomi rientra in un gruppo di entità cliniche indicate come “disturbi dello spettro ipermobile”, condizioni accomunate proprio da questo sintomo.

I disturbi dello spettro ipermobile vanno distinti dalla sindrome di Ehlers-Danlos, una patologia ereditaria del tessuto connettivo caratterizzata non solo da una marcata ipermobilità articolare, ma anche da una maggiore elasticità della cute e una generale fragilità dei tessuti connettivi, con alcune importanti sequele per la salute.

L’ipermobilità articolare viene classificata a seconda del numero e della sede di articolazioni coinvolte in:

  • Localizzata
  • Periferica
  • Generalizzata

Le possibili cause possono essere distinte in:

  • Genetiche ed ereditarie, dovute a mutazioni di alcuni geni;
  • Acquisite, ovvero conseguenza di traumi, distorsioni o lussazione con alterata guarigione.

L’ipermobilità articolare è un sintomo che potrebbe essere accompagnato, a seconda della causa, da:

La diagnosi di ipermobilità articolare viene formulata mediante anamnesi (raccolta di informazioni attraverso il dialogo con il paziente), ma soprattutto con l’esame obiettivo, che dimostra un’escursione articolare superiore alla norma di una o più articolazioni.

Per la diagnosi di certezza, il soggetto viene sottoposto ad un sistema di punteggio chiamato scala di Beighton, i cui elementi permettono di dimostrare oggettivamente la presenza di ipermobilità articolare.

L’ipermobilità articolare non rappresenta nella maggior parte dei casi una condizione patologica che necessita di cure particolari, ma solo di trattamenti farmacologici atti ad alleviare i sintomi più spiacevoli come il dolore articolare.

Sono certamente utili terapie di supporto e prevenzione come la fisioterapia, alcune pratiche sportive e uno stile di vita e abitudini alimentari salutari.

Richiami di anatomia

Un’articolazione è una struttura anatomica in cui si avvicinano e si mantengono in un contatto più o meno stretto due o più ossa per mezzo delle loro superfici cartilaginee.

Le articolazioni possono essere classificate in base al movimento che permettono di eseguire alle ossa articolate, in:

  • Fisse anche dette sinartrosi, come quelle tra le ossa craniche o del bacino
  • Mobili anche dette diartrosi, come quelle del ginocchio, spalla o anca
  • Semimobili anche dette anfiartrosi, come quelle tra le vertebre del rachide

In base alla loro tipologia è facile intuire come le articolazioni mobili sono deputate all’esecuzione dei movimenti, mentre quelle semimobili e fisse permettono movimenti molto meno ampi, perché destinate soprattutto a conferire stabilità.

Cause

Le cause di una ipermobilità articolare sono di solito ereditarie (ovvero conseguenza di specifiche mutazioni genetiche al DNA); ad esempio alcune mutazioni possono provocare alterazione nella struttura del collagene o di altre proteine specifiche del tessuto connettivo, il cui esito è rappresentato da una maggiore mobilità articolare (oltre ad una serie di altri sintomi).

Altre cause acquisite di ipermobilità articolare possono comprendono:

  • Trauma distorsivo ad un’articolazione
  • Lussazione o sublussazione
  • Trauma diretto in seguito a caduta o ad infortunio sportivo

In questi casi si tratta di un’ipermobilità articolare secondaria e localizzata alla sola articolazione traumatizzata, a causa di una lesione che guarisce in modo anomalo e con sviluppo d’instabilità articolare (spesso cronica, ovvero a lungo termine).

Classificazione

L’ipermobilità articolare può essere distinta in:

  • Localizzata, se limitata ad una singola articolazione
  • Periferica, se coinvolge soltanto le articolazioni di mani e piedi
  • Generalizzata, se coinvolge più articolazioni distribuite in tutto il corpo.

In alternativa può essere classificata come

  • Asintomatica, che a sua volta si suddivide in:
    • LJH (localized joint hypermobility), con ipermobilità in massimo 5 articolazioni;
    • GJH (generalized joint hypermobility), ipermobilità in più di 5 articolazioni, di origine congenita o acquisita;
    • PJH (peripheral joint hypermobility), se presente solo a livello di mani e piedi, osservabile spesso nei bambini;
    • HJH (historical joint hypermobility), presente soprattutto negli anziani che hanno perso ormai la loro ipermobilità;
  • Sintomatica, che viene fatta rientrare nei disturbi dello spettro ipermobile, comprendendo anche la sindrome ipermobile di Ehlers-Danlos.

Più raramente si parla invece di ipermobilità storica quando il paziente ha lamentato in passato e poi risolto il disturbo (pur mantenendone le eventuali conseguenze in termini di lesioni).

L’ipermobilità articolare transitoria rappresenta invece la capacità di una maggiore escursione articolare che si acquisisce in seguito ad un lungo ed intenso allenamento sportivo. È definita transitoria poiché dipende nel corso del tempo dallo stato fisico del soggetto e potrebbe venire a perdersi in caso di arresto dello specifico allenamento. Può essere apprezzata ad esempio in ginnasti, danzatori, lottatori e artisti circensi.

Sintomi

Di per sé l’ipermobilità articolare rappresenta un sintomo della sua stessa condizione, permettendo al soggetto affetto l’esecuzione di movimenti con escursioni articolari maggiori della norma.

L’ipermobilità articolare, soprattutto nella sua forma primaria congenita, è fortemente dipendente dall’età e dal sesso, risultando più marcata nei bambini e nei giovani adulti (più frequentemente di sesso femminile).

Oltre a questa capacità di movimento possono essere presenti altri sintomi, soprattutto in caso di ipermobilità presente nell’ambito dei disturbi dello spettro ipermobile o della sindrome di Ehlers-Danlos:

  • Dolore articolare, di solito accentuato a livello di ginocchia, polsi e mani, caviglie, spalle e gomiti
  • Sensazione di instabilità delle articolazioni
  • Aumentata frequenza di scoliosi o di altre patologie della colonna vertebrale
  • Tendenza alla sublussazione dopo determinati movimenti
  • Aumentato rischio di lussazione o distorsione di un’articolazione
  • Lesioni delle strutture di sostegno connettivali
  • Cute estremamente elastica e lassa
  • Sintomi di natura reumatologica
  • Astenia e malessere generalizzato.

Nei pazienti affetti da sindrome di Ehlers-Danlos oltre all’ipermobilità articolare è possibile incorrere in vere e proprie complicanze tardive della malattia, come:

Diagnosi

I soggetti con ipermobilità articolare che presentano altri sintomi di natura reumatologica dovrebbero rivolgersi ad un medico per un corretto inquadramento diagnostico.

Il primo step è costituito dall’anamnesi, processo che consiste in una sorta di intervista medico-paziente volta a ricostruire la storia clinica recente e passata.

Nei soggetti con ipermobilità articolare l’anamnesi dovrà indagare:

  • Riscontro di ipermobilità articolare in altri individui della stessa famiglia, soprattutto parenti di I grado
  • Casi di sindrome di Ehlers-Danlos o entità simili in famiglia
  • Pregresse lussazioni o distorsioni articolari che si ripetono con una certa frequenza
  • Tendenza allo sviluppo di lesioni articolari e periarticolari anche dopo traumi piuttosto lievi
  • Presenza di altre patologie sottostanti
  • Pregressi interventi chirurgici

Terminata la fase anamnestica il medico esegue un esame obiettivo allo scopo di riscontrare i segni oggettivi e i sintomi soggettivi riferiti dal paziente.

Nello specifico della ipermobilità il medico, esaminando le principali articolazioni, noterà la possibilità di compiere movimenti ben oltre il previsto range, ad esempio:

  • iperestensione del ginocchio
  • ginocchia “a sciabola” se viste lateralmente
  • capacità di toccarsi l’avambraccio con il pollice
  • dita iperflesse passivamente sul dorso della mano.

Se l’ipermobilità viene descritta per una articolazione senza poterne ricondurre l’origine ad un pregresso trauma, l’esame obiettivo dovrà generalizzarsi su tutte le altre articolazioni, anche mediante strumenti particolari come il goniometro ortopedico.

La diagnosi dei disturbi dello spettro ipermobile è di solito una diagnosi di esclusione, ciò significa che un soggetto con ipermobilità articolare ed altri sintomi riceve tale diagnosi dopo che gli accertamenti eseguiti nel sospetto di una sindrome di Ehlers-Danlos hanno escluso proprio la presenza di quest’ultima condizione.

L’ipermobilità articolare può essere descritta quantitativamente mediante la scala di Beighton; ad ogni elemento della scala viene assegnato 1 punto se si presenta in una sola articolazione o 2 punti se si presenta bilateralmente anche all’articolazione del lato opposto.

Gli elementi che vengono presi in considerazione sono 5 movimenti, di cui 4 passivi e 1 attivo, e ad ognuno viene assegnato un punteggio da 0 a 9, dove a zero corrisponde la minima lassità e a 9 la massima capacità di escursione articolare.

Gli elementi considerati sono:

  • iperestensione del gomito oltre 10 gradi;
  • flessione dorsale e iperestensione del mignolo oltre 90 gradi;
  • apposizione passiva del pollice sull’avambraccio;
  • iperestensione passiva del ginocchio oltre i 10 gradi;
  • flessione in avanti del busto a ginocchia estesa sino a far poggiare a terra i palmi delle mani.

Saranno considerati soggetti con ipermobilità articolare tutti quelli che avranno ottenuto un punteggio di 4 o superiore.

In definitiva l’ipermobilità articolare entre in diagnosi differenziale con:

  • Disturbi dello spettro ipermobile
  • Sindrome di Ehlers-Danlos
  • Sindrome di Marfan e altre collagenopatie
  • Malattia di Fabry
  • Osteogenesi imperfetta
  • Sindrome di Stickler
  • Displasie ossee
  • Altre sindromi genetiche estremamente rare.

Cura

L’ipermobilità articolare presente come condizione a sé stante e senza alcun risvolto patologico non richiede cure particolari se non trattamenti occasionali necessari ad alleviare sintomi come il dolore articolare, in ogni caso è sempre opportuno personalizzare il trattamento sulla base dei sintomi presentati da ciascun individuo.

Per i disturbi dello spettro ipermobile invece è richiesta una gestione dei sintomi simile a quella che viene eseguita in caso di sindrome di Ehlers-Danlos, nonché una prevenzione delle possibili complicanze che potranno presentarsi nel corso del tempo.

Dal punto di vista farmacologico possono essere utilizzati:

  • Antidolorifici da banco come Paracetamolo, Ibuprofene, Naprossene e simili, per alleviare il dolore alle articolazioni più sollecitate.
  • Antipertensivi per ridurre e tenere sotto controllo la pressione sanguigna nelle condizioni come la sindrome di Ehlers-Danlos, in cui si riscontra un’intrinseca fragilità dei vasi sanguigni che pone a forte rischio di accidenti cerebrovascolari il soggetto affetto.
  • La fisioterapia rappresenta un trattamento, con scopo soprattutto di prevenzione, che aiuta a tonificare i gruppi muscolari e a rinforzare le strutture di sostegno articolari che, vista l’ipermobilità, sono sollecitate più del normale. Inoltre aiuta a stabilizzare e a definire i vettori di movimento corretti delle articolazioni più mobili, come quelle di spalla, polso o anca.

In linea generale la prevenzione nei pazienti affetti da ipermobilità articolare consiste nella protezione da:

  • Comparsa di dolore articolare
  • Sublussazioni e lussazioni
  • Distorsione articolari
  • Lesioni capsulari o delle altre strutture di sostegno.

Oltre ad un piano fisioterapico, questa strategia può avvalersi di attività sportive come:

  • Nuoto
  • Pilates
  • Esercizi di stretching
  • Attività aerobiche in generale.

Solo in rari casi, in presenza di complicanze come lesioni osteo-cartilaginee o dei tessuti di sostegno delle articolazioni, può essere necessario sottoporsi ad un trattamento chirurgico per riparare le suddette lesioni.

Fonti e bibliografia

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