Cos’è l’entesite?
In medicina, il suffisso “-ite” è solitamente indicativo di un processo infiammatorio, nello specifico l’entesite, viene definita come un’infiammazione a carico di un tendine muscolare, ovvero la struttura mediante la quale il muscolo si inserisce sull’osso corrispettivo ad esso associato. Più in particolare, si riferisce all’infiammazione della porzione di tendine che si va ad inserire proprio sull’osso, ossia la cosiddetta entesi.
I tendini sono componenti anatomiche costituite da tessuto connettivo (di componente prevalentemente fibrosa) che permette di ancorare un muscolo alla struttura scheletrica adiacente, cosicché il movimento del muscolo possa (nella maggior parte dei casi) determinare lo spostamento del segmento osseo in questione.
La loro funzione risulta quindi fondamentale nell’articolare il movimento, ma risulta spesso esposto e sottoposto a fenomeni di usura, traumatismi e deterioramento.
Quando esistente arriva a diventare manifesta, il sintomo cardine è ovviamente rappresentato dal dolore e conseguentemente la terapia inizialmente si basa sulla somministrazione di antidolorifici.
Rari sono i casi in cui si decide di intervenire, mediante intervento chirurgico, per tentare di risolvere la condizione infiammatoria. Nella maggior parte dei casi la decisione chirurgica è invece dettata soprattutto dalla presenza di lesioni tendinee vere e proprie, che necessitano di ripristinare la fisiologica anatomia per garantire la funzionalità del movimento.
Anatomia del tendine
I tendini sono strutture particolarmente importanti nel contesto di un movimento armonico, in loro assenza muscolo e scheletro, dissociati tra loro, non sarebbero in grado di coordinarsi.
Dal punto di vista strettamente anatomico la loro struttura è rappresentata da fibre connettivali organizzate per garantire il massimo della stabilità e dell’ancoraggio. La vera e propria fluidità del movimento dipende soprattutto dalle guaine di rivestimento dei tendini stessi, la cui funzione principale è di protezione e facilitazione dello scorrimento dei vari segmenti tra loro.
Cause
Non tutti i tendini presenti nel nostro organismo sono sottoposti alla stessa usura, quelli maggiormente a rischio sono appartenenti alle articolazioni più utilizzate:
- polsi,
- ginocchia,
- spalle,
- pianta del piede,
- colonna vertebrale,
- anche.
L’insorgenza di traumi, o più frequentemente l’eccessiva usura dell’articolazione in questione, può determinare un processo infiammatorio.
Il termine entesite rappresenta l’infiammazione dell’entesi, la parte terminale del tendine che si inserisce direttamente a livello del segmento osseo.
In alcuni casi l’entesite, piuttosto che associarsi ad un trauma o ad un sovraccarico di lavoro, può essere la manifestazione di una patologia sottostante diffusa che affligge le articolazioni (pensiamo ad esempio ad una spondilite anchilosante, artrite reumatoide o artrite psoriasica, per esempio); in tal caso ovviamente la terapia dell’entesite in sé svolge soltanto un ruolo sintomatico, ma l’attenzione deve rivolgersi alla patologia sottostante la cui terapia può risultare più complessa.
Sintomi
Qualora l’entesite sia una patologia indipendente, può spesso rimanere silente, ossia priva di sintomi. In caso di cronicizzazione e persistenza dello stimolo lesivo che l’ha generata può invece dare mostra di sé attraverso la comparsa di dolore, associato soprattutto al movimento mediante il quale l’articolazione viene messa sotto sforzo. Oltre al dolore, ovviamente, l’infiammazione può poi coinvolgere altre strutture che fanno parte dell’articolazione (come la capsula articolare e le guaine protettive) generando:
- gonfiore,
- senso di calore al tatto della regione cutanea sovrastante,
- arrossamento cutaneo più o meno intenso.
Nel caso in cui invece l’entesite rappresenti la spia di una sottostante patologia sistemica saranno presenti altri sintomi tipici (magari fino alla diagnosi trascurati dal paziente).
Per la spondilite anchilosante i sintomi tipicamente associati possono essere:
- Lombalgia, ovvero mal di schiena, ma caratterizzata da alcune specifiche peculiarità che la differenziano dal normale mal di schiena da “sforzo”:
- esordisce soprattutto al mattina,
- peggiora col riposo,
- migliora con il movimento,
- insorge spesso in persone giovani, proprio perché è correlato alla malattia sottostante e non ad una degenerazione della colonna in sé per sé.
- Difficoltà respiratorie.
- Infiammazioni di natura oculistica.
Nel caso dell’artrite le manifestazioni possono essere varie, a seconda del tipo specifico di patologia, ma nella maggior parte dei casi l’elemento essenziale è spesso il coinvolgimento contemporaneo di più di un’articolazione (come invece tipicamente si verifica in caso di un traumatismo).
Diagnosi
La diagnosi è essenzialmente clinica, basata su un’attenta anamnesi da parte del medico ed un’attenta descrizione della sintomatologia da parte del paziente stesso.
Ovviamente nel sospetto di un trauma a carico di una regione si possono associare esami strumentali come radiografie (nel sospetto di un’eventuale frattura) o ecografie in caso di sospetto di lesioni ai tessuti molli.
Gli esami di laboratorio permettono di valutare il rialzo di alcuni indici infiammatori, aspecifici nella maggior parte dei casi, ma comunque utili ad orientare la diagnosi.
Esami di secondo livello possono essere rappresentati da una risonanza magnetica focalizzata nella regione oggetto di studio.
Cura e rimedi
L’entesite può rimanere silente e quindi regredire senza utilizzo di nessuna terapia, ma quando presenti risulta di fondamentale importanza il loro monitoraggio, in quanto:
- potenzialmente indicativi di una sottostante e più grave patologia sistemica cronica, come una spondilite anchilosante, un’artrite reumatoide o un’artrite psoriasica;
- qualora tendesse a cronicizzare nel tempo, perché non diagnosticata e quindi non adeguatamente trattata, potrebbe compromettere il tendine muscolare con lesioni permanenti.
Qualora si manifesti con il dolore, il paziente viene solitamente invitato all’assunzione di antinfiammatori-antidolorifici per consentire di arginare il processo infiammatorio, rispettando ovviamente l’adeguata posologia ed abbinando se necessario una protezione gastrica.
Qualora non sia sufficiente una terapia antinfiammatoria, è possibile ricorrere ad infiltrazioni in loco di corticosteroidi.
In ultima istanza, laddove si siano generate delle lesioni e danni a carico del tendine (o per cronicizzazione dell’entesite nel tempo o per traumatismo acuto), può rendersi necessario l’intervento chirurgico.
Autore
Dr.ssa Raffaella Ergasti
Medico Chirurgo - GinecologaIscritta all'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Roma n. 62907