Influenza Aviaria H7N9 e H5N1: sintomi, cura, pericoli

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Influenza trasmissibile dai volatili agli umani

L’influenza aviaria è una patologia virale infettiva che colpisce gli uccelli (soprattutto quelli acquatici selvatici, come le anatre e le oche), e che spesso non dà alcun sintomo evidente.

I virus dell’aviaria possono contagiare in alcune condizioni anche il pollame domestico e causare di conseguenza gravi epidemie su larga scala; a peggiorare il quadro è il fatto che alcuni ceppi virali si sono dimostrati in grado di superare le barriere tra le specie e causare patologie o infezioni subcliniche (prive di sintomi) negli esseri umani e in altri mammiferi (salto di specie, come nel caso del nuovo coronavirus).

I virus dell’influenza aviaria sono classificati in due gruppi a seconda della loro capacità di provocare malattie negli uccelli: possono essere ad alta patogenicità o a bassa patogenicità.

  • I virus ad alta patogenicità causano alte percentuali di decessi (fino al 100% di mortalità entro le 48 ore) in alcune specie di uccelli,
  • mentre i virus a bassa patogenicità, pur provocando epidemie nel pollame, in genere non causano patologie gravi.

Relativamente al ceppo H7N9 non si erano mai segnalati casi di pazienti umani colpiti, fino ai casi venuti alla ribalta nel 2013, in Cina.

Cause

Gli uccelli, proprio come le persone, possono contrarre l’influenza da specifici virus influenzali, che tuttavia di norma possono contagiare e trasmettersi solo verso altri volatici, domestici e selvatici.

È quindi raro che le persone vengano infettate dai cosiddetti virus dell’influenza aviaria, ma può succedere.

La maggior parte degli essere umani che sono state vittime di contagio hanno avuto uno stretto contatto con uccelli infetti o con superfici contaminate dalla saliva, dalle mucose o dagli escrementi degli animali; affinché si verifichi la trasmissione è infatti necessario che una quantità sufficiente di virus raggiunga una mucosa (tipicamente occhi, naso o bocca) ed è per questo che i pochi casi registrati sono limitati ad esposizioni professionali.

È anche possibile venire contagiati respirando goccioline (droplet) o polvere che contengono il virus e potrebbe anche essere possibile mangiando pollame o uova non sufficientemente cotte (il sito dell’Istituto Superiore di Sanità sottolinea che “non ci sono evidenze che carne di pollo o uova cucinate correttamente possano essere fonte di infezione.”).

In linea generale la contagiosità di questi virus verso l’uomo è attualmente considerata bassa e molto raramente, infine, il virus si è diffuso da una persona all’altra.

Virus

Il sottotipo H5N1 del virus dell’aviaria è un virus ad alta patogenicità che ha colpito per la prima volta la specie umana nel 1997 durante un’epidemia scoppiata ad Hong Kong; dopo l’ulteriore diffusione mondiale nel 2003 e 2004, questo ceppo di virus dell’aviaria si è diffuso dall’Asia verso l’Europa e l’Africa e si è radicato nel pollame di diversi paesi, causando migliaia di casi di influenza aviaria, alcune centinaia di casi nella specie umana e molti decessi.

Le epidemie di aviaria negli uccelli hanno influenzato profondamente la vita quotidiana, l’economia e il commercio internazionale nei Paesi colpiti; l’attuale diffusione del virus negli uccelli, specie quand’è endemica, continua a rappresentare una minaccia per la salute pubblica, perché entrambi i tipi di virus sono in grado di causare gravi patologie negli esseri umani e potrebbero mutare in una forma maggiormente trasmissibile tra gli esseri umani (al momento non ci sono casi di trasmissione di H7N9 fra umani).

Ricostruzione grafica del virus responsabile dell'influenza aviaria

iStock.com/nopparit

Fattori di rischio

Il principale fattore di rischio per l’infezione della specie umana sembra essere l’esposizione diretta o indiretta al pollame (vivo o morto) o all’ambiente contaminato; controllare la diffusione del virus H5N1 nel pollame è fondamentale per diminuire il rischio di infezione nella specie umana.

Data la resistenza del virus H5N1 in alcune popolazioni di pollame, il controllo richiederà un impegno a lungo termine delle autorità sanitarie nazionali e uno stretto coordinamento tra le autorità sanitarie e veterinarie.

Non ci sono prove che il virus H5N1 possa trasmettersi alla specie umana con il consumo di pollame o uova preparati secondo attente norme igieniche, anche se alcuni casi di contaminazione umana si sono dimostrati connessi al consumo di piatti a base di sangue di pollame crudo e contaminato. Al contrario la macellazione ed il contatto con le carcasse di pollame infetto, nonché la preparazione dello stesso per il consumo, specie se casalinga, probabilmente sono fattori di rischio.

Sintomi

Nell’uomo in molti pazienti le patologie causate da questi virus hanno un decorso insolitamente aggressivo, con un peggioramento rapido e un alto tasso di mortalità; come nel caso di molte altre malattie comparse di recente, non si sa ancora molto dell’influenza provocata dal virus H5N1.

Nel caso della N7N9 la maggior parte dei pazienti va incontro a polmonite o sindrome da distress respiratorio.

Il periodo di incubazione dell’influenza aviaria probabilmente è più lungo rispetto a quello della normale influenza stagionale, che è pari a due o tre giorni; i dati attuali riferiti all’infezione da H5N1 indicano un periodo di incubazione variabile tra i 2 e gli 8 giorni (per la H7N9 si parla di 10 giorni), che però potrebbe arrivare fino ai 17 giorni. L’OMS (Organizzazione mondiale per la sanità) attualmente indica al personale sanitario di prendere come riferimento un periodo di incubazione di 7 giorni per gli studi epidemiologici e il monitoraggio dei contatti avuti dai pazienti.

I sintomi iniziali comprendono:

Alcuni pazienti hanno anche riferito, come sintomi iniziali:

Una caratteristica comune a molti pazienti è lo sviluppo di disturbi delle basse vie respiratorie già nelle prime fasi della malattia; sulla base dei dati finora raccolti si evince che i problemi respiratori si sviluppano circa cinque giorni dopo la comparsa dei primi sintomi.

I pazienti riportano con frequenza:

La produzione di catarro non ha caratteristiche univocamente determinate, anche se a volte può essere presente del sangue.

La percentuale di decessi dovuti alle infezioni da virus H5N1 e H7N9 negli esseri umani è molto più alta rispetto a dei virus dell’influenza stagionale, in alcuni casi stimata attorno al 20%.

Cura e terapia

Le prove finora raccolte indicano che alcuni antivirali, come l’oseltamivir (Tamiflu®) sono in grado di diminuire la durata della replicazione virale e di migliorare le probabilità di sopravvivenza.

Quando si sospetta un caso di aviaria il farmaco dovrebbe essere prescritto il prima possibile (idealmente entro 48 ore dalla comparsa dei sintomi) per massimizzare i benefici terapeutici; alla luce dei significativi tassi di mortalità attualmente connessi con le infezioni da H5N1 e l’evidenza di una replicazione virale prolungata, si dovrebbe valutare la somministrazione del farmaco anche a quei pazienti che presentano sintomi in fasi successive della malattia.

In caso di infezione grave da H5N1 o da H7N9 si dovrebbe valutare un aumento della dose giornaliera e/o della durata della terapia.

In caso di pazienti gravemente ammalati o di pazienti affetti da sintomi gastrointestinali gravi, l’assorbimento del farmaco potrebbe essere compromesso. È necessario tenere in considerazione questa possibilità se ci si ritrova ad affrontare situazioni di questo genere.

Prevenzione

Posso essere contagiato dall’influenza aviaria se mangio il pollame o le uova?

È impossibile essere contagiati dall’influenza aviaria se si mangiano pollame o uova adeguatamente preparati: se si scoprisse un caso di influenza aviaria in un paese occidentale la probabilità che il pollame o le uova infette entrino nella catena alimentare sarebbe minima, perché il pollame manifesta immediatamente i sintomi e le rigide misure sanitarie rileverebbero immediatamente la criticità.

Le galline colpite dai virus dell’aviaria di norma, tra i primi sintomi, smettono di deporre uova e le poche uova che pur vengono deposte di solito non superano i lavaggi e le varie misurazioni, perché i gusci sono fragili e malformati. Inoltre la produzione di uova di un’azienda viene interrotta al primo sospetto di epidemia di aviaria, senza attendere ulteriori conferme diagnostiche. Pertanto è praticamente impossibile che le uova che arrivano sul mercato siano contaminate dall’aviaria.

Le misure fondamentali per prevenire il virus sono

  • la cottura del pollame, delle uova e dei prodotti derivati a una temperatura adeguata
  • e la prevenzione della contaminazione incrociata.

Tutti dovrebbero seguire le precauzioni indicate per la prevenzione di altre contaminazioni alimentari, ad esempio per la salmonella.

  1. Lavatevi le mani con acqua tiepida e sapone per almeno 20 secondi prima e dopo essere entrati in contatto con pollame e uova crudi.
  2. Pulite le superfici della cucina e gli utensili con detersivo/sapone e acqua calda per impedire al pollame o alle uova di contaminare gli altri alimenti.
  3. I taglieri dovrebbero essere disinfettati usando una soluzione con un cucchiaio di candeggina e 3,5 litri d’acqua.
  4. Cuocete il pollame finché non raggiunge una temperatura interna pari ad almeno 70-75 °C. Si può comunque cuocere il pollame a una temperatura maggiore, se si preferisce così.
  5. Cuocete le uova finché sia il tuorlo che l’albume siano ben sodi. I piatti a base di uova dovrebbero essere cotti a una temperatura superiore ai 70 °C.
  6. Per cucinare piatti a base di uova crude o poco cotte, usate le uova trattate contro la salmonella con la pastorizzazione o con un altro metodo approvato.

La maionese in vendita al supermercato, i condimenti e le salse a base di uova pastorizzate sono sicuri.

Rischio di pandemia nella specie umana

Le pandemie influenzali (epidemie su larga scala) sono eventi imprevedibili ma ricorrenti nella storia dell’uomo; possono avere conseguenze sanitarie, economiche e sociali pressoché ovunque. Si dichiara lo stato di pandemia influenzale se si verificano contemporaneamente due eventi:

  1. emerge un virus influenzale in grado di trasmettersi con continuità all’interno della specie umana,
  2. la maggior parte delle persone ha difese immunitarie molto basse o assenti per quel virus.

Nel mondo globalizzato di oggi un’epidemia localizzata è in grado di trasformarsi rapidamente in pandemia, lasciando poco tempo per organizzare la macchina sanitaria che dovrebbe contrastarla.

Il virus H5N1 dell’aviaria è uno dei virus influenzali potenzialmente in grado di provocare una pandemia, perché continua a diffondersi ampiamente in alcune popolazioni di pollame, la maggior parte delle persone non ha difese immunitarie contro di esso ed è in grado di provocare patologie gravi e il decesso degli esseri umani.

Oltre all’H5N1, ci sono altri sottotipi di virus dell’influenza animale che in passato hanno colpito gli esseri umani; tra di essi ricordiamo i virus H7 e H9 dell’aviaria e i virus H1 e H3 dell’influenza suina. Anche i virus H2 potrebbero provocare una pandemia influenzale, quindi i piani sanitari dovrebbero tenere in considerazione i rischi connessi ai diversi sottotipi virali, provenienti da diverse fonti.

Intervento dell’OMS

Le agenzie di salute veterinaria e le autorità veterinarie nazionali sono responsabili del controllo e della prevenzione delle patologie animali, e quindi anche dell’influenza. L’OMS, l’OIE (World Organisation for Animal Health) e la FAO collaborano in diversi modi per monitorare e valutare i rischi dei virus dell’influenza animale sulla salute pubblica e per intervenire sui rischi al momento del contatto tra la specie umana e quelle animali, in qualsiasi parte del mondo.

Fonti e bibliografia

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