Pressione alta in gravidanza: sintomi e cosa fare

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Pressione alta in gravidanza: i valori

L’ipertensione arteriosa in gravidanza è una condizione comune, che interessa fino al 10% delle donne gravide se prendiamo in considerazione sia una condizione di aumentata pressione diagnosticata prima della gravidanza, che di quella correlata alla gestazione.

Di norma la pressione dovrebbe essere idealmente più bassa di 120/80; in gravidanza si diagnostica ipertensione cronica se in almeno 2 misurazioni diverse prima delle 20 settimane di gestazione

  • la pressione arteriosa massima e pari o superiore a 140 mmHg
  • e/o la pressione minima è pari o superiore a 90 mmHg.

Alcune linee guida distinguono la misurazione  in ambulatorio (140/90) da quella a casa (135/85).

Si distingue inoltre il caso di:

  • Ipertensione cronica: quando la diagnosi viene formulata prima della gravidanza oppure prima della 20a settimana di gestazione (interessa circa l’1-5% di tutte le gravidanze).
  • Ipertensione gestazionale: quando si osserva l’aumento dopo la 20a settimana di gestazione (tipicamente dopo la 37a settimana) e persiste per 6 settimane dopo il parto (si manifesta in circa il 5-10% delle gravidanze, soprattutto in caso di gravidanza multipla).

Lo sviluppo di pressione alta in gravidanza è più comune in caso di:

Classificazione

Misurazione della pressione in donna in gravidanza

Shutterstock/comzeal images

È tuttavia importante distinguere i diversi possibili casi (clicca sui link per approfondimenti specifici):

  • Settimane: 0 → 20:
    • Ipertensione cronica Viene diagnosticata se si sviluppa
      • prima della gravidanza,
      • durante la gravidanza ma prima di 20 settimane,
      • o dura più di 12 settimane dopo il parto.
  • Settimane: 20 → 40 (In ordine crescente di gravità)
    • Ipertensione gestazionale Insorge dopo la ventesima settimana di gestazione, ma senza una significativa proteinuria (presenza di proteine nelle urine).
    • Preeclampsia (gestosi) Viene diagnosticata quando la pressione alta viene scoperta
      • dopo la 20ª settimana di gestazione
      • in donne precedentemente senza problemi di pressione
      • e accompagnata dalla presenza di proteine nell’urina (proteinuria) e/o altre disfunzioni d’organo (reni, fegato, sangue o cervello).
    • Eclampsia Alla sintomatologia classica si associano crisi convulsive.
    • Sindrome HELLP Sindrome caratterizzata da
      • H (hemolysis) emolisi (distruzione dei globuli rossi)
      • E (elevated) L (liver) enzimes, ovvero aumento delle concentrazioni degli enzimi epatici (ad esempio transaminasi)
      • L (low) P (platelets) piastrinopenia (ridotta quantità di piastrine).

Sintomi

Nella maggior parte dei casi di pressione alta non si osservano specifici sintomi, è quindi importante procedere a regolari controlli dei valori.

  • In caso di preeclampsia si sviluppano anche danni d’organo che riguardano ad esempio fegato e reni e che possono manifestarsi ad esempio in forma di
  • Raramente, quando la preeclampsia diventa abbastanza grave da compromettere la funzione cerebrale e causare convulsioni o coma, si parla di eclampsia. Oltre alle convulsioni possono comparire:
  • Ancora più raramente, quando si osservano danni al fegato e alle cellule del sangue, si diagnostica sindrome HELLP, che si manifesta con:

Quando preoccuparsi

La pressione alta in gravidanza è una condizione che, se scoperta, può in genere essere gestita efficacemente; si raccomanda quindi di segnalare al ginecologo eventuali valori o sintomi anomali e rivolgersi in Pronto Soccorso in caso di valori molto alti.

Cosa fare

Mantenersi attivi e praticare regolare attività fisica ogni giorno (concordata con il ginecologo), come camminare o nuotare, può aiutare a mantenere la pressione sanguigna entro limiti normali. Seguire una dieta equilibrata e mantenere basso l’apporto di sale può ulteriormente contribuire a ridurre la pressione.

Ad oggi invece non ci sono sufficienti evidenze di efficacia in relazione all’uso di integratori alimentari nel controllo della pressione (magnesio, acido folico o olio di pesce).

In caso di terapia con farmaci (scelti per la loro sicurezza per il feto) il l’obiettivo da raggiungere è in genere 140/90 mmHg.

In caso di preeclampsia la cura risolutiva è rappresentata dal parto.

Complicazioni

L’ipertensione in gravidanza comporta diversi possibili rischi sia per la madre che per il bambino:

  • Riduzione del flusso sanguigno alla placenta: Questo può privare il feto di ossigeno e nutrienti essenziali, portando a:
    • Crescita rallentata del feto (restrizione della crescita intrauterina)
    • Basso peso alla nascita
    • Parto prematuro, con possibili complicazioni respiratorie e maggior rischio di infezioni per il neonato
  • Distacco della placenta: L’ipertensione, soprattutto se associata a preeclampsia, aumenta il rischio che la placenta si stacchi prematuramente dall’utero. Nei casi gravi, questa condizione può causare emorragie pericolose per la vita della madre e del bambino.
  • Danni agli organi materni: Se non controllata adeguatamente, l’ipertensione può danneggiare organi vitali come cervello, occhi, cuore, polmoni, reni e fegato, con potenziali conseguenze gravi per la salute della madre.
  • Necessità di parto prematuro: In alcune situazioni, potrebbe essere necessario indurre il parto prima del termine per prevenire complicazioni potenzialmente fatali legate all’ipertensione.
  • Aumento del rischio cardiovascolare futuro: Le donne che soffrono di preeclampsia in gravidanza hanno un rischio maggiore di sviluppare malattie cardiovascolari in futuro. Questo rischio è ancora più elevato in caso di:
    • Episodi ripetuti di preeclampsia
    • Parto prematuro dovuto all’ipertensione.

È quindi fondamentale monitorare attentamente la pressione sanguigna durante la gravidanza e seguire scrupolosamente le indicazioni del proprio medico per minimizzare questi rischi e garantire il benessere di madre e bambino.

Fonti e bibliografia

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