Trocanterite (borsite trocanterica): sintomi, pericoli e cura

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Richiami di anatomia

Trocantere

Il trocantere è un tubercolo (sporgenza) presente sul femore, l’osso della coscia; più nello specifico è possibile individuare

  • grande trocantere
  • piccolo trocantere,

punti che forniscono efficaci punti di ancoraggio per i muscoli della gamba.

Anatomia del femore (piccolo e grande trocantere)

By Anatomography – en:Anatomography (setting page of this image), CC BY-SA 2.1 jp, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=23652071

Anca

L’anca è la regione anatomica in cui avviene il contatto tra le ossa del tronco (regione pelvica) e la gamba; le ossa di bacino e del femore (osso della coscia) si articolano tra loro a formare l’articolazione coxofemorale.

Come ogni articolazione anche questa è racchiusa dalla cosiddetta borsa, una sorta di sacca chiusa contenente un liquido viscoso lubrificante, che consente il movimento reciproco delle due ossa, tenute in sede dai muscoli, tendini, …

Cos’è la trocanterite

Trocanterite

Shutterstock/rumruay

La borsite trocanterica (trocanterite) è una causa comune di dolore all’anca che si verifica quando la borsa articolare del grande trocantere s’infiamma; le cause più comuni sono

  • microtraumi ripetitivi, come possono verificarsi con la corsa o l’esercizio fisico,
  • infiammazione dei tendini circostanti,
  • traumi (ad esempio una caduta).

La diagnosi è clinica, basata cioè prevalentemente su anamnesi ed esame obiettivo, sebbene gli esami di imaging (come la radiografia) possono rivestire un ruolo importante nell’esclusione di altre ipotesi diagnostiche.

Le modalità di trattamento sono quasi esclusivamente conservative, annoverando

L’asportazione chirurgica della borsa infiammata è riservata ai casi refrattari che non rispondono al trattamento medico.

Cause

La borsa, una piccola sacca piena di liquido, funge da efficace lubrificante per consentire un efficace lavoro dei tendini, prevenendo qualsiasi forma di attrito durante i normali movimenti; la borsa trocanterica si trova sulla faccia laterale dell’anca, grossolanamente a livello dei fianchi, e a causa della sua posizione superficiale e della vicinanza ai grandi tendini della gamba è facilmente soggetta ad infiammazione.

La borsite dell’anca può colpire chiunque, ma è più comune nelle donne e nelle persone di mezza età o anziane.

Le più comuni cause comprendono:

  • attività fisiche che prevedano microtraumi ripetuti (lesioni da stress), come ad esempio la corsa, ciclismo, salti o più banalmente restare in piedi troppo a lungo,
  • traumi contusivo, come ad esempio una caduta dall’alto con impatto diretto sulla borsa (contusione), ma anche in caso di pazienti sedentari o allettati, in cui sia presente una continua forza compressiva sulla borsa,
  • alterazioni della postura, dovute ad esempio a
    • disturbi della colonna vertebrale in grado di influenzare la camminata, come ad esempio la scoliosi, osteoartrosi delle vertebre lombari, …
    • condizioni anatomiche delle gambe (ovvero quando una gamba è più lunga dell’altra),
  • artrite reumatoide,
  • precedenti interventi chirurgici (ad esempio protesi dell’anca),
  • presenza di speroni ossei.

Quando non sia possibile risalire alla causa si diagnostica trocanterite idiopatica.

Sintomi

Il sintomo caratteristiche della trocanterite è ovviamente il dolore, percepito su di un’unica anca (da un solo lato), e piuttosto localizzato (il paziente è cioè in grado di indicare il punto preciso di insorgenza, all’altezza del grande trocantere). Il dolore peggiora alla palpazione e con l’attività fisica.

Il fastidio insorge in genere in modo graduale, ma il paziente è comunque in grado di camminare; nelle prime fasi il dolore è solitamente descritto come acuto e intenso, mentre successivamente potrebbe andare ad interessare un’area anche più estesa sull’anca.

In genere il dolore peggiora

  • di notte,
  • dormendo sul fianco infiammato.
  • sedendosi con le gambe accavallate
  • quando ci si alza da una sedia, soprattutto se la seduta è bassa,
  • rimanendo in piedi a lungo, con il peso caricato sulla gamba,
  • salendo le scale.

Diagnosi

La diagnosi è prevalentemente clinica, ovvero formulata durante la visita medica che prevede:

  • anamnesi, una sorta di intervista medico-paziente in cui vengono indagati in particolari eventuali comportamenti od attività strettamente correlate all’insorgenza del disturbo, come attività fisica, cadute, allettamento, …),
  • esame obiettivo, la valutazione dei segni e dei sintomi lamentato dal paziente, anche attraverso specifiche manovre volte ad esempio ad escludere l’ipotesi di frattura (il paziente è in grado di di sollevare la gamba dritta senza dolore, oltre che ruotarla). Il dolore spesso peggiora con manovre che coinvolgano la stabilizzazione del bacino, come stare in piedi su una gamba sola.

All’ispezione visiva la pelle risulta tipicamente normale, non arrossata né calda, perché la causa non è infettiva.

A seguito della visita è possibile ricorrere alla valutazione radiografica per escludere con certezza la presenza di fratture, qualora sussista il dubbio;

Tecniche imaging di secondo livello (come la risonanza magnetica) sono richieste raramente, ma anche l’ecografia non fa parte delle valutazioni di routine.

Non è in genere necessaria la prescrizione di esami del sangue, che possono essere richiesti eventualmente in caso di segni suggestivi di infezione (febbre, brividi, …), a partire banalmente da emocromo (per valutare soprattutto la conta leucocitaria) ed eventualmente marker d’infiammazione come VES e PCR.

Cura

La prognosi è generalmente ottima, perché si consegue in genere una completa risoluzione dei sintomi senza complicazioni a lungo termine, spesso già entro pochi giorni dall’inizio del trattamento. Eventuali complicanze sono in genere da riferirsi al trattamento (ad esempio effetti collaterali legati ai farmaci) più che all’infiammazione della borsa.

La gestione iniziale della borsite trocanterica è sempre conservativa:

  • Riposo: Benché il riposo assoluto sia in genere controindicato, almeno nelle prime fasi viene spesso consigliato di astenersi dalla pratica di attività che peggiorino il dolore.
  • Farmaci: L’infiammazione risponde bene alla somministrazione dei classici antinfiammatori/antidolorifici (ibuprofene, ketoprofene, …), sollevando il paziente dal dolore.
  • Fisioterapia: La terapia fisica diretta al rafforzamento del quadricipite e allo stiramento della fascia tibiale ischiatica rappresentano tipicamente i cardini dell’intervento, accompagnati anche da altri approcci ed eventualmente dall’educazione al corretto gesto atletico in pazienti sportivi. Si possono valutare eventualmente anche approcci strumentali come le onde d’urto.
  • Infiltrazioni: La borsite trocanterica può beneficiare dell’infiltrazione con cortisone, eventualmente associata ad anestetico (lidocaina).
  • Infiltrazioni con PRP: Il Platelet-Rich Plasma, plasma arricchito in piastrine (P.R.P.) è una terapia rigenerativa offerta in contesti specialistici, il cui uso è tuttavia ancora dibattuto ed in parte controverso.

 

La gestione chirurgica è riservata a pazienti che non rispondano agli approcci descritti, ma si tratta di casi estremamente rari.

Come sedersi?

Poiché il dolore da trocanterite può essere peggiorato dalla seduta, si raccomanda di:

  • evitare sedie e divani con la seduta bassa, preferire ad esempio gli sgabelli alti,
  • cercare di tenere l’anca in posizione più elevata rispetto alle ginocchia,
  • mantenere la schiena appoggiata, ma leggermente inclinata (non perfettamente dritta).

Quali esercizi fare?

Si raccomanda di fare riferimento ad un fisioterapista od un ortopedico prima di qualunque esercizio, ma da un punto di vista generale è raccomandabile evitare tutto quanto sembri peggiorare il dolore.

Tra i più comunemente consigliati si annoverano i seguenti (video in inglese, ma autoesplicativi con le immagini):

Sdraiati su un fianco con l’anca sofferente in alto e la testa su un cuscino. Tieni i piedi e le ginocchia uniti e le ginocchia leggermente piegate. Solleva il ginocchio superiore tenendo i piedi uniti. Cerca di impedire ai fianchi di ruotare, le gambe dovrebbero aprirsi come una sorta di conchiglia. Mantieni la posizione per 5 secondi, quindi abbassa lentamente il ginocchio. Riposa per almeno 10 secondi e poi ripeti.

In piedi, appoggiato dritto contro un muro, incrocia la gamba sana su quella dolorante in modo che quest’ultima rimanga dietro. Prova a piegarti, delicatamente, verso l’interno del piede posteriore, senza piegare le ginocchia. Mantieni questa posizione per un massimo di 30 secondi, quindi allarga le gambe. Ripeti al massimo due volte.

Per altri esercizi fare riferimento al seguente video:

Fonti e bibliografia

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