Polmonite da ipersensibilità: cause, sintomi e cura

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Introduzione

La polmonite da ipersensibilità (anche detta alveolite allergica estrinseca) è una sindrome respiratoria provocata dallo sviluppo di una reazione allergica a livello polmonare; nello specifico si manifesta quando un soggetto viene a contatto con un antigene ambientale inalatorio, che di solito è di tipo occupazionale, ovvero legato ad una specifica attività lavorativa.

Al momento del primo contatto sensibilizza il soggetto, il quale ad ogni nuovo contatto successivo svilupperà una sintomatologia tendenzialmente respiratoria che prevede la comparsa di:

Per la diagnosi è necessario rivolgersi ad uno specialista, tipicamente allergologo o pneumologo; vanno eseguiti in prima istanza anamnesi ed esame obiettivo, seguiti dagli esami del sangue e da alcuni esami strumentali come radiografia del torace e TC. Al fine della diagnosi dell’antigene specifico che sta provocando la polmonite da ipersensibilità, può essere necessario eseguire un lavaggio bronco-alveolare ed eventualmente una biopsia polmonare.

Il trattamento consiste innanzitutto nell’evitare ogni nuovo contatto con l’antigene responsabile, e sull’utilizzo di farmaci corticosteroidi a breve termine, al fine di ridurre l’esuberanza del processo allergico-infiammatorio a livello polmonare.

Uomo con mascherina sulla bocca che tossisce, sullo sfondo la città inquinata

iStock.com/Tomwang112

Cause

La polmonite da ipersensibilità è una patologia infiammatoria del polmone indotta da una ripetuta inalazione di alcuni antigeni organici da parte di un ospite suscettibile.

Le cause possono essere moltissime e si indicano con descrizioni legate al rischio professionale legate alla malattia: ad esempio per indicare la polmonite da inalazione di antigenti di una muffa che cresce sulla pianta di grano, si parla di “polmonite del contadino”.

Sono stati identificati più di 300 antigeni come possibili cause scatenanti una polmonite da ipersensibilità, tuttavia nell’80% dei casi si tratta di antigenti presenti in agricoltura, dovuti ad uccelli o a contaminazione di acque.

Classificazione

Le principali tipologie di polmonite da ipersensibilità sono:

  • Polmonite del contadino (funghi o muffe del grano o del fieno)
  • Bagassosi (actinomiceti della canna da zucchero)
  • Polmonite del boscaiolo (funghi de querce e aceri)
  • Polmonite dei lavoratori del tabacco
  • Polmonite da cibo marino (cibo a base di pesce con antigene sconosciuto)
  • Polmonite da concime (da aspergillus)
  • Polmonite dei coltivatori di funghi (da actinomiceti)
  • Polmonite del falegname (da polveri di quercia, cedro o pino)
  • Polmonite del lavoratore del caffè
  • Polmonite del lavoratore di sostanze detergenti (enzimi di bacillis subtilis)
  • Polmonite del pellicciaio (da forfore di pelli animali)
  • Polmonite delle vasche bollenti (da muffa sui soffitti e da acque contaminate)
  • Polmonite da umidificatore (da acqua contaminata nei sistemi di umidificazione o di aria condizionata)
  • Polmonite del tecnico di laboratorio (da urina di ratto di laboratorio maschio)
  • Polmonite del chimico (da isocianati presenti nelle vernici e nello smalto)

Sintomi

La polmonite da ipersensibilità è una patologia relativamente rara, presentandosi soltanto in una piccola parte di soggetti esposta ad un determinato antigene.

Dal punto di vista clinico la polmonite da ipersensibilità si classifica in:

  • acuta,
  • subacuta,
  • cronica.

Polmonite da ipersensibilità acuta

I sintomi compaiono acutamente già dopo 6-8 ore dall’esposizione all’antigene, con:

Questi sintomi tendono a cessare nel giro di 48-72 ore in caso di allontanamento dell’antigene.

Polmonite da ipersensibilità subacuta

Questa forma si colloca a metà tra la forma acuta e quella cronica; spesso si manifesta in maniera insidiosa, nel corso di diversi giorni o settimane. I sintomi principali sono tosse e dispnea; la dispnea può risultare ingravescente ed evolvere verso un quadro di cianosi grave, tale da richiederne il ricovero ospedaliero. Già in questa forma è possibile riscontrare altri segni clinici come:

  • dispnea da sforzo,
  • astenia e malessere generalizzato,
  • anoressia e dimagramento.

Polmonite da ipersensibilità cronica

Nella forma acuta e subacuta i sintomi tendono a regredire nel giro di qualche giorno, purché cessi l’inalazione dell’antigene. Nei soggetti esposti ad’inalazione persistente dell’antigene, al contrario, la malattia può progredire verso la forma cronica, in cui il quadro clinico è molto simile a quello di una fibrosi polmonare, con la condizione respiratoria che può peggiorare progressivamente fino a necessitare di ossigeno-terapia permanente. Altre complicanze possono essere:

Diagnosi

Il primo step diagnostico è rappresentato dall’anamnesi e dall’esame obiettivo.

  • Con l’anamnesi il medico ricostruisce l’intera storia clinica del paziente, sia remota che più recente; in questo caso è fondamentale scoprire l’eventuale esposizione professionale o domestica a determinati antigeni.
  • Con l’esame obiettivo il medico verifica la presenza di sintomi e segni clinici che dimostrano un’alterazione della funzionalità respiratoria.

Gli esami del sangue (esami ematochimici) dimostrano un aumento degli indici infiammatori come la VES e la PCR (Proteina C-reattiva). Vi è inoltre un aumento anche dei globuli bianchi (soprattutto granulociti neutrofili ed esosinofili, a discapito dei linfociti.

Dal punto di vista strumentale si eseguono:

  • Radiografia del torace: spesso non risulta caratteristico e quindi risulta normale anche nei casi sintomatici. Soprattutto nella fase cronica si può repertare la presenza di infiltrazione dell’interstizio e quadro a “nido d’ape”.
  • TC ad alta risoluzione: rappresenta l’esame gold-standard per la polmonite da ipersensibilità. Permette uno studio dettagliato di tutto il parenchima polmonare riconoscendo alterazioni anche millimetriche.

I test di funzionalità polmonare possono individuare un quadro di tipo:

  • ostruttivo,
  • restrittivo.

Si riscontra principalmente

  • diminuzione dei volumi polmonari,
  • ipossiemia
  • e a volte broncospasmo.

Di solito l’allontanamento dell’antigene e la regressione dei sintomi normalizzano le alterazioni ai test della funzionalità polmonare .

Nei casi dubbi possono effettuarsi anche:

  • BAL (lavaggio bronchio-alveolare): che dimostra un infiltrato linfocitario e neutrofilo
  • Biopsia polmonare: può dimostrare un quadro istologico di polmonite specifica o la presenza di fibrosi nelle forme croniche.

La diagnosi differenziale è piuttosto complessa e vasta, è necessario escludere:

  • polmonite da farmaci,
  • vasculite, come la sarcoidosi,
  • polmonite eosinofila,
  • sindrome tossica da polveri organiche,
  • patologie polmonari ambientali,
  • interstiziopatie,
  • fibrosi polmonare idiopatica,
  • bronchiolite obliterante.

Cura

L’efficacia della terapia dipende soprattutto dall’allontanamento dell’antigene, che andrà quindi identificato insieme alla sua fonte. Se non è possibile allontanare l’antigene si cercherà di allontanare il paziente dall’ambiente incriminato (cosa non sempre semplice quando comporta un cambio dello stile di vita del soggetto o della sua attività lavorativa).

Dal punto di vista farmacologico nelle forme acute e subacute si utilizzano farmaci cortisonici come il prednisone, con netto miglioramento dei sintomi e del quadro clinico respiratorio.

La prognosi è buona nelle forme acute con i sintomi che regrediscono in pochi giorni dopo la cessazione dell’esposizione all’antigene. La maggior parte delle alterazioni patologiche risultano reversibili se identificate precocemente e trattate adeguatamente.
La prognosi è meno buona nelle forme croniche con sviluppo di fibrosi polmonare, che non regredisce neanche con l’allontanamento dell’antigene coinvolto.

Fonti e bibliografia

  • Harrison – Principi Di Medicina Interna Vol. 1 (17 Ed. McGraw Hill)
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