Morso del ragno violino in Italia: foto, pericoli e rimedi

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Il ragno violino

Il ragno violino è un aracnide diffuso nell’area mediterranea e presente anche in Italia, di natura timida e generalmente mite.

Si presenta con un aspetto che Wikipedia definisce poco appariscente, ovvero di colore marrone-giallastro piuttosto uniforme; spicca tuttavia la presenza di una macchia sulla parte anteriore del corpo, che ricorda alla lontana la forma di un violino, da cui prende il nome popolare (la denominazione scientifica è invece Loxosceles rufescens).

Si distingue da altri ragni perché possiede sei occhi (anziché otto) disposti in modo caratteristico in tre coppie.

È importante sottolineare che non si tratta del cosiddetto ragno eremita, presente solo negli Stati Uniti; entrambi fanno tuttavia parte della famiglia dei Sicariidae, dal latino sicario, assassino, anche se in realtà i casi di conseguenze letali sono davvero solo aneddotiche.

Immagini e fotografie

Ragno violino in ambiente selvatico

Shutterstock/Macronatura.es

Ragno violino

Di Luis Fernández García – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=65659274

Gli occhi del ragno violino

Si notino le tre paia di occhi (Suhhterstock/Malpolon)

Dimensioni

Il ragno violino è relativamente piccolo, non arriva al centimetro di lunghezza del corpo (non supera i 9 mm), ma può raggiungere i 4–5 cm considerando le zampe.

Gli esemplari femmina hanno un corpo leggermente più grande, ma di norma zampe un po’ più corte rispetto ai maschi.

Dove vive

Il ragno violino è nativo dell’area mediterranea, in particolare Europa meridionale (Spagna, Francia, Italia, Croazia e Grecia) e Nord Africa; nei decenni passati è stata introdotto anche in numerosi altri Paesi, compresi gli Stati Uniti, la Cina ed il Giappone.

È una specie attiva di notte e che caccia liberamente, senza tessere ragnatela a questo scopo; in natura predilige spazi caldi e asciutti, ad esempio sotto i sassi o nelle crepe fra le rocce, ma non è raro individuarlo anche all’interno di abitazioni e nei loro dintorni (fessure dei muri, dietro a quadri e mobili, battiscopa, materiale accumulato, …). Data la sua indole schiva l’incontro con l’uomo è tuttavia poco comune e non è considerata una specie invasiva, nel senso che è può essere comunemente scoperta anche in città, ma non è associata ad esplosioni demografiche improvvise.

Ragno violino o vedova nera

Ragno violino e vedova nera mediterranea, o malmignatta, sono due diversi aracnidi, accomunati dal fatto di essere le uniche due specie a rilevanza medica, ovvero in grado di rappresentare un possibile rischio di salute per l’uomo, al di là del possibile fastidio legato ai sintomi minori causati dal morso di un ragno qualsiasi.

Per essere più precisi è tuttavia importante comprendere che:

  • la specie presente in Italia (Latrodectus tredecimguttatus) è solo parente del più pericoloso esemplare americano, vedova nera propriamente detta,
  • i casi di morte accertata in Italia si contano sulle dita di una mano, anche se

È pericoloso per l’uomo?

I ragni sono predatori che per vivere si nutrono di altri animali, attraverso la caccia, che può avvenire ad esempio predisponendo trappole (ragnatele) o con un comportamento più attivo; attraverso il morso e l’iniezione del veleno, che sono il mezzo tramite il quale sopraffare la preda che verrà consumata in seguito, paralizzandola o uccidendola.

Il ragno violino non ha un’indole aggressiva e, qualora disturbato, la sua tendenza è quella di allontanarsi; il rischio di essere morso per l’uomo cresce soprattutto nei casi in cui l’animale cerchi riparo in lenzuola, scarpe, asciugamani o vestiti, aumentando così le probabilità di una risposta violenta dovuta all’impossibilità di dileguarsi.

È interessante notare come il ragno sappia controllare la quantità di veleno da iniettare, che regola in base alle circostanze; la produzione di veleno ha un costo in termini energetici e per questo la scelta se e quanto utilizzarne va ponderata sempre con attenzione.

Il morso può di fatto avvenire con due diverse finalità,

  • attacco, ovvero quando si aggredisce una preda a scopo alimentare,
  • difesa, come reazione ad una situazione percepita come pericolosa.

In caso di attacco la quantità di veleno inoculata è decisa principalmente in base alla dimensione della vittima designata, esattamente come in farmacologia il ragno è infatti ben consapevole del fatto che in molti casi la dose letale è direttamente correlata al peso.

Quando il morso avviene a scopo di difesa invece l’obiettivo è salvare sé stesso, tanto che in alcuni casi il morso potrebbe addirittura essere asciutto, senza inoculazione di veleno. Poiché l’uomo non è considerabile una preda per ovvi motivi, il ragno violino, ma è un discorso che può essere tutto sommato generalizzato con poche seppure importanti eccezioni,  non decide di attaccarlo per propria iniziativa. Ne consegue che quasi tutti i morsi inferti all’uomo avvengono perché il ragno viene inavvertitamente calpestato, oppure perché si sente minacciato in ambienti ristretti come un capo di vestiario, una scarpa, un asciugamano.

In Europa è noto un unico caso mortale che possa essere con certezza attribuito al morso di un ragno violino.

 

Morso o puntura?

Tendenzialmente si parla di morso, ma la questione è semanticamente più complessa di quanto potrebbe apparire superficialmente; si rimanda alla seguente discussione per un approfondimento.

Il morso del ragno violino: sintomi e pericoli

Il morso è tendenzialmente indolore nel momento in cui viene inferto, ma a distanza di qualche ora possono comparirne i sintomi.

In circa due casi su tre il morso è secco, senza inoculazione di veleno o con quantità poco significative che possono causare una reazione locale limitata, destinata a risolversi in poco tempo senza complicazioni, caratterizzata da

  • moderato indolenzimento,
  • eventualmente un leggero prurito,
  • sensazione di bruciore,
  • arrossamento.

Nei restanti casi la quantità di veleno iniettata può essere più rilevante, tanto da essere causa, ma solo in una minoranza di casi, di loxoscelismo, una reazione decisamente più grave che a distanza di circa 48 ore implica prima un accumulo di liquido come conseguenza della reazione infiammatoria, in seguito la formazione di un’ulcera necrotica più o meno estesa. Un’ulcera necrotica è sostanzialmente una ferita aperta di origine necrotica, ovvero indotta dalla morte delle cellule interessate. Questa può richiedere anche mesi per una guarigione completa e viene in genere affrontata mediante tecniche di chirurgia plastica per rimpiazzare il tessuto morto con tessuto sano. Va detto che il rischio è rilevante soprattutto nel caso di soggetti fragili o debilitati, come bambini ed anziani, oppure adulti affetti da diabete, disturbi del sistema immunitario ed altre condizioni croniche.

Lo sviluppo di una lesione necrotica di questo tipo potrebbe essere accompagnata dallo sviluppo di sintomi sistemici, come ad esempio:

Sono segnalati in letteratura casi molto rari di complicazioni più serie, come ad esempio

La tossina non ha invece effetti neurologici.

Rimedi

Poiché in molti casi i sintomi potrebbero richiedere fino a 24-48 per comparire, è possibile che le lesioni siano sotto-diagnosticate perché di attribuzione impossibile, ovvero prive di caratteristiche specifiche che le rendano riconoscibili. In caso di morso accertato può comunque essere consigliabile il parere telefonico di un centro antiveleni (ad esempio quello di Pavia, disponibile 24h, 0382.24.444), mentre NON è necessario recarsi in Pronto Soccorso, salvo nei casi in cui sia evidente un’evoluzione necrotica della lesione o siano presenti sintomi sistemici (febbriciattola, malessere, dolori articolari).

Non esistono rimedi specifici, ma nella maggior parte dei casi è sufficiente una gestione conservativa a giudizio del medico curante, che preveda ad esempio la disinfezione locale e l’applicazione di una crema antibiotica (ad esempio a base di gentamicina, possibilmente non in associazione a cortisone a meno di diverso parere medico) a prevenzione di sovrainfezioni batteriche. L’assunzione di antibiotici per bocca è necessario invece solo raramente.

Eventualmente si possono associare analgesici al bisogno.

Conclusione

Nonostante il facile allarmismo promosso da alcune fonti d’informazione (o di disinformazione…) on line non esiste un reale problema di salute pubblica relativo a questo animale, che solo sporadicamente si rivela essere un pericolo reale per l’uomo.

Fonti e bibliografia

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