Preferiresti avere un sistema immunitario formato da un insieme di cadetti pasticcioni come quelli del film anni ’80 Scuola di Polizia, o avere solo il giusto numero di globuli bianchi e di anticorpi, ma letali e chirurgicamente spietati come Rambo?
(Tocca il video sotto per ascoltare e vedere lo stesso contenuto dell’articolo)
Sembra una domanda priva di senso, me ne rendo conto, ma lascia che ti spieghi; qualche giorno fa ho letto questa dichiarazione
Gli integratori per il sistema immunitario sono inutili
Lo ha detto Garattini, uno dei più importanti farmacologi italiani, ma dello stesso avviso è anche Pregliasco e come lui tanti altri.
Gli sono ovviamente saltati tutti addosso, parlando anche giustamente dell’efficacia più o meno dimostrata di echinacea, sambuco, … e non dimentichiamo la vitamina C, che a dosi adeguate potrebbe davvero fare la differenza per alcune patologie come il raffreddore. Ma chi difende a spada tratta questi estratti, facendosi forte della letteratura disponibile, dimentica a mio avviso almeno tre importanti aspetti:
- Ammettiamo per un attimo che ci sia una sostanza dimostratasi efficace al di là di ogni ragionevole dubbio, quello che dovremmo chiederci prima di correre ad acquistarla è QUANTO sia davvero efficace e in che termini. 1-2 giorni in meno di malattia? Sintomi più leggeri? Quanto più leggeri? Decorso dell’infezione più breve e rapido? Quando parliamo di sostanze attive, siano esse integratori o farmaci, è necessario comprendere il reale impatto e valutarlo in rapporto a variabili come prezzo e, soprattutto, rischio di effetti collaterali.
- Quali sono le dosi necessarie ad esibire l’effetto registrato negli studi scientifici? Spesso si scopre che le ricerche con risultati più positivi e promettenti sono basate su dosi decisamente superiori a quelle disponibili negli integratori, che devono trovare un giusto compromesso tra limiti di legge e rischio di effetti collaterali, nell’ottica di garantire un elevatissimo margine di sicurezza.
- Ma è il terzo aspetto quello più rilevante in assoluto: Se l’echinacea e/o la vitamina C hanno dimostrazioni più o meno solide di efficacia nella riduzione dei sintomi o nella prevenzione del raffreddore, in nessun caso possiamo generalizzare l’effetto su altre malattie, perché servono studi specifici ed ovviamente non è né banale né immediato. Purtroppo la verità è che ad oggi non disponiamo di alcuno studio che dimostri l’utilità di una qualche integrazione nei confronti del COVID, nemmeno in relazione alla vitamina C (caso a parte la somministrazione ad altissime dosi per via endovenosa in pazienti in terapia intensiva, fonte CDC).
Stimolato da queste considerazioni, nate dal vivace dibattito che si è innescato a seguito delle dichiarazioni di Garattini, ho voluto approfondire l’argomento per cercare ulteriori opinioni da parte di ricercatori e medici, nonché posizioni ufficiali delle diverse società medico-scientifiche mondiali.
Quello che emerge è un quadro piuttosto consolitado: nella migliore delle ipotesi poche evidenze, sufficienti a definire interessanti alcune sostanze e nulla di più, ma un aspetto mi ha molto colpito nella lettura di alcuni articoli; il prof. Starnbach, insegnante di microbiologia ad Harvard, è uno degli autori che solleva un dubbio interessante: è cosa nota che il sistema immunitario vive in un costante, delicato e dinamico equilibrio, sempre in bilico tra la necessità di
- aumentare la sensibilità nel riconoscere ed affrontare tutte le minacce potenziali e possibili,
- evitare un’eccessiva reattività, perché un sistema immune iperattivo è la ragione alla base di fenomeni quali allergie e malattie autoimmuni.
Se davvero esistessero sostanze immunostimolanti, non sarebbe così implausibile pensare ad un aumento del rischio di sviluppo di queste patologie: ad oggi si tratta di ragionamenti sulla carta, non ci sono legami dimostrati, ma si tratta di ipotesi biologicamente plausibili (anche se, ad esempio, l’effetto della vitamina C è completamente diverso e legato alla sua azione antiossidante).
La domanda che dobbiamo porci è quindi la seguente: cosa vogliiamo davvero da un integratore per le difese immunitarie?
- Vogliamo vedere scritto su un referto d’esame che disponiamo di più globuli bianchi rispetto a prima?
- Oppure vogliamo ammalarci di meno?
Vogliamo curare degli esami del sangue o produrre un effetto clinico dimostrabile e pratico?
Senza dubbio la seconda, quindi ciò che dobbiamo perseguire è prima di tutto un organismo in salute, che nella maggior parte dei casi è in grado di produrre difese magari non proprio infallibili come Rambo, ma sicuramente più efficaci di un’armata Brancaleone.
E come si fa ad avere Rambo? Come si fa ad avere globuli bianchi che quando vedono un virus o un batterio lo taglino in due senza che questo nemmeno li abbia sentiti o visti arrivare?
Abbiamo iniziato con Garattini e finiamo con lui, che nella stessa intervista, a conclusione della stessa frase, sottolinea la necessità imprescindibile di un corretto stile di vita
“L’unica cosa che serve sono i buoni stili di vita. Gli integratori alimentari che vengono proposti servono solo a chi li vende e non a chi li usa. Quindi, meglio non fumare e non eccedere con l’alcol, cercare di mantenere un’alimentazione regolare, non aumentare di peso e fare sport”.
Vi garantisco che attraverso questi consigli di buon senso avrete già fatto il 95% del lavoro, che nessun integratore può sostituire:
- Mangiare sano.
- Praticare attività fisica.
- Perdere peso (se necessario).
- Dormire bene.
- Smettere di fumare.
- Ridurre o abolire gli alcolici.
- Gestire correttamente lo stress.
Pensare di rivoluzionare la propria vita da un giorno è ovviamente impossibile (e controproducente, anche un tono dell’umore elevato è altrettanto importante), ma aggiungere giorno per giorno un piccolo tassello al puzzle, è invece alla portata di tutti:
- Una sigaretta in meno,
- una carota in più,
- una passeggiata un po’ più lunga,
- un po’ di televisione in meno,
- mezzo cucchiaino in meno di zucchero nel caffè…
Un piccolo passo alla volta, ogni giorno: il momento migliore per iniziare magari era 20 anni fa, ma il secondo momento migliore è oggi.
Poi si può sempre migliorare e allora si potrà discutere di milligrammi, frequenza di somministrazione ed estratti vegetali, ma se prima non disponiamo di una buona messa a punto generale è inutile andare a cercare di migliorare quel residuo 5%.
Se poi proprio volessimo fare i pignoli potremmo dire che non disponiamo (ancora?) di studi in grado di dimostrare che lo stile di vita protegga dal COVID perché dai, parliamoci chiaro, probabilmente stai guardando questo video pensando a questa malattia… ed è vero… ma è tristemente noto a tutti di come la mortalità e la gravità delle manifestazioni cliniche sia da subito emersa in qualche modo proporzionale al numero di patologie croniche del paziente e da questo punto di vista disponiamo di tonnellate di letteratura a supporto del fatto che non gli integratori, non i farmaci, ma lo stile di vita sia la vera chiave per prevenire lo sviluppo di malattie cardiache, metaboliche ed oncologiche.
Autore
Dr. Roberto Gindro
DivulgatoreLaurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.