Introduzione
Il carbone attivo (o carbone vegetale) è un farmaco usato con due diverse indicazioni:
- antiveleno, utile in caso di avvelenamenti che si sono verificati per via orale
- anti-gonfiore intestinale (contro il meteorismo).
Gli effetti collaterali più comuni, anche nelle basse dosi usate contro il gonfiore, comprendono feci nere, diarrea e stitichezza.
Viene anche talvolta consigliato contro il colesterolo alto, i postumi di una sbornia e il mal di stomaco, ma non ci sono prove che sia efficace in questi casi.
L’uso in gravidanza e allattamento al seno è considerato ragionevolmente sicuro, in quanto la sostanza non viene assorbita ma agisce solo a livello locale, ma si raccomanda comunque il preventivo parere del ginecologo.
Il carbone attivo rientra, come antiveleno, nella lista dei farmaci considerati essenziali dell’Organizzazione mondiale della sanità.

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Cos’è il carbone vegetale?
Il carbone è una roccia sedimentaria di origine organica che nasce dal processo di fossilizzazione di piante e materiali vegetali nell’arco di milioni di anni; più in particolare si forma quando gli strati di vegetazione morta si accumulano in aree paludose o in fondali marini, dove vengono sepolti e sottoposti a pressione e temperatura elevate nel corso di un lungo periodo di tempo. Durante questo processo l’umidità e gli elementi volatili vengono espulsi, lasciando come unico residuo una sostanza solida e carboniosa (carbone).
Il carbone attivo viene prodotto riscaldando il carbone in presenza di un gas; questo processo fa sì che il carbone sviluppi numerosi spazi interni (pori), che sono poi responsabili del meccanismo d’azione a livello intestinale (intrappolando veleni o, eventualmente gas in eccesso).
Antiveleno
Il carbone attivo trova applicazione nel trattamento delle intossicazioni e avvelenamenti di numerose sostanze, ad esempio farmaci (carbamazepina, paracetamolo, aspirina, barbiturici, antidepressivi triciclici, teofillina, fenitoina) e la maggior parte dei materiali inorganici e organici.
L’efficacia del carbone attivo dipende dalla rapidità con cui viene somministrato e, ovviamente, anche dal veleno ingerito e dalla dose; quanto prima viene somministrato carbone attivo dopo l’ingestione di un farmaco o di una sostanza chimica, tanto meglio funziona e in genere si considera necessario che la somministrazione avvenga entro un’ora.
Il carbone attivo adsorbe le tossine ingerite all’interno del tratto gastrointestinale impedendo l’assorbimento sistemico di quella tossina (ne previene cioè il passaggio in circolo). Il carbone attivo è in grado di assorbire solo le tossine che si trovano disciolte nei liquidi di stomaco/intestino (l’assorbimento avviene per contatto diretto).
Poiché l’adsorbimento delle tossine da parte del carbone attivo si basa sull’equilibrio tra la quantità di tossina libera e il complesso carbone attivo/tossina, quando si opta per il suo utilizzo lo si fa con dosi elevate, in rapporto 10:1 con la tossina (queste dosi possono diventare impraticabili quando il paziente dovesse aver ingerito abbondanti quantità di veleno).
Non è invece efficace nel caso di:
- acidi o basi forti,
- metalli come ferro, litio, arsenico,
- elettroliti come magnesio, potassio o sodio,
- metanolo, alcool o glicole etilenico.
È efficace contro il gonfiore?
Biscotti a base di carbone furono venduti in Inghilterra a partire dall’inizio del XIX secolo, originariamente come rimedio alla flatulenza e ai disturbi di stomaco. A distanza di più di due secoli il carbone attivo viene ancora usato nel trattamento di diversi disturbi dell’apparato digerente, tra cui diarrea, indigestione e la flatulenza (eccesso di gas intestinali), anche se la maggior parte della letteratura disponibile si concentra proprio su quest’ultima indicazione.
Si tratta purtroppo di studi condotti negli anni ’90 del XX secolo, con una potenza statistica limitata e con risultati contrastanti; anche il possibile meccanismo d’azione non è mai stato del tutto chiarito, anche se l’ipotesi più comune verte sulla possibilità che il carbone attivo possa adsorbire il gas (o gli agenti che ne promuovono la formazione).
A complicare la situazione subentra il fatto che molte ricerche hanno valutato combinazioni di carbone attivo e simeticone, rendendo impossibile distinguere l’efficacia dei due principi attivi.
In ultima analisi è possibile concludere che, sebbene le prove non siano del tutto convincenti, l’elevata tollerabilità dell’integratore ne consenta una tentativo senza troppe preoccupazioni (si veda il paragrafo relativo alla controindicazioni).
Dopo quanto fa effetto?
Affinché faccia effetto è necessario che arrivi nello stomaco e nell’intestino, quindi i tempi sono variabili da pochi minuti a qualche ora a seconda della quantità e della posizione del gas.
Quando e come prenderlo? Prima o dopo i pasti?
In genere si assume lontano dai pasti, alle dosi riportate sulla confezione dell’integratore scelto.
Per quanto tempo si può prendere?
Si raccomanda di assumere il carbone attivo solo per brevi periodi a causa del rischio di sequestro dei micronutrienti a livello intestinale (vide infra).
Si può usare per depurarsi dalle tossine (?) nel quotidiano?
No, a questo scopo è sufficiente un’alimentazione ricca di fibra.
Cosa significa adsorbimento?
L’adsorbimento è un fenomeno che consiste nell’accumulo di una o più sostanze fluide (liquide o gassose) sulla superficie di un solido/liquido, nel caso del carbone vegetale l’adsorbimento avviene sulla superficie porosa di quest’ultimo.
Effetti indesiderati
Se assunto per via orale alle dosi normalmente consigliate il carbone attivo è considerato sicuro; gli effetti collaterali più comuni comprendono stitichezza e colorazione nera delle feci (che non è quindi dovuta a sangue).
Dosi elevate (uso come antiveleno)
L’aspirazione polmonare e la conseguente polmonite ab ingestis sono i rischi più preoccupanti della somministrazione di carbone attivo in regime di urgenza in caso di avvelenamento; a causa del potenziale rischio fatale derivante dall’aspirazione del vomito, oltre che da sondini nasogastrici fuori posto, prima della somministrazione di carbone attivo è richiesta al medico un attento calcolo del rapporto rischio/beneficio, che prevede necessariamente un’adeguata valutazione delle vie aeree.
Sebbene il vomito sia un effetto avverso comune, dopo la somministrazione di carbone attivo sono state segnalate anche altre complicanze gastrointestinali, come ostruzioni intestinali.
Controindicazioni
È necessaria grande cautela in caso di contemporanea assunzione di altri farmaci, il cui assorbimento potrebbe venire ridotto dalla presenza di carbone attivo; ad esempio la contemporanea assunzione della pillola anticoncezionale potrebbe ridurre l’efficacia di quest’ultima, diminuendo l’efficacia contraccettiva.
Per prevenire queste possibili interazioni si raccomanda di assumere il carbone attivo almeno 3 ore dopo o 12 ore prima della pillola anticoncezionale o di altri farmaci.
Si consiglia inoltre di evitarne un’assunzione a lungo termine, perché potrebbe ridurre anche la biodisponibilità di alcuni micronutrienti (vitamine e sali minerali).
Al contrario, il consumo di alcolici potrebbe rendere il carbone attivo meno efficace nell’intrappolare veleni e altri prodotti chimici responsabili di intossicazione.
Fonti e bibliografia
- Activated Charcoal – Jason Silberman; Michael A. Galuska; Alan Taylor
- Wikipedia
- MedLinePlus
Autore
Dr. Roberto Gindro
laureato in Farmacia, PhD.Laurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.