Introduzione
Le paratiroidi sono ghiandole endocrine situate nei pressi della tiroide, ma rispetto alla quale adempiono funzioni completamente differenti e con la quale non vanno quindi confuse nonostante il nome.
Il paratormone, conosciuto anche come ormone paratiroideo e con la sigla PTH, è un ormone prodotto dalle paratiroidi la cui funzione è strettamente collegata al metabolismo del calcio e quindi alla salute ossea. L’apparato scheletrico, infatti, al contrario delle credenze comuni, non è un sistema che termina il suo compito con il raggiungimento dell’età adulta, ma subisce costanti modificazioni nel corso della vita per garantire tra le altre cose il mantenimento dell’equilibrio di alcuni minerali disciolti nel sangue.
Nello specifico il paratormone determina un aumento dei livelli di calcio nel sangue, attingendo al tessuto osseo e causandone di fatto un deterioramento controllato. Possiamo immaginare l’apparato scheletrico come una sorta di sistema tampone, capace di adattarsi alle modificazioni che ogni giorno la concentrazione del calcio nel sangue subisce, in modo da
- sopperire temporaneamente alle mancanze rilasciando calcio
- o, viceversa, assorbendone una certa quota in modo da evitarne l’eccessivo accumulo.
Lo stesso effetto è perseguito anche attraverso fini regolazioni sul funzionamento di reni e intestino.
Alcune condizioni possono influire sulla quantità di paratormone prodotto, determinando alterazioni di diversa natura a seconda del fatto che si verifichi un aumento o una diminuzione dei livelli circolanti.
- Valori alti: l’eccesso di paratormone circolante può determinare scompensi a livello osseo, causando fragilità scheletrica che diventa particolarmente pericolosa negli individui di età avanzata (ad esempio per il rischio di frattura di femore).
- Valori bassi: il deficit di paratormone può contribuire all’insorgenza di condizioni di carenza di calcio circolante, che si riflettono con conseguenze soprattutto di natura cardiaca (aritmie) e nervosa (parestesie, convulsioni, …).
Valori di riferimento
Normalmente, in assenza di ulteriori specificazioni, l’esame del sangue PTH prevede la misurazione del solo paratormone intatto, ossia una molecola costituita da 85 amminoacidi ed i cui valori normali sono
- 10 – 55 pg/mL
Fonte: UCLA Health (Attenzione, gli intervalli di riferimento possono differire da un laboratorio all’altro, fare quindi riferimento a quelli presenti sul referto in caso di esami del sangue ed urina.)
Le ghiandole paratiroidi producono e secernono anche singoli frammenti dell’ormone, le cui funzioni sono tuttora oggetto di studio.
Come interpretare il risultato dell’esame?
Considerato il legame a doppio filo che intercorre tra la calcemia e la concentrazione del paratormone è sempre importante valutare questi due valori in concerto.
In generale, i quadri laboratoristici tipicamente riscontrati (ed il loro rispettivo sospetto diagnostico, con tutti i limiti del caso) sono i seguenti:
- PTH superiore al range (valori alti)
- con calcemia bassa → questa può essere la causa dell’alterazione
- con calcemia regolare → può trattarsi di iperparatiroidismo
- PTH inferiore al range (valori bassi)
- con calcemia alta → questa può essere la causa dell’alterazione
- con calcemia regolare → può trattarsi di ipoparatiroidismo
La calcemia costituisce infatti un feedback per le paratiroidi, che sono stimolate a produrre e a secernere paratormone quando ne rilevano valori particolarmente bassi.
Quantità insufficienti di calcio in circolo possono essere determinati da condizioni quali:
- insufficienza renale
- carenza di vitamina D
- insufficiente apporto di calcio nella dieta
- alterato assorbimento intestinale del calcio
Valori alti di PTH intatto
- Iperparatiroidismo primitivo (eccessiva funzionalità delle paratiroidi)
- Ipocalcemia (ridotta quantità di calcio nel sangue)
- Allattamento
- Tumore della paratiroide
- Carenza di vitamina D
- Gravidanza
- Insufficienza renale
- Calciuria (eliminazione del calcio nelle urine)
- Patologie da malassorbimento
- Rachitismo
Valori bassi di PTH intatto
- Ipoparatiroidismo primitivo (ridotta funzionalità delle paratiroidi)
- Ipercalcemia (eccesso di calcio nel sangue)
- Eccesso di vitamina A
- Eccesso di vitamina D
- Malattie autoimmuni
- Morbo di Graves
- Paratiroidectomia (rimozione chirurgica delle paratiroidi)
- Sarcoidosi
- Sindrome latte-alcali
(Attenzione, elenchi non esaustivi. Si sottolinea inoltre che spesso piccole variazioni dagli intervalli di riferimento possono non avere significato clinico)
Quando viene richiesto l’esame
L’esame del PTH intatto viene richiesto solitamente in concomitanza alla valutazione della calcemia, la cui funzione e interpretazione è strettamente correlata. Inoltre, considerata la stretta dipendenza della calcemia con la salute renale, il dosaggio del PTH può essere associato anche a quello della creatininemia.
In altri casi una valutazione del paratormone può essere effettuata qualora vengano riscontrati segni e sintomi di alterazioni della calcemia.
- Sintomi di eccesso di calcio nel sangue
- affaticamento eccessivo,
- nausea,
- dolore addominale,
- senso di sete costante.
- Sintomi di carenza di calcio
- aritmie,
- depressione,
- irritabilità,
- psicosi,
- spasmi muscolari (spasmofilia),
- convulsioni,
- parestesie periferiche,
- psoriasi,
- unghie fragili e biancastre.
Preparazione richiesta
Non è richiesta alcuna preparazione specifica. L’esame si esegue con un semplice prelievo venoso, solitamente dal braccio del paziente.
Fattori che influenzano l’esame
I livelli di paratormone sono variabili in funzione del momento della giornata in cui vengono misurati, risultando più elevati nel corso del sonno e più bassi nelle ore pomeridiane (tra le 10 e le 18 indicativamente). Non solo: il paratormone risente della stagionalità, in quanto la sua concentrazione è strettamente dipendente dai livelli di vitamina D e che a loro volta dipendono dall’esposizione solare.
Altre condizioni che influiscono sull’esito dell’esame sono:
- gravidanza;
- allattamento;
- ipercolesterolemia;
- ipertrigliceridemia;
- assunzione di alcuni farmaci specifici, quali:
- litio,
- alcuni diuretici (furosemide e tiazidici),
- rifampicina,
- anticonvulsivanti,
- farmaci contenenti gruppi fosfato,
- cimetidina,
- propranololo.
Domande frequenti
Se il valore del PTH è alterato manifesterò per forza dei sintomi?
Il corpo umano ha la straordinaria capacità di poter tamponare, entro certi limiti, le variazioni anche patologiche che subisce attraverso un processo di costante omeostasi; questo significa anche che alterazioni con un decorso particolarmente lento (magari di carattere cronico) possono risultare del tutto asintomatiche ed essere riconoscibili solamente per l’esito degli esami di laboratorio.
Pertanto no, un’alterazione ematochimica non determina per forza un quadro clinico eclatante.
La vitamina D c’entra qualcosa con il PTH?
La vitamina D non è direttamente correlata al paratormone, mentre lo è per il calcio: di conseguenza, deficit di vitamina D (magari concomitanti ai mesi invernali o comunque ad una scarsa esposizione al sole) possono determinare un aumento della produzione di PTH come tentativo di risposta. L’esposizione solare, tra l’altro, non è l’unica variabile che entra in gioco nel metabolismo della vitamina D: anche alcune patologie e cambiamenti nella dieta possono amplificarne la carenza.
Fonti e bibliografia
Autore
Iscritto all'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Vicenza n. 6758.
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