Abbassare i livelli di colesterolo LDL, comunemente chiamato “colesterolo cattivo”, è uno degli obiettivi più importanti per la prevenzione cardiovascolare. Molti pensano che l’unico modo per farlo sia assumere farmaci come le statine, ma in realtà, esistono interventi non farmacologici che hanno dimostrato efficacia scientifica nel ridurre significativamente il colesterolo LDL.
Attenzione: il fatto che questi metodi funzionino senza farmaci non significa affatto che siano sempre sufficienti da soli, né che si possano interrompere terapie già prescritte. La sospensione di qualsiasi farmaco deve essere sempre decisa dal medico curante e solo dopo aver raggiunto valori ottimali e stabili di colesterolo, verificati con esami del sangue.
Limitare i grassi saturi: meno del 10% delle calorie giornaliere
Una delle strategie più efficaci e ben documentate per ridurre il colesterolo LDL è limitare l’assunzione di grassi saturi nella dieta, che sono i principali responsabili dell’aumento dei livelli ematici di colesterolo cattivo.
I grassi saturi si trovano in:
- Carni rosse (soprattutto grasse, come salumi e insaccati)
- Oli tropicali (olio di palma e olio di cocco)
- Prodotti industriali da forno (merendine, biscotti, snack confezionati)
- Latticini interi (latte intero, burro, formaggi stagionati), che tuttavia hanno dimostrato di essere meno aggressivi dei precedenti
Secondo le linee guida della European Society of Cardiology (ESC) e dell’American Heart Association (AHA), i grassi saturi dovrebbero costituire meno del 10% delle calorie totali giornaliere.
Ancora più dannosi sono i grassi trans, la cui assunzione ideale è pari a zero, ma fortunatamente sono ormai pressoché spariti dalle liste degli ingredienti.
Ridurre i grassi saturi non significa eliminare tutti i grassi, ma sostituirli con grassi insaturi, presenti in:
- Pesce azzurro (sardine, sgombro, alici)
- Frutta secca (noci, mandorle, nocciole)
- Olio extravergine di oliva
Aumentare l’apporto di fibre solubili e fitoestrogeni
Le fibre solubili sono un tipo di fibra alimentare che si scioglie in acqua e forma un gel viscoso nell’intestino. Questo gel lega il colesterolo e i sali biliari, impedendone il riassorbimento e favorendo l’eliminazione. Il fegato, per compensare, utilizza il colesterolo presente nel sangue per produrre nuovi sali biliari, contribuendo così ad abbassare i livelli di LDL.
Le fonti più ricche di fibre solubili sono:
- Avena
- Orzo
- Legumi (lenticchie, fagioli, ceci)
- Frutta (mele, pere, agrumi)
- Verdure (carote, cavoletti di Bruxelles)
Un’assunzione giornaliera di 5-10 grammi di fibre solubili è associata a una riduzione del colesterolo LDL fino al 5-10%.
Accanto alle fibre, un ruolo interessante è svolto dai fitoestrogeni, composti di origine vegetale presenti soprattutto nella soia e nei suoi derivati (tofu, tempeh, bevande di soia) e in altri legumi. I fitoestrogeni agiscono modulando l’assorbimento del colesterolo e migliorando il profilo lipidico complessivo.
Studi controllati hanno dimostrato che un’assunzione di circa 25 grammi al giorno di proteine della soia può ridurre il colesterolo LDL del 3-5%.
Gestire la produzione di insulina controllando l’apporto energetico
Il terzo e forse più sottovalutato fattore è il controllo dell’insulina, un ormone che gioca un ruolo chiave non solo nella regolazione della glicemia, ma anche nel metabolismo lipidico.
L’eccesso calorico cronico, anche in assenza di zuccheri semplici, stimola una sovrapproduzione di insulina, che a sua volta:
- Promuove la sintesi di colesterolo endogeno nel fegato
- Favorisce l’aumento dei trigliceridi
- Riduce l’efficienza dei recettori LDL, che ripuliscono il colesterolo dal sangue
Non è solo una questione di zuccheri e farine raffinate (che comunque andrebbero limitati), ma di equilibrio energetico complessivo: se si consuma più energia di quella che si spende, il corpo accumula grasso e l’assetto ormonale si altera.
Per evitare tutto ciò è fondamentale:
- Mangiare in base al proprio fabbisogno energetico reale, che dipende da età, peso, livello di attività fisica e stato di salute
- Distribuire i pasti in modo equilibrato, evitando grandi abbuffate o digiuni prolungati seguiti da eccessi
- Ridurre il consumo calorico superfluo, come snack, alcolici, bevande zuccherate, porzioni eccessive
Controllare la produzione di insulina significa anche migliorare la sensibilità insulinica: questo si ottiene soprattutto con attività fisica regolare, che rappresenta un coadiuvante fondamentale di qualsiasi intervento nutrizionale.
Conclusione
Questi tre approcci complementari – ridurre i grassi saturi, aumentare le fibre e i fitoestrogeni, e controllare l’apporto energetico per modulare l’insulina – sono strategie efficaci, sicure e scientificamente fondate per abbassare il colesterolo LDL senza ricorrere ai farmaci.
Importante: questi interventi devono essere visti come la base di qualsiasi piano di prevenzione cardiovascolare, ma non sostituiscono i farmaci nei casi in cui siano indicati. L’eventuale sospensione di una terapia ipocolesterolemizzante va sempre fatta con il medico curante, e solo dopo aver raggiunto obiettivi terapeutici ben definiti e mantenuti nel tempo.
Per approfondire: