Anestesia epidurale: rischi, pericoli e procedura

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Introduzione

L’anestesia epidurale (o peridurale) è una modalità di somministrazione regionale di anestesia, che prevede la somministrazione di farmaci attraverso un piccolo catetere inserito nella schiena, a livello della colonna vertebrale.

In ambito medico si definisce più propriamente “loco-regionale”, perché in grado di anestetizzare ampie porzioni del corpo, a differenza dell’anestesia locale che è limitata a zone più piccole e superficiali.

È un approccio che, quando possibile, viene preferito all’anestesia generale perché associata ad un rischio ridotto di effetti avversi; l’elevato grado di sicurezza è testimoniato dal fatto che viene usata anche durante il parto.

I farmaci anestetici utilizzati rendono il paziente incapace di muovere le gambe, che saranno intorpidite; sotto anestesia epidurale, inoltre, si perde in genere il controllo della vescica e per questo motivo viene usato un catetere per drenare l’urina.

La sensibilità e i movimenti corporei torneranno alla normalità non appena l’anestetico perderà efficacia, in genere dopo alcune ore dalla sospensione della somministrazione.

Il vantaggio rispetto ad altri metodi di analgesia è che consente un controllo ottimale del dolore senza il rischio di depressione respiratoria tipico degli oppiacei, che portano spesso con sé anche effetti collaterali quali nausea e sonnolenza; secondo alcuni autori potrebbe infine portare con sé un minor rischio di complicazioni legate alla chirurgia, come ad esempio trombosi e infezioni.

Per la trattazione dell’anestesia epidurale in gravidanza si rimanda all’articolo specifico.

Donna sottoposta ad anestesia epidurale

iStock.com/kipgodi

Cenni di anatomia

La spina dorsale (o colonna vertebrale) è il principale sostegno del corpo umano e assolve all’importante compito di proteggere il midollo spinale, una fondamentale estensione del sistema nervoso che decorre dal cervello fino al termine della schiena. I nervi passano dal corpo al cervello attraverso al spina dorsale per trasmettere le sensazioni, inclusa quella del dolore.

Colonna vertebrale

iStock.com/Tera Vector

I mattoni fondamentali della colonna vertebrale, come dice il nome stesso, sono le vertebre, ossa costituire da un foro centrale che nell’insieme formano il canale in cui il midollo trova protezione.

Le vertebre sono poi separate e protette dai cosiddetti dischi intervertebrali, una struttura che garantisce stabilità, resistenza e che allo stesso tempo permette alla spina dorsale di flettere e di curvarsi.

Lo scopo dell’anestesia epidurale è quello di somministrare dei farmaci direttamente nei pressi dei nervi, in modo da interrompere la trasmissione della sensazione del dolore. Quest’area viene definita spazio epidurale ed è una zona compresa nel canale vertebrale.

Quando viene usata

L’anestesia epidurale può essere usata in caso di:

  • interventi chirurgici (ad esempio per taglio cesareo o per interventi a torace e addome, vascolari, urologici, ortopedici ed anche in specifiche condizioni di cardiochirurgia),
  • parto naturale, per ridurre/eliminare la percezione del dolore,
  • a seguito di alcuni interventi chirurgici, per il suo effetto analgesico (riduzione del dolore) e con i seguenti vantaggi:
    • ridotta o nessuna necessità di ricorso ai farmaci oppioidi,
    • ridotto rischio di problemi respiratori,
    • ridotto rischio di infarto,
    • riduzione dello stress legato all’intervento.

Quando non può essere usata

L’anestesia epidurale non è consigliabile, o è addirittura fortemente controindicata, in caso di:

  • disturbi della coagulazione con rischio di trombosi,
  • assunzione di anticoagulanti come il warfarin,
  • grave infezione generalizzata (setticemia, …)
  • infezione localizzata sulla schiena,
  • ipovolemia (grave riduzione del volume di sangue, ad esempio a causa di un’emorragia),
  • gravi malformazioni o deformazioni della colonna vertebrale.

Procedura

L’anestesia epidurale viene gestita solo e soltanto dal medico anestesista, specialista in campo di anestesia e analgesia (gestione del dolore).

Generalmente viene praticata a paziente sveglio, ma occasionalmente può essere abbinata all’anestesia totale (ottenendo la cosiddetta anestesia integrata).

  1. Il paziente viene fatto sedere e appoggiato con la testa bassa, in avanti, oppure sdraiato su un fianco con le ginocchia rannicchiate, per esporre ed estendere la colonna vertebrale.
  2. Verrà somministrata una lieve anestesia locale sulla pelle, attraverso una piccola iniezione, per ridurre il fastidio dell’ago.

    Ago epidurale ed iniezione

    iStock.com/TimoninaIryna

  3. Uno specifico ago epidurale viene introdotto con attenzione dall’anestesista fino a raggiungere lo spazio epidurale, che viene identificato grazie alla diversa consistenza rispetto al tessuto che lo precede.
  4. L’ago viene rimosso, dopo aver provveduto al posizionamento di un piccolo catetere (tubicino in plastica) che verrà lasciato in sede per la somministrazione continua dei farmaci, che potranno essere modulati dall’anestesista in base alle necessità.

In genere il paziente avverte un po’ di fastidio durante la manovra di inserimento dell’ago, che tuttavia non risulta dolorosa.

L’inserimento del catetere può avvenire a diverse altezze sulla schiena, in base alla zona che dovrà essere operata; l’effetto compare nell’arco di circa 20-30 minuti, anche se il paziente inizierà ad avvertirlo fin da subito e lo sentirà aumentare gradualmente sotto forma di intorpidimento a petto, addome e gambe, che perderanno forza e sensibilità.

La durata può variare da qualche ora a diversi giorni, quando viene usato a scopo analgesico a seguito di chirurgia maggiore.

Nel momento in cui il catetere viene rimosso gli effetti andranno a sparire gradualmente nelle ore successive, in cui il paziente viene in genere lasciato a riposo in attesa che le gambe riprendano la forza necessaria a sostenerlo.

Pericoli

Un lavoro del 2009 pubblicato sul British Journal of Anaesthesia, che è tuttora il punto di riferimento per quanto riguarda la valutazione di rischi e complicazioni in quanto basata sui dati provenienti da circa 700000 anestesie epidurali (fonte Wikipedia), stima la probabilità di incorrere in rischi gravissimi come segue:

  • danni neurologici permanenti: da 2 a 4 casi su centomila,
  • morte o paraplegia: da 7 a 18 casi su un milione.

Per danni neurologici permanenti s’intende la perdita definitiva di sensibilità o di movimento delle gambe o di un’altra zona dell’organismo.

Si noti poi che lo stesso studio specifica che “la più bassa incidenza di complicazioni si è avuta proprio in ambito ostetrico” (ossia quando usata durante il parto).

Sono infine possibili ulteriori complicazioni più o meno gravi, tra cui ricordiamo:

  • Abbassamento della pressione, che può causare nausea; in genere al paziente viene inserito un ago cannula nel braccio attraverso cui vengono somministrati continuamente fluidi per ridurre il rischio di ipotensione.
  • Perdita del controllo della vescica, che viene gestito attraverso il posizionamento di un catetere.
  • Prurito, legato ai farmaci antidolorifici che vengono talvolta iniettati con l’epidurale.
  • Nausea, che si verifica comunque più raramente che con i più tradizionali oppiacei.
  • Mal di testa, che in alcuni casi può essere severo e persistente per settimane; in questi casi l’anestesista provvederà attraverso una serie di step successivi a risolvere il disturbo.
  • Depressione respiratoria, soprattutto in caso di alte dosi di anestetico; il paziente, anche per questo motivo, è comune sempre strettamente monitorato dall’anestesista.
  • Danni a nervi, con perdita di sensibilità o movimento a specifiche zone del corpo; nella maggior parte dei casi si tratta di un effetto collaterale destinato a risolversi spontaneamente nell’arco di qualche settimana/mese.
  • Infezione, localizzata a livello della cute dove avviene l’inserimento del catetere.

Parto epidurale

L’anestesia epidurale è un approccio compatibile con il parto vaginale, che nella maggior parte delle donne (circa il 90%) permette di avere un completo sollievo dal dolore (risultando quindi utile soprattutto in caso di travagli particolarmente lunghi o dolorosi).

La capacità di muovere ancora le gambe durante la somministrazione dell’anestetico dipende dalla sostanza utilizzata, permettendo in alcuni casi una completa mobilità (“walking epidural”, purtroppo non sempre disponibile in tutti gli ospedali).

Uno degli aspetti fondamentali da conoscere relativamente alla somministrazione dell’epidurale durante un parto è che quest’anestesia potrebbe prolungare la seconda fase del travaglio.

Come tutte le procedure mediche, anche l’epidurale in campo ostetrico non è scevra da rischi; nel caso in cui venga utilizzata durante il travaglio sono possibili (in aggiunta a quelli già visti in precedenza):

  • aumento del rischio di necessità di taglio cesareo per sofferenza fetale,
  • prima e seconda fase del travaglio più lunghi,
  • aumento del probabile ricorso alla somministrazione di ossitocina per stimolare le contrazioni uterine.

La stessa review non ha tuttavia rilevato significative differenze a livello di salute del bambino in caso di parto epidurale nella maggior parte dei casi.

Meno chiaro è infine il rapporto tra epidurale e allattamento, ma l’opinione maggiormente diffusa prevede che il fattore più importante per garantire un corretto avvio dell’allattamento al seno rimanga l’assistenza e il supporto post-parto, che nella maggior parte dei casi è sufficiente a supplire eventuali difficoltà legate all’anestesia (che a differenza della totale, per esempio, non impedisce alla neo-mamma di attaccare immediatamente il bimbo al seno).

Le domande più frequenti

Quali sono gli effetti collaterali e i rischi dell'epidurale?

L'anestesia epidurale è una tecnica anestetica sicura, più sicura dell'anestesia totale, può tuttia esporre allo sviluppo dei seguenti effetti collaterali (in genere temporanei)
  • Abbassamento della pressione
  • Perdita del controllo della vescica
  • Prurito
  • Nausea
  • Mal di testa
  • Depressione respiratoria
  • Danni a nervi, con perdita di sensibilità o movimento a specifiche zone del corpo
  • Infezione a livello della cute dove avviene l'inserimento del catetere.
Danni neurologici permanenti si verificano in circa 2-4 casi su centomila, morte o paraplegia in 7-18 casi su un milione.

Fa male?

Il paziente avverte un leggero fastidio solo al momento dell'inserimento dell'ago, che avviene tuttavia dopo aver anestetizzato la cute per ridurre il disagio.

Ha controindicazioni?

Rappresentano controindicazione all'esecuzione dell'anestesia epidurale:
  • disturbi della coagulazione (con rischio di trombosi)
  • assunzione di anticoagulanti
  • grave infezione generalizzata (setticemia, ...)
  • infezione localizzata sulla schiena
  • severa riduzione del volume di sangue circolante
  • gravi malformazioni o deformazioni della colonna vertebrale.

Quanto dura l'effetto dell'epidurale?

La durata dell'anestesia può essere modulata dall'anestesista; dal momento in cui viene sospesa la somministrazione di farmaci servono in genere circa 2 ore per lo smaltimento degli effetti residui.
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Domande e risposte
  1. Dopo un cesareo con epidurale si può allattare al seno?

  2. Durante la visita anestesiologica chiedono anche se si fuma?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Sì, in quanto fattore di rischio cardiovascolare.