Cos’è la febbre Oropouche?
La febbre Oropouche è una malattia causata dal virus omonimo (virus Oropouche), che viene diffuso attraverso le punture di zanzare e altri insetti infettati.
I sintomi della febbre Oropouche sono simili a quelli della Dengue e comprendono
- mal di testa,
- febbre e brividi,
- dolori muscolari,
- rigidità articolare,
- nausea e vomito,
- sensibilità alla luce.
I casi gravi possono sviluppare malattie neuroinvasive come la meningite, ma si tratta fortunatamente di situazioni aneddotiche o quasi.
I sintomi iniziano in genere 4-8 giorni dopo essere stati morsi e durano 3-6 giorni.
La maggior parte delle persone guarisce senza complicazioni, ma non esiste un trattamento specifico né vaccino (la terapia è esclusivamente di supporto).
Come si prende?
La febbre Oropouche è un’infezione virale tipicamente tropicale trasmessa all’uomo attraverso la puntura di zanzare e altri insetti, inizialmente infettati dal sangue dei bradipi.
Non si trasmette invece da uomo a uomo, ma solo mediante puntura d’insetto.
Virus Oropouche: perché se ne parla?
Questa malattia prende il nome dalla regione in cui fu per la prima volta scoperta e isolata, ovvero nel 1955 presso il fiume Oropouche in Trinidad e Tobago, uno Stato dell’America Centrale, la zona ancora oggi più colpita dal virus.
Da allora si sono verificate numerose epidemie, peraltro con diffusione spesso così rapida da essere definita esplosiva.
È salita agli onori della cronaca nel mese di giugno 2024, a seguito di due casi diagnosticati in Italia, relativi a pazienti di ritorno da viaggi nell’America Centrale, più precisamente in zona Caraibica (Cuba compresa), ma ad oggi il l’insetto vettore responsabile non è presente né in Italia né in Europa.
Incubazione
I primi segni dell’infezione si palesano da 4 a 8 giorni dopo la puntura dell’insetto vettore.
Sintomi: come si riconosce la febbre Oropouche?
La febbre di Oropouche si manifesta come una malattia febbrile acuta, caratterizzata da un’improvvisa impennata della temperatura corporea che può toccare i 40 °C, seguita da sintomi clinici altrettanto seri:
- brividi,
- mal di testa,
- dolori muscolari e articolari,
- capogiri,
- intolleranza alla luce,
- dolore allo stomaco
- ed eruzioni cutanee.
In alcuni casi, le manifestazioni cutanee possono ricordare quelle della rosolia (praticamente scomparsa in Italia, grazie alla vaccinazione obbligatoria).
Piuttosto comuni anche sintomi gastrointestinali come nausea e vomito, diarrea, oltre che arrossamento degli occhi e dolore dietro le orbite.
Sebbene la fase febbrile acuta tenda a risolversi nel giro di qualche giorno, in più della metà dei casi i sintomi si ripresentano successivamente in forma più lieve.
Quanto dura? È pericolosa?
L’infezione da virus Oropouche tende a risolversi spontaneamente, e solo raramente con complicanze (sono stati descritti casi di meningite).
Di norma il decorso della malattia si esaurisce nell’arco di una settimana, anche se in casi eccezionali può protrarsi più a lungo.
La prognosi è quindi complessivamente e generalmente favorevole, grazie a un recupero senza strascichi a lungo termine. Ad oggi non sono stati registrati decessi riconducibili a questa patologia.
Quando rivolgersi al medico
Si raccomanda di rivolgersi al medico in caso di sintomi severi e preoccupanti; la diagnosi clinica, ovvero attraverso i sintomi, è sostanzialmente impossibile a causa della scarsa specificità degli stessi, ma sono disponibili esami del sangue che consentono il riconoscimento con ragionevole certezza.
Come si cura?
Per la febbre di Oropouche non esiste né cura mirata né terapia specifica, al contrario il trattamento si concentra sul sollievo dei sintomi mediante analgesici e antinfiammatori per bocca. Alcune fonti suggeriscono di evitare Aspirina, a causa del suo effetto anticoagulante, anche se fortunatamente ricordiamo che NON è considerata una febbre emorragica.
Nei casi più gravi si può eventualmente ricorrere alla Ribavirina come terapia antivirale.
È invece molto importante assumere molti liquidi per prevenire la disidratazione, soprattutto nel caso di soggetti fragili come anziani e bambini.
Prevenzione
Ad oggi non esiste ancora un vero e proprio allarme in Italia, i casi sono ancora sporadici, ma a causa del mutamento climatico (non dimentichiamo che si tratta di una malattia tipicamente tropicale) e soprattutto dei viaggi intercontinentali non è difficile prevedere un possibile aumento futuro; le strategie di prevenzione si concentrano soprattutto sul contenimento della riproduzione di zanzare e altri insetti vettori ovviamente sulla protezione personale mediante zanzariere e repellenti.
Non esistono ad oggi vaccini.
Fonti e bibliografia
Autore
Dr. Roberto Gindro
DivulgatoreLaurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.