Introduzione
Con il termine “cervicobrachialgia” si indica un dolore localizzato in corrispondenza di collo, spalla e braccio, che può talora coinvolgere i nervi del presso brachiale, estendendosi anche alle dita della mano.
Questa condizione clinica, anche nota come “sindrome cervico-brachiale”, è causata solitamente dalla compressone delle radici spinali delle vertebre cervicali (in particolar modo C5, C6, C7 e C8) e interessa in particolar modo coloro che svolgono attività che richiedono l’esecuzione di gesti ripetitivi.
I sintomi più comunemente associati alla cervicobrachialgia sono:
- rigidità nucale: è descritta solitamente come una sensazione di pesantezza associata a debolezza muscolare e ridotta mobilità della zona interessata;
- dolore diffuso: si propaga dalla regione scapolare all’arto superiore (in maniera variabile in base al coinvolgimento delle radici nervose) e può essere associato a crisi di emicrania;
- formicolio ed intorpidimento: alterazioni della sensibilità dell’arto superiore che possono disturbare il sonno del paziente o esordire al suo risveglio;
- torcicollo acuto: può limitare notevolmente i movimenti rotazionali del collo e della testa e interferire con lo svolgimento delle attività quotidiane.
Si noti che è possibile parlare di sindrome cervico-brachiale (cervicobrachialgia) solo quando sia presente dolore associato a disturbi neurologici (come formicolio, alterzioni sensoriali o addirittura perdita di capacità motorie del braccio, della mano o delle dita).
Per stabilire la diagnosi è in genere essenziale lo svolgimento di:
- esame obiettivo,
- anamnesi,
- esami strumentali:
- radiografia torace,
- risonanza magnetica della colonna vertebrale,
- elettromiografia.
È generalmente sufficiente una terapia sintomatica (che possa dare sollievo al dolore e alla rigidità) e conservativa.
Se non trattata la cervicobrachialgia evolve generalmente verso un aggravamento del quadro sintomatologico e il dolore diventa talmente intenso da limitare lo svolgimento delle attività quotidiane, con notevoli ripercussioni sulla sfera psicologica del paziente.
Quando opportunamente trattata, al contrario, la prognosi è benevola in gran parte dei casi.
Cause
I fattori all’origine di questo disturbo sono molteplici e possono annoverare:
- malformazioni genetiche della colonna vertebrale;
- ernie del disco (manifestazioni patologiche di fuoriuscita del nucleo polposo del disco intervertebrale, a causa della rottura delle fibre dell’anello fibroso che costituiscono la parete del disco);
- presenza di osteofiti a livello cervicale;
- compressione di nervi (per la presenza di muscoli ispessiti oppure contratti);
- esecuzione di attività che richiedono movimenti ripetitivi;
- altre cause di radicolopatia cervicale (come artrosi cervicale e artrite reumatoide);
- schiacciamento di un nervo causato dalla bassa posizione della clavicola, se più bassa del normale e per questo più vicina alla prima costa;
- traumi di vario genere (a carico del tratto cervicale della colonna vertebrale);
- aderenze che intrappolano le radici nervose causando un dolore irradiato;
- disturbi cardio-circolatori.
Sintomi
Inizialmente la cervicobrachialgia esordisce con dolore al collo che nell’arco di poco tempo può associarsi a dolore alle spalle e agli avambracci.
Questo dolore interessa in genere un solo lato del corpo, è descritto come bruciante o pulsante e può essere soggetto a variazioni di intensità nel corso della giornata.
Può essere accompagnato da:
- formicolio o senso di intorpidimento al braccio,
- formicolii alle dita della mano e alla mano,
- sensazione di intorpidimento e formicolii della spalla o della porzione di torace adiacente,
- ridotta capacità di controllare i movimenti di flesso-estensione delle dita delle mani,
- debolezza nella regione delle spalle,
- vertigini,
- giramenti di testa,
- cefalea,
- alterazioni del sonno.
Diagnosi
Il neurologo è lo specialista che si occupa della diagnosi e del trattamento delle patologie del sistema nervoso.
L’iter diagnostico necessario al riconoscimento della cervicobrachialgia prevede essenzialmente:
- Anamnesi accurata: il medico raccoglie dettagliatamente la storia clinica del paziente e ricava informazioni che possono essere di supporto per la diagnosi (come professione, attività fisica, traumi recenti, patologie in corso o pregresse);
- Esame obiettivo: visitando il paziente, il medico potrà richiedergli movimenti per valutare la dolorabilità della zona cervicobrachiale e l’autonomia nella loro esecuzione.
- Potranno quindi essere prescritti ulteriori esami strumentali per confermare quanto emerso nelle indagini precedenti, come:
- Radiografia o RMN del torace: queste indagini consentono di evidenziare eventuali alterazioni dello stretto toracico che possono essere responsabili della patologia;
- TAC o RMN del tratto cervicale della colonna vertebrale: grazie a questi esami è possibile individuare eventuali compressioni nervose delle radici dei nervi spinali cervicali, accertandone la causa (tumori della colonna cervicale, ernie, osteofitosi cervicali);
- Elettromiografia: permette di localizzare con certezza il nervo che è interessato dalla compressione e di valutare l’entità del danno a suo carico.
Cura
Il trattamento della cervicobrachialgia è in genere
- conservativo (non prevede quindi l’esecuzione di interventi chirurgici)
- e sintomatico (vengono somministrati medicinali e consigliati rimedi per attenuare il dolore),
per esempio attraverso
- Riposo e limitazione delle attività che possono causare un incremento del dolore, specialmente nelle fasi in cui la sintomatologia è più intensa.
- Assunzione di antidolorifici e antinfiammatori come paracetamolo e ibuprofene.
- Assunzione di farmaci miorilassanti, in caso di coinvolgimento delle strutture muscolari di spalla, braccio e mano.
- Cicli di fisioterapia (sono programmati in base alla causa scatenante e comprendono esercizi di stretching, esercizi di rinforzo muscolare, ginnastica posturale)
Il trattamento chirurgico è in genere limitato ai casi di fallimento (dopo circa un anno) delle terapie conservative; prevede l’esecuzione di un intervento di decompressione nervosa che consenta di “liberare” le strutture nervose responsabili della sintomatologia clinica (come le radici dei nervi spinali cervicali, i loro prolungamenti o le derivazioni che attraversano lo stretto toracico).
Prevenzione
Nonostante non sia possibile prevenire totalmente l’insorgenza di questa condizione clinica, è possibile attuare alcuni accorgimenti per ridurre il rischio di cervicobrachialgia, tra cui ricordiamo:
- Praticare regolarmente attività fisica, compatibile con la propria condizione.
- Mantenere una postura corretta, in particolar modo quando si sta seduti, in modo da evitare che si instaurino posizioni in grado di alterare il normale assetto della colonna vertebrale.
- Qualora si sollevassero dei pesi, è opportuno farlo evitando eccessive torsioni e sollecitazioni della schiena. A questo proposito, è necessario seguire delle specifiche indicazioni nel corso dell’esecuzione di esercizi fisici di pesistica.
- È particolarmente utile riposare in maniera adeguata, adottando una posizione ottimale; la postura consigliata è quella che mantiene la linea del collo naturalmente in curva e in asse con il resto della colonna.
- Il cuscino è molto importante e deve sostenere il collo senza essere troppo morbido; qualora il materasso sia in grado di adattarsi alla forma della colonna, è possibile anche dormire senza cuscino o con un cuscino più basso.
Fonti e bibliografia
- J Clin Diagn Res. 2016 Mar;10(3):YC14-6. doi: 10.7860/JCDR/2016/16456.7492. Epub 2016 Mar 1. Cervicobrachial pain – How Often is it Neurogenic? Gangavelli R1, Nair NS2, Bhat AK3, Solomon JM4.
- Rev Prat. 2016 May;66(5):549-554. [Cervicobrachial neuralgia: frequent and sometimes very painful]. Portier A1, Rajzbaum G1.
- J Neuroradiol. 1992 Sep;19(3):146-8. Clinical semiology of common cervicobrachial neuralgia. Data from 50 hospital cases. Bouvier M1.
Autore
Dr.ssa Chiara Russo
Medico ChirurgoIscritta all'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Latina n. 4203
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