Cervicobrachialgia: cause, sintomi e cura

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Introduzione

Con il termine “cervicobrachialgia” si indica un dolore localizzato in corrispondenza di collo, spalla e braccio, che può talora coinvolgere i nervi del presso brachiale, estendendosi anche alle dita della mano.

Questa condizione clinica, anche nota come “sindrome cervico-brachiale”, è causata solitamente dalla compressone delle radici spinali delle vertebre cervicali (in particolar modo C5, C6, C7 e C8) e interessa in particolar modo coloro che svolgono attività che richiedono l’esecuzione di gesti ripetitivi.

I sintomi più comunemente associati alla cervicobrachialgia sono:

  • rigidità nucale: è descritta solitamente come una sensazione di pesantezza associata a debolezza muscolare e ridotta mobilità della zona interessata;
  • dolore diffuso: si propaga dalla regione scapolare all’arto superiore (in maniera variabile in base al coinvolgimento delle radici nervose) e può essere associato a crisi di emicrania;
  • formicolio ed intorpidimento: alterazioni della sensibilità dell’arto superiore che possono disturbare il sonno del paziente o esordire al suo risveglio;
  • torcicollo acuto: può limitare notevolmente i movimenti rotazionali del collo e della testa e interferire con lo svolgimento delle attività quotidiane.

Si noti che è possibile parlare di sindrome cervico-brachiale (cervicobrachialgia) solo quando sia presente dolore associato a disturbi neurologici (come formicolio, alterzioni sensoriali o addirittura perdita di capacità motorie del braccio, della mano o delle dita).

Uomo con dolore a collo e braccio

iStock.com/courtneyk

Per stabilire la diagnosi è in genere essenziale lo svolgimento di:

È generalmente sufficiente una terapia sintomatica (che possa dare sollievo al dolore e alla rigidità) e conservativa.

Se non trattata la cervicobrachialgia evolve generalmente verso un aggravamento del quadro sintomatologico e il dolore diventa talmente intenso da limitare lo svolgimento delle attività quotidiane, con notevoli ripercussioni sulla sfera psicologica del paziente.

Quando opportunamente trattata, al contrario, la prognosi è benevola in gran parte dei casi.

Cause

I fattori all’origine di questo disturbo sono molteplici e possono annoverare:

  • malformazioni genetiche della colonna vertebrale;
  • ernie del disco (manifestazioni patologiche di fuoriuscita del nucleo polposo del disco intervertebrale, a causa della rottura delle fibre dell’anello fibroso che costituiscono la parete del disco);
  • presenza di osteofiti a livello cervicale;
  • compressione di nervi (per la presenza di muscoli ispessiti oppure contratti);
  • esecuzione di attività che richiedono movimenti ripetitivi;
  • altre cause di radicolopatia cervicale (come artrosi cervicale e artrite reumatoide);
  • schiacciamento di un nervo causato dalla bassa posizione della clavicola, se più bassa del normale e per questo più vicina alla prima costa;
  • traumi di vario genere (a carico del tratto cervicale della colonna vertebrale);
  • aderenze che intrappolano le radici nervose causando un dolore irradiato;
  • disturbi cardio-circolatori.

Sintomi

Inizialmente la cervicobrachialgia esordisce con dolore al collo che nell’arco di poco tempo può associarsi a dolore alle spalle e agli avambracci.

Questo dolore interessa in genere un solo lato del corpo, è descritto come bruciante o pulsante e può essere soggetto a variazioni di intensità nel corso della giornata.

Può essere accompagnato da:

  • formicolio o senso di intorpidimento al braccio,
  • formicolii alle dita della mano e alla mano,
  • sensazione di intorpidimento e formicolii della spalla o della porzione di torace adiacente,
  • ridotta capacità di controllare i movimenti di flesso-estensione delle dita delle mani,
  • debolezza nella regione delle spalle,
  • vertigini,
  • giramenti di testa,
  • cefalea,
  • alterazioni del sonno.

Diagnosi

Il neurologo è lo specialista che si occupa della diagnosi e del trattamento delle patologie del sistema nervoso.

L’iter diagnostico necessario al riconoscimento della cervicobrachialgia prevede essenzialmente:

  • Anamnesi accurata: il medico raccoglie dettagliatamente la storia clinica del paziente e ricava informazioni che possono essere di supporto per la diagnosi (come professione, attività fisica, traumi recenti, patologie in corso o pregresse);
  • Esame obiettivo: visitando il paziente, il medico potrà richiedergli movimenti per valutare la dolorabilità della zona cervicobrachiale e l’autonomia nella loro esecuzione.
  • Potranno quindi essere prescritti ulteriori esami strumentali per confermare quanto emerso nelle indagini precedenti, come:
    • Radiografia o RMN del torace: queste indagini consentono di evidenziare eventuali alterazioni dello stretto toracico che possono essere responsabili della patologia;
    • TAC o RMN del tratto cervicale della colonna vertebrale: grazie a questi esami è possibile individuare eventuali compressioni nervose delle radici dei nervi spinali cervicali, accertandone la causa (tumori della colonna cervicale, ernie, osteofitosi cervicali);
    • Elettromiografia: permette di localizzare con certezza il nervo che è interessato dalla compressione e di valutare l’entità del danno a suo carico.

Cura

Il trattamento della cervicobrachialgia è in genere

  • conservativo (non prevede quindi l’esecuzione di interventi chirurgici)
  • e sintomatico (vengono somministrati medicinali e consigliati rimedi per attenuare il dolore),

per esempio attraverso

  • Riposo e limitazione delle attività che possono causare un incremento del dolore, specialmente nelle fasi in cui la sintomatologia è più intensa.
  • Assunzione di antidolorifici e antinfiammatori come paracetamolo e ibuprofene.
  • Assunzione di farmaci miorilassanti, in caso di coinvolgimento delle strutture muscolari di spalla, braccio e mano.
  • Cicli di fisioterapia (sono programmati in base alla causa scatenante e comprendono esercizi di stretching, esercizi di rinforzo muscolare, ginnastica posturale)

Il trattamento chirurgico è in genere limitato ai casi di fallimento (dopo circa un anno) delle terapie conservative; prevede l’esecuzione di un intervento di decompressione nervosa che consenta di “liberare” le strutture nervose responsabili della sintomatologia clinica (come le radici dei nervi spinali cervicali, i loro prolungamenti o le derivazioni che attraversano lo stretto toracico).

Prevenzione

Nonostante non sia possibile prevenire totalmente l’insorgenza di questa condizione clinica, è possibile attuare alcuni accorgimenti per ridurre il rischio di cervicobrachialgia, tra cui ricordiamo:

  1. Praticare regolarmente attività fisica, compatibile con la propria condizione.
  2. Mantenere una postura corretta, in particolar modo quando si sta seduti, in modo da evitare che si instaurino posizioni in grado di alterare il normale assetto della colonna vertebrale.
  3. Qualora si sollevassero dei pesi, è opportuno farlo evitando eccessive torsioni e sollecitazioni della schiena. A questo proposito, è necessario seguire delle specifiche indicazioni nel corso dell’esecuzione di esercizi fisici di pesistica.
  4. È particolarmente utile riposare in maniera adeguata, adottando una posizione ottimale; la postura consigliata è quella che mantiene la linea del collo naturalmente in curva e in asse con il resto della colonna.
  5. Il cuscino è molto importante e deve sostenere il collo senza essere troppo morbido; qualora il materasso sia in grado di adattarsi alla forma della colonna, è possibile anche dormire senza cuscino o con un cuscino più basso.

Fonti e bibliografia

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