Mastite al seno in allattamento e non: sintomi, cause e rimedi

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Introduzione

La mastite è un’infiammazione del seno generalmente causata da un’infezione; il batterio più comunemente coinvolto lo Staphylococcus aureus, ma si rileva talvolta anche lo S. epidermidis, nonché varie tipologie di streptococchi.

La mastite può essere classificata come :

  • puerperale (se si manifesta durante l’allattamento materno)
  • non puerperale (in tutti gli altri casi).

I primi sintomi della mastite possono esordire improvvisamente con i classici segni di infezione:

  • dolore locale,
  • arrossamento,
  • gonfiore,
  • calore.

Nelle fasi successive possono comparire anche febbre e sintomi simil-influenzali.

Occasionalmente può svilupparsi un ascesso, ovvero una raccolta di pus accompagnata da un peggioramento dei sintomi.

Ad eccezione dei casi più gravi non è necessario interrompere l’allattamento che, al contrario, è probabilmente il modo più efficace per alleviare i sintomi, risultando quindi non controindicato per il neonato e vantaggioso per la madre.

Fotografia di donna che si tiene le mani al seno sinistro a causa di dolore

iStock.com/SIphotography

Cause

Stasi del latte

La maggior parte dei ginecologi è concorde nel ritenere che molti casi di mastite nelle donne che allattano siano causati dalla stasi del latte, che si verifica quando questo non viene correttamente rimosso dal seno durante l’allattamento al seno.

La stasi può essere causata da:

  • un bambino non adeguatamente attaccato al seno durante l’allattamento, una situazione che può essere facilmente gestita e risolta con l’aiuto di un’ostetrica, migliorando la posizione e l’attacco del neonato;
  • un bambino con problemi di suzione, per esempio in presenza di anchiloglossia (una malformazione della cavità orale che limita i movimenti della lingua);
  • allattamento infrequente o numerosi pasti saltati (per esempio quando il neonato inizia a dormire tutta la notte, oppure una tendenza all’allattamento artificiale nei casi di allattamento misto).
  • allattamento più frequente da un seno anziché equamente suddiviso tra i due, per esempio perché uno dei capezzoli è dolorante;
  • un trauma in grado di danneggiare i dotti che trasportano il latte;
  • eccessiva pressione sul petto, per esempio a causa di vestiti attillati (reggiseni, …), cinture di sicurezza o abitudine a dormire prona.

La stasi del latte può quindi bloccare il normale flusso attraverso i dotti fino a causare un eccessivo accumulo, che a sua volta causa l’insorgere dell’infiammazione probabilmente per l’eccessiva pressione che il liquido va a creare all’interno del seno.

Infezione

In genere il latte umano non è un ambiente ideale allo sviluppo di batteri patogeni, ma soprattutto in caso di stasi il latte può infettarsi (mastite infettiva).

Non è ancora stata chiarita la modalità di ingresso dei batteri, ma si pensa che possa derivare da:

  • presenza batterica fisiologica sul seno, che potrebbe penetrare attraverso una piccola ferita,
  • oppure dalla bocca/gola del neonato durante l’allattamento.

Si considera quindi un capezzolo danneggiato (ferito) come un fattore di rischio.

Nel caso in cui le misure di automedicazione non sortiscano effetti a 24-48 dalla comparsa dei sintomi, si ritiene in genere di essere in presenza di mastite infettiva.

Mastite non puerperale nelle donne che non allattano

Nelle donne che non allattano la mastite è spesso causata da un’infezione batterica, che può essere innescata a causa di una ferita sul capezzolo (ragade) o da altra forma di insulto (per esempio attraverso il foro praticato per l’introduzione di un piercing).

Si parla in questo caso di mastite periduttale e colpisce più frequentemente le donne tra i 20 e i 30 anni, soprattutto se fumatrici.

Una forma diversa può inoltre verificarsi nelle donne prossime alla menopausa, come conseguenza dell’ectasia duttale.

Fattori di rischio

Tra i principali fattori di rischio della mastite ricordiamo:

  • le prime settimane di allattamento dopo il parto sono quelle più comunemente colpite dall’infezione,
  • lesioni e ragadi sui capezzoli (ma la mastite può anche svilupparsi in assenza di lesioni),
  • uso di una sola posizione per l’allattamento, e svuotamento incompleto del seno,
  • uso di reggiseni troppo stretti che ostacolano il deflusso del latte,
  • stress od affaticamento eccessivo,
  • precedenti episodi di mastite durante l’allattamento (se in passato avete già sofferto di mastite è più probabile che ne soffriate di nuovo).

Sintomi

La mastite di solito colpisce solo un seno e i sintomi compaiono in genere in modo piuttosto rapido con:

    • dolore e gonfiore del seno, o una spiacevole sensazione di calore, che peggiora in caso di contatto,
    • presenza di una massa più dura all’interno della mammella,
    • sensazione di malessere generale,
    • gonfiore del seno,
    • dolore o bruciore continuo oppure quando si allatta,
    • arrossamento del seno (spesso il seno è rosso solo nella zona intorno al capezzolo),
    • perdite di sangue dal capezzolo,
    • febbre pari o superiore ai 38 °C.

Pericoli

Se la mastite non viene curata tempestivamente, oppure se è connessa all’ostruzione di un dotto, nel seno si può formare un ascesso, ovvero una raccolta di pus. L’ascesso di solito deve essere curato con un drenaggio, che consiste nell’aspirazione del materiale presente mediante l’introduzione di un ago sotto guida ecografica. Nei casi più severi può invece rendersi necessaria l’incisione chirurgica.

Per evitare questa complicazione è opportuno rivolgersi al medico fin dai primi sintomi.

Quando chiamare il medico

Nella maggior parte dei casi la mamma avverte sintomi simili a quelli dell’influenza alcune ore prima di notare che una parte di uno dei seni è arrossata e dolente. Appena compare questa combinazione di segni e sintomi è già ora di chiamare il dottore.

Il medico probabilmente vorrà visitarvi per confermare la diagnosi.

Gli antibiotici per uso orale di solito sono molto efficaci per curare il disturbo, ma se i sintomi non dovessero migliorare dopo due giorni di terapia sarebbe necessario tornare dal medico per escludere problemi più gravi e per evitare la degenerazione in ascesso.

 

Diagnosi

Il medico e/o il ginecologo formulano la diagnosi di mastite basandosi generalmente solo sui sintomi e sulla visita medica; in alcuni casi è possibile procedere all’analisi del latte se:

  • i sintomi sono particolarmente gravi,
  • si sono verificati episodi ricorrenti di mastiti,
  • non si osservano miglioramenti a seguito della terapia antibiotica.

Questo permetterà di caratterizzare esattamente il tipo di infezione e scegliere quindi l’antibiotico più adatto.

In caso di mastite che si presenza senza allattamento il ginecologo prescriverà ulteriori approfondimenti, soprattutto in assenza di miglioramento dopo i primi giorni di trattamento.

Possono essere prescritte ecografia o mammografia per escludere l’ipotesi di tumore al seno.

Cura e terapia

In genere il disturbo non presenza particolari difficoltà e il trattamento permette una rapida risoluzione.

Automedicazione

Molti casi di mastite non causati da un’infezione spesso migliorano attraverso utilizzando tecniche di auto-cura, come ad esempio:

  • riposo,
  • abbondante idratazione (bere molto),
  • utilizzo di antidolorifici (da scegliere con il pediatra!),
  • evitando abiti molto aderenti, come reggiseni, fino a quando i sintomi non siano sensibilmente migliorati,
  • continuando ad allattare regolarmente,
  • effettuando impacchi tiepidi, così come docce o bagni caldi.

Se il medico ritiene che la causa sia un’infezione verrà prescritto un antibiotico, scelto ovviamente in modo da essere innocuo verso il lattante.

Allattamento

In caso di allattamento è molto probabile che si sia formato un accumulo di latte nel seno e continuare ad allattare regolarmente è quindi fortemente consigliabile per risolvere rapidamente.

In alcuni casi può venire consigliato di utilizzare anche un tiralatte, ma è da valutare caso per caso per evitare di aumentare eccessivamente la produzione (più si tira il latte e più ne viene prodotto).

Anche in caso di infezione il latte rimane sicuro per il neonato, che può quindi essere attaccato regolarmente; il gusto potrebbe risultare un po’ più salato, ma gli eventuali batteri presenti saranno rapidamente disattivati dall’apparato digerente del lattante.

Utile anche:

  • allattare spesso e iniziare sempre dal seno colpito;
  • verificare con l’aiuto di un’ostetrica il corretto attaccamento al seno, provando eventualmente posizioni diverse;
  • massaggiare il seno per aiutare a smaltire eventuali blocchi;
  • riscaldare il seno con compresse calde, questo aiuterà il latte a defluire più facilmente.

Se i sintomi non migliorano rapidamente con questi accorgimenti dopo 12-24 ore è indispensabile contattare il medico, che valuterà l’opportunità di prescrivere antibiotici.

Antibiotici

In caso di mastite infettiva potrà essere necessario associare a quanto spiegato in precedenza anche un ciclo antibiotico per debellare l’infezione batterica; allo stesso modo sarà probabilmente necessario ricorrervi in caso di mastite che si sviluppa in donne che non stanno allattando.

La scelta della molecole verrà ovviamente fatta tenendo conto della piena sicurezza del neonato (per esempio Augmentin è un farmaco prescritto anche ai neonati, considerato quindi in genere sicuro per entrambi) e la cura dura in genere da 7 a 14 giorni.

Rivolgersi nuovamente al medico se i sintomi peggiorano o comunque non migliorano entro 48 ore dall’inizio del trattamento antibiotico.

Chirurgia

Si può ricorrere a un intervento chirurgico nel caso di donne che non allattano e che incorrono in frequenti recidive nonostante il trattamento.

Diventa  spesso necessaria caso di evoluzione in ascesso che può essere trattato mediante:

  • aspirazione mediante ago, eco-guidata (tramite cioè verifica ecografica),
  • incisione chirurgica a favorire la fuoriuscita del pus accumulato..

Prevenzione

Per far iniziare nel miglior modo possibile la relazione con vostro figlio e per evitare complicazioni, l’aiuto di un’ostetrica è insostituibile.

Minimizzate il rischio di infezione seguendo questi consigli:

  1. Allattate in modo esclusivo, se possibile, fino all’inizio dello svezzamento,
  2. Allattate a richiesta, quindi frequentemente e tutte le volte che il lattante lo richiede,
  3. Quando allattate svuotate completamente il seno,
  4. Evitare indumenti che possono esercitare un’eccessiva pressione sul petto,
  5. Fate svuotare completamente un seno prima di cambiare lato in ogni poppata,
  6. Se il bambino si attacca solo per alcuni minuti al secondo seno, oppure lo rifiuta, iniziate ad allattare da quel lato nella poppata successiva,
  7. Iniziate ogni volta da un seno diverso,
  8. Cambiate posizione di allattamento in ciascuna poppata,
  9. Controllate che vostro figlio si attacchi bene al seno,
  10. Non lasciate usare il vostro seno come un ciuccio. Ai bambini piace succhiare, e spesso rimangono attaccati al seno solo perché cercano calma e coccole, anche quando non hanno fame.

Fonti e bibliografia

Le domande più frequenti

Risposte a cura del Dr. Roberto Gindro

Cos'è la mastite?

La mastite è un'infiammazione del tessuto mammario, spesso causata da un'infezione batterica. Colpisce più comunemente le donne che allattano, quando i dotti lattiferi si ostruiscono, creando un ambiente favorevole alla proliferazione dei batteri. I sintomi includono dolore, arrossamento, gonfiore e febbre. Il trattamento prevede solitamente antibiotici e svuotamento regolare del seno, oltre a impacchi caldi per alleviare il dolore.

La mastite può causare febbre?

Sì, la mastite è comunemente associata a febbre e malessere generale.

È possibile sviluppare mastite anche se non si allatta?

Sì, la mastite può insorgere anche in donne che non stanno allattando. Questa condizione è nota come mastite non puerperale e può svilupparsi a causa di fattori ormonali, infezioni o altre cause infiammatorie.

Posso continuare ad allattare se ho la mastite?

In molti casi, è possibile continuare ad allattare durante la mastite, poiché la suzione può aiutare a svuotare il seno e alleviare il dolore. Tuttavia, è fondamentale seguire le indicazioni del medico per un trattamento efficace.
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